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E-book176 pagine2 ore

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La catastrofe ecologica e climatica non ha soluzioni definitive. Però esiste una Risposta. Possibile, decisiva, efficace, stabile. In grado di salvarci e persino migliorarci la vita, per i prossimi decenni. Si chiama transizione energetica rinnovabile. Una transizione che è bella e conveniente e, soprattutto, che si può fare subito. A patto però, per dirla con l'autore, di costruire " ... un'alleanza tra i movimenti per il clima e la borghesia emergente delle energie rinnovabili. Per sconfiggere il Re e la Nobiltà Nera del Petrolio".
LinguaItaliano
Data di uscita8 giu 2023
ISBN9791221457414
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    Anteprima del libro

    La risposta - Mauro Romanelli

    Prima Parte – Il Contesto

    Cosa è la transizione energetica rinnovabile

    La transizione energetica rinnovabile consiste, sostanzialmente, nell'eliminare ogni forma di produzione energetica derivante da combustione di sostanze fossili (gas, petrolio, carbone), per sostituirla interamente con una produzione energetica derivante da fonti rinnovabili (solare termico e fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermia, biometano, biomasse, onde marine).

    Questo per impedire che vengano immesse ogni anno in atmosfera, ma anche nelle acque e nei suoli superficiali, miliardi e miliardi di tonnellate di polveri e ceneri incombuste, di molecole climalteranti come l'anidride carbonica o il metano stesso, di ossidi di azoto e zolfo anch'essi climalteranti (nonchè tossici e cancerogeni), ovvero per farla breve tutte quelle sostanze che derivano dalla suddetta combustione.

    Per conseguire questo risultato, si devono, in buona sostanza, fare tre cose.

    1. Intanto, si deve arrivare a produrre tutta l'energia elettrica che attualmente consumiamo, attraverso fonti rinnovabili.

    2. Inoltre, si deve elettrificare - per capirsi, far funzionare in modo elettrico - tutto ciò che ad oggi non è elettrico, ma funziona con la combustione diretta dei derivati fossili in sede di utilizzazione finale, vale a dire i mezzi di trasporto a combustione interna (auto, tir, autobus, navi, aerei), i macchinari agricoli e industriali a gasolio, gas e carbone, i sistemi di riscaldamento domestico, civile e industriale, le cucine e i forni a uso alimentare.

    3. Per finire, si deve trovare anche il modo di decarbonizzare alcuni settori - come ad esempio cementifici ed acciaierie, ma anche trasporti aerei - cosiddetti hard to abate, che in italiano si traduce con difficili da abbattere (dove ciò che è difficile da abbattere sono appunto le emissioni che modificano il clima). Sono settori non agevoli da elettrificare, per motivi tecnici e tecnologici: per i voli aerei, ad esempio, è difficile fare a meno della combustione, mentre nelle acciaierie, il carbone viene usato non solo come fonte energetica, ma anche per il suo potere chimico riducente (e questo non è sostituibile con l'elettrificazione). In questi settori, molto si può, o si potrà fare nei prossimi anni, grazie all’idrogeno green, ai combustibili sintetici (realizzabili da idrogeno green e anidride carbonica, o da idrogeno green e azoto atmosferico), o ai biocombustibili (biometano): tutte cose di cui parleremo di nuovo a breve.

    Un capitolo a parte, in realtà, merita la petrolchimica, di cui in questo libro non parleremo approfonditamente, ovvero tutti i derivati petroliferi usati nell’industria della plastica, in quella farmaceutica, nel settore agricolo (fertilizzanti): anch’essi hanno effetti inquinanti e talvolta climalteranti, e sostituirli è davvero difficile.

    L’elettrificazione porta con sé un intrinseco effetto di forte riduzione del fabbisogno complessivo di energia, poichè i sistemi elettrici di riscaldamento, cucina, e autotrazione, sono più efficienti di quelli a combustione fossile.

    La transizione energetica rinnovabile avrà quindi come effetto (a parità, ovviamente, di tutti gli altri fattori), una complessiva diminuizione del consumo totale di energia da parte della nostra società, ma certamente anche un aumento del consumo di energia di tipo elettrico, visto che dobbiamo elettrificare ciò che oggi elettrico non è, per poi ovviamente produrre tutta l'energia elettrica necessaria - quindi il fabbisogno già in essere ad oggi, sommato a quello aggiuntivo dovuto al processo di elettrificazione - esclusivamente con fonti pulite ad emissioni zero, ovvero fonti rinnovabili.

    Ciò comporta la necessità di un grande potenziamento e adeguamento della rete elettrica, che dovrà supportare un carico complessivamente maggiore, di quanto chiamata a fare al momento.

