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La scomparsa di Novella Tammone: Un thriller sul dramma dei desaparecidos nell'Argentina della dittatura militare
La scomparsa di Novella Tammone: Un thriller sul dramma dei desaparecidos nell'Argentina della dittatura militare
La scomparsa di Novella Tammone: Un thriller sul dramma dei desaparecidos nell'Argentina della dittatura militare
E-book268 pagine3 ore

La scomparsa di Novella Tammone: Un thriller sul dramma dei desaparecidos nell'Argentina della dittatura militare

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Info su questo ebook

Argentina 1976-1983. L'obbiettivo del "Proceso de reorganización national" della giunta militare era quello di eliminare qualunque forma di protesta e dissidenza. La brutale repressione fu condotta da corpi speciali delle forze armate e della polizia federale con la violazione dei diritti umani, la detenzione in luoghi segreti, la tortura, gli omicidi, i voli della morte e le sparizioni. Il romanzo ripercorre quel periodo prendendo spunto dall'improvvisa scomparsa di una docente del liceo Respighi di Udine. Le indagini subito attivate dal locale commissariato con la collaborazione dell'ispettore Rocco Altieri, compagno della donna, inizialmente lasciano intendere un allontanamento volontario, ma lo scenario che va componendosi si fa sempre più complesso. Sembra infatti risalire al passato da emigranti in Argentina dei genitori della docente e intrecciarsi con la pagina di storia più nera e intrisa di sangue di quel Paese.Un thriller carico di suspense che appassiona e sorprende rendendo nel contempo omaggio alle vittime della sanguinaria dittatura militare argentina.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2023
ISBN9791220351102
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    Anteprima del libro

    La scomparsa di Novella Tammone - Salvatore Molinari

    Capitolo 1

    Novella Tammone non arrivò quel giorno al liceo Respighi. Nei corridoi del vecchio liceo classico di Udine regnava il silenzio delle prime ore di lezione, quando la soglia di attenzione è alta e i primi segni di stanchezza non hanno ancora fatto la loro comparsa.

    La campanella della terza ora si era già fatta sentire da quindici minuti quando la professoressa Accolti, la vicepreside, si accorse della porta spalancata dell’aula da cui proveniva un fastidioso vociare che disturbava le lezioni delle classi vicine. In III C, una classe di ventidue disciplinati allievi che raramente dava segni d’insofferenza, a quell’ora era prevista la lezione di inglese della professoressa Novella Tammone.

    La vicepreside, recatasi nell’aula verificò che la classe era scoperta. Pregando un collaboratore di sorvegliare gli studenti si diresse in segreteria didattica per sincerarsi che la professoressa avesse comunicato l’assenza di quel giorno, già pronta a redarguire duramente chi aveva ricevuto la telefonata senza poi avvertire in tempo per la predisposizione della supplenza. L’addetto di segreteria spiegò di non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito e subito dopo chiamarono la professoressa sul suo cellulare senza ricevere alcuna risposta.

    Durante la telefonata fatta in seguito presso l’abitazione della docente, il padre della professoressa Tammone spiegò che la figlia era regolarmente uscita di casa per recarsi al liceo e che probabilmente il traffico cittadino, intenso a quell’ora, stava causandone il ritardo. Usciva sempre un po’ prima per evitare il caos dell’ora di punta, ma di primo mattino era stata trattenuta per qualche minuto da una chiamata al suo cellulare, sarebbe sicuramente arrivata di lì a poco.

    La vicepreside evitò di dirgli che contattata poco prima sua figlia non aveva risposto.

    Vito e Carmela, i genitori di Novella, trascorsero la mattinata occupandosi delle solite e abitudinarie faccende, senza preoccuparsi più di tanto per la telefonata ricevuta dal liceo. Rientrarono intorno alle 12.00 dopo la solita passeggiata al mercatino rionale, in tempo per rispondere al telefono che avevano sentito squillare appena giunti sul pianerottolo. Era Rocco il fidanzato di Novella che salutò con il suo solito buonumore. Vito si rasserenò del tutto pensando per un attimo che era proprio come aveva immaginato, Novella era arrivata in ritardo al liceo e ora come tutti i giovedì si era fermata da Rocco per il pranzo.

    Ma quella serenità giunta così improvvisa svanì con altrettanta velocità quando Rocco chiese che fine avesse fatto Novella, la stava chiamando da un po’ senza ricevere alcuna risposta. Vito non riuscì a pronunciare più alcuna parola se non: «ma come…non è con te?».

