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Un cuore nel deserto
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E-book280 pagine4 ore

Un cuore nel deserto

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Info su questo ebook

Nessun altro fuoco lo consuma che questa sete d'immensità e di solitudine. Questo glielo dà il deserto del quale conosce le più piccole sinuosità. Eppure, è bastato lo sguardo di una sconosciuta perché il cuore di uomo solitario s'infiammi. Lo aveva lentamente preparato a questo incontro il deserto? Mistero della vita, la magia agirà e il cuore di questo rude carovaniere si aprirà all'amore. Non dimenticherà pertanto le radici che ha piantato nelle dune di sabbia?
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2015
ISBN9782322008940
Un cuore nel deserto
Autore

Colette Becuzzi

Poétesse dans sa jeunesse, après avoir tardivement repris des études littéraires, Colette Becuzzi est revenue à l'écriture. L'art étant son domaine de prédilection, elle s'est aussi adonnée à la peinture. Elle a notamment publié des romans, des histoires pour enfants et des contes qu'elle a elle-même illustrés. Son dernier roman, De tout et de rien, raconte la vie quotidienne de madame tout le monde.

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    Anteprima del libro

    Un cuore nel deserto - Colette Becuzzi

    Iniziazione

    1. L'incontro

    L’amore è lo sguardo da cui nasce il male di amare.

    Ibn Zamrak (1333-1393)

    Dondolato dal passo cadenzato del suo cammello, scruta intensamente l'orizzonte. Lo sguardo penetrante saprà scoprire il minimo segno di pericolo. Percorre quel deserto da così tanto tempo che sa sentirne la respirazione, i silenzi. È un grande cuore che batte all'unisono con il suo. Ama perdere lo sguardo in quelle dune infinite quando arriva in cima a una di esse. Tutto quel vuoto, tutta quella immensità sono solo il riflesso del suo essere interiore. Perché sotto quell'apparente vacuità si nasconde la vita più brulicante che ci sia, tanto in fondo a lui quanto tra quei monticelli di sabbia vergine. Come una pianta può nascere in qualche secondo, sono germogliati in lui dei sentimenti che a volte l'hanno sorpreso per la loro rapidità e intensità. Sa, in fondo, che l'uomo e la natura sono una cosa sola e che è grazie a quella natura selvaggia che giorno dopo giorno ha acquisito la sua potenza. Ma non a livello materiale, piuttosto a livello di personalità. Gli basta uno sguardo perché il suo interlocutore si senta preso in trappola da quella potenza.

    Il fisico, il viso rude abbronzato dal sole e incorniciato da un tagelmust² nero, il naso sottile e diritto, gli occhi neri penetranti gli conferiscono una certa austerità che accresce ancora di più il sentimento di stima e di deferenza che gli dimostrano istintivamente le persone che trattano con lui. È un carovaniere rispettato e temuto da tutti perché ha stabilito la sua reputazione sull'intransigenza nel trattare gli affari, cosa che gli è valsa il soprannome di Noureddine l'inflessibile, e su una certa onestà, soprattutto per quanto riguarda la provenienza di quello che offre.

    Così può vendere più care le sue merci senza che i compratori vi vedano un inconveniente. Sanno di non essere ingannati sulla qualità. È nato da una famiglia semplice, ma l'intelligenza e l'abilità nel commerciare oggetti o tessuti nuovi gli hanno permesso di diventare quello che è oggi.

    Cullato dal movimento regolare della cavalcatura e nonostante la sua aria tranquilla, resta all'erta. Assapora intensamente quegli istanti di calma, durante i quali ritorna sul suo passato e si ricorda dei momenti indimenticabili che ha vissuto con colei che lo ossessiona, di giorno come di notte.

    Era una spedizione simile a quella che ha appena intrapreso. Un lunghissimo percorso che gli fa attraversare chilometri di regioni desertiche. Un viaggio come tanti altri nel cuore del deserto per vendere le stoffe di cui ha fatto scorta nelle diverse oasi in cui passa, in cambio di altre merci che porta in quelle lontane regioni, come il cuoio e le pelli e a volte perfino l'oro. Ha un senso innato per quello che può piacere, e fino ad allora non si è mai sbagliato nella scelta di ciò che commercia. Inoltre è un esteta e niente di quello che propone è volgare o di dubbio gusto. Ogni oggetto o vestito procura soddisfazione al suo acquirente. Pensa al piacere che leggerà sui volti quando comincerà a esporre il suo carico. Non può fare a meno di sorridere per la contentezza all'idea che tutto ciò che trasporta sarà rapidamente sostituito da merci ben diverse, che partiranno anch'esse verso altri orizzonti per esaudire altri desideri o bisogni.

