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Funesti Presagi
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E-book173 pagine2 ore

Funesti Presagi

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Info su questo ebook

Nove racconti, nove autori provenienti da diversi paesi, per ciascuno dei quali il mondo finisce in un modo diverso. Una piccola raccolta che porta alle estreme conseguenze le nostre paure sul destino del pianeta, aiutandoci ad esorcizzarle.
di Funda Özlem Şeran, Joanne Carlton, Dimitra Nikolaidou, Seran Demiral, Colin O’Sullivan, Kostas Charitos, Lara Reims, Chiara De Giorgi, Claudio Strauss
A cura di Ünver Alibey
Traduzione di Maria Grazia Beltrami)
La descrizione della scomparsa della civiltà così come la conosciamo per mezzo di un evento apocalittico, i fatti che precedono e/o seguono questo evento, i fenomeni che lo causano – dal cambiamento climatico all’invasione aliena passando per gli zombie – e i possibili sviluppi futuri sono tra gli argomenti più cari agli scrittori di narrativa speculativa, quella, cioè, che viene comunemente chiamata fantascienza.
Per questa antologia Ünver Alibey, scrittore turco-cipriota di fantascienza, ha selezionato nove ottimi esempi di questo tipo di narrativa, provenienti da diversi paesi.
“Il calore dell’hammam”, di Funda Özlem Şeran (Turchia), racconta di una civiltà di scarafaggi mutanti che domina la terra dopo un’apocalisse nucleare.
“Il giorno dell’uscita”, di Joanne Carlton (Belgio) parla di un mondo che cerca di risanarsi dopo un disastro climatico.
“Il passaggio alla fine del mondo”, di Dimitra Nikolaidou (Grecia) ci porta nel bel mezzo delle guerre climatiche.
“La tempesta”, di Seran Demiral, (Turchia), parla di una misteriosa tempesta che sparge il polline di alcuni strani alberi, cosa che distrugge l’umanità.
“Insurrezione in corso”, di Colin O’Sullivan, (Irlanda), narra di un’apocalisse provocata da armi chimiche, seguita da un regime autocratico che porta il popolo al limite della fame.
“Lo spaventapasseri”, di Kostas Charitos (Grecia) è ambientatoe in un mondo arido e caldo in modo infernale a causa di una crisi climatica.
“Ci vediamo dall’altra parte”, di Lara Reims (Paesi Bassi), disegna un’apocalisse provocata da un’intelligenza artificiale che si impadronisce del mondo.
“Il Saltatempo”, di Chiara De Giorgi (Italia), narra dei disastri provocati dagli esperimenti temporali.
“Will Faraway”, di Claudio Strauss (Italia), presenta un’apocalisse urbana e morale in un ambiente ormai devastato.
LinguaItaliano
Data di uscita25 set 2022
ISBN9788833286921
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    Anteprima del libro

    Funesti Presagi - Funda Özlem Şeran

    Gli autori

    Funda Özlem Şeran

    Joanne Carlton

    Dimitra Nikolaidou

    Seran Demiral

    Colin O’Sullivan

    Kostas Charitos

    Lara Reims

    Chiara De Giorgi

    Claudio Strauss

    Prefazione

    Apocalisse e dintorni

    Dobbiamo molto a Mary Shelley. Si ritiene che la moderna letteratura fantascientifica sia iniziata con il romanzo Frankenstein o Il moderno Prometeo che lei scrisse nel 1818. Inoltre, si crede che la letteratura fantascientifica apocalittica – uno dei sottogeneri della fantascienza – sia nata con un’opera scritta nel 1826 dalla stessa autrice, L’ultimo uomo. Il romanzo si svolge alla fine del XXI secolo, quando una pestilenza colpisce il genere umano e lo porta all’estinzione.

    Nei romanzi e nei racconti che si ispirano a un evento apocalittico, o ai giorni che seguono questo evento, la civiltà della Terra – o del pianeta in cui la storia è ambientata – sta per crollare o è già crollata. Il motivo può essere il cambiamento climatico, una meteora, una guerra nucleare, una pandemia – argomento ormai familiare – o, se si lavora un po’ di più di immaginazione, zombi, intelligenza artificiale, esperimenti tecnologici o un’invasione aliena.

