Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Rien ne va plus
Rien ne va plus
Rien ne va plus
E-book161 pagine

Rien ne va plus

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I cadaveri di un'adolescente e di un uomo maturo vengono ritrovati a Pian del Re, un bosco sulle alture di Sanremo. Quale nesso lega una studentessa liceale ad un procacciatore di clienti per il Casinò di Sanremo? Come sono arrivati in quel bosco? Chi li ha uccisi e perché?
Nella sua nuova indagine, il commissario Scichilone si misurerà con i gemelli Abbagnale, killer spietati al soldo della criminalità organizzata mentre un altro nemico, imprevisto e subdolo, gli scivolerà accanto, alimentando in lui dubbi ed insicurezze.
Nelle pagine del romanzo si respira la Liguria di Ponente, pregna dei suoi colori, dei sapori di ricette antiche e vini da gustare seduti di fronte al mare.
LinguaItaliano
Data di uscita29 lug 2012
ISBN9788875637545
Rien ne va plus

Leggi altro di Negro Roberto

Correlato a Rien ne va plus

Noir per voi

Visualizza altri

Recensioni su Rien ne va plus

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Rien ne va plus - Negro Roberto

    Prefazione

    La mafia è un virus che uccide gli anticorpi della società civile. L’affermazione è di Tano Grasso, il presidente della federazione delle associazioni antiracket che, forte della sua esperienza di contrasto alle organizzazioni criminali, conosce bene quali siano i meccanismi con cui le mafie cercano di impossessarsi dei territori che intendono conquistare.

    Fuori dai luoghi di origine, la criminalità organizzata si muove in modo invisibile, confidando sul silenzio di chi non può o non vuole parlare.

    In Liguria è stato così e per anni la ’ndrangheta si è potuta insinuare nell’estremo ponente ligure, contando su chi, anche in buona fede, ha sottovalutato il problema. Su chi non ha saputo andare oltre ai tanti episodi di intimidazione subiti da imprenditori a cui sono stati incendiati bar, ristoranti, furgoni e capannoni industriali. imprenditori lasciati soli e disperati a guardare anni di fatica finiti in cenere, imprenditori che non si erano piegati al pizzo, costretti poi a pagare con il silenzio la necessità di continuare a lavorare.

    Questo ha fatto la ’ndrangheta per anni. Ha contato sul silenzio delle vittime e sulla distrazione degli altri, di chi ancora oggi sostiene che al nord la mafia, o meglio, le mafie non esistono.

    La criminalità è organizzata, noi no. Dice Paolo Rossi, un attore, un comico: e quanto ha ragione.

    Qui in Liguria la ’ndrangheta non si sporca le mani, se non serve. Qui si spara poco, anzi non si spara affatto, ma è stato chiesto il commissariamento per infiltrazioni mafiose di uno dei comuni più belli di tutto l’estremo ponente: Bordighera.

    Ecco, l’affaire Bordighera è stato uno shock per la liguria e non solo, perché ha aperto gli occhi e scosso le coscienze. Ha evidenziato che il problema c’è e che non va più sottovalutato, che bisogna parlarne e imparare a combatterlo.

    Perché il virus si è modificato, è diventato più aggressivo e allora bisogna vaccinarsi per evitare l’epidemia. Vaccinarsi vuol dire prendere coscienza e contrastare l’attività della criminalità organizzata, un’attività mirata al controllo del territorio che parte dall’intimidazione sino ad arrivare alla politica, assicurando il consenso ad amministratori a cui poi chiedere favori ed in particolare, esigendo il monopolio degli appalti.

    La Liguria può contare su un terreno socioeconomico sano, ma bisogna tenere la guardia alta perché laddove la ’ndrangheta si rafforza, si impoverisce il territorio. Laddove un amministratore si vende per un pugno di voti, il prezzo dello scambio e gli interessi vengono pagati dall’intera collettività.

    Nell’estremo ponente ligure, la ’ndrangheta c’è sempre stata, me l’ha spiegato l’autore di questo libro, me lo hanno spiegato i magistrati che ho intervistato. L’ndrangheta è arrivata con la grande immigrazione nel periodo del boom economico, insieme a migliaia di famiglie di calabresi onesti che in Liguria hanno trovato lavoro e hanno contribuito allo sviluppo della regione.

