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Case maledette
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E-book194 pagine3 ore

Case maledette

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Info su questo ebook

Case che uccidono, case infestate da presenze sovrannaturali, case in cui dimorano esseri demoniaci, case fantasma. Undici racconti di undici autori dell'orrore, i quali vi mostreranno in quali e in quanti modi una casa possa essere fatale per chi vi abita, o anche solo per chi si trovi a passarvi davanti. Da sempre la casa è un tema caro al genere horror e in questa raccolta avrete modo di conoscere abitazioni tra loro differenti, ma tutte estremamente letali. Da rimarcare l'interessante introduzione di Valeria Cappelletti sulla casa nel cinema americano dagli esordi al duemila.

 
LinguaItaliano
EditoreNero Press
Data di uscita29 ott 2018
ISBN9788885497276
Case maledette

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    Anteprima del libro

    Case maledette - Biancamaria Massaro

    Insonnia

    Case Maledette

    di Autori Vari

    Immagine di copertina: a partire da: fantasy-2913953_1920 by Kellepics (Pixabay.com)

    Editing: Daniele Picciuti

    Produzione digitale e montaggio grafico: Daniele Picciuti

    ISBN: 9788885497276

    Nero Press Edizioni

    http://neropress.it

    © Associazione Culturale Nero Cafè

    Edizione digitale ottobre 2018

    Autori vari

    Case Maledette

    INDICE

    La casa maledetta nel cinema americano dagli esordi al Duemila

    Dimora divora (ovvero la casa paranoica)

    Frammenti

    L’ultima casa

    La casa nella nebbia

    Qualcosa

    La casa al mare

    Stanza n.13

    Loro

    Vendesi castello… con fantasma

    La casa vagante

    Autori

    La casa maledetta nel cinema americano dagli esordi al Duemila

    di Valeria Cappeletti

    C’era ad Atene una casa ampia e ricca di ambienti, ma malfamata e maledetta. Durante il silenzio della notte si udiva un rumore di ferraglia che, se si prestava un’attenzione più concentrata, si identificava in uno stridore di catene, dapprima più lontano e poi vicinissimo: tosto appariva un fantasma, un vecchio logorato dalla macilenza e trasandato nell’aspetto, dalla barba lunga e dai capelli ispidi; aveva i piedi imprigionati in ceppi e le mani strette in catene che scuoteva.

    Sono le prime frasi di Erat Athenis, lettera scritta da Plinio Il Giovane (61 o 62-114 d. C.), la prima descrizione completa e dettagliata di un caso di abitazione stregata, contenuta nell'Epistolarium Libri (redatto tra il 96 e il 113 d.C.). In queste poche righe sono racchiusi molti elementi che identificheranno il prototipo di casa maledetta sia nella letteratura che, in seguito, nel cinema di genere horror. Fin dalla nascita del cinematografo, infatti, l'abitazione è stata scelta come contenitore di paure; in essa, considerata da sempre rifugio, alberga il Maligno. La classica frase home sweet home, casa dolce casa, diventa quindi home scary home, casa maledetta casa, che è proprio il titolo del saggio di prossima uscita con Nero Press Edizioni (Home scary home). Nelle pagine che seguiranno, perciò, offrirò al lettore la possibilità di capire come l'abitazione sia uno dei luoghi prediletti dalla settima arte per ambientare storie di genere horror; chi volesse approfondire gli argomenti e conoscere altre curiosità sul tema, può trovare questo e molto altro nel mio libro.

    Una casa stregata suscita sgomento e angoscia nell’immaginario dello spettatore, in quanto si contrappone a quell'idea di luogo deputato alla sicurezza della persona e in grado di proteggere da ciò che sta fuori. La casa è una difesa recintata, in essa ognuno di noi torna dopo una faticosa giornata di lavoro; quando non stiamo bene ci conforta e qui sogniamo di creare un luogo accogliente dove vivere con le persone che amiamo. Ma cosa succede se la nostra abitazione si trasforma? Se suscita in noi paure, angosce e terrore? Questo si è chiesto il cinema dell'orrore e su questo ha creato le sue tante storie.