    Nei romanzi e nei racconti apocalittici il tempo della narrazione a volte precede gli eventi che portano alla fine del genere umano e del pianeta. Si può così leggere della lotta di coloro che cercano di evitare questa fine. Generalmente non riescono a fermare l’infernale tragedia apocalittica, anche se ci sono rari esempi ottimistici in cui hanno successo.

    Nei casi che incontriamo più spesso, la storia si svolge dopo l’evento apocalittico. Il tempo narrativo può essere collocato subito dopo la fine del mondo (storie che riflettono gli stati emotivi dei personaggi e descrivono la loro lotta per sopravvivere), o in un momento molto successivo (queste storie sono abbastanza popolari). Queste ultime narrazioni ci mostrano un futuro che rifiuta la tecnologia o in cui i dispositivi tecnologici sono disponibili solo per le élite, che per mezzo di essi detengono il potere.

    I romanzi e i racconti

    Dopo il romanzo di Mary Shelley, che ci parla di una pandemia che porta quasi alla fine della vita umana, anche un romanzo di Jack London del 1912 dovrebbe essere considerato un pioniere del genere. La peste scarlatta è stato riscoperto quando qualcuno ha fatto notare che gli eventi narrati nel libro non sono così diversi da quelli che abbiamo sperimentato nel corso della pandemia di COVID del 2020. Un altro romanzo su una pandemia è Earth Abides (1949) di George R. Stewart, un autore dell’epoca d’oro della fantascienza. Si tratta dell’opera più influente, che ha ispirato gli autori del genere. In un mondo in cui una pandemia ha decimato la popolazione e la tecnologia è scomparsa, i sopravvissuti cercano di ricostruire la civiltà.

    È facile dedurre che il tema più popolare tra gli autori di testi apocalittici e post apocalittici sono i virus capaci di distruggere l’umanità (e il piacere del lettore raddoppia se sono stati creati in laboratorio e diffusi per sbaglio). Empty World (1977) di John Christopher, L’ombra dello scorpione (The Stand) (1978) di Stephen King (romanzo che deve molto a Earth Abides), Plague (1977) di Graham Masterton, Kalki (1978) di Gore Vidal. Pandemie. E la gente corre per salvarsi la vita…

    Nonostante la trama di Il morbo bianco (1982) di Frank Herbert si basi su un virus, come negli esempi precedenti, il romanzo si differenzia da questi con un colpo di scena. Un biologo molecolare in cerca di vendetta dopo che sua moglie è stata uccisa in un attentato dell’IRA crea una malattia che uccide solo le donne. (Questo sì che è un colpo di genio.)

    Altri romanzi importanti che hanno a che fare con virus ed eventi apocalittici sono Emergence (1984) di David R. Palmer, Cecità (1995) di José Saramago, un romanzo pluripremiato con un seguito1, e L’ultimo degli uomini, di Margaret Atwood.

    Il romanzo che mi ha introdotto a questo sottogenere è Io sono leggenda (1954) di Richard Matheson. Parla di un virus che ha sterminato gli umani, trasformati in creature che assomigliano un po’ a zombie un po’ a vampiri, e della lotta dell’ultimo umano, Robert Naville, per sopravvivere. Dal romanzo sono stati finora tratti tre diversi film: L’ultimo uomo della terra (1964), Occhi bianchi sul pianeta (1971) e Io sono leggenda (2007). (Occhi bianchi sul pianeta è il mio preferito nonostante il fatto che L’ultimo uomo della terra sia più vicino al romanzo).

    Se invece prendiamo in considerazione i più recenti esempi di romanzi apocalittici e postapocalittici, spicca una trilogia che mette in guardia sui pericoli dei virus nano-tecnologicamente potenziati. Si tratta di Plague Year (2007), Plague War (2008) e Plague Zone (2009) di Jeff Carlson. Anche World War Z. La guerra mondiale degli zombi (2006) di Max Brook ha avuto molto successo, e la trilogia Maze Runner (2009-11) di James Dashner è molto popolare tra i lettori.