    Quando gli disse della telefonata ricevuta in mattinata dal liceo, Rocco percepì subito tutta la preoccupazione che stava assalendo Vito e cercò di tranquillizzarlo:

    «sicuramente avrà avuto un contrattempo, vedrai che verrà direttamente a casa. L’aspetterò lì da voi, arrivo».

    Rocco Altieri era un ispettore di polizia e prestava servizio al commissariato di Udine. Nel tragitto da casa sua a quella di Novella non poté fare a meno di soffermarsi sullo strano comportamento che aveva notato in lei negli ultimi giorni. L’aveva spesso sorpresa immersa nei suoi pensieri, taciturna più del solito. Gli aveva confessato che stava avendo problemi al liceo con il suo dirigente per diversità di vedute su alcune questioni didattiche, ma nient’altro. Non aveva alcun motivo per non credergli per cui non stette più a pensarci.

    All’arrivo a casa di Novella trovò Vito ad aspettarlo sul pianerottolo. Nell’immediato non gli sembrò eccessivamente preoccupato, ma quando lo salutò la sua voce tradì tutta la tensione e l’ansia che lo attanagliavano. Carmela era in cucina. Stava preparando il caffè. La salutò e lei lo abbracciò forte.

    «Rocco, perché Novella non torna, cosa le è successo?».

    Rocco le tenne strette le mani tra le sue.

    «Sta’ tranquilla, vedrai che tornerà», ma anche lui iniziava a percepire una sottile apprensione, un remoto campanello d’allarme che cercò subito di allontanare.

    Novella non aveva mai tardato tanto e in qualsiasi caso avrebbe avvertito. Avevano già tentato più volte di chiamarla ma non aveva risposto al suo cellulare il quale risultava libero e raggiungibile, poteva averlo dimenticato da qualche parte; in quel momento era l’ipotesi che tutti speravano fosse vera convincendosi che da un momento all’altro sarebbe arrivata.

    Bevvero il caffè in cucina.

    Dopo qualche minuto di attesa Rocco spiegò che intendeva fare un giro per la città passando dai posti che frequentavano di solito con i loro amici più stretti, forse l’auto di Novella aveva avuto problemi e lei si era incamminata a piedi lasciando il cellulare al suo interno. Si lasciarono poco dopo con la promessa di tenersi costantemente in contatto.

    Il primo posto dove fece tappa fu un bar nei pressi della stazione ferroviaria, quando i loro orari d’inizio lavoro coincidevano consumavano lì la prima colazione.

    Il proprietario Riccardo e sua moglie Romilda lo gestivano da anni. Romilda accolse Rocco con un sorriso.

    Non c’erano molti clienti e si sedettero insieme a un tavolo. Rocco spiegò quello che stava succedendo in quelle ore ma Riccardo e Romilda in mattinata non avevano visto Novella. Si congedò da loro poco dopo, sentì altri amici al cellulare ma nessuno l’aveva vista. Iniziò un lungo giro per la città passando dai luoghi che normalmente frequentavano sperando di vedere la sua utilitaria parcheggiata da qualche parte, una Panda di colore nero.

    Rocco era in giro da più di tre ore e alle cinque del pomeriggio non aveva ancora nessun indizio che suggerisse che fine avesse fatto Novella. Squillò il cellulare, era Vito. Con voce carica di tensione gli chiese:

    «Rocco, novità?».

    «Ancora niente. Lì da voi?».

    «Sì. Abbiamo ricevuto poco fa un’altra chiamata dal liceo. Era di nuovo la vicepreside che chiedeva se Novella fosse tornata a casa a piedi. La sua Panda è parcheggiata nei pressi dei giardinetti alle spalle dell’istituto».

    Non aspettò di chiudere la chiamata. Poggiò il cellulare sul sedile passeggero mentre Vito era ancora in linea e rischiando un tamponamento per la frenata improvvisa imboccò un senso vietato per fare prima. Era a diversi isolati di distanza dai giardinetti.

    Quando giunse sul posto, Vito, Carmela e Ottavio, il fratello maggiore di Novella erano arrivati da poco. La Panda era parcheggiata perfettamente senza alcun segno evidente d’incidenti. Le portiere erano chiuse.

    Rocco avrebbe voluto forzare una delle portiere, ma si fermò, era un poliziotto e sapeva bene che così facendo poteva compromettere eventuali interventi successivi della scientifica se malauguratamente ce ne fosse stato bisogno.

