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Crescere con amore: Una proposta educativa in chiave olistica
Crescere con amore: Una proposta educativa in chiave olistica
Crescere con amore: Una proposta educativa in chiave olistica
E-book164 pagine2 ore

Crescere con amore: Una proposta educativa in chiave olistica

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Info su questo ebook

L’educazione e la scuola stanno vivendo una profonda crisi e ci chiedono nuove proposte. Dall’integrazione di modelli antichi e nuovi nasce una visione dell’educazione che dilata i propri orizzonti, guarda all’infanzia e al mondo come a degli universi multisfaccettati, dinamici e interdipendenti. In una parola un’educazione olistica.
Nell’epoca del fare – dei metodi, dei programmi, delle istruzioni per l’uso – questo libro lancia a genitori e insegnanti un nuovo invito: a esserci.
Prefazione di Enrico Cheli.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2013
ISBN9788867730063
Crescere con amore: Una proposta educativa in chiave olistica

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    Anteprima del libro

    Crescere con amore - Antonella Coccagna

    terapia.

    CRESCERE CON AMORE

    Una proposta educativa

    in chiave olistica

    Antonella Coccagna

    Lorenzo Locatelli

    © Copyright 2013

    Edizioni Enea - SI.RI.E. srl

    I edizione maggio 2013

    I edizione digitale (ebook) giugno 2013

    ISBN (libro cartaceo) 978-88-6773-005-6

    ISBN (libro digitale) 978-88-6773-006-3

    Edizioni Enea

    Sede Legale - Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 Milano

    Sede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI)

    www.edizionienea.it - edizioni.enea@gmail.com

    Disegno in copertina e illustrazioni

    Federica Aragone

    Edizione digitale

    Eugenio De Angelis

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multimediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi.

    Indice

    Prefazione di Enrico Cheli

    Capitolo 1 – Società, educazione e cambiamento

    Capitolo 2 – Le basi dell’olismo

    Cambio di paradigma?

    Complessità, una questione di relazioni

    Evoluzione, ovvero i salti quantici della coscienza

    La triade corpo, anima e spirito

    L’ologramma, i frattali e l’isomorfismo: il tutto nell’uno

    La realtà: così è (se vi pare)

    La nostra conoscenza: separazione e unione

    Capitolo 3 – Riscoprire il valore dell’educare

    Educare: tirare fuori o condurre?

    La relazione e la relatività

    L’io, il tu e l’io-tu

    Ridiamo ai bambini la loro infanzia

    I bambini sono buoni?

    Diventiamo educatori consapevoli

    Capitolo 4 – Spunti per un’educazione olistica

    EDUCARE LE PARTI DEL BAMBINO

    Le intelligenze

    Consapevolezza, libertà e responsabilità

    Competenze e capacità

    La dimensione spirituale

    EDUCARE IL BAMBINO COME UN INTERO

    Esperienza

    Relazione

    Valori

    EDUCARE IL BAMBINO COME PARTE DI UN TUTTO

    EDUCARE IL BAMBINO IN DIVENIRE

    Capitolo 5 – L’educatore olistico

    Bibliografia

    Prefazione

    Parlare di educazione olistica in un paese come l’Italia, dove non si riesce a far funzionare nemmeno l’educazione tradizionale, potrebbe sembrare utopistico. In realtà un’iniezione di olismo è proprio quello che ci vorrebbe per rinnovare e vivificare la scuola, l’università e i metodi educativi finora adottati, basati su una concezione separativa dell’essere umano e del mondo che mal si concilia con le nuove esigenze dell’umanità.

    Contrariamente a quanto si crede, l’olismo non è un approccio di nicchia, che interessa solo poche persone, ma un nuovo modo di vedere la realtà condiviso da milioni di persone: forse non tutte usano la parola olismo per definirlo, molte forse non lo definiscono in alcun modo, ma sono davvero tante quelle che ne condividono i principi e le finalità. Si pensi ad esempio alla visione degli ambientalisti e dei pacifisti secondo cui ciò che avviene nelle diverse zone del pianeta – dalla deforestazione dell’Amazzonia allo scioglimento dei ghiacci polari, dalle guerre in Medio Oriente ai conflitti in Afghanistan – non è separato e isolato dal resto del pianeta ma può avere notevoli e gravi ripercussioni anche in luoghi fisicamente lontani e su livelli anche molto diversi da quello di partenza. Ebbene, tale visione è indubbiamente olistica, come è olistica quella sottostante al concetto di qualità della vita in quanto considera la felicità non come mero prodotto dell’avere economico ma come risultante dell’equilibrio globale tra i diversi bisogni dell’essere umano. È altresì olistica la visione delle medicine alternative, che considerano l’essere umano come sistema interdipendente, i cui organi non sono disgiunti gli uni dagli altri e la salute corporea non è separabile da quella mentale, emozionale, esistenziale e coscienziale (o spirituale).