    La conversione rinnovabile ha poi un altro ostacolo, che è in realtà quello principale, e che quindi diviene il principale appiglio, politico e tecnico, per chi non vuole farla, o vuole farla il meno possibile: e cioè' l'intrinseca discontinuità e imprevedibilità delle due principali forme di energia rinnovabile, il sole e il vento.

    E' grazie a questo appiglio, che recentemente l'Unione Europea, ha preso la controversa decisione (sciagurata, a parere di chi scrive) di considerare green (e quindi incentivabili, finanziabili, come le altre fonti green, ed era questo il punto che evidentemente interessava), anche l'energia nucleare ed il gas, pur soltanto a determinate condizioni: perchè il gas e il nucleare, sono considerate fonti più continue, stabili e affidabili (come vedremo, questa affermazione è tutt'altro che pacifica, ma per adesso prendiamola per buona), quindi in grado di supportare, compensare, l'intrinseca discontinuità di sole e vento, e di fare da fattori di stabilizzazione, di sicurezza, per i sistemi energetici nazionali ed europei, nel momento che essi andranno ad accogliere un maggiore contributo da fonti rinnovabili.

    In realtà vi sono varie altre modalità e strategie, per ovviare al problema, comunque non banale, della discontinuità (o meglio della non prevedibilità, e quindi della non programmabilità) delle energie rinnovabili, senza mantenere in essere nessuna fonte fossile (il gas), nè imboccare la via nucleare.

    Non sono affatto modalità di avanguardia, fuori mercato o di nicchia, ma tecnologie consolidate e/o in rapido sviluppo, tali da far sostenere a molti studiosi, che sia assolutamente possibile, in qualche decennio, transitare ad un sistema tutto rinnovabile, eliminando ogni contributo da gas, carbone, petrolio e nucleare.

    Nel Luglio 2022, è uscito un prezioso articolo pubblicato sulla rivista specializzata IEEE Access, recante uno studio condotto da 15 Università di tutto il Mondo (per l’Italia è presente il prof. Ugo Bardi di Firenze) [1], che ha censito le pubblicazioni scientifiche ufficiali mondiali che sostengono la possibilità di un sistema energetico 100% rinnovabile, e le ha quantificate in 666 articoli ufficiali, sottoposti a peer review, usciti entro il 2021 (a partire dal primo, addirittura del 1975).

    Vediamoli brevemente, questi sistemi capaci di conferire stabilità e sicurezza all’approvvigionamento energetico, integrando eolico e fotovoltaico, senza uscire dal campo rinnovabile.

    1. accumuli (ovvero batterie, che possono essere caricate da impianti eolici e fotovoltaici, nei loro momenti di sovrapproduzione),

    2. idrogeno verde (ovvero idrogeno molecolare H2, che è una molecola che immagazzina energia), sintetizzato con un processo chiamato idrolisi dell'acqua, processo che può essere indotto anche in questo caso da energia prodotta da impianti eolici e fotovoltaici nei momenti di sovrapproduzione: l’idrogeno è comunque indispensabile per i settori hard to abate, che abbiamo citato prima,

    3. metano cosiddetto sintetico, ovvero prodotto per via chimica a partire da idrogeno verde e anidride carbonica: oltre al metano, anche l’ammoniaca sintetica, ottenuta combinando azoto gassoso presente in atmosfera e idrogeno green, può svolgere un ruolo simile,

    4. pompaggi idroelettrici (dighe),

    5. geotermia (che è un'energia rinnovabile non discontinua),

    6. biometano (che è uguale chimicamente, e quindi dà la stessa energia, rispetto al metano fossile, ma che viene chiamato bio in quanto prodotto da scarti agricoli e zootecnici, discariche di rifiuti, fanghi da depurazione fognaria civile),

    7. biomasse a filiera corta (combustione di sfalci di potatura, di residui di gestione forestale e agricola, e di scarti di lavorazione del legno).

    Certamente, la necessità di adeguare le reti elettriche prevedendo rilevanti investimenti, e la non programmabilità di sole e vento, sono due dei tre nodi topici, della conversione rinnovabile, anche se, come abbiamo accennato, sono tutt’altro che inaffrontabili.

    E siccome non c'è due senza tre, ecco il terzo: i materiali, i componenti fisici, di pale, pannelli, batterie.

    Cobalto, litio, terre rare: ci ritorneremo sopra.

    1] Alessandro Codegoni, QualEnergia.it, 22 Agosto 2022,

    https://www.qualenergia.it/articoli/rinnovabili-100-percento-tecnici-sono-convinti-politica-guarda-altrove/

    La decarbonizzazione

    A questo punto è utile dedicare un rapido paragrafetto ad un termine che per molti è noto ma non possiamo dare per conosciuto da tutti: la decarbonizzazione.