    Volle provare a chiamare ancora il cellulare di Novella per verificare che non fosse all’interno dell’auto. Il telefono squillava, era libero ma non nell’auto, a meno che non fosse stato silenziato. Anche le precedenti chiamate di Vito l’avevano sempre trovato libero. Novella rispondeva sempre se era uno di loro a chiamare.

    Rocco girava intorno all’auto con la speranza di notare qualcosa e fu poco dopo che si accorse della presenza di una videocamera di sorveglianza alle spalle della Panda montata su di un palo dell’illuminazione pubblica. Non si notava facilmente per la presenza di un grosso albero che copriva in parte il palo sul quale era fissata ma riprendeva sicuramente chiunque che da quel marciapiede entrava o usciva dal giardinetto pubblico. Appena sotto notarono la targhetta identificativa: quella videocamera faceva parte del circuito cittadino gestito dalla polizia municipale.

    Rocco non ci pensò due volte a chiamare il suo amico Andrea Rovazio, un vigile urbano in servizio a Udine che rispose subito e ascoltò ciò che Rocco gli chiedeva. Senza nessuna esitazione gli disse di raggiungerlo al comando della polizia municipale, in quel momento era in servizio. Rocco pregò Vito, Carmela e Ottavio di tornare a casa, si sarebbe fatto sentire dopo l’incontro con Andrea.

    Andrea Rovazio lo stava aspettando fuori dal portone principale e subito gli fece notare che visionare le riprese di quella videocamera di sorveglianza richiedeva permessi che lui non aveva. Poi, pensando a come fare si avviò verso l’interno con Rocco. La riflessione di Andrea durò una manciata di secondi:

    «Senti, stasera non c’è molta gente in servizio, si potrebbe anche tentare…se il collega addetto ai monitor non pianta storie. Dopotutto sei un ispettore del commissariato…proviamoci».

    Salirono al secondo piano e si diressero verso la stanza Controllo monitor Urbani. Andrea spiegò in breve la situazione al collega di turno il quale, dopo qualche iniziale e legittima titubanza si mise a loro disposizione.

    Individuarono subito il file relativo alla zona e all’ora a cui Rocco era interessato e dopo qualche minuto le immagini iniziarono a scorrere. L’orario segnato riportava le 8.10. Non fu difficile per Rocco stabilire che se Novella aveva lezione alle 11.00, era sicuramente arrivata ai giardinetti intorno a quell’ora. Alle 8.10 la Panda non era ancora parcheggiata e andarono avanti con i fotogrammi. Poi finalmente la videro.

    La Panda entrò nel raggio d’azione della videocamera mentre veniva parcheggiata. Novella era scesa da sola, si era guardata intorno come a volersi sincerare della presenza di qualcuno e poi diretta a passo deciso verso l’ingresso dei giardinetti. L’orario sul monitor segnava le 10.30. Poi videro Novella fermarsi all’ingresso e rispondere al cellulare ma solo per qualche secondo. Rimesso il telefono in tasca era subito entrata nei giardinetti. Da lì in poi quella videocamera non poteva più inquadrarla. Rocco stava per chiedere di visionare anche i filmati delle videocamere montate all’interno dei giardinetti ma il vigile addetto lo precedette.

    «Tutto qui… Mi dispiace, non posso mostrarvi altro. Le due videocamere presenti all’interno e un’altra sull’uscita secondaria sono state divelte e asportate da qualche giorno. Siamo in attesa di sostituirle».

    Visionarono anche i video di qualche giorno prima ma non notarono niente di sospetto. E Rocco fu assalito da una bruttissima sensazione, come se le cose stessero per mettersi male. Ebbe in quell’istante l’impressione che gli alberi del giardino avessero inghiottito Novella senza più restituirla. Erano passate le 19.00 e Novella non rispondeva al suo cellulare da circa nove ore. Richiamò di nuovo. Ora non era più raggiungibile.

    Consigliatosi con Andrea decise che doveva al più presto informare il suo commissariato. Era assolutamente necessario sporgere denuncia, subito.

    Le TV private della città davano la notizia della scomparsa dai primi notiziari mattutini. Rocco, dopo aver sporto denuncia al suo commissariato aveva continuato a vagare per tutta la notte e il giorno successivo nei dintorni della città, nel centro storico, ispezionando casolari abbandonati, chiedendo a frequentatori di stazioni e di locali di tutti i tipi, posti che mai Novella avrebbe frequentato. Tornò a casa all’alba stanco e deluso e senza avere la più pallida idea di cosa le fosse successo.

    Tutto era fermo al filmato della Panda, da lì in poi Novella era stata avvolta nell’ombra dal viale dei giardinetti dietro il liceo.