    Purtroppo con gli onesti sono arrivate anche le famiglie criminali, i capi costretti la confino che, approfittando di questo territorio di frontiera, hanno fatto, in particolare di Ventimiglia e del suo entroterra, un terminale della Locride.

    Hanno così offerto basi logistiche in appoggio ai latitanti, supporto per il traffico d’armi e di stupefacenti, attività in via di sviluppo che portarono e portano tutt’ora, nelle casse dell’ndrangheta, un enorme fiume di denaro da ripulire nei casinò presenti tra San Remo e Nizza, da riversare nelle banche della vicina Montecarlo, in parte da reinvestire.

    L’ndrangheta, nell’estremo ponente ligure, come in Lombardia e in Emilia, ha aggredito l’economia legale, mostrato i muscoli quando serviva, ma in silenzio ha fatto assai di più, ha contribuito con entusiasmo alla speculazione edilizia, appropriandosi quasi completamente degli affari legati al movimento terra.

    L’ndrangheta di seconda e terza generazione si è evoluta. Dal passato ha ereditato la capacità di agire nell’ombra e, mutuando l’esperienza fatta nei luoghi di origine, con il voto di scambio ha cercato, cerca e cercherà di inserire i suoi uomini nei luoghi dove si decidono i grandi appalti e nella politica, contando sulla compravendita dei voti.

    Il ponente ligure è fragile, da questo punto di vista, ma è anche una realtà che può contare su un tessuto socioeconomico sano, fatto di gente che sa reagire, che ha la forza di denunciare la parte malata della politica che non vuole vedere, capace di scendere in piazza nel pieno della stagione estiva per dire no alla mafia, capace di difendere il proprio territorio attraverso le associazioni di categoria.

    Penso a Confindustria di Imperia che, in tempi non sospetti, dedicò un’assemblea annuale a questo tema, raccontando che cos’è la mafia e che cosa si rischia se non si riconoscono le spie che indicano il pericolo.

    Perché è soprattutto attraverso il racconto che molti di noi hanno imparato a conoscere la mafia: dai saggi di Enrico Deaglio, di Nando Dalla Chiesa, dei procuratori Caselli, Ingroia, Gratteri.

    Roberto Saviano ci ha fatto conoscere come opera la Camorra, e la storia di Cosa Nostra ce l’hanno spiegata, soprattutto, i romanzi di Sciascia, di Puzo, di Camilleri.

    è stato attraverso la fantasia degli scrittori che abbiamo imparato a decifrare la realtà.

    E succederà anche a voi lettori con questa nuova indagine del commissario Scichilone che per la prima volta si scontrerà con Camorra e ’ndrangheta proprio qui, in questo meraviglioso lembo di Liguria stretto tra un mare da sogno e un entroterra da favola.

    Laura Longo

    giornalista RAI

    1

    La luce del sole entrava nella stanza attraverso i piccoli pertugi dell’avvolgibile sbiadito, frammentandosi in una serie di raggi che fendevano la fitta coltre di fumo.

    Questa volta Aziz mi ha dato della roba veramente speciale affermò Luca Santacroce, aspirando avidamente la sigaretta prima di passarla a Davide Golia detto Puzzone a causa del fetore che si propagava dai suoi piedi, con o senza scarpe.

    Già. Quanto gli hai dato?.

    Un cinquanta per un pezzo da cinque.

    Il giusto.

    Vista la qualità, direi un prezzone.

    I due ragazzi erano coricati, al centro della camera di Luca, sulla pelle di Chianina che faceva da tappeto. Intorno a loro il caos.

    Sul letto sfatto, diversi capi di abbigliamento erano stati lanciati in perfetto disordine, mentre dallo schienale della sedia infilata sotto la scrivania, pendevano tre paia di mutande e due paia di calzini usati.

    Gli occhi di Luca scrutavano il bianco sporco del soffitto, come se cercasse nelle crepe dell’intonaco le soluzioni a ciò che da due mesi gli martellava nella testa.

    Ho deciso che da oggi il mio nome non sarà più Luca, ma Dimitri.

