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I Miei Tarocchi: Con un originale dizionario di cartomanzia
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E-book319 pagine2 ore

I Miei Tarocchi: Con un originale dizionario di cartomanzia

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Info su questo ebook

Le 22 Lame dei Tarocchi rappresentano il cammino che l’iniziato, cioè l’aspirante mago, deve compiere per raggiungere la suprema conoscenza universale.
L'idea di questo scritto, elaborata da un professionista del settore e cartomante da oltre quarantanni, è quella di accompagnarvi verso una vera e propria Iniziazione all’Antica Filosofia dei Tarocchi.
Questo lavoro, infatti, è stato pensato non solo per gli appassionati e gli esperti ma anche per chi vuole approcciarsi a questo mondo e non trova libro che lo soddisfi a pieno.
Il testo, basato sul bellissimo mazzo conosciuto come Antico Tarocco Italiano, vi condurrà partendo dalla Storia e Origine dei Tarocchi, passando per Arcani Maggiori e Minori, nozioni Astrologiche collegate agli Arcani, alla vera e propria pratica legata ai Giochi Divinatori: Semplici e Complessi.
LinguaItaliano
Data di uscita12 mar 2023
ISBN9788892723320
I Miei Tarocchi: Con un originale dizionario di cartomanzia

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    Anteprima del libro

    I Miei Tarocchi - Ferri Savoia Antonio

    INTRODUZIONE

    STORIA E ORIGINE DEI TAROCCHI

    Per iniziare questo viaggio partiremo con qualcosa di semplice ed allo stesso tempo esaustivo, per meglio poter chiarire l’origine nebulosa dei Tarocchi. L’etimologia originale è definita dalla parola tarot, come quella delle stesse carte e purtroppo rimane oscura. Alcuni studiosi ritengono che deriva dal termine lamine egizie essendo tali carte incise su lamine d’oro purtroppo andate perse con l’incendio della famosa biblioteca d’Alessandria nella celebre epoca di Cleopatra dei Tolomei, altri la considerano un’evoluzione del termine taroteè, che stava a indicare il retro delle prime carte rigate, incrociate e trasversali di varia larghezza, mantenuto successivamente nelle carte moderne, difatti questa è una delle caratteristiche principali per poter distinguere un mazzo di natura esoterica da quello di natura artistica, ossia il dorso della carta non deve assolutamente rivelare il dritto o il rovescio dell’iconografia.

    Altre antiche carte potevano essere bordate da una striscia d’argento decorata da una spirale formata da piccoli punti. Questi, simili a piccoli fiori, erano chiamati tarots o indicate come tarotèes definitivamente.

    Negli statuti di corporazione dei fabbricanti di carte di Parigi, a partire dall’anno 1594, i cartari si autodefinirono tarotiers, derivazione della parola tarot.

    Solo poche collezioni private possiedono un numero limitato e completo di autentici mazzi di tarocchi e di carte che risalgono nei secoli tra il XV° e il XIX°. Questi rarissimi esemplari sono tesorizzati dai collezionisti e sono raramente messi in vendita.

    L’origine dei tarocchi è, come si è ben capito, oscura. Come abbiamo citato prima si può risalire anche ai tempi degli antichi egizi dove gli studiosi hanno riconosciuto gli arcani maggiori in letterali geroglifici. Altri studiosi hanno parlato di notevoli somiglianze delle carte da gioco con i primi giochi e idoli orientali. D’altra parte non si può escludere l’età medievale come culla e pilatro portante della creazione dei Tarocchi.

    Non sappiamo neanche se le teorie intorno agli Arcani Maggiori, con i loro disegni simbolici, e gli Arcani Minori, con i ben noti quattro semi, siano stati inventati separatamente e riuniti più tardi in un unico mazzo da qualche mente geniale o se invece siano nati direttamente come mazzo di 78 carte. Cercheremo di fornire la spiegazione più plausibile sull’origine delle normali carte da gioco e dei Tarocchi, particolarmente seguendo l’ordine cronologico. Infine offriremo dei ragguagli in merito ai primi mazzi, simili ai Tarocchi, che furono popolari in Italia durante il XV° secolo, seguendoli nella loro evoluzione fino a quello definitivo del XVIII° secolo.

    LEGGENDE

    Crociati: Alcuni studiosi ritengono che le carte da gioco siano state introdotte in Europa dai Crociati. Peccato che l’ultima crociata terminò intorno 1291 e in Europa le carte da gioco comparvero solo un secolo dopo: inutile dire quanto sia leggendaria e poco veritiera tale affermazione.