    L'abitazione stregata è oggetto di interesse da parte del cinema horror già dagli anni Venti del Novecento (allora era chiamato fantastico) con La caduta di casa Usher (La chute de la maison Usher, 1928), film diretto da Jean Epstein. Ma fu l'illusionista George Méliès agli inizi del Novecento a inventare il cinema fantastico e a produrre brevi filmati che avevano come tema storie di orrore legate al soprannaturale, allo spiritismo e alla magia nera, o all’inquilino malvagio, all’inventore pazzo e alla bambola che si anima. Viaggio nella Luna (Le voyage dans la lune, 1902), capolavoro meliesano, è un esempio di quanto già allora il cinema fosse in grado di suscitare negli spettatori, ancora poco avvezzi a queste tematiche, terrore e angoscia. Gli amanti della musica e in particolare dell'alternative rock ricorderanno il video del 1995 Tonight, Tonight degli Smashing Pumpkins che omaggia proprio il film di Méliès.

    Parlavamo degli anni Venti del Novecento. Si tratta di un periodo molto particolare per la storia del cinema dell'orrore. Per poter comprendere e affrontare il tema della casa nell'horror cinematografico, infatti, dobbiamo capire come si è trasformato e quali sono state le tappe fondamentali che lo hanno reso un genere tanto amato dagli spettatori. In tutto ciò, un ruolo fondamentale è stato svolto dal movimento espressionista tedesco diffusosi proprio in quegli anni. Il cinema espressionista distorce la realtà e la prospettiva, punta su una recitazione innaturale degli attori e su ambientazioni che ricordano il mondo onirico. Manifesto del movimento in ambito cinematografico è Il gabinetto del Dottor Caligari (Das Kabinet des Dr. Caligari, 1919) di Robert Wiene, ma per il tema della casa un ruolo fondamentale è svolto da Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, 1922) di Friedrich Wilhelm Murnau, che ambienta il film in un castello tenebroso, antesignano della dimora maledetta.

    Un ruolo predominante viene in seguito svolto dall'America che, con l'avvento del sonoro, diventa capofila nella produzione del genere horror, dando vita al cinema dell'orrore come lo conosciamo noi oggi.

    L'horror sul grande schermo piace al pubblico, almeno fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando lo spettatore rifiuta tutto ciò che ha a che fare con il sangue e le tragedie, preferendo la fantascienza. Ma l'horror non può morire: risorge dalle proprie ceneri negli anni Sessanta e da allora non ha più subito fermate di arresto.

    Di decennio in decennio il genere ha attraversato molte fasi. La settima arte ha sfornato film che sono divenuti veri e propri manifesti, alcuni proprio incentrati sulla casa maledetta: La notte dei morti viventi (Night of the living dead, 1968) di George Romero, che vede la nascita dei morti viventi – diversi però dagli zombi di origine voodoo conosciuti fino a quel momento e a cui ruberanno il nome – ed è ambientato in un'abitazione isolata nella campagna della Pennsylvania; e Rosemary's Baby (Rosemary's Baby, 1968) di Roman Polanski. Girati alla fine degli anni '60, ebbero un notevole impatto dal punto di vista sociale e cinematografico perché dettarono le linee guida per i film horror che seguiranno.

    A questi due lungometraggi si uniscono in seguito L'esorcista (The exorcist, 1973) di William Friedkin, ambientato in una dimora costosa posta in un quartiere bene (così come per Rosemary's Baby) e Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre, 1974) di Tobe Hooper che invece sceglie una casa solitaria nelle assolate campagne dell'entroterra texano. Ma è negli anni '80 che arriva la consacrazione del binomio abitazione-cinema horror con il film per eccellenza La Casa (The Evil Dead, 1981) di Sam Raimi, seguito da Poltergeist - Demoniache presenze (Poltergeist, 1982) di Tobe Hooper, Shining (The Shining, 1980) regia di Stanley Kubrick e Nightmare - Dal profondo (A Nightmare on Elm Street, 1984) di Wes Craven; per arrivare infine ai remake e alle serie televisive del nuovo millennio che traggono spunto dai vecchi film come accade con Ash Vs Evil Dead (2015-2018) ispirato a La Casa, e L'esorcista (dal 2016, in programma forse una terza stagione).

