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Un'Ode Alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese
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E-book128 pagine1 ora

Un'Ode Alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese

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Uscito nel 1925 sulla rivista Ignis e firmato con lo pseudonimo di Maximus, Un’Ode Alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese di Arturo Reghini è uno studio interpretativo di uno dei più noti testi alchemici del XVII° secolo. Un testo che è stato, fra quelli italiani in materia, probabilmente il più largamente citato e tradotto negli ultimi quattro secoli.
La Lux Obnubilata suapte natura refulgens. Vera de Lapide Philosophico Theorica, metro italico descripta, et ab auctore innominato Commenti gratia ampliata (questo è il suo titolo completo) vide la luce nel 1666 a Venezia, con l'enigmatica firma di "Fra Marcantonio Crasellame Chinese". Si tratta di un’ode a soggetto alchemico in lingua Italiana, composta da tre “canzoni”, preceduta da una prefazione in Latino e seguita da un proemio e poi da un commento.
L’opera venne a lungo attribuita a Otto Tachenius, un medico, farmacista e alchimista tedesco del XVII° secolo, ma nel 1956 Pericle Maruzzi dimostrò che questo straordinario testo alchemico è stato in realtà scritto dal Marchese Francesco Maria Santinelli, un nobile ed iniziato pesarese, poeta e cultore di Alchimia molto vicino alla Regina Cristina di Svezia.
LinguaItaliano
Data di uscita30 mag 2019
ISBN9788898635450
Un'Ode Alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese

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    Anteprima del libro

    Un'Ode Alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese - Arturo Reghini

    Τεληστήριον

    ARTURO REGHINI

    UN’ODE ALCHEMICA

    DI FRA MARCANTONIO CRASSELLAME CHINESE

    Edizioni Aurora Boreale

    Titolo: Un’ode alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese

    Autore: Arturo Reghini

    Pubblicato sotto lo pseudonimo di Maximus in Ignis, anno I°,

    n° 8-9, Agosto-Settembre 1925.

    Collana: Telestèrion

    Con saggio introduttivo di Nicola Bizzi

    Editing e illustrazioni a cura di Nicola Bizzi

    In copertina: miniatura dal trattato Splendor Solis di Salomon

    Trismosin, edizione Harley 3469 del 1584 (Londra, British Library)

    ISBN versione e-book: 978-88-98635-45-0

    Edizioni Aurora Boreale

    © 2019 Edizioni Aurora Boreale

    Via del Fiordaliso 14 - 59100 Prato

    edizioniauroraboreale@gmail.com

    Questa pubblicazione è soggetta a copyright. Tutti i diritti sono riservati, essendo estesi a tutto e a parte del materiale, riguardando specificatamente i diritti di ristampa, riutilizzo delle illustrazioni, citazione, diffusione radiotelevisiva, riproduzione su microfilm o su altro supporto, memorizzazione su banche dati. La duplicazione di questa pubblicazione, intera o di una sua parte, è pertanto permessa solo in conformità alla legge italiana sui diritti d’autore nella sua attuale versione, ed il permesso per il suo utilizzo deve essere sempre ottenuto dall’Editore. Qualsiasi violazione del copyright è soggetta a persecuzione giudiziaria in base alla vigente normativa italiana sui diritti d’autore.

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    William Blake: Illustrazione per il Paradiso Perduto di John Milton

    Una rara fotografia di Arturo Reghini in uniforme militare

    durante la Prima Guerra Mondiale

    ARTURO REGHINI, L’ODE ALCHEMICA

    DI FRA MARCANTONIO CRASELLAME

    CHINESE E LA RICERCA ERMETICA DI

    FRANCESCO MARIA SANTINELLI

    di Nicola Bizzi

    Prosegue, con il presente breve saggio Un’Ode Alchemica di Fra Marcantonio Crasellame Chinese, il nostro progetto di ripubblicazione, nell’ambito della collana di studi misterici ed iniziatici Telestérion delle Edizioni Aurora Boreale, delle opere del grande iniziato fiorentino Arturo Reghini.

    Come ha giustamente affermato il Fratello Moreno Neri, è sempre bene tener viva la memoria di Arturo Reghini e ancor più è ottimo riproporne gli scritti, in quanto bere l’acqua dalla sorgente italica è non solo salutare ma decisivo per avere un punto di orientamento spirituale nella propria ricerca interiore¹.