    Si distese sul letto vestito com’era avvilito e sconfortato, e cedendo alla stanchezza sprofondò in un sonno profondo. Alle dieci fu svegliato contemporaneamente dagli squilli del telefono fisso e da quelli del cellulare. Decise di rispondere prima al fisso. Al cellulare era Vito che chiamava, lo avrebbe richiamato subito dopo.

    All’altro capo riconobbe la voce del commissario capo Baldini. Gli comunicò di essere in attesa dei tabulati richiesti al gestore della scheda sim di Novella i quali con buone probabilità sarebbero arrivati sulla sua scrivania in serata. Poiché il suo cellulare era stato raggiungibile fino al tardo pomeriggio del giorno della scomparsa, dai tabulati avrebbero avuto maggiori e più precise indicazioni circa il tragitto fatto da Novella, le celle del gestore l’avevano sicuramente agganciato ogni volta che era stato chiamato. In serata Rocco voleva esserci. Chiamò poi Vito, che con sua moglie aveva passato la notte a casa di Ottavio. Erano disperati, dopo quasi due giorni dalla scomparsa della figlia il loro stato d’ansia misto a disperazione diventava preoccupante.

    Rocco cercò in tutti i modi di confortarli e mostrarsi più tranquillo ma era difficile anche per lui apparire speranzoso. Promise che sarebbe stato con loro per cena a casa di Ottavio.

    Capitolo 2

    Rocco si spogliò e s’infilò sotto la doccia, l’acqua caldissima riuscì a distenderlo e per un po’ allentare l’ansia e le inquietudini di quei giorni.

    Uscì di casa con molto anticipo per l’appuntamento con il commissario capo Baldini, si sentiva più rilassato e si accorse di controllare abbastanza bene la tensione accumulata, aveva promesso a Vito che li avrebbe raggiunti e voleva apparire il più tranquillo possibile, in quel momento avevano bisogno di qualcuno che desse la sensazione di sapere cosa fare.

    Quel qualcuno non poteva che essere lui.

    Il commissariato era poco distante dalla sua abitazione, decise di fare prima due passi. Raggiunse il piccolo bar nei pressi della stazione e ordinò un caffè.

    Riccardo e Romilda si guardarono bene dal chiedere notizie. Si lamentarono per la situazione difficile che si creava soprattutto la sera nella piazzetta di fronte. Da qualche tempo girava gente strana che spesso veniva alle mani e per questo la maggior parte dei clienti abituali andava via dopo una certa ora costringendoli a chiudere in anticipo. Quando Rocco salutò per andare via Romilda non resistette.

    «Ci sono notizie?».

    «Macché, non sappiamo ancora niente».

    Avviandosi a passo deciso verso il commissariato uscì dal bar che mancavano pochi minuti all’incontro con Baldini e poco dopo era già sul posto.

    L’agente di guardia lo salutò senza chiedergli nulla. Poco dopo entrò nell’ufficio del commissario capo Baldini che lo aspettava con i tabulati già pronti sulla scrivania. Rocco aveva collaborato con Baldini in diverse indagini, si conoscevano bene e nutrivano l’uno per l’altro una grande stima. Baldini restò seduto e lo pregò di accomodarsi.

    «Altieri…abbiamo qualcosa. Non so quanto possa servirci ma sicuramente è una traccia sulla quale lavorare».

    Esaminarono insieme i tabulati, seguivano con precisione le celle del gestore agganciando il cellulare di Novella fino a quando era rimasto acceso e raggiungibile.

    Iniziarono a controllare gli agganci dal momento in cui Novella era uscita di casa la mattina della scomparsa.

    Risultavano due chiamate ricevute prima che Novella arrivasse ai giardinetti, entrambe facilmente identificabili perché partite da una cabina telefonica situata accanto all’ingresso di un piccolo hotel del centro città.

    Entrambe le chiamate erano segnalate con precisione, la prima ricevuta quando Novella era ancora a casa, nella seconda la cella agganciata era quella che copriva nel suo raggio d’azione l’ingresso del giardinetto ed il numero era lo stesso che aveva chiamato poco prima dalla medesima cabina.

    Il tabulato riportava altri agganci a celle che probabilmente si trovavano sul percorso fatto poi da Novella.

    Gli orari corrispondevano con le chiamate fatte dal cellulare di Rocco e di Vito, l’ultima alle 18.30 di due giorni prima. Rocco controllò il proprio cellulare verificando che la chiamata delle 18.30 era una di quelle fatte da lui, ricordava bene di aver chiamato di nuovo Novella poco prima di entrare nella sede della polizia municipale e che era ancora raggiungibile.

