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La Bilancia cosmica: La scienza dell'equilibrio
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La Bilancia cosmica: La scienza dell'equilibrio
E-book201 pagine2 ore

La Bilancia cosmica: La scienza dell'equilibrio

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Info su questo ebook

Quando, il 23 settembre, il sole entra nel segno della Bilancia, è l'equinozio d'autunno. Dopo la fase ascendente (dall'Ariete alla Vergine), comincia la fase discendente (dalla Bilancia ai Pesci).
 La Bilancia è il settimo segno lungo il cerchio dello Zodiaco. Per quale ragione c'è una bilancia nel cielo, e che cosa ci insegna? In mezzo al susseguirsi di creature viventi, esseri umani e animali, l'unico oggetto è la Bilancia, e più esattamente è uno strumento che serve a pesare; è come se, con i suoi due piatti, tenesse in equilibrio le potenze della luce e quelle delle tenebre, le potenze della vita e quelle della morte. La Bilancia dello Zodiaco è un riflesso della Bilancia cosmica, di quell'equilibrio fra i due princìpi, opposti ma complementari, grazie ai quali l'universo è apparso e continua ad esistere. Il simbolo della Bilancia, che ritroviamo anche nell'Albero sefirotico, domina tutta la creazione.                                                                    
Omraam Mikhaël Aïvanhov
 
LinguaItaliano
Data di uscita15 dic 2022
ISBN9791222036663
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    La Bilancia cosmica - Omraam Mikhaël Aïvanhov

    Omraam Mikhaël Aïvanhov

    La Bilancia cosmica

    La scienza dell'equilibrio

    UUID: e064efd6-d24a-4102-8f3d-7882933f9257

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    UUID: 9da2989f-ade8-4660-a652-84a808d2d376

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    I - La Bilancia cosmica – Il numero 2

    II - L’oscillazione della Bilancia

    III - L’1 e lo 0

    IV - Il posto rispettivo del maschile e del femminile

    1. Adamo ed Eva: lo spirito e la materia

    2. Adamo ed Eva: la saggezza e l’amore

    3. Il piano mentale e il piano astrale

    4. L'uomo e la donna

    V - Dio: al di là del bene e del male

    VI - La Testa bianca e la testa nera

    VII - Alternanze e opposizioni: la legge dei contrari

    VIII - Per fare i miracoli della cosa una – Il simbolismo dell’8 e della croce

    IX - Il caduceo di Hermes - Il serpente astrale

    X - Principio di vita e principio di morte: Yonah e Orev

    XI - La triade Keter – Ḥesed – Geburah

    1. Lo scettro e il globo

    2. L’intelletto e il cuore

    3. La linea retta e la linea curva

    XII - La legge dello scambio

    XIII - La chiave e la serratura

    XIV - Il lavoro dello spirito sulla materia – La coppa del Graal

    XV - L’unione fra l’Ego e il corpo fisico

    XVI - Il sacramento dell’Eucarestia

    XVII - Il mito dell’androgino

    XVIII - La fusione con l’Anima universale e con lo Spirito cosmico

    Riferimenti biblici

    Catalogo Prosveta

    - Ebook

    - Collana Opera Omnia

    - Collana Izvor

    - Collana Brochures

    - Collana Sintesi

    immagine 1

    Il Maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986), filosofo e pedagogo bulgaro, si trasferì in Francia nel 1937. Benché la sua opera affronti i molteplici aspetti della Scienza iniziatica, egli precisa: Gli interrogativi che ci poniamo saranno sempre gli stessi: come comprendere chi siamo, come scoprire il senso della nostra esistenza e superare gli ostacoli che si trovano sul nostro cammino. Non chiedetemi, allora, di parlarvi di altre cose; io tornerò sempre su questi stessi argomenti: il nostro sviluppo, le nostre difficoltà, il cammino da seguire e i metodi che ci permetteranno di percorrerlo.