    Era a quel punto delle sue riflessioni quando cominciò a scorgere il palmeto in lontananza. Immaginava già il vociare nel suk. Si vedeva a tavola con gli amici per gustare il tradizionale tè alla menta e fumare il narghilè. Era sempre il primo conforto che si concedeva dopo un lungo viaggio nel deserto. Non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo.

    Ciò nonostante, quel giorno dovette arrendersi all'evidenza che la vita a volte si prende gioco delle nostre abitudini più radicate. Aveva appena varcato le porte della città e si dirigeva verso la piazza, quando fu irresistibilmente attratto da una mendicante, il cui solo sguardo ne smentiva la condizione. A osservarla meglio, il suo stesso portamento sembrava molto più altero di quello della donna che voleva sembrare, sebbene facesse degli sforzi per nasconderlo. Aveva incrociato così tante persone diverse in vita sua che si sbagliava raramente sulla condizione sociale di chi incontrava, anche solo per un istante. Qualcosa lo insospettiva di quella donna e la sua indole curiosa tentava di prevalere sulla voglia di dissetarsi. Si apprestava a smontare dal cammello quando la donna si girò verso di lui.

    Vedendolo iniziare a scendere, prese alla svelta il primo vicolo che incontrò. Lui saltò con agilità dalla cavalcatura e la seguì rapidamente, ma con la massima discrezione possibile. Quella donna l'aveva insospettito e punto nel vivo della sua curiosità, non l'avrebbe mollata prima di saperne di più su di lei e sui suoi maneggi. Lei era agile e si infilava rapidamente di vicolo in vicolo. Ma lui aveva spesso dovuto prendere ogni sorta di percorso, e in città così diverse, che non gli era facile ma gli era possibile seguirla senza perderne le tracce. Perché lei sembrava conoscere assai bene il luogo e tentava di seminare l'inseguitore, come se un intuito tutto femminile le imponesse la diffidenza e la prudenza.

    Mentre la seguiva, rivedeva quello sguardo intenso che aveva incrociato solo per una frazione di secondo, ma in quell'istante fugace quanto profondo sapeva già che il suo cuore avrebbe sofferto con così tanta intensità da vibrare. Non perdere le tracce di quella donna misteriosa gli si imponeva con sempre più forza man mano che la sentiva cercare di sfuggirgli. Allo stesso tempo, si persuadeva di stare giocando con lei come il gatto con il topo, e che per forza il gatto ne sarebbe uscito vincitore. Probabilmente sottovalutava l'abilità della donna a farsi desiderare dai primi istanti di un incontro. Poco a poco, si rendeva conto che era in realtà lei a condurre il gioco. A volte rallentava, poi riprendeva ad accelerare come se conoscesse perfettamente i luoghi dove era difficile seguirla. Si prendeva gioco di lui e pungolava così il suo orgoglio. A lui non era mai piaciuto dichiararsi sconfitto e non sarebbe stata quella donna a seminarlo, anche se lei doveva moltiplicare gli sforzi per conservare non solo le distanze ma anche l'aspetto di mendicante. Non voleva neppure raggiungerla troppo presto, ansioso di sapere dove stesse andando esattamente. Era vigile e sapeva all'incirca dove si trovasse, malgrado il dedalo di vicoli che aveva imboccato. Alla svolta di uno di quei passaggi che si avvicinavano insensibilmente ai quartieri eleganti, si ritrovò all'improvviso davanti a un grande edificio che conosceva alla perfezione, perché faceva molto spesso affari con il proprietario. Il tempo di sorprendersi e la donna ne aveva approfittato per sparire dalla vista. Era furioso, e raggiunse i suoi amici, non senza avere cercato di ritrovare le tracce nelle vie adiacenti. Niente. Ne concluse che si era forse introdotta nella casa a sua insaputa. Se quel distinto personaggio aveva bisogno di qualcosa, poteva nutrire la speranza di rivedere la donna. Altrimenti, solo Allah sapeva quando le loro strade sarebbero tornate a incrociarsi.