    La lettura delle opere di Arturo Reghini - Pythagoricus Latomusque Insignis (Pitagorico e Massone insigne), come reca inciso la sua lapide nel cimitero di Budrio - non può non ricordarci come Egli sia stato un assoluto gigante del pensiero iniziatico occidentale, un gigante la cui memoria viene oggi inspiegabilmente obnubilata e trascurata, anche e soprattutto in quell’ambito libero-muratorio che avrebbe altresì il dovere morale non solo di ricordarlo e di riscoprirlo ogni giorno, ma di fare tesoro dei suoi studi e dei suoi preziosi insegnamenti. Ma proprio in certi ambiti, cha a lui tanto ancora oggi devono, la sua figura viene oggi considerata scomoda o ingombrante e le si fa quindi il torto di non ricordarla, condannandola ad una sorta di tacita damnatio memoriae. Perché questo avviene?

    Forse perché Reghini, meglio di chiunque altro al suo tempo, ha saputo attaccare un certo modello di Massoneria post-illuministico, una Massoneria non più avente come fine il perfezionamento dell’uomo, del singolo uomo (sulla base di un reale processo iniziatico individuale ed interiore), ma quello più generico dell’umanità nel suo insieme, della collettività umana, una Massoneria trasformatasi in un conciliabolo a metà strada fra uno sgangherato esercito della salvezza o un’associazione caritatevole-beneficente, e un mero circolo affaristico più interessato a questioni politiche e sociali che all’elevazione iniziatica. Una Massoneria in cui, come giustamente Egli denunciava, «il perfezionamento dell’individuo viene posto inesorabilmente in secondo piano, se non addirittura trascurato, dimenticato e ignorato»².

    Eppure, come non si stancava mai di ripetere Reghini, occorre rilevare come nessun rituale libero-muratorio abbia mai detto che la Massoneria ha per scopo il progresso universale. E sempre Reghini rilevava e sottolineava che «La Massoneria esisteva molto prima che in Occidente si diffondesse la credenza nel progresso universale. [...] Tutti i rituali massonici, antichi e moderni, italiani e stranieri, affermano concordemente, a cominciare dalle Costituzioni originali e fondamentali dell’Anderson (1723), che il fine della Massoneria è il perfezionamento dell’uomo, e soltanto in tempi recenti (e più progrediti!) degli sconsigliati e dei profani hanno potuto assimilare e confondere questo fine con il concetto e la credenza nel progresso universale, identificazione assurda che rende ridicolo l’asserito scopo della Massoneria. [...] Soltanto dimenticando il carattere iniziatico della Massoneria è possibile disconoscere che il fine della Massoneria consiste nella perfezione del singolo, da ottenersi mediante il rito, ossia, detto in linguaggio massonico, nella squadratura della pietra grezza e nella sua tramutazione nella pietra cubica della maestria seguendo le regole dell’Arte»³.

    O forse perché per Reghini il concetto di Imperium implicava la ferma volontà di restaurazione di quei principî di serena tolleranza di tutti i culti, carattere imprescindibile della natura romana, intesa come autentica radice della cultura europea, soffocati dall’affermazione dell’intolleranza apportata dalle fedi monoteistiche. Egli, infatti, con gli strumenti filologici del suo tempo, come già un secolo prima di lui seppe fare il grande Iniziato Francese Jean Marie Ragon, è riuscito fondatamente a dimostrare nei suoi scritti quanto la Massoneria tragga origine dalle antiche Tradizioni Misteriche, e da quella Pitagorica in particolare.

    O forse, ancora, perché Reghini ha avuto l’indiscusso merito, con il suo saggio del 1928 Sulla tradizione Occidentale, di essere stato il primo intellettuale del ‘900 ad affermare la netta estraneità della dottrina cristiana dal contesto della Tradizione Occidentale. E lo fece come non seppero farlo autori del calibro di René Guénon, che fondamentalmente considerava l’Occidente ormai inevitabilmente decaduto, non recuperabile, e che volgeva sempre più ad Oriente e alle tradizioni orientali il proprio sguardo e il proprio interesse, o ancor più di Julius Evola, inconcepibilmente ancora oggi elevato alla stregua di sommo guru della Tradizione da certi ambienti politico-intellettuali di una destra radicale che troppo spesso dimostra di aver perso la bussola e di non avere neanche lontanamente compreso quali siano l’essenza e le radici della più autentica Tradizione Occidentale che, a parole, sostiene di difendere.

    Risulta quindi quanto mai evidente come e quanto Reghini avesse compreso il discrimine fra la Massoneria iniziatica e tradizionale delle origini e la Massoneria modernistico-illuminista e pseudo-iniziatica del suo tempo (e, purtroppo, anche del nostro), votata ad un generico progresso dell’umanità a discapito dell’elevazione iniziatica personale/individuale dei suoi membri, e come il grande Iniziato Fiorentino fosse determinato a dare battaglia per contribuire ad un ritorno dell’istituzione libero-muratoria alle sue più antiche e autentiche origini. Origini che a Reghini apparivano ben chiare, quando scriveva che «La Massoneria, con la sua iniziazione cerimoniale, si presenta come una continuazione nei tempi moderni dei Misteri classici,

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