    E nella raccolta che tenete tra le mani…

    … leggerete nove diversi scenari apocalittici provenienti da diversi paesi. Dal momento che di storie basate su virus e pandemie ce ne sono a bizzeffe, abbiamo voluto presentarvi altri tipi di apocalisse.

    La nostra prima storia viene dalla Turchia e l’apocalisse è causata da bombe nucleari e mutazioni (non da una crisi finanziaria, questa volta). In Il calore dell’hammam, Funda Özlem Şeran ci aiuta a confonderci con gli scarafaggi.

    Nel secondo racconto, Il giorno dell’uscita, l’autrice belga Joanne Carlton ci racconta di come le persone affrontano il nuovo ordine mondiale dopo un disastro climatico.

    La terza storia viene dalla Grecia. In Il passaggio alla fine del mondo, Dimitra Nikolaidou ci porta nel bel mezzo delle guerre climatiche. E ci spiega cosa sia un’arma climatica.

    In La tempesta, Seran Demiral, dalla Turchia, parla di una misteriosa tempesta che sparge il polline di alcuni strani alberi, cosa che distrugge l’umanità. L’autrice sta lavorando alla versione romanzo di questo racconto.

    L’apocalisse di Insurrezione in corso di Colin O’Sullivan, dall’Irlanda, è provocata da armi chimiche e da un regime autocratico che portano il popolo al limite della fame.

    Kostas Charitos è un autore greco e la sua storia, Lo spaventapasseri si svolge in un mondo arido e caldo in modo infernale. In questo caso, l’apocalisse è provocata da una crisi climatica.

    In Ci vediamo dall’altra parte, Lara Reims, dai Paesi Bassi, ci porta in un viaggio tra le possibilità della teoria degli universi multipli e nello stesso tempo ci mette in guardia sui pericoli dell’intelligenza artificiale.

    Chiara De Giorgi, autrice italiana, scrive dei disastri provocati dagli esperimenti temporali. In questa divertente storia intitolata Il Saltatempo, i giochi tra un’epoca e l’altra conducono all’apocalisse.

    Con Will Faraway Claudio Strauss, altro autore italiano, presenta l’apocalisse soprattutto da un punto di vista urbano e morale, inserendo nel suo racconto i temi ambientali che gli stanno particolarmente a cuore.

    Spero che vi godiate la nostra selezione.

    Ünver Alibey


    1 Saggio sulla lucidità, 1995.

    Il calore dell’hammam

    Funda Özlem Şeran

    Nata a Istanbul, Funda Özlem Şeran ha scritto per lettori di tutte le età. Il suo amore per la scrittura, nato in tenera età, l’ha portata a coltivare l’interesse per la fantascienza, l’horror, ma soprattutto la narrativa fantasy.

    Scrivere di cose che la spaventano per affrontare le sue paure, raccontare storie di tecnologie che non è in grado di comprendere appieno e creare mondi fantastici che non diventeranno mai realtà è la sua più grande passione nella vita.

    Laureata in scienze politiche e relazioni internazionali, ha conseguito un master in fantascienza politica e distopica.

    Il calore dell’hammam, che parla della lotta per la democrazia degli scarafaggi mutanti che appaiono dopo la scomparsa degli umani, è stato scritto proprio mentre completava la tesi. Con questa storia ha vinto il premio della Turkish Fantasy Association nel 2009, e da allora ha continuato a essere premiata. Funda ha scritto anche un romanzo breve gotico-sci-fi, un romanzo urban-fantasy e undici libri per bambini, incluso un libro illustrato. Recentemente è apparsa in Futurchia – Antologia di scrittori turchi in italiano.

    Un suono come di qualcosa che si rompe provenne dai detriti. In realtà assomigliava più a un gemito acuto. O anche a uno schianto… Sembrava che un enorme platano fosse crollato, e mentre lo faceva, avesse schiacciato un pino sottostante. Questo però non era possibile: non c’era più nemmeno un solo albero sulla Terra che si potesse spaccare, che potesse gemere o schiantarsi.

    Si mosse a disagio, dato che lo sapeva bene. Beh, d’altra parte era lui quello che produceva tutti quei rumori. Quando sollevò il suo gigantesco corpo, fu sorpreso non solo di vedere che poteva stare su due gambe, ma anche per le sue enormi dimensioni. Forse era il Mondo che si era ristretto, o era cambiato in modo tale che non riusciva più a riconoscerlo.