    Passò davanti alla moschea e tornò verso la piazza. Sul tavolino, le tazze di tè fumavano. Bevve con delizia, quella corsa sfrenata gli aveva messo una sete considerevole. I suoi compagni di viaggio lo prendevano amabilmente in giro, vedendo in lui più un commerciante che un cacciatore di selvaggina. Se ne fosse almeno valsa la pena! Accalorato dai discorsi appena fatti con coloro che aveva incontrato all'arrivo nell'oasi, Ghaled lo sfidò dicendogli:

    Ehi, Noureddine, commerci meglio in stoffe che in donne!

    E Mohammed rincarò:

    Se le metti il lungo abito di seta smeraldo che pensi di vendere a peso d'oro per la sua qualità, ne farai una principessa!.

    A quelle parole, tutti scoppiarono in una sincera risata. Benché pronunciate in tono di scherzo, Noureddine non apprezzò quelle battute, ma non lasciò trasparire niente. Non voleva destare alcun sospetto in quegli uomini. Tanto meno sapendo che le voci si diffondevano nel suk con la rapidità di un fulmine. Ciò nonostante, sopportava male le loro prese in giro dopo la sconfitta che aveva appena subito. Tutti si domandavano cosa gli fosse preso per inseguire in quel modo una mendicante senza interesse. Eppure nessuno di loro aveva incrociato quello sguardo di brace, ed era meglio così. Lasciò perfino credere che pensava di avere riconosciuto l'autrice di un furtarello che aveva subito qualche mese prima in un'altra oasi. Non aveva detto niente ma aveva giurato di tenere gli occhi aperti e di ritrovarla in qualunque luogo. Cosa che andava perfettamente d'accordo con la reputazione di intransigenza che lo caratterizzava.

    L'istinto gli imponeva di svelare meno cose possibili a proposito di quell'incontro. Tentò quindi di scacciare l'immagine di quello sguardo e di partecipare alla conversazione per non destare alcun sospetto, per non generare nessun commento ozioso. Ma riusciva a fatica a partecipare alle risate e alle battute, come erano abituati a fare dopo la tensione patita in certe regioni del deserto. Ne era piuttosto infastidito e faceva sforzi sovrumani per apparire brioso come al solito. Fingere non era il suo forte. Ma bisognava farlo. Così rilanciò la conversazione sull'organizzazione della giornata successiva.

    Ghaled, bada soprattutto ai colori. Sai che stavolta abbiamo molti colori che stridono. Sii prudente quando esponi i tessuti di seta. L'occhio delle donne sia sempre attirato da un'armonia di colori, e soprattutto, stai attento che non si portino al viso una stoffa che non doni alla loro carnagione. Stai molto attento a questo.

    Ghaled parve molto sorpreso da quelle osservazioni. Noureddine gli aveva sempre dato fiducia. Se ne era spesso vantato. Vedendolo sorpreso, Noureddine si era subito scusato, adducendo ancora una volta la stanchezza dopo quella maledetta corsa inutile. Si rivolse allora a Jamel.

    E tu, Jamel, ricorda, l'ultima volta che siamo venuti, c'era quel nuovo impiegato al caravanserraglio che ha lesinato sul cibo dei cammelli. Sta' attento che non succeda di nuovo.

    Ho saputo al suk che vendeva le porzioni che restavano per fare soldi. Tutte le carovane si lamentavano di lui. Il caid gli ha fatto pagare una forte multa e il responsabile del caravanserraglio lo ha messo alla porta seduta stante. Sai, Noureddine, è il terzo caravanserraglio da cui viene licenziato. Se continua così, non troverà più lavoro. La notizia finirà per propagarsi in tutte le oasi del Sahara.

    Non ti arrabbiare per lui, Jamel, avrà solo quello che si è meritato, gli rispose Noureddine.

    Tutti annuirono, sapendo effettivamente come la reputazione di chiunque si diffondesse molto spesso arricchita di dettagli o esagerata, cosa che dava un risultato allarmante. Lo sapevano tutti, ma niente poteva bloccare le dicerie. Si diffondevano come una cancrena fino a estendersi all'intero deserto. Lo sapeva perfettamente anche Noureddine, che dissimulava meglio che poteva le forti emozioni che albergavano in lui dopo l'incontro con la mendicante.