    Dimitri? Non male: è un nome russo. A me le russe piacciono molto.

    Dimitri è il cognome della Grande Bestia, coglione Luca fulminò Puzzone con lo sguardo.

    Davide gli vide le palpebre fremere, le pupille dilatarsi, mentre le ciglia incurvate dal mascara vibravano come mosse da una forza misteriosa.

    Ebbe un sussulto e per un lungo attimo smise anche di respirare. Il volto di Luca gli sembrò più pallido del solito, con l’ombretto che appesantiva gli occhi, conferendogli un aspetto ancora più tetro.

    Dimitri... d’accordo.

    Anche tu dovresti prendere un nuovo nome. Che senso del cazzo, hanno avuto i tuoi a chiamarti Davide quando fai di cognome Golia.

    A me Davide piace.

    A me no. A prescindere dall’abbinamento con il cognome, Davide fa troppo Bibbia, troppo religione. E poi ti ricordi che ieri ti sei sbattezzato?.

    Cazzo... Puzzone si ricordò della lettera, indirizzata a Don Andrea, redatta il giorno prima da Luca e che lui aveva firmato.

    "Egregio parroco,

    io sottoscritto Golia Davide, nato a Bordighera il 13.05.1993, comunico che desidero essere sbattezzato e quindi la prego di prenderne atto. Da questo momento non mi considero più cristiano. Davide Golia".

    Prima di chiuderla nella busta gialla aveva discusso, per trenta minuti, con Luca su quale tra cristiano e cattolico fosse il termine più giusto.

    Alla fine aveva prevalso, come sempre, l’opinione di Luca. Cristiano e basta. E poi che gli frega al parroco: quello che conta è che li mandi affanculo.

    Per un attimo, Davide aveva immaginato il casino successivo. Don Andrea, che lo aveva visto crescere, si sarebbe presentato a casa sua con la lettera. Sua madre si sarebbe vergognata e suo padre incazzato da paura.

    Senti, Luca, io avrei pensato di ritir....

    Dimitri, ricordati che da oggi mi devi chiamare Dimitri, il tuo capo.

    Di nuovo quegli occhi, lo sguardo, gli zigomi alti e sporgenti.

    Il mio capo?.

    Avrei pensato ad un grande progetto. Due mesi fa stavo cazzeggiando in internet, quando sono incappato in un sito da sballo: quello della Grande Bestia 666. Era un periodo che ero fuori, che non avevo alcun tipo di interesse, che mi detestavo, capisci? neanche le canne mi rilassavano, praticamente uno schifo. Poi Dimitri mi ha aperto un mondo nuovo, facendomi rivivere quella parte positiva che avevo perso.

    Hai parlato con lui? Con Dimitri?.

    Che cazzo dici? Lui è inarrivabile, lui è la Grande Bestia. Sul suo sito c’è tutto quello che occorre. Per due mesi non ho fatto altro che leggere solo le cose che passavano da lì e mi sono reso conto che poco alla volta ho riacquistato autostima. Ora sono pronto per il grande salto: avere un gruppo tutto mio e tu ne farai parte: sarai il mio vice.

    Vice?.

    Sì, l’aiutante del grande Dimitri, il capo dei Guardiani Infernali.

    Di chi?.

    Dei Guardiani Infernali, il nostro gruppo. E tu da questo momento sarai Mefisto.

    Mefisto? Quello di ‘Tex Willer?’.

    2

    La professoressa Giuseppina Guarneri aprì la porta a vetri con l’impeto di chi è perennemente in ritardo. Impostando la svolta a novanta gradi che dall’atrio del liceo Aprosio immetteva nel lungo corridoio su cui si affacciavano le aule, sbandò pericolosamente, sbilanciata dal peso delle grosse tette che dominava a stento solo grazie al reggiseno DIM taglia quinta, coppa E.

    Per non cadere a terra si aggrappò al collo del professor Giuseppe Borghesani, docente di chimica, vestito, sia in inverno che in estate, con eskimo da sessantottino. Egli era perdutamente innamorato della collega Guarneri ed ogni mattina l’aspettava davanti alle aule per augurarle una buona giornata.

    Ciò che

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1