«L’AVANGUARDIA SI ESAURISCE nel momento stesso della creazione. La ricerca invece continua. Io cerco di fare una cucina atemporale, che non scada». Ricordo sempre, tra le tante, questa risposta che Quique Dacosta mi fornì in un’intervista di più di una decina di anni fa, in occasione di un congresso gastronomico spagnolo.
Perché ancora oggi definisce puntualmente il senso di un percorso lavorativo in costante evoluzione, in moto perpetuo, frutto di una mente irrequieta e di una creatività innata. E perché, nell’insistente e il più delle volte sterile dibattitto sul futuro (o sulla fine?) dell’alta ristorazione, questo assunto marca la differenza –