    Decarbonizzare (l’economia, il sistema energetico, il sistema industriale, ma anche la pesca, l’agricoltura, i trasporti, l’alimentazione), significa azzerare l’emissione di gas climalteranti (tipicamente, l’anidride carbonica, ma anche il metano ed altri) da parte del settore in questione.

    La decarbonizzazione, è quindi un processo rivolto specificamente alla risoluzione del problema dell’alterazione climatica, e non al complesso dei problemi ecologici o eco-sanitari che possono affliggere determinati settori o tecnologie del nostro sistema produttivo e dei consumi.

    Per decarbonizzare, si deve sostanzialmente smettere di usare i combustibili fossili.

    E’ infatti la combustione, ovvero l’ossidazione, tramite l’ossigeno presente in atmosfera, del carbonio contenuto in quegli esseri viventi morti milioni di anni fa, poi trasformatisi in petrolio e carbone, a produrre l’anidride carbonica (che altro non è che ossigeno combinato al carbonio presente appunto in tali sostanze fossili).

    Per praticità, dunque, possiamo semplificare affermando che decarbonizzare un processo, significa eliminare da quel processo ogni emissione climalterante, rendendolo climaticamente neutro.

    La transizione rinnovabile è la colonna vertebrale di ogni strategia razionale contro la minaccia eco-climatica

    Ricordo che Enzo Bearzot, il ct della nazionale di calcio che vinse i mondiali in Spagna nel 1982, diceva per battuta che l'Italia è il Paese dei 60 milioni di allenatori della nazionale.

    Nel senso che ognuno voleva dire la sua e aveva la sua ricetta immancabilmente vincente.

    Non so se è un fatto prettamente italiano anche per il dibattito sull'energia, perchè non conosco bene tale dibattito in altri Paesi, di certo qui da noi anche alla transizione ecologica si può applicare tranquillamente il lodo Bearzot: ognuno ha la sua ricetta, ognuno si è fatto la sua idea di come si potrebbe venirne fuori (o comunque di che cosa sia più importante, più efficace, più urgente), ed in una certa maniera ci si è avvinghiato, diventando assai restìo a cambiare idea, o magari a prendere atto di essersi fissato su un aspetto in realtà inefficace, poco rilevante, o addirittura controproducente.

    Spesso, la ricetta che ognuno si figura, si costruisce nella mente, tende anche a rafforzare, essere coerente (o tentare di essere coerente), con la scala di valori, etici, spirituali, a volte anche religiosi, sicuramente politici, di cui è già portatore, e a farlo rimanere, per usare un'espressione oggi assai di moda, nella sua zona di comfort, insomma a non farlo discostare troppo, da ciò che lo rassicura, che lo convince e lo ha sempre convinto, dal proprio quadro di certezze, insomma.

    Tutto ciò è assolutamente comprensibile e umano, solo che sovente non ha assolutamente niente a che vedere con la realtà oggettiva e razionale.

    Se facessimo un brain storming intervistando persone di ogni tipo, dal primo che passa per la strada, fino anche ad esponenti politici, tecnici, persino attivisti climatici, chiedendo loro quale è o quali sono le primissime due tre priorità, le primissime azioni da mettere in campo, per fronteggiare la crisi ecologica e climatica, verrebbe fuori una rosa di risposte, oggi particolarmente gettonate, tra cui, certamente, la transizione rinnovabile, ma anche non mangiare carne, eliminare la plastica usa e getta, piantare miliardi di nuovi alberi, non tagliarli, ridurre il consumismo e gli sprechi, adottare comportamenti personali più sobri, puntare sull'educazione e la sensibilizzazione a comportamenti più ecologici, transitare ad un'economia ciclica a rifiuti zero, eliminare i viaggi aerei, far decrescere il sistema economico-produttivo, uscire dal sistema di mercato capitalista, instaurare meccanismi decisionali partecipativi (extinction rebellion), andare in bici anzichè in auto, proteggere la biodiversità, proteggere le barriere coralline e le foreste primarie, sviluppare l'energia nucleare.

    Tranne, a mio modesto parere, l'ultima, dico subito che tutte le altre sono ottimissime idee, che appoggio e quoto in pieno.

    Ma sono tutte strategie complementari, costole, diciamo: epperò la colonna vertebrale, ciò che connette, dà senso compiuto, fa stare in piedi, tutto il resto, è la transizione energetica rinnovabile.

    Essa è tra tutte queste strategie l'unica ad avere contemporaneamente ciascuna delle seguenti caratteristiche:

    . essere imprescindibile,

    . essere improcrastinabile,

    . essere decisiva, perlomeno per ... salvarci la buccia, di qui a fine secolo,

    . essere stabile e irreversibile, una volta portata a termine

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