    Zingari: Molti associano le carte divinatorie agli Zingari, originari dell’Indostan e cacciati dall’India, all’inizio del XV° secolo, da Timur Lenk, il conquistatore mussulmano della maggior parte dell’Asia e dell’Europa orientale.

    Gli Zingari sono universalmente riconosciuti come i cartomanti per eccellenza poiché si ritiene che abbiano nel sangue le virtù divinatorie.

    Tribù di questo tipo cominciarono a spostarsi verso l’occidente intorno all‘anno 1400 attraversando l’Indo, l’Afghanistan, i deserti della Persia, e spostandosi lungo il golfo persico fino alla foce dell’Eufrate.

    Inoltre, spostandosi fino ai grandi deserti dell’Arabia, trovarono diverse vie per raggiungere l’Europa. Piccole tribù nomadi si erano già fermate a Creta, Corfù e nei Balcani, prima del 1350.

    Nel 1417, una tribù di zingari arrivò presso Amburgo, in Germania. Altre fonti parlano di Zingari a Roma nel 1422, e a Barcellona e Parigi nel 1427. Comunque esistono buone prove che gli Zingari abbiano toccato l’Europa solo dopo che le carte da gioco avevano già fatto da qualche tempo la loro comparsa: anche qui, per una questione d’incongruenza cronologica, ci troviamo di fronte ad una leggenda poco fattibile.

    Gringonneur: Nel libro dei conti di Charles Poupart, tesoriere di Carlo VI° di Francia, si fa menzione di tre mazzi di carte in oro, ricamate, decorate e dipinte da Jacquemin Gringonneur per il divertimento del re di Francia, nell’anno 1392. Come compenso Gringonneur ricevette 56 sols parisis (moneta in corso nell’anno citato).

    Molti hanno attribuito in tal modo a Gringonneur l’invenzione delle carte da gioco destinate a fugare la malinconia del re. Il passo di Popart però menziona esplicitamente tre mazzi di carte già conosciute, appositamente per il re.

    Le diciassette carte del cosiddetto mazzo Gringonneur sono prive di iscrizioni, lettere o numeri che possano consentire di ordinarle in un modo coerente, possibile è però riconoscerle confrontandole con moderni mazzi di Tarocchi o con i dieci o forse tredici simboli collegati al mazzo di Mantegna che conta 50 carte.

    MAZZI DI TAROCCHI STORICI

    I Tarocchi del Mantegna

    I Tarocchi del Mantegna, o carte di Baldini, comprendono 50 carte istruttive, suddivise in 5 gruppi di 10 carte ciascuno. Sono ordinate secondo l’ordine dell’Universo tra virtù, segni zodiacali e pianeti. In ciascun gruppo le figure rispettano una gerarchia d’importanza molto precisa. Ogni gruppo segue l’ordine numerico progressivo e l’ordine alfabetico decrescente, cosicché l’ultimo gruppo, che comprende la categoria dei pianeti, termina con la Causa Prima di tutte le cose, ossia Dio, e porta la lettera A.

    I Tarocchi di Venezia

    Il Tarocco di Venezia o Tarocco di Lombardia conta 78 carte, 22 Arcani Maggiori e 56 Arcani Minori.

    Compare per la prima volta la figura della Papasse, che nei successivi Tarocchi diventerà la Papessa, e intorno al 1800, a Besancon, assumerà il nome di Junon. Questa prima comparsa così esplicita è degna di nota per via dell’immagine controversa di un personaggio religioso, in epoca medievale, di sesso femminile; praticamente una figura ai livelli dell’eresia.

    I Tarocchi di Bologna

    Le 62 carte del Tarocchino di Bologna pare siano state inventate da Francesco Antelminelli Castracani Fibbia, principe di Pisa esule a Bologna, appunto, dove morì nel 1419. Purtroppo tale affermazione è infondata per via di mancanza d’esistenza di mazzi con stemmi risalenti alla sua casata e anche per via della sua data di morte, ossia avvenuta troppo presto per inventare una variante di un mazzo che all’epoca era in via di formazione.

    Il mazzo è composto dai consueti 22 Arcani Maggiori, mentre le carte numeriche sono soltanto 40, poiché le carte degli Arcani Minori numero 2, 4 e 5 di ogni seme sono state eliminate. Sia sugli Arcani Maggiori che sulle figure non compaiono titoli o nomi. I primi quattro autouts (o cause principali) non sono numerati e le figure del Papa, dell’Imperatore e della leggendaria Papessa sono sostitute da quelle dei Mori: probabile conseguenza dell’annessione di Bologna allo Stato Pontificio, avvenuta dopo il 1513. I semi sono quelli consueti, ossia spade, bastoni, coppe e denari.