    Ebbene, le persone che si rivolgono alle medicine alternative sono, solo in Italia, oltre dieci milioni, e quelle che condividono i valori della tutela dell’ambiente e della pace sono molto, molto più numerose. Pertanto considerare l’olismo e l’educazione olistica come temi di nicchia è sbagliato: essi sono anzi temi di vivida attualità, e libri come questo sono assolutamente necessari per aiutare le persone che già hanno, magari senza saperlo, un orientamento olistico, a comprenderne meglio lo spirito e i principi. Ciò è tanto più necessario in Italia, dove, a differenza che in altri Paesi occidentali, il termine olistico risente ancora di ignoranza, pregiudizi e disinformazione anche tra le persone colte. Vi è tuttavia una fetta consistente della popolazione che è ormai avvezza a tale termine e che anzi lo ricerca e lo apprezza: sono i cosiddetti creativi culturali, cioè i creatori attivi di una nuova cultura.

    Coniata negli anni novanta dal sociologo americano Paul Ray, questa etichetta descrive tutti coloro che manifestano un deciso atteggiamento critico nei confronti della cultura dominante – contrassegnata da materialismo, tecnocrazia, disumanizzazione, sviluppo economico illimitato, sfruttamento indiscriminato della natura, logica del profitto ad ogni costo, ecc. – e che ricercano e promuovono nuovi valori e nuove visioni del mondo volti a orientare in direzioni più sane, pacifiche ed ecosostenibili i rapporti con se stessi, con gli altri e con il Pianeta.

    Le prime ricerche svolte da Ray negli anni novanta indicavano che i creativi culturali erano tra il 23% e il 26% degli americani adulti, contraddicendo l’opinione diffusa tra i politici e gli studiosi che si trattasse solo di gruppuscoli minoritari. Analoghe ricerche svolte in Italia, Francia, Germania e Giappone tra il 2005 e il 2008 (e coordinate dal sottoscritto) mostrano che questo fenomeno non è confinato alla sola realtà statunitense, ma si estende anche ad altri paesi, rivelando uno scenario incoraggiante per tutti coloro che hanno a cuore l’evoluzione del genere umano e le sorti del pianeta. Illustrate nel libro di Enrico Cheli e Nitamo Federico Montecucco I creativi culturali. Persone nuove e nuove idee per un mondo migliore (2009), tali ricerche rivelano che gli individui sensibili ai suddetti valori oscillano tra il 60% e l’85% dell’intera popolazione adulta. Inoltre una parte consistente di essi mostra particolare coerenza e impegno, cercando di applicare tali valori nella propria vita quotidiana. Sono questi ultimi appunto che vengono definiti creativi culturali, la cui incidenza sulla intera popolazione adulta oscilla da un minimo del 30% (Giappone) fino a un massimo del 38% (Francia), con Italia e USA al 35%.

    Pur essendo costituita da individui e gruppi sociali diversificati, questa avanguardia culturale presenta alcuni aspetti comuni quali: sensibilità ecologica; attenzione alla pace e alla qualità delle relazioni interpersonali; interesse verso la crescita personale e/o spirituale; disinteresse per l’esibizione della posizione sociale; parità di diritti tra maschi e femmine; fiducia nella possibilità di una evoluzione positiva dell’individuo e della collettività. Inoltre, i creativi culturali hanno la tendenza a prendere le distanze dall’edonismo, dal materialismo, dal cinismo mentre danno molto peso ai valori dell’autenticità e dell’integrità. Per questa ragione, molti disdegnano la cultura del business, i media, il consumismo. Essi sono inoltre disincantati dall’idea di avere più cose, mentre mettono una grande enfasi nell’avere nuove e uniche esperienze e rappresentano il mercato centrale per le terapie e medicine alternative, i cibi naturali, la psicoterapia, i corsi e seminari di crescita personale, le nuove forme di spiritualità. Prediligono il consumo critico e si orientano all’acquisto e fruizione di prodotti culturali più che materiali: prodotti come questo libro, il cui pubblico di riferimento è senza dubbio costituito proprio dai creativi culturali.