    George Romero, Wes Craven, Stanley Kubrick – senza dimenticare prima di loro Robert Wiene con Il gabinetto del Dottor Caligari e Friederich Wilhelm Murnau con Nosferatu, il vampiro – quando erano in vita hanno diretto pellicole indimenticabili, rimaste nell'immaginario collettivo. Con il loro lavoro e la loro creatività hanno trasformato il cinema dell'orrore, dando vita a nuovi temi e personaggi. Ognuno a suo modo è stato portatore di una grande innovazione, di una nuova visione dell'horror cinematografico.

    La casa è, fin dall'antichità, fondamentale per ogni popolazione, rappresenta il luogo del sé e dell’identità dell’individuo. In una società in continuo fermento come quella dei paesi industrializzati, in cui le città sono un turbinio di eventi e siamo sottoposti a una vita frenetica, la casa è il luogo in cui ritroviamo noi stessi e la nostra identità, in cui il tempo rallenta, ci riprendiamo i nostri spazi e ci rilassiamo. Gli statunitensi poi, da sempre credono nell'ideale del sogno americano considerato: «simbolo di successo personale, sinonimo di ricchezza e di indipendenza»¹, e pensano che il raggiungimento di tutto questo passi anche attraverso l'acquisto di una casa, una convinzione che ha le sue fondamenta nella politica federale americana sostenuta e diffusa a partire dalla fine del 1800.

    Ciò che più mi affascina di questo legame tra cinema horror e casa è la forte contrapposizione tra un genere che ha l'obiettivo di suscitare paura e angoscia nello spettatore affrontando argomenti come la morte, il soprannaturale, il Maligno, l'ignoto e un elemento che nella vita di quello stesso spettatore è sinonimo di sicurezza, rifugio, calore e protezione. La casa è proprio il luogo per eccellenza in cui trovare riparo da tutte quelle situazioni di timore e di malessere che ognuno di noi affronta nel quotidiano. In questa contrapposizione sta l'elemento vincente del cinema dell'orrore, ovvero: tramutare qualcosa che è percepito come sicuro e rassicurante, la casa, in qualcosa di insicuro e spaventoso. Il genere horror usa questa opposizione anche per altre tipologie di film, per esempio quelle in cui sono presenti i bambini che, da innocenti e buoni, si trasformano in terrificanti figli di Satana, portatori del regno dell'Anticristo sulla Terra come accade in Il presagio (Omen, 1976 di Richard Donner) e Grano rosso sangue (Children of the corn, 1974 di Fritz Kiersch); oppure con soggetti innocui, spesso solitari e introversi come un vicino di casa che si tramuta in un serial killer (Psyco, 1960) di Alfred Hitchcock, per fare un esempio). Tutto ciò suscita nello spettatore un sentimento che Sigmund Freud definisce perturbante, cioè qualcosa che si presenta come estraneo e non familiare, generando angoscia e terrore. E non a caso: «uno dei più popolari topos del perturbante a livello di credenza e di fiaba popolare, vero e proprio leitmotiv del racconto gotico e del cinema fantastico fin dai suoi esordi, è la casa dell’orrore»².

    Il perturbante poi va a braccetto con la paura, emozione su cui si regge il cinema horror. La paura è un meccanismo innato che accompagna l'essere umano fin dall'antichità e che troviamo anche negli animali. La morte, l'ignoto, il buio, suscitano in noi timori radicati e che rimangono tali, insiti nell'essere umano lungo tutto il cammino della sua vita, a partire dalla nascita. Paure alle quali la cinematografia ha attinto, dando anima a quell'oscurità e riempiendola di fantasmi, assassini, mostri, vampiri, infestando le case e rendendole maledette.