    Le Minchiate di Firenze (1670):

    Le Minchiate di Firenze sono simili al mazzo odierno di 78 carte, ma qui il numero si eleva a 97. Comprendono 42 carte briscole, ossia 22 Arcani Maggiori, i 12 Segni dello Zodiaco, i 4 Elementi e le 3 Virtù Cardinali Teologali (ossia Fede, Speranza, Carità) con l’aggiunta della Prudenza. Le prime 5 carte, chiamate papi per via di una sostituzione avvenuta a quel tempo dove tali arcani sono raffigurati da veri e propri pontefici, paragonabili agli Arcani Maggiori Ionici Positivi, sono contrassegnate da numeri romani, sono anche nominate arie per via del loro significato legato al pensiero, mancano però di titoli e sono disposte nel seguente ordine: Papa I, Papa II Gran Duca, Papa III Imperat. d’Occidente, Papa IV Imperat. d’Oriente, Papa V. Le ultime 5 carte sono invece: La Stella, La Luna, Il Sole, il Mondo e il Giudizio finale, talvolta raffigurato anche nella Fama o chiamato Trombe. Gli onori, anch’essi senza nome, sono invariabilmente figure singole. Questo gioco è anteriore al tarocchino di Bologna e si richiama al tarocco in stile al Tarocco di Venezia.

    I Tarocchi dei Visconti Sforza

    Uno dei più antichi mazzi esistenti ebbe origine a Milano, nel XV° secolo. Francesco Sforza, quarto duca di Milano, fu il primo possessore di un mazzo di tarocchi di 78 carte, oggi chiamato Visconti-Sforza. Esso è composto dai quattro semi canonici: Spade, Bastoni, Coppe e Denari, e dai 22 Arcani Maggiori compreso Il Matto.

    Il mazzo Visconti-Sforza fu dipinto probabilmente fra il 1432, anno in cui il matrimonio di Francesco Sforza e Bianca Maria unì le due famiglie, e l’anno in cui morì il Duca stesso. Di questo mazzo, 35 carte, inclusi 15 Arcani Maggiori senza titolo e numero, furono acquistate, nel 1911, dalla Pierpont Morgan Library di New York. Delle rimanenti carte, 26 sono in possesso dell’Accademia Carrara di Bergamo. Le restanti 4 carte sono andate perdute, ossia La Torre e Il Diavolo insieme a due Arcani Minori.

    I Tarocchi Illuminati di Sola Busca

    Il più antico mazzo di Tarocchi italiano completo (nonché il più antico esistente al mondo), noto come mazzo Sola Busca dai nomi dei precedenti possessori, acquisito nel 2009 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

    Nel 2009 il Ministero, esercitando il diritto di prelazione, ha comprato il mazzo Sola Busca, e l’ha destinato alla Pinacoteca di Brera, tramite patrocinato veneziano, che già conservava un gruppo di 48 carte, parte di un prezioso mazzo tardo-gotico realizzato per il duca di Milano (cosiddetto mazzo Brambilla).

    Tale mazzo riporta un’iconografia di grandi personaggi esistiti in epoca romana, biblica e più avanzata nei secoli, ossia l’epoca rinascimentale contemporanea, i trionfi sono una portentosa manifestazione di magia, alchimia e storia elegantemente dipinta dal sapiente Nicola di maestro Antonio. Il linguaggio è ermetico e molto netto a chi sa interpretarlo muovendosi tra il VI. SESTO nel Mercurio alchemico, l’oro dei filosofi nella carta XVI. OLIVO e il sole nero della nigredo nel matto.

    I Tarocchi di Marsiglia

    Alla fine del XV° secolo il mazzo di Tarocchi italiano aveva subito delle modifiche importanti, e in tutta Europa, ma specialmente in Francia, i Tarocchi di Marsiglia -diversi nello stile del disegno, più netto e schematico, ma identici nei soggetti- acquistarono grande popolarità. I 22 Arcani Maggiori e i 16 onori, o carte di corte, presentano figure intere al posto di quelle sdoppiate in due metà, in uso nei mazzi moderni dei Tarocchi Piemontesi. I più antichi mazzi usano inoltre la numerazione romana al posto di quella araba. I Tarocchi che circolavano in Europa, qualunque fosse la loro provenienza, avevano sempre i titoli degli Arcani Maggiori in francese e i simboli dei semi erano categoricamente quelli italiani: Spade, Bastoni, Coppe e Denari.

    Tarocchino di Mitelli

    Giuseppe Maria Mitelli, incisore e pittore bolognese, nacque nel 1634 e morì nel 1718.

