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Sussurri e carezze: Harmony Collezione
Sussurri e carezze: Harmony Collezione
Sussurri e carezze: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

Sussurri e carezze: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Può una Corretti riuscire nell'impresa di domare lo sceicco playboy? Rosa è costretta a pagare le conseguenze dell'impulsività che l'ha portata tra le braccia di Kulal quando, per dimenticare il proprio dolore, ha ceduto alle lusinghe di una notte di passione. Il bellissimo e tenebroso sceicco, però, è abituato a dominare cose e persone, e più ora lei gli resiste più Kulal vuole farla sua.

Rosa non ha intenzione di passare da una gabbia dorata all'altra, troppo a lungo ha seguito la volontà altrui, ma non ha fatto i conti con l'indomito principe del deserto. L'unica via d'uscita per lei è trovare la strada che la conduca direttamente al suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520578
Sussurri e carezze: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Sussurri e carezze - Sharon Kendrick

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Whisper of Disgrace

    Mb Sicilian Scandals

    © 2013 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Sharon Kendrick

    for her contribution to the Sicily’s Corretti Dynasty series

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-057-8

    1

    La bottiglia era fredda, ma non tanto quanto la morsa di ghiaccio che le serrava il cuore. Rosa la portò alle labbra e bevve un altro, lungo sorso nel tentativo di alleviare la sua pena. Avrebbe voluto svegliarsi e scoprire che gli ultimi giorni non erano mai trascorsi. Che lei fosse ancora la persona che aveva sempre creduto essere. E voleva che l’uomo massiccio, imponente e tenebroso smettesse di osservarla dal suo angolo in fondo al nightclub.

    Le luci psichedeliche e la musica ad alto volume le davano il capogiro, oppure la colpa era dello champagne che aveva iniziato a trangugiare non appena messo piede nel locale. Non era abituata a quel gusto aspro, non le piaceva nemmeno, probabilmente perché era cresciuta bevendo i ricchi, caldi vini rossi siciliani. O almeno, bevendone occasionalmente piccoli bicchieri, sempre allungato con acqua, sotto lo sguardo vigile e protettivo dei suoi due fratelli.

    Però non erano davvero i suoi fratelli, giusto? Da quel momento in poi, doveva rassegnarsi a considerarli fratellastri.

    Rosa strinse la bottiglia fra le mani, un brivido che le correva lungo la schiena, e si costrinse a confrontarsi con la verità, per quanto spiacevole fosse. Niente era come appariva, e tutto sarebbe stato diverso nel futuro.

    Aveva scoperto nel peggior modo possibile che la sua vita era solo una menzogna. E che lei stessa era fasulla.

    «Mademoiselle? È pronta?»

    Rosa annuì mentre uno dei camerieri le indicava il palcoscenico dove molte donne si erano cimentate nella lap dance nel corso di tutta la serata. Onestamente la maggior parte di loro aveva ottenuto ben scarsi risultati, per quanto fossero tutte bionde, tutte snelle e tutte incredibilmente in forma. D’altra parte, sulla riviera francese tutte le donne si assomigliavano. Era lei quella che spiccava nel mucchio, con i suoi capelli scuri, la pelle olivastra e le curve generose che il vestito rosso nuovo di zecca stentava a contenere.

    Si alzò ed esitò, chiedendosi se fosse riuscita a ballare in bilico su quei tacchi altissimi che non avrebbe mai osato mettere a casa sua, in Sicilia. Ma poteva anche inciampare, non le importava. Non le importava se l’abito che indossava era il più corto che avesse mai posseduto. Quella sera era dedicata alla sepoltura della vecchia Rosa, che era sempre così attenta alle apparenze e a fare la cosa giusta. Quella era la sera della nascita di una nuova donna, alla quale nessuno avrebbe più potuto fare del male. Lì, sulla Costa Azzurra, avrebbe abbandonato il suo guscio per presentarsi al mondo nelle vesti di una creatura scintillante e irriconoscibile – una crisalide che diventava farfalla – dando così inizio alla sua trasformazione.

    Ingollò un ultimo sorso di champagne, posò la bottiglia e salì sul palco ma, mentre muoveva i primi, incerti passi, sentì ancora su di sé lo sguardo dell’uomo alto e dai capelli neri come l’ala del corvo che l’aveva osservata per tutta la serata.

    Nessuno gli aveva insegnato che era sintomo di maleducazione fissare così sfacciatamente qualcuno?, si chiese. E che era ancora più scortese ignorare la povera donna che praticamente era avvinghiata a lui?