    Omraam Mikhaël Aïvanhov

    La Bilancia 

    cosmica

    La scienza dell'equilibrio

    Collana Izvor n. 237

    immagine 1

    Edizioni Prosveta

    Il lettore comprenderà meglio certi aspetti dei testi pubblicati in questo volume se terrà presente che il Maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov ha trasmesso il suo Insegnamento solo oralmente. I curatori e l’editore hanno inteso rispettare il più possibile l’atmosfera e lo stile delle sue conferenze.

    I - La Bilancia cosmica – Il numero 2

    1

    Il 21 marzo il sole entra nel segno del­l’Ariete. È l’equinozio di primavera. La durata dei giorni è uguale a quella delle notti. Dopo il riposo dell’inverno, la natura si risveglia: i semi cominciano a germogliare, le gemme appaiono sugli alberi, e mentre il sole prosegue il suo cammino attraverso i segni del Toro, dei Gemelli, del Cancro, del Leone e della Vergine, vediamo la terra ricoprirsi di foglie, di fiori e di frutti. Quando, il 23 settembre, il sole entra nel segno della Bilancia, è l’equinozio d’autunno. Di nuovo la durata dei giorni è uguale a quella delle notti ma, a quel punto, si sono mietute le messi e raccolti i frutti, e la natura si prepara a entrare in riposo. Dopo la fase ascendente (dall’Ariete alla Vergine), comincia la fase discendente (dalla Bilancia ai Pesci).

    La Bilancia è il settimo segno sul cerchio dello Zodiaco. Perché c’è una bilancia nel cielo e cosa ci insegna? In mezzo a questa sequenza di creature viventi (esseri umani e animali) rappresentate nello Zodiaco, solo la bilancia è un oggetto o, più esattamente, uno strumento per pesare, come se, con i suoi due piatti, tenesse in equilibrio le potenze della luce e quelle delle tenebre, le potenze della vita e quelle della morte. La Bilancia è preceduta dalla Vergine, giovane donna che reca spighe di grano, ed è seguita dallo Scorpione, animale dal dardo velenoso che può dare la morte. Questa contrapposizione è ulteriormente sottolineata dal fatto che, nella Bilancia stessa, è Venere che domina, mentre Saturno è in esaltazione. Venere e Saturno... Che associazione! Venere, una giovane donna che incarna la grazia, gli scambi armoniosi e i piaceri; e Saturno, vegliardo austero che si compiace nella solitudine e, armato di falce, trancia la vita delle creature.

    La Bilancia dello Zodiaco è un riflesso della Bilancia cosmica, ossia l’equilibrio dei due princìpi opposti ma complementari, grazie ai quali l’universo è apparso e continua a esistere.

    È scritto nel primo libro dello Zohar: «Già duemila anni prima della creazione del mondo, le lettere erano nascoste e il Santo, sia Egli benedetto, le contemplava e ne faceva le sue delizie. Quando volle creare il mondo, tutte le lettere, ma nell’ordine inverso, si presentarono davanti a Lui... È così che Tav, Shin, Resh, Qof, Tsade, Pe, Ain, Samek, Nun, Mem... avanzarono l’una dopo l’altra davanti al Creatore e gli illustrarono le qualità che le rendevano degne di essere strumenti della sua creazione. Ma Dio le respinse. Lamed, Kaf, Yod, Tet, Ḥet , Zayin, Vav, He, Dalet e Gimel si presentarono a loro volta, e ancora Dio le respinse. Infine, si presentò la lettera Bet, la seconda lettera dell’alfabeto, e Dio le disse: «È proprio di te che mi servirò per procedere alla creazione del mondo, così tu sarai la base dell’opera della creazione». Ecco perché le prime due parole della Genesi, Bereshit bara, cominciano con la lettera Bet.