    Cambiato… pensò, rendendosi conto di quanto fosse strano. Tuttavia, la sua capacità di pensare era più strana del pensiero stesso. Non riusciva a ricordare di avere mai fatto niente del genere.

    Ricordare… echeggiò nella sua mente questa volta. Quindi aveva una mente; una mente che pensava e ricordava. I suoi ricordi, però, erano un po’ sfocati, come se fossero vecchi di molti anni. In realtà non aveva visto molto, dal buco in cui si nascondeva. Prima c’erano stati dei venti di tempesta, poi l’aria si era fatta pesante per le scosse che venivano dal basso. E poi… quella grande esplosione. Era durata così a lungo che gli era sembrato che il tempo si fosse fermato. Metaforicamente, naturalmente, perché il mondo per come lo conosceva lui aveva cessato di esistere.

    Sapere… disse senza rendersene conto, e nel momento in cui sentì la propria voce, si rese conto che poteva parlare. Il suo parlare non era come il suo stare su due piedi o pensare; sembrava più qualcosa che dovesse necessariamente accadere, una specie di normalità. Invece di penso, dunque esisto, fece un altro tipo di ragionamento: esisto, dunque parlo, come se fosse sua consuetudine fare considerazioni di questo o quel tipo. E poi mosse il suo primo passo, come se fosse abituato a farlo. Lo fece di lato, però, perché gli enormi detriti che bloccavano la strada erano un po’ scoraggianti. E poi un altro passo. E un altro ancora, e infine si trovò fuori dalle rovine, in uno spazio aperto. Il cielo era nero come la pece, solcato dalla folgore, il tempo secco come ossa, ma tutto questo, per lui, non aveva alcun significato.

    Significa qualcosa? disse a se stesso questa volta. Niente di quello che vedeva mentre girava gli occhi intorno significava qualcosa, per lui. Solo ruderi e resti di cose bruciate. Quando guardò le rovine, però, provò qualcosa. Il piccolo buco che una volta chiamava casa era ora solo un ricordo, scomparso sotto gli edifici crollati. Comunque, non avrebbe più potuto essere la sua casa: era troppo piccolo per nascondercisi dentro. A che scopo, però, infilare il suo nuovo, gigantesco corpo in un buco? Sarebbe stato difficile, e non sembrava necessario. Da chi avrebbe dovuto nascondersi? Non c’era nessuno in giro. Né gli umani, né gli animali, né alcun tipo di pianta erano sopravvissuti. E quindi, perché lui era sopravvissuto? E soprattutto, chi era questa entità a cui si riferiva come io? Ai vecchi tempi, avrebbe potuto facilmente articolare ciò che era. Beh, articolare era un modo di dire, dato che in passato non era in grado di parlare. In ogni caso, sapeva esattamente cos’era; avrebbe riconosciuto facilmente le sue piccole zampe, l’esoscheletro scuro e spesso, le antenne vibranti e l’odore che emanava.

    Riconoscere… disse, questa volta ad alta voce. La voce che sentiva era strana, tuttavia gli piaceva sentirla. La voce era il risultato del fatto che era in grado di parlare; proprio come aveva capito che bastavano due delle sue zampe per mantenere eretto il suo enorme corpo. Al momento le altre quattro penzolavano ai lati del corpo, ma sembrava che ne avrebbe potuto fare buon uso quando sarebbe arrivato il momento. Oltretutto, anche la sua bocca, capace di aprirsi e chiudersi e produrre suoni, e le sue enormi ali, che potevano estendersi a dismisura con un solo movimento, avrebbero potuto essere utili.

    Si scosse un po’ e ispezionò il proprio corpo, poi aprì le ali su entrambi i lati e le mosse in su e in giù. Volare era qualcosa che aveva già fatto, ma questa volta era diverso. Con due soli battiti di ali si alzò nel cielo e raggiunse altezze che non aveva mai sognato di raggiungere prima. Ora tutto era diverso: lui stesso, il cielo, il mondo… E volava, e volava, senza sapere che il mondo era stato nuclearizzato

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