    La musica cominciò e lei afferrò il palo, protendendosi in avanti così come aveva visto fare a chi l’aveva preceduta. Non aveva mai assistito a una competizione di lap dance, né avrebbe mai immaginato di parteciparvi, era pur vero però che lo shock poteva indurre chiunque ad agire in modo completamente diverso dal solito.

    Agganciò una gamba al palo, percepì il freddo del metallo sulla pelle dell’interno coscia. L’alcol aveva avuto almeno un effetto rilassante e il ritmo della musica era quasi ipnotico. All’improvviso le risultò facile perdersi in quelle note martellanti e dimenticare tutto il suo dolore. Si muoveva assecondando l’istinto, quasi fosse nata per quel particolare tipo di esibizione. Chiuse gli occhi, sollevò di più la gamba e reclinò la testa, i lunghi capelli che sfioravano il pavimento. Ruotò i fianchi con fare sensuale e, inaspettatamente, avvertì un caldo languore dilagarle nel basso ventre.

    I suoni le arrivarono come ovattati. Il fruscio della sua gamba che sfregava sul palo, i commenti entusiasti degli uomini. Continuò a tenere gli occhi chiusi e a riversare nella danza tutto quello che aveva dentro. Solo quando la musica tacque, sollevò le palpebre e si rese conto della piccola folla maschile raggruppata intorno al palco.

    Osservò quei visi sconosciuti per qualche istante, arrivando quasi a convincersi di aver scorto fra gli altri quelli dei suoi fratelli che la fissavano furiosi... Correzione. Dei suoi fratellastri, ma loro erano a centinaia di chilometri di distanza.

    Raddrizzò la schiena e si chiese come fare per tornare al suo posto. Molti degli uomini avevano le camicie sbottonate per mostrare toraci sudati e coperti da una folta peluria. Non voleva mischiarsi a loro, si disse rabbrividendo. Non voleva avere niente a che fare con quegli estranei. Tutto quello che voleva era altro champagne perché, svanita l’enfasi del momento, fitte di dolore avevano ripreso a bersagliarle il cuore, e l’alcol apparentemente era l’unico rimedio.

    All’improvviso una forte mano le afferrò un braccio e, sollevando la testa, si ritrovò a guardare negli occhi più scuri che avesse mai visto.

    Appartenevano all’uomo che l’aveva osservata prima, quello di cui la sua bella compagna aveva disperatamente cercato di attrarre l’attenzione. Tentò di mettere a fuoco il suo viso, e mentre la sua immagine si confondeva per poi tornare ad assumere tratti nitidi, capì di non aver mai incontrato un individuo simile prima di quel momento, e capì anche perché la donna che lo accompagnava era sembrata così possessiva nei suoi confronti.

    Era alto, altissimo e massiccio, dal suo corpo scaturiva una sorta di forza elementare che sembrava saturare l’intero ambiente. Gli occhi neri scintillavano, quasi le lunghe ciglia nascondessero un fuoco, la bocca era piena e sensuale.

    Una ruga gli solcò la fronte. «Direi che hai urgente bisogno di soccorso» affermò con un accento esotico che lei non riconobbe.

    La vecchia Rosa avrebbe avuto timore di quell’uomo, questo sempre se la sua iperprotettiva famiglia le avesse permesso di avvicinarsi a un individuo simile. La nuova, audace Rosa, invece, non aveva paura di niente e di nessuno. Guardò l’estraneo negli occhi e provò una sensazione molto simile all’eccitazione, quasi avesse trovato qualcosa che non si era aspettata di trovare, anzi, che non aveva nemmeno cercato. «E tu sarai quello che mi porterà in salvo, suppongo» replicò.

    «Sono il candidato perfetto per una missione di questo genere, bellezza. Di questo puoi esserne certa.»

    L’adrenalina che le pulsava nelle vene, Rosa si guardò intorno fingendo un beffardo stupore. «Ma non vedo il tuo destriero bianco nei paraggi» obiettò.

    «Questo perché io cavalco uno stallone nero, per quanto mai in Francia. È troppo grande e forte, e non ama particolarmente i nightclub» affermò lo sconosciuto. «Diversamente da una donna che non sembra rendersi conto dello scompiglio che ha creato esibendosi pochi minuti fa nella più sexy delle danze.»

    Il sorriso di Rosa divenne un po’ incerto poiché il livello di quell’approccio stava sconfinando in un territorio a lei completamente sconosciuto. Anche quando aveva frequentato l’università a Palermo, una volta scoperto il suo cognome i ragazzi che si erano interessati a lei si erano limitati a guardarla da una distanza di sicurezza. Perché quale uomo sano di mente avrebbe osato chiedere un appuntamento a una Corretti, correndo il rischio di ritrovarsi alle calcagna uno dei suoi fratelli o dei suoi tanti cugini?

