n Val di Fiemme c’è un uomo che è riuscito a trovare il modo di creare una filiera completa per produrre birre artigianali 100% italiane. Lui si chiama Stefano Gilmozzi. A 17 anni Stefano già lavora, fa il pizzaiolo in un locale di famiglia. È un appassionato di vecchie foto, quelle immagini un po’ sbiadite che raccontano tradizioni ed esperienze locali. Così, nel in Germania e propone le birre agli ospiti con l’abbinamento di prodotti locali di cui si occupa anche mamma Luisa. L’altra figlia Francesca, perito agrario, si occupa con Stefano della coltivazione del luppolo e dell’orzo. Il campo di luppolo si trova proprio davanti al birrificio. Le piante crescono fino a sei-sette metri sorrette da pali di legno e vengono raccolte a mano. Sotto pascolano pecore , gli ovini più piccoli del mondo, che tengono pulito il terreno, lo concimano, oltre a “potare” il primo metro e mezzo della pianta, cosa utile per la crescita del luppolo che altrimenti andrebbe fatta a mano. L’orzo viene coltivato su cinque ettari che Stefano ha preso in affitto nella valle che si apre sotto il birrificio. Oltre a produrre birre tradizionali, Stefano fa anche ricerca per utilizzare altre materie prime del territorio. Una birra, ad esempio, viene aromatizzata anche con lupini di Anterivo. Un tempo, ogni famiglia aveva qualche pianta di lupini nell’orto, che torrefaceva e utilizzava al posto del “caro” caffè. Ma ci sono altre birre particolari che vale la pena assaggiare se si dovesse passare da quelle parti.
Stefano e la birra tutta italiana
Apr 27, 2022
2 minuti
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