    Il cinema, attingendo alla letteratura e al teatro ha stabilito delle regole, dei criteri ricorrenti che rendono stregate le dimore dei film horror. Qualche esempio? Guardando una pellicola che incentra la trama su un'abitazione infestata, vi siete spesso imbattuti nella classica scena della famiglia felice alla ricerca di una casa da comprare e che trova una splendida villa a un prezzo bassissimo: ecco, questo è l'inizio della fine, perché si tratta del primo segnale che la dimora in questione è infestata o maledetta. Sì, il primo di una lunga serie, insieme alla posizione isolata, magari posta all'interno di un bosco, il fatto di avere cantine o soffitte o di trovarsi nelle vicinanze di cimiteri, meglio se indiani. Sono elementi che possiamo ritrovare in film conosciuti a livello internazionale, apprezzati e diretti da registi importanti, ma anche in pellicole meno affermate, spesso ignorate in Italia, tanto da non essere state neppure doppiate in italiano. Sono molte le spiegazioni sul perché sceneggiatori e registi scelgano questi elementi quando si parla di casa maledetta.

    Dopo uno studio attento di varie pellicole di genere, e sebbene in alcuni casi finiscano con il fondersi insieme, si possono delineare le seguenti tipologie di casa: a) minacciata dall'esterno (La notte dei morti viventi); b) spettatrice passiva (Halloween - La notte delle streghe, 1978 di John Carpenter); c) infestata da presenze soprannaturali (Haunting - Presenze di Jan De Bont del 1999), d) vivente (Amityville Horror, 1979 di Stuart Rosenberg; e) infine assediata dall'interno (Non aprite quella porta, 1974).

    Da amante del genere horror, ammetto che la tipologia che più mi affascina è quella della casa vivente cioè animata, un: «contenitore di trucchi terrorizzanti»³ poiché è essa stessa a generare terrore e paura in chi vi abita. Nella casa vivente le pareti grondano sangue, le botole si aprono da sole, le porte saltano all'improvviso come colpite da una bomba. A mio avviso, più di ogni altra, la casa vivente rappresenta l'esempio perfetto dell'abitazione maledetta.

    Sebbene l'opera di Raimi sia a tratti ritenuta demenziale, con effetti speciali scadenti – ma non dimentichiamo che venne girata agli inizi degli anni '80 e con un budget irrisorio – La Casa rappresenta, secondo la mia opinione, la punta del cinema horror americano per quanto riguarda il tema della casa infestata, senza niente togliere ad altre pellicole altrettanto importanti dal punto di vista della trama o della tecnica cinematografica, come La notte dei morti viventi, ma che non rispecchiano il tipo di casa stregata.

    L'abitazione vivente non solo si anima, ma indica agli abitanti il percorso per arrivare al Maligno e per liberarlo. Tutto ciò che è inanimato e che prende vita suscita quella sensazione di perturbante accennata sopra, che si tratti di una casa, di una bambola o di un oggetto.

    Concludiamo con gli oggetti animati che ritroviamo in un altro film che può essere inserito nel tipo di casa infestata da presenze soprannaturali: sto parlando di Poltergeist-Demoniache presenze diretto da Tobe Hooper. In questo lungometraggio gli oggetti della casa si animano per volontà di presenze ultraterrene: le sedie si spostano da sole, le posate si piegano come se fossero molli, i pupazzi assumono comportamenti maligni, mentre il ripostiglio della camera dei protagonisti è l'ingresso per raggiungere un altro mondo.

    Ma la casa è solo quella fatta di fondamenta? A mio avviso no, esistono anche dimore che non possono essere considerate case in senso stretto ma che possono essere definite alternative. Ne fanno parte quelle abitazioni momentanee con o senza fondamenta che includono gli hotel e i motel, gli ospedali, le chiese, le prigioni, i treni, gli aerei, le navi, le automobili che in determinate situazioni fungono da luoghi di rifugio.

    Quando parliamo di hotel subito il pensiero va all'albergo per eccellenza, l'Overlook del capolavoro di Stanley Kubrick Shining (1980). Hotel e motel rappresentano una categoria molto particolare di casa perché svolgono la medesima funzione di accoglienza, di

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