    Non aveva mai conosciuto nessuno così coraggioso da sfidare l’ira dei suoi parenti maschi, di contro i suoi parenti maschi non le avrebbero mai permesso di instaurare un qualsiasi tipo di rapporto con un uomo come quello che aveva davanti adesso. Un uomo che trasudava sex appeal, al punto da farle temere che si sarebbe bruciata se avesse teso una mano per toccarlo.

    L’unica cosa ragionevole da fare era voltarsi e andare via, pensò. Tornare nella sua modesta camera d’albergo e bere champagne fino a perdere i sensi. Poi si sarebbe risvegliata l’indomani mattina con un mal di testa lancinante, e avrebbe deciso cosa fare del resto della sua vita.

    Ma in quel preciso istante si sentiva tutto tranne che ragionevole. Si sentiva... provocante. Perché era più facile gestire quel nuovo stato d’animo, piuttosto che il dolore e la solitudine. Quell’atteggiamento di sfida almeno era in grado di riempire – seppure in parte – il terribile vuoto che le dilagava dentro. «Non voglio essere salvata» mugolò. «Voglio ballare.»

    «Questo si può fare» replicò l’uomo, prendendola per mano e conducendola sulla pista.

    Nello stesso istante in cui lui la strinse fra le braccia, Rosa percepì con chiarezza un forte senso di allarme. Il tizio era alto, possente, massiccio. Una donna non aveva alcuna possibilità di contrastarlo... Un pensiero che, invece di spaventarla, la eccitò ancora di più. Si inumidì le labbra arse con la punta della lingua. «Non so neanche come ti chiami» disse.

    «Perché io non te l’ho detto.»

    «Lo farai?»

    «Forse, se ti comporterai bene.»

    «E in caso contrario?»

    «In caso contrario, mi presenterò subito, perché non c’è nulla al mondo che io preferisca a una donna che non si comporta bene. Il mio nome è Kulal.»

    Rosa arrotondò le labbra per pronunciare la prima sillaba e poi, facendo schioccare la lingua contro il palato, mormorò la seconda. «Ku-lal.»

    «Detto da te, diventa molto sexy.»

    Rosa ridacchiò. «Dai, smettila!»

    Kulal la strinse un po’ di più e non incontrò nessuna resistenza, quasi la donna avesse aspettato per tutta la serata quell’abbraccio. E lo stesso valeva per lui, ammise a se stesso. I suoi sensi si erano accesi sin da quando l’aveva scorta nel nightclub e aveva notato quei grandi occhi innocenti che certamente contrastavano con lo splendore del suo corpo voluttuoso. Avvertì la pressione dei seni alti e pieni contro il torace e chinò la testa per parlarle accanto all’orecchio. «Adesso verifichiamo se sai ballare sulla pista bene come hai ballato sul palco, d’accordo, bellezza?»

    Parole che Rosa interpretò come un monito a fare attenzione. Perché dietro un complimento si nascondeva sempre una motivazione, era questa una delle lezioni che la sua famiglia le aveva impartito. Un uomo diceva una carineria a una donna e si aspettava qualcosa in cambio, non era così che funzionava? E non era forse cresciuta osservando i suoi parenti maschi mentre mettevano in pratica le loro tattiche di seduzione? Uomini del genere volevano solo una cosa da una donna, e lei era una donna cui era stato insegnato a salvaguardare il suo onore e la sua integrità. Questo però prima che il mondo cambiasse. Prima che i valori che per lei avevano contato tanto si fossero rivelati inutili e privi di significato.

    Così ignorò i suoi dubbi, sollevò la testa e gli scoccò un’occhiata civettuola che fino a quel momento non aveva neanche saputo di possedere nel suo repertorio. «Mi darai un voto?»

    «Se preferisci. Ma ti avverto che sono un giudice molto severo.»

    «Correrò il rischio» replicò Rosa di getto, senza concedersi il tempo per riflettere prima di parlare.

    «Bene» commentò Kulal prima di sfiorarle la gola con le labbra. «Mi piacciono le donne che sanno correre dei rischi» precisò.

    Rosa chiuse gli occhi. Un brivido di piacere le corse lungo la schiena. Era tutto così esaltante! L’uomo stava interpretando la musica in maniera assolutamente personale, ignorava le note pressanti muovendosi piano, come al ritmo di un valzer e non di un brano

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