    Presto il narghilè si sarebbe spento e sarebbe stato il segnale perché ognuno andasse a prendere un riposo ben meritato al caravanserraglio abituale. Finalmente, avrebbe potuto lasciare che i pensieri gli invadessero la mente. Si obbligò ad alzarsi da tavola per ultimo e mostrò una certa indolenza mentre ritornava in camera, come se la corsa lo avesse sfinito, quando invece aveva fretta di ritrovarsi da solo. Faceva fatica a capire cosa gli succedeva. Cercava di convincersi che solo la curiosità l'aveva spinto ad agire in quel modo con la mendicante. Ma il ricordo di quello sguardo così intenso lo destabilizzava. Sentiva crescere in lui un desiderio di ritrovare quella donna a tutti i costi, come se ne andasse della vita. Non poteva credere di essere innamorato, non avendo mai provato un sentimento d'amore prima. Come se bastasse uno sguardo!

    Del resto, cosa poteva sperare da quell'incontro? Anche se quella donna si nascondesse sul serio sotto un travestimento, che interesse aveva per lui? A cosa avrebbe potuto condurlo la curiosità di scoprirlo? L'idea che quell'incontro avrebbe potuto nuocere ai suoi affari gli attraversò la mente, ma la scacciò subito. Come un tentacolo, l'immagine della mendicante aveva preso possesso del suo cervello. Steso sul letto, non trovò il riposo atteso. Tutto gli si confondeva nella testa: come sarebbe riuscito a ritrovarla? Architettava dei piani che probabilmente non avrebbero condotto a niente, dato che non l'aveva vista parlare con nessuno. Come descrivere quello sguardo? L'avrebbero preso in giro se il solo indizio che potesse fornire fossero due occhi di brace, che l'avevano turbato così profondamente che niente poteva distoglierlo, perché quegli occhi non lo lasciavano più da quando ne aveva incrociato l'intensità. Sapeva che lei aveva provato lo stesso. Il cuore, il corpo tutto intero glielo diceva a ogni istante. Cercò di calmarsi dicendosi che stava sognando. Ma se lei, come lui, aveva avuto la sensazione di ritrovare l'uomo che aveva cercato tutta la vita, un uomo che aveva l'impressione di conoscere da sempre, allora le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo. Gli sembrava perfino di avere atteso da sempre il momento di quel ricongiungimento...

    Evocò il suo grande amico, il deserto, affinché gli venisse in aiuto. Ogni volta che gli era sorto un problema nella vita, solo sentendo nel più profondo del suo essere il vuoto del deserto aveva potuto riempirsi di nuovo di calma e di serenità. Ma nessuna immagine del deserto poté imporsi alla sua mente tanto ribolliva di domande, di piani per trovare lei. Immaginò perfino che, uscendo dal caravanserraglio, sarebbe stata lì ad attenderlo.


    2 Il tagelmust è il tipico copricapo dei Tuareg, costituito da una lunga fascia di cotone che funge allo stesso tempo da turbante e da velo, lasciando scoperti solo gli occhi.

    2. Tra sogno e realtà

    Un capello separa il falso dal vero

    Proverbio persiano

    Forse per la stanchezza O per l'estrema tensione mentale, si misero a sfilargli davanti agli occhi delle immagini. Vide una donna vestita di un lungo abito rosa decorato di pietre preziose. La chioma dorata, cinta da un diadema anch'esso tempestato di pietre preziose, le scendeva fino alla vita. Sembrava una principessa da mille e una notte, non fosse che per i capelli biondi. Si vide allora in abito da cerimonia. Un corteo li seguiva. Tutti sembravano recarsi a una grande festa data in loro onore. Da un vasto atrio, entrarono in un'immensa sala dove ardeva il fuoco di un camino. Era molto a suo agio in quell'universo in cui sembrava regnare come un padrone. Prese posto al centro di una tavola apparecchiata. Le immense fiamme che crepitavano nel focolare si riflettevano negli acquamanili d'argento e nelle coppe d'oro, davanti a cui piatti di fine porcellana aspettavano solo il segnale del padrone di casa per riempirsi delle vivande appena portate. La bella donna bionda venne a prendere posto al suo fianco e posò su di lui uno sguardo caldo e avvolgente, che si perse nel suo così profondamente che si sentì, come ogni volta che lei lo guardava in quel modo, messo a nudo. Si confuse per un istante, distolse lo sguardo per recuperare la dignità dovuta al suo rango davanti a quella folla di invitati.