    Dei molti ambiti cui può applicarsi la prospettiva olistica, Antonella Coccagna e Lorenzo Locatelli ne hanno scelto uno – l’educazione – che è forse tra i meno trattati ma allo stesso tempo tra i più cruciali. L’olismo è infatti un paradigma emergente – un modo nuovo e rivoluzionario di vedere la realtà – e come tale richiede, per essere compreso e applicato, il superamento dei rigidi confini posti dai modelli di pensiero finora dominanti. Nuovi modelli di pensiero possono scaturire (almeno su larga scala) solo da una nuova educazione ed è per questo che ho definito tale tema cruciale.

    Occorre a tal proposito considerare che la forma mentis della quasi totalità delle persone è stata finora imperniata sul paradigma meccanicistico-riduzionistico, quello sostenuto dalla scienza ufficiale sin dai suoi albori, nel seicento. Tale paradigma presenta però alcuni rilevanti limiti. In primo luogo esso tende a concettualizzare e rappresentare la realtà – esseri viventi inclusi – come un congegno meccanico, assumendo la meccanica, i suoi concetti e le sue leggi quale modello descrittivo ed esplicativo. In secondo luogo ritiene possibile ridurre ogni fenomeno complesso a fenomeni più semplici, spiegando il funzionamento dell’intero come mera somma delle parti: portato ai suoi limiti estremi, ritiene di poter ridurre il corpo umano a un insieme di processi bio-fisiologici, questi a processi chimici e spiegare infine questi ultimi con i processi fisici ad essi sottostanti. Tuttavia, mentre il funzionamento di una macchina può essere compreso smontandola e cercando il collegamento meccanico tra le diverse parti, non è possibile in questo stesso modo comprendere pienamente il funzionamento degli esseri viventi, né tanto meno ridare loro la vita a partire da singoli pezzi. Nel ventesimo secolo è emerso chiaramente in vari campi della scienza che tale procedimento non porta a un’effettiva comprensione dell’intero ma ne spiega solo alcuni aspetti, spesso neppure i principali. Ad esempio, in biologia si è visto che nel percorso evolutivo da organismi unicellulari a multicellulari e poi a organismi ancora più complessi emergono ad ogni passaggio proprietà qualitativamente nuove non presenti in nessuno degli organismi di livello inferiore né in alcun modo riducibili ad essi. In psicologia i teorici della Gestalt hanno rilevato come la percezione sensoriale di un qualsivoglia oggetto o fenomeno non sia riducibile alla somma delle sue parti costituenti ma metta in gioco sin dall’inizio uno schema percettivo correlato al tutto. Come osserva Fritjof Capra (1997): La grande sorpresa della scienza del ventesimo secolo consiste nel fatto che non è possibile comprendere i sistemi per mezzo dell’analisi. Le proprietà delle parti non sono proprietà intrinseche, ma possono essere comprese solo nel contesto dell’insieme più ampio. Ne consegue che è necessario un nuovo paradigma, capace di produrre non solo immagini settoriali e frammentarie ma anche una visione d’assieme di ogni realtà studiata – insomma una visione olistica.

    Tale visione è per ora assai poco considerata in campo educativo e difatti né a scuola né nelle università si insegna a studiare la realtà in modo olistico, a ricercare non solo le differenze ma anche le somiglianze tra i molteplici livelli e processi che la costituiscono, i punti di incontro e non solo quelli di scontro, le interconnessioni oltre alle separazioni. Quasi nessuno insegna agli studenti a prendersi cura dell’essere umano, della natura o della società nella loro totalità, prevalendo modelli teorici e strategie di intervento di tipo rigidamente settoriale. Inoltre, delle molte facoltà di cui si compone l’intelligenza umana – ben nove secondo lo psicologo americano Howard Gardner – l’istruzione occidentale ne privilegia solo due, l’intelligenza logico-matematica e l’intelligenza linguistica, trascurando tutte le altre. Oltre all’influenza dell’istruzione scolastica e universitaria si deve poi considerare che ogni individuo è nato e cresciuto in un ambiente sociale e culturale fondamentalmente gerarchico e patriarcale, pervaso da innumerevoli dualismi, strutture e concetti dicotomici, separazioni e antagonismi tra sessi, classi, razze, nazioni, religioni, ideologie, e, non ultima, da una visione dell’altro come potenziale nemico o schiavo da dominare e sfruttare.

    Non è un caso che in una civiltà basata da millenni su principi patriarcali come la stigmatizzazione delle differenze, la competizione per il potere, la legge del più forte e la guerra si sia affermata una scienza meccanicistica e riduzionistica. Parimenti, non è per caso che l’olismo sta emergendo nell’epoca attuale, contrassegnata dalla democrazia e da una nuova sensibilità

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