    Da quell’ora in poi il cellulare di Novella era segnalato come spento o non raggiungibile.

    Il commissario capo Baldini informò Rocco che l’ultimo aggancio era di una cella dislocata in una zona artigianale in periferia distante circa 15 chilometri dal centro città. Poi consigliò a Rocco di starsene tranquillo per quella sera, il giorno dopo avrebbero avuto parecchio da fare per controllare sia la zona fuori città individuata dalla cella, sia i dintorni della cabina telefonica sperando che dal vicino hotel avessero notato qualcosa.

    Rocco annuì ma già pensava ad altro. Salutato Baldini tornò alla sua auto e raggiunse l’abitazione di Ottavio.

    Quando arrivò era già tutto pronto per la cena, nessuno ebbe il coraggio di chiedergli qualcosa. Il risotto preparato da Silvia la moglie di Ottavio era ottimo e Rocco dopo averlo appena assaggiato ruppe il silenzio che regnava da diversi minuti.

    «Ho qualche buona notizia».

    Tutti si fermarono aspettando che continuasse.

    «Con il commissario capo Baldini abbiamo visionato i tabulati del cellulare di Novella e sappiamo con buona approssimazione dove si è diretta quando è uscita dai giardinetti. È una zona artigianale a meno di 15 chilometri fuori città. Abbiamo controllato sulle nostre carte, nei dintorni ci sono soprattutto aziende di lavorazione e trasformazione di legname».

    La zona individuata era dalle parti di Cividale, appena fuori dalla statale che portava al vicino confine di stato con la Slovenia. Nell’area individuata c’era anche l’azienda di legname dove lavorava Ottavio, la stessa per la quale in passato aveva lavorato suo padre Vito.

    «E poi ci sono altre circostanze da chiarire. Quella mattina Novella ha ricevuto chiamate da numeri telefonici che abbiamo individuato ma per ora non so dirvi altro. Domani ne sapremo di più…lo spero quanto voi».

    Subito dopo ripiombarono nelle paure che angosciavano tutti e quattro da qualche giorno.

    Finirono di cenare continuando a formulare ipotesi sulle ragioni per cui Novella si trovasse proprio in quella zona e su come avesse raggiunto quel posto convenendo sul fatto che doveva necessariamente aver preso un mezzo pubblico, un taxi…o portata da qualcuno, essendo la sua auto ferma ai giardinetti.

    Alla fine in tutti si ripresentò un solo interrogativo: ora dov’era? Perché da giorni era irreperibile? Cosa le era successo? E soprattutto…Era viva?

    Nessuno ebbe il coraggio di manifestare apertamente i propri timori e terminarono la cena senza quasi più parlare. Ottavio usci sul terrazzino seguito da Rocco e mentre si accendeva una sigaretta gli chiese: «Verresti con me a fare un giro in quella zona? Ci vado tutti i giorni, c’è l’azienda per cui lavoro. Andiamoci ora».

    Rocco esitò, aveva promesso a Baldini di non fare niente di sua iniziativa, non voleva contravvenire all’ordine ricevuto dal suo capo ma l’indecisione durò giusto il tempo di un attimo.

    Un quarto d’ora dopo erano già in macchina con Ottavio alla guida. Iniziò a piovere e anche il freddo a quell’ora si faceva più pungente.

    L’auto procedette sicura lungo la tangenziale per poi svoltare e prendere la statale per Cividale, Ottavio conosceva benissimo tutta la zona. Andarono avanti per una decina di chilometri fino a svoltare quando un cartello stradale indicò la zona artigianale dove si trovava l’azienda per cui lavorava Ottavio. Sapevano entrambi che sarebbe stato difficile trovare qualche traccia, la cella segnalava una zona abbastanza estesa. Oltretutto non potevano sapere cosa fosse successo dopo che il cellulare era diventato irraggiungibile, c’era la possibilità che Novella si fosse spostata in tutt’altra zona. Ma per loro quella sera era importante muoversi, sentire che stavano facendo qualcosa.

    Passarono prima dalle parti dell’azienda dove lavorava Ottavio girandole più volte attorno. La zona era scarsamente illuminata e non si vedeva nessuno in giro, tranne i profili dei guardiani addetti al controllo notturno della fabbrica chiusi nella loro guardiola. Qualche faro illuminava i capannoni e gli enormi tronchi sovrapposti che creavano sui lati ombre tali da far apparire il luogo più

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