    Alcuni forti colpi battuti alla porta lo strapparono da quello che gli sembrava un sogno. Eppure aveva la sensazione di non avere dormito, ma piuttosto di avere rivissuto una scena che conosceva perfettamente. Aveva vissuto quegli istanti di sogno ad occhi aperti da dentro, come se fosse impresso in lui da qualche parte da tempi assai remoti. Un posto strano quello che aveva appena evocato, perché non somigliava in nulla a tutti i luoghi, a tutte le case signorili in cui era andato fino ad allora.

    I carovanieri venivano a prenderlo. Con loro, andò al suk per segnalare il suo arrivo, anche se alcuni l'avevano già intravisto a fine mattina. Immergersi di nuovo nella folla gli avrebbe permesso di sondare il posto senza farsi troppo notare dai compagni, perché poteva fingere di individuare ciò che gli interessava. Del resto, procedeva sempre così all'arrivo di ogni tappa del suo viaggio. Invece guardava le merci con un occhio distratto che gli era poco consueto e passava più tempo a spiare furtivamente la folla. Un attimo dopo, sapendo intuitivamente che la mendicante non si sarebbe trovata in quel luogo a un'ora simile e non avendo nessuna voglia di cominciare a mercanteggiare, addusse una stanchezza insolita per rientrare in camera.

    Si sentiva effettivamente stanco, ma piuttosto a livello emozionale che fisico. Profondamente turbato dall'incontro con quella donna, del resto al di là di quello che avrebbe mai potuto immaginare, il suo unico desiderio era di essere solo con i suoi pensieri. Dov'era l'uomo incrollabile che credeva di essere? Si sentiva sminuito nella sua virilità, pronto a soccombere al richiamo di uno sguardo. Era meglio che non la rivedesse, consapevole nel più profondo di sé che quella donna aveva già dell'influenza su di lui. Come poteva lasciarsi andare a tanta puerilità alla sua età? Nessun ragionamento sembrava placare il desiderio che aveva di rivederla, di sondare quello sguardo ancora una volta. Cercava di persuadersi che quella storia non portava a niente di concreto, che quello che provava era un inganno e che solo la tensione dopo la traversata del deserto era stata all'origine della sua emozione. Ma una voce interiore gli sussurrava che mentiva a sé stesso, che quella donna avrebbe talmente contato per lui da ribaltargli la vita. Sentiva perfino confusamente che non sarebbe stato sempre per il meglio. Avrebbe voluto smettere di arrovellarsi, ma invano.

    Dormì pochissimo quella notte, svegliandosi con frequenza, a volte madido di sudore tanto era agitato il suo sonno. Fece un sogno strano. Si vide al braccio della sua compagna, una giovane dal corpo flessuoso come un giunco. I capelli dai toni ramati si intrecciavano dietro la nuca in un grosso chignon rotondo. La carnagione lattea era punteggiata di lentiggini. Ma quello che aveva di più notevole in tutta la persona erano gli occhi. Aveva grandi occhi cerulei che, appena posava su di lui, spazzavano ogni velleità di resistenza in pochi istanti. Lui sentiva tutta l'impotenza a negarsi a lei, che allora lo vinceva. Nonostante il sorriso angelico che mostrava in quei momenti, lo sguardo di lei era impregnato di una perversità mascherata sotto un'aria ingenua. Lui sapeva quanto quello sguardo fosse doloroso. Avrebbe tanto voluto potersene staccare, ma si sentiva preso in una trappola infernale. Più tentava di scapparne, più quegli occhi si facevano teneri e seducenti e annichilivano gli sforzi che faceva per non sottomettersi al loro fascino. Sentendosi sempre più debole e consapevole di un pericolo imminente, si svegliò di soprassalto. Gli ci volle un po' di tempo prima di capire che era stato solo un incubo, generato dall'ostinazione che aveva mostrato a volere ritrovare quella mendicante a tutti i costi. Volle scacciare quel sogno dalla memoria, ma le ultime immagini erano state così forti da restare impresse in lui in maniera indelebile. Ancora una volta, volle evocare il deserto con tutte le sue forze affinché gli portasse la calma desiderata, ma era ancora soggiogato dagli occhi del sogno.

