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Cenere alla cenere
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E-book116 pagine1 ora

Cenere alla cenere

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Info su questo ebook

"Tenete le mani sui pantaloni perché Nicholson ha intenzione di farvela fare sotto." – J.A. Konrath/Jack Kilborn autore di Origin and Endurance


CENERE ALLA CENERE

Una raccolta di sei storie soprannaturali dall'autore di e-book, Scott Nicholson, comprendente "Il raduno", "Tre dollari per un cadavere" e "La scala a chiocciola".

Dall'autore di LA CHIESA ROSSA, PRESENZE, LIQUID FEAR, DISINTEGRATION, IL TAMBURINO e dalla raccolta FLOWERS, CURTAINS, e THE FIRST, questi racconti visitano isole infestate, famiglie con disagi, e passati dimenticati mentre Nicholson propina gelo, fremiti, storie di fantasmi e fantasie paranormali. Tratti dalle raccolte pubblicate sulle pagine di Cemetery Dance Magazine, The Book of Dark Wisdom, Black Static e altri.

Prefazione esclusiva di Jonathan Maberry, autore di THE DRAGON FACTORY e GHOST ROAD BLUES. La postfazione esplora le origini dei racconti. 

LinguaItaliano
Data di uscita12 giu 2018
ISBN9781386122449
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    Anteprima del libro

    Cenere alla cenere - Scott Nicholson

    SOMMARIO

    Introduzione: l’orrore più grande di Jonathan Maberry

    Il raduno

    Stregata

    Il battesimo

    La scala a chiocciola

    Bisogna vedere per apprezzare

    Tre dollari per un cadavere

    Gli autori

    Altri libri

    L’orrore più grande

    di Jonathan Maberry

    La parola horror incute paura.

    Specialmente a coloro che lavorano nel settore.

    Per i lettori costituisce una parola sensazionale – ricca di cupe promesse e piaceri malvagi. Secondo l’opinione corrente della maggior parte degli editori e librai, la parola horror ha un connotato negativo. I libri horror non si vendono. L’avrete sentito spesso. L’horror è solo sfruttamento e spargimento di sangue. Avrete sentito anche questo.

    Spesso è vero. Eccezion fatta per quando non lo è.

    Questo è il punto. Una volta la parola horror era un termine simpatico per indicare un vasto genere di racconti spettrali che andavano dalle classiche storie di fantasmi, ai vampiri e a tutte quelle creature in cui s’imbatte la nostra immaginazione di notte. I racconti horror non dovevano essere soprannaturali; Edgar Allan Poe lo dimostrò con i suoi gialli psicologici che s’infiltravano come uncini scavando nelle nostre paure più segrete e nella paranoia. L’horror poteva sovrapporsi ad altri generi di fiction a carattere più scientifico (non vorrete dirmi che Alien non era una trovata horror, vero?), o ipotetico (il racconto Io sono leggenda di Richard Matheson del 1954, ha colmato brillantemente il divario tra il cosa sarebbe se? e che diavolo è questo!), al mistero (Robert Bloch ha fatto centro con Psycho), al genere fantasy (i miti di Cthulhu di Lovecraft) al romanzo popolare (Alexandre Dumas ha trasportato i lupi mannari nelle fiction dell’era moderna con il suo Il signore dei lupi), alla commedia (iniziando da Il cervello di Frankenstein, proseguendo con Frankenstein Junior e filando dritti fino a L’alba dei morti dementi) e persino a pubblicazioni a carattere divulgativo (L’alba della notte e Il giorno degli zombie).

    L’horror è stato la struttura sulla quale si sono retti secoli di grande narrativa. Anzi millenni, se si calcolano i miti antichi dei draghi, dei Ciclopi, di coloro che sono tornati dalla morte, dei demoni divoratori di cadaveri, delle mummie, e altre bestie che risalgono all’Epopea di Gilgamesh – il più antico testo scritto arrivato fino a noi, che è pieno di mostri.

    Quindi perché considerarla una pessima espressione?

    La risposta più immediata è che lo sia per questioni di marketing. Nel 1978 la pellicola di culto Halloween spopola come uno tsunami sanguinolento. Angoscioso, inquietante, raccapricciante, orripilante, Halloween era tutto ciò che un buon horror doveva essere. Ed era un film horror. Michael Myers era la personificazione immortale del demonio. Ottimo lavoro, John Carpenter. Se non ci fossero stati dei sequel e la gente non avesse preso in considerazione un aspetto incidentale della pellicola costruendoci sopra un intero genere, la parola horror sarebbe rimasta solo un‘espressione relegata al mondo editoriale. Ma a Hollywood, un sacco di persone che non erano, e mai sarebbero state appassionate di horror, e nemmeno lettori del genere, focalizzarono la loro attenzione sul grande coltello omicida che Michael Myers aveva con sé, e sull’espediente della trama che prevedeva che uccidesse la gente nei modi più fantasiosi. L’arma e il metodo non erano il nocciolo della storia. La natura travolgente del diavolo e la lotta tra la minaccia incombente e il naturale impulso alla sopravvivenza sono la vera essenza del film. Questi sono gli elementi retorici del genere horror. Ma Hollywood non può essere accusata di  essere avida di espedienti per ciò che concerne temi e struttura; da quel momento nacque l’horror violento.