    Nel 1664 incise una serie di 62 Tarocchi, composti da 4 semi, 4 carte di corte e carte numerate dalla 10 alla 6 con aggiunta dell’Asso, oltre ai ventidue Arcani Maggiori, compreso Il Matto. Il più alta Causa Primaria è Il Giudizio, il più basso Il Tempo. Sull’Asso di Coppe appare lo stemma dei Bentivoglio, nobile famiglia bolognese di antica origine, nonché committenti delle carte incise.

    Tarocchi Classici (1751):

    Il classico mazzo di Tarocchi del XVIII° secolo è basato sugli originali intagli lignei di Claude Burdel.

    Il mazzo di Burdel contiene i consueti semi italiani e i 22 Arcani Maggiori, il 2 di Denari porta la seguente iscrizione: Claude Burdel Cartier et Graveur -1751. Oltre a questo possiamo notare la presenza delle iniziali C. B. sul 3 di Coppe e su Il Carro sta a dimostrare che Burdel era anche fabbricante di carte.

    Nonostante la presenza dello stemma francese sui mazzi Burdel, è possibile che le carte siano state fatte originariamente in Svizzera, a Soletta, o nei paraggi, dal momento che lo stemma francese torna anche nelle stampe di questo cantone probabilmente perché Soletta fu per anni la residenza dell’ambasciatore francese presso la Repubblica Elvetica.

    OCCULTISTI DI RILIEVO NELLA CARTOMANZIA

    Alliette: Anche noto col nome d’arte Etteilla (1750-1810). In Francia attorno al 1780, fu un personaggio estroso ed opportunista, indefinito parruccaio o professore d’algebra, si appassionò alla testi di Gebelin sulla derivazione egiziana delle Carte. Dopo averla ben appresa, si dedicò alla sua divulgazione, per trarne il massimo profitto, diventando famoso come cartomante ed indovino. Dotato di una vivace inventiva e di una mentalità più artistica che scientifica e conoscendo l’ignoranza e le debolezze del suo tempo, per suggestionare le menti, ridisegnò le Carte, chiamando con il suo nome la prima di queste Etteilla Questionnant. Fu, infatti, il suo nuovo nome da Mago, capovolgendo il vecchio, a fargli ottenere un suono meno comune. Abbellì le sue nuove carte adattandole al gusto dell’epoca e, intervenendo anche nella loro sequenza, ne modificò non poco il contenuto d’insieme, con attributi nuovi e poco ortodossi. Con lo studio della numerologia filosofica di Pitagora, astrologia e Kabala, mise a punto e pubblicò varie opere come Manière de se rècrèer avec le jeu des cartes nommèes Tarots (1783), dove si fa riferimento alla creazione su lamine d’oro del Libro di Thot e alla collaborazione di 17 Maghi, uno dei quali doveva essere il secondo discendente di Ermete-Thot (o Mercurio-Athotis), nipote di Cam e pronipote di Noè, nel 1828° anno della Creazione, a 171 anni dal Diluvio Universale, in un Tempio vicino a Memphis, in Egitto. Assieme alle sue Carte, diede alle stampe un libro di spiegazioni, Manière de tirer Le Grand Etteilla ou Tarots Egyptiens dove spiegò come l’arte di leggere le Carte possa essere una scienza affascinante che si può presentare mistica o frivola, impegnativa o ricreativa, a seconda della fede di chi l’avvicina, ricordando come a questa pratica si debba fiducia ...specialmente le donne che hanno un debole per i segreti....

    Benjamine Elbert (C.C. Zain): Occultista americano che pubblicò sotto lo pseudonimo di C.C. Zain il libro The Sacred Tarot, edito a Los Angeles nel 1969 dalla Church of Light(Chiesa della Luce) con relativo mazzo di carte-Tarocchi. Anche queste carte, come quelle di Foster Case, sono in bianco e nero e si prestano ad essere personalizzate colorandole. Molto ricche di simbolismo egiziano, e molto vicine, come stile, a quelle di Jean Baptiste Pitois (Paul Christian), con simboli alchemici ed astrologici, Zain inserì anche la numerazione sia araba che latina, lettere ebraiche e latine alcune costellazioni sulla sfondo di qualche lamina-carta. La sequenza inizia con l’Uno = Mago-Bagatto e Aleph, legandole, così, alla scuola-corrente che risale, attraverso il Wirth, sino a Court de Gebelin. Zain indica le varie lamine-cartecome la sequenza evolutiva dell’adepto nell’antica iniziazione egiziana, come già aveva suggerito J. B.

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