    Direte: «E la lettera Alef? Perché non la menziona?». Ah, la lettera Alef... Dio le riservò un destino speciale. La lettera Alef – dice lo Zohar rimase al suo posto senza presentarsi. Il Santo, sia Egli benedetto, le disse: «Alef, Alef, perché non ti sei presentata al mio cospetto come tutte le altre lettere?». Ed essa rispose: «Signore dell’Universo, vedendo tutte le lettere presentarsi davanti a Te inutilmente, perché mi sarei dovuta presentare anch’io? In seguito, vedendo che avevi già accordato alla lettera Bet quel dono prezioso, compresi che non si addice al Re celeste riprendere il dono che aveva fatto a uno dei suoi servitori, per darlo a un altro». Il Santo, sia Egli benedetto, le rispose: «O Alef, Alef, sebbene sia proprio della lettera Bet che mi servirò per operare la creazione del mondo, tu avrai qualcosa in compenso: sarai la prima fra tutte le lettere e Io avrò unità solo in te; tu sarai la base di tutti i calcoli e di tutti gli atti compiuti nel mondo, e non si saprà trovare unità in nessun luogo, se non nella lettera Alef». Alef, la prima lettera dell’alfabeto, rappresenta il numero 1, l’unità di Dio.

    E dato che nell’alfabeto ebraico le lettere rappresentano anche i numeri, la seconda lettera, Bet, corrisponde dunque al numero 2. Così, la creazione è l’opera del 2. Ora, che cosa è il 2? È l’1 polarizzato in positivo e negativo, maschile e femminile, attivo e passivo. Non appena c’è manifestazione, c’è ripartizione, divisione. Per manifestarsi e farsi conoscere, l’1 deve dividersi. L’unità è il privilegio di Dio stesso, il suo dominio esclusivo. Per creare, Dio, l’1, è dovuto diventare 2. Nell’1 non può esserci creazione, poiché non possono esserci scambi. Dio si è dunque proiettato fuori da Se stesso polarizzandosi, e l’universo è nato dall’esistenza di questi due poli. Il polo positivo esercita un’attrazione sul polo negativo, e viceversa. È questo meccanismo di azione e reazione reciproca a far nascere e a mantenere il movimento della vita. L’arresto di tale movimento comporterebbe la stagnazione e la morte, il ritorno allo stato di indifferenziazione originaria. Le prime righe del Libro della Genesi rivelano che la creazione si è operata attraverso divisioni successive. Il primo giorno della creazione, Dio separò la luce dalle tenebre. Il secondo giorno, separò le acque che stanno in alto dalle acque che stanno in basso. Il terzo giorno, separò le acque dalla terraferma. E all’altra estremità della creazione, la cellula, che è il più piccolo elemento di ogni organismo vivente, si riproduce per sdoppiamento, dividendosi in 2.

    L’1 è un’entità richiusa su se stessa. Per uscire, deve diventare 2. Nella scienza degli Iniziati, il 2 non è 1+1, come in aritmetica, ma è l’1 che, per creare, si è polarizzato in positivo e negativo. Però, per comprendere i termini positivo e negativo quando si tratta dei due princìpi, non bisogna attribuire loro un significato psicologico o morale (è positivo ciò che è buono, costruttivo; è negativo ciò che è malvagio, distruttivo). Occorre interpretarli ricordandosi che questi termini appartengono anzitutto al vocabolario delle scienze fisiche, dove le due grandi forze sono l’elettricità e il magnetismo. In entrambi i casi, si trova la polarizzazione in positivo e negativo, vale a dire emissivo e ricettivo: una presa elettrica ha due poli, e così pure una calamita. Quando si trasferiscono questi termini dal campo delle forze della natura al piano psichico o spirituale, si applica il carattere positivo – o emissivo – al principio maschile, e il carattere negativo – o ricettivo – al principio femminile.

    Nell’Albero sefirotico (vedi immagine seguente), Ḥokhmah, la Saggezza, è la seconda Sefirah. In essa, l’1, Keter, si divide in positivo e negativo. In Ḥokhmah il Nome di Dio è Yah ed è composto dalle due lettere – Yod (principio maschile) e He (principio femminile) – che hanno generato l’universo.