    La maggior parte delle pellicole horror – e di quelle che naturalmente ne seguirono, i racconti violenti, non erano, come dicevo, frutto di scrittori horror. Sono fesserie preconfezionate il cui scopo è di stuzzicare con carne giovane e fresca e poi indulgere in violenza gratuita che non ha valore tematico né eleganza artistica. Sono come caramelle per la mente, cibo dal valore nutrizionale insignificante. I film horror si scontrarono con un altro sotto genere horror, i film sugli assassini seriali. Esistono racconti molto ben scritti e confezionati e altrettanti film sugli assassini seriali. Psycho di Bloch, Il delitto della terza luna e Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, Off Season di Jack Ketchum sono esempi cartacei del sotto genere; la versione cinematografica della maggior parte di questi è orripilante, e ne esistono di nuovi raccapriccianti come Henry, pioggia di sangue. Ma il genere ha dato vita a figli naturali come L’ultima casa a sinistra e Non aprite quella porta e malgrado l’enorme seguito di fan nessuno di questi era un film horror. Non aprite quella porta è probabilmente il più discutibile dei due poiché ci sono dei veri momenti di tensione, ma è stato guastato da sequel e rifacimenti che sono così apertamente sfruttati che molti spettatori si sono allontanati dal genere con disgusto.

    Alla fine degli anni ’90 e all’inizio del nuovo secolo, abbiamo assistito alla nascita di un altro genere che ha inficiato la parola horror: il porno sadico. Film come Hostel, Saw e le loro molte imitazioni sono uno shock per il cinema. Sono sicuramente allarmanti, ma la visione fa chiedere ai veri appassionati di horror cosa ci trovi il pubblico di così attraente. I film sono sessisti e misogini all’estremo. Le torture paiono essere il nucleo centrale del film piuttosto che un elemento di una trama più grande e più autenticamente terrorizzante. La tecnica pare più scioccare che creare  suspense.

    Il buon horror è costruito sulla suspense. Lo shock ha i suoi momenti, ma non è, e non dovrebbe mai essere, la caratteristica determinante del genere.

    Questa è la linea di demarcazione. I film violenti, di assassini seriali e torture sono stati tutti etichettati come horror. Andate da Blockbuster e cercate Netflix...ecco che fine hanno fatto.

    Il pubblico esigente, coloro che amano la suspense, e le sottigliezze delle vere storie horror, provarono repulsione e si staccarono da tutto ciò che era horror perché il pubblico moderno dell’horror metteva sullo stesso piano grafica e violenza esplicita e senza sosta.

    L’horror tornò agli esordi. Non aiuta il fatto che molti dei più popolari autori di racconti horror, gente come Stephen King, Dean Koontz, Robert McCammon, Peter Straub, non si considerino autori horror. Preferiscono essere conosciuti come autori di suspense o thriller o altri aggettivi più vendibili.

    Non posso biasimarli. I miei stessi romanzi horror, la trilogia di Pine Deep (Ghost Road Blues, Dead Man’s Song e Bad Moon Rising) furono pubblicati come thriller soprannaturali. Una delle mie migliori amiche, L.A. Banks vede pubblicati i suoi racconti di vampiri e lupi mannari come romanzi paranormali. L’elenco può proseguire.

    Quindi, l’horror è morto?

    No.

    Il libro che avete tra le mani ne è la prova.

    Alcuni scrittori hanno cercato di resistere alla guerra di propaganda montata contro l’horror. Scott Nicholson è stato in prima linea tra questi scrittori per anni. Scrive romanzi horror. Scrive racconti horror. Scrive di horror. Non fa errori.

    Di certo Scott riesce a tessere un thriller o un mistery utilizzando il meglio del genere. È un autentico scrittore, e come tutti i bravi scrittori è in grado di scrivere,  qualunque sia il genere che sceglie. Ma ciò che contraddistingue l’horror di Scott, o forse, lo eleva al di sopra della mischia, è che si tratta di horror. È acuto, stratificato, grezzo, ricco di suspense e dannatamente spaventoso. Ci sono elementi di shock, certo, ma non ne troverete uno di bassa lega nell’intera raccolta. C’è anche del sangue, Scott non ha paura di sporcarsi le mani quando è il momento di avere a che fare con la violenza. Ma sceglie con cura questi elementi da una vasta gamma di metodi particolari. Come tutti i veri scrittori horror, Scott è un artigiano che sa come costruire una storia su personaggi e sfumature di trama, e poi li mette a punto e li stravolge

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