    Adesso, tre paia di occhi popolavano i suoi ricordi: quelli della mendicante e quelli delle due donne dei sogni. A meno che queste non fossero la stessa persona! Com'era possibile che fosse così sensibile allo sguardo delle donne, lui che non vi aveva mai prestato attenzione in vita sua, tranne come forti potenzialità per realizzare degli utili con il suo commercio. Non si riconosceva più. Addusse ancora una volta la tensione e la stanchezza del viaggio per mettersi la coscienza a posto. Tuttavia cominciava a preoccuparsi seriamente della sua debolezza. Come poteva essere allo stesso tempo l'uomo forte e inflessibile che si era sempre dimostrato prima e quello la cui insensibilità maschile si scioglieva come neve al sole davanti a uno sguardo di donna? Come poteva essere così diametralmente opposto nei suoi comportamenti? Il giorno dopo si sarebbe mostrato fermo e deciso se avesse dovuto rivedere la mendicante. Non si sarebbe lasciato ad ogni modo soggiogare da quegli occhi devastanti. Avrebbe replicato con quello sguardo duro che alcuni dicevano di avergli visto quando lo incontravano per la prima volta.

    Si riaddormentò e quando si alzò all'alba, si sentì stremato. Non aveva molta voglia di andare al suk, ma doveva farlo. Sperava del resto di rivedere la donna, persuadendosi che così l'avrebbe potuta scacciare definitivamente dai suoi pensieri, lei e tutti quegli occhi che somigliavano ai suoi. Non aveva nessun dubbio che appartenessero alla stessa persona. Non poteva spiegarselo, ma nel suo intimo ne era convinto. Sentendosi improvvisamente sommerso da un'ondata di nervosismo, si disse che un bagno di folla sarebbe stato salutare. Le risate, gli scherzi, trattare con i compratori, tutto questo gli avrebbe permesso di ritrovarsi. Niente lo rallegrava di più del gioco del mercanteggiare. Si compiaceva di giocare con il suo interlocutore, aumentando molto spesso di un terzo il prezzo delle sue sete, sapendo che anche se erano care, sarebbero state vendute, perché la loro provenienza e qualità non erano mai messe in discussione. Cominciava a sentirsi meglio solamente ricordando le gioie del suo lavoro.

    Poco a poco, si riprendeva e partecipava alla vita del suk com'era abituato da così tanto tempo. I suoi istinti si risvegliavano e preparava già il terreno per la vendita. Chiamando un mercante con cui era solito scambiare le sue merci più belle, cominciò a porre le basi per piazzare alcuni damaschi di seta e di lana, perché le bellissime stoffe non si vendevano a una persona qualunque.

    Mahmoud, ho quello che fa per te. Mi avevi chiesto dei damaschi l'altra volta. Non troverai tessuti più belli di questi in tutto l'Oriente. Domani te li mostro. Non crederai ai tuoi occhi. Li ho presi per te, apposta per te.

    Amico mio, ti leggo negli occhi che me li venderai molto cari! Non ho di che pagarti in cambio. Sai che ho poche cose da scambiare con te. Non nuoto nell'oro e le mie merci non valgono quanto i tuoi tessuti!

    Mahmoud, sai bene che dove li rivenderai, potrai guadagnare denaro. Confessa, Mahmoud, che hai trovato il canale giusto per smerciare i miei tessuti più belli. Sei uno dei soli a cui possa vendere questo genere di articolo, lo sai bene.

    Insciallah! Noureddine. Domani, vedremo domani. Ho poche merci, stavolta, e ancor meno denaro. Cerca qualcun altro.

    Dici sempre così, Mahmoud, per cercare di farmi perdere soldi. Sei furbo, Mahmoud, ma io ti conosco. Domani, Mahmoud, domani. Insciallah! Allah è grande, saprà metterci d'accordo.

    Arrivederci, Noureddine. Allah ti protegga!

    Arrivederci, Mahmoud, Allah vegli sulla tua casa.

    Fu felicissimo

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