    Alla seconda lettera dell’alfabeto ebraico, Bet, corrisponde la seconda carta dei Tarocchi: la Papessa. Fra altri dettagli notevoli, si scopre che ella porta sul capo una tiara sormontata da una falce di luna crescente, la cui forma è simile a quella di una bilancia, ed è seduta davanti a due colonne fra le quali è teso un velo. Le due colonne rappresentano simbolicamente i due pilastri del Tempio di Salomone: Yakhin e Boaz. A destra si erge Yakhin, a sinistra Boaz. L’uno è blu e l’altro è rosso, il che rivela la diversità della loro natura. Ai nostri giorni, le carte dei Tarocchi sono soprattutto considerate un gioco con cui alcuni cercano di leggere l’avvenire, ma gli Iniziati del passato, che le hanno create, hanno messo in quelle carte grandissima parte della loro scienza, sotto forma di simboli. Coloro che sanno interpretare quei simboli vedono aprirsi davanti a sé un immenso campo di riflessioni e di scoperte.

    immagine 1

    Seconda carta dei Tarocchi

    (Oswald Wirth, I Tarocchi )

    Le due colonne sono dunque di colore diverso, blu e rosso, e tali colori esprimono la contrapposizione del maschile e del femminile. Si ritrova lo stesso concetto nell’Albero sefirotico, con i due Pilastri – della Clemenza e del Rigore – ai lati del Pilastro centrale, il Pilastro dell’Equilibrio. Sul Pilastro della Clemenza, le Sefirot Ḥokhmah, Ḥesed e Netzaḥ rappresentano le potenze maschili; sul Pilastro del Rigore, le Sefirot Binah, Geburah e Hod rappresentano le potenze femminili. Esse possono lavorare insieme armoniosamente solo se sono mantenute da quell’istanza superiore che è rappresentata dal Pilastro centrale: le Sefirot Malkhut, Yesod, Tiferet, Daat e Keter. Queste due forze, antagoniste ma complementari, sono controllate da quella che le domina tutte, ossia Keter, la Corona, e vengono chiamate dai kabalisti la Bilancia cosmica.

    Uno dei libri dello Zohar, il Sifra di-Tzeniuta (ossia il Libro Segreto) comincia con queste parole: «Abbiamo appreso che il Libro Segreto è il libro che riguarda l’equilibrio della bilancia. Prima che ci fosse la bilancia, la faccia non guardava verso la faccia e i primi re morirono per mancanza di cibo». Quei re sono ovviamente simbolici e sono menzionati anche verso la fine del libro come «sette re sulla terra di Edom che sono le scorze cadute nel mondo inferiore». Ora, la parola scorze è la traduzione letterale dell’ebraico klifot. Le klifot sono i riflessi capovolti, tenebrosi, delle Sefirot divine. Le klifot rappresentano dunque le energie, le entità e le creature che non rispettano l’equilibrio della bilancia. Per questo è detto che i re sono morti per mancanza di cibo: non sono più stati alimentati dalle grandi luci che provengono dalla Testa sublime in alto, Keter.

    immagine 2

    Il simbolo della bilancia domina tutta la creazione. Abbiamo già visto che i kabalisti dividono l’Albero sefirotico in quattro regioni:[1]

    - Olam Atzilut o Mondo delle Emanazioni, composto dalle Sefirot Keter, Ḥokhmah e Binah;

    - Olam Briah o Mondo della Creazione, composto dalle Sefirot Ḥesed, Geburah e Tiferet;

    - Olam Yetzirah o Mondo della Formazione, composto dalle Sefirot Netzaḥ, Hod e Yesod;

    - Olam Asyiah o Mondo dell’Azione: la Sefirah Malkhut.

    In ciascun mondo, una Sefirah centrale equilibra le altre

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