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La contessa di Deben: Harmony History
La contessa di Deben: Harmony History
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E-book213 pagine3 ore

La contessa di Deben: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1814
Mentre sta riflettendo sull'opportunità o meno di accettare un matrimonio di convenienza, Lord Deben si imbatte in due giovani debuttanti nel giro di una manciata di minuti: la prima cerca di comprometterlo per farsi sposare, la seconda lo salva da quella situazione poco dignitosa. Pur grato per quell'intervento, lui non capisce come mai la giovane Miss Gibson abbia preso le sue parti, tanto più che per farlo ha rischiato la propria reputazione. Determinato a svelare il mistero e intrigato da tanta intraprendenza, decide di farle visita. Perché chissà, forse potrebbe essere proprio lei la candidata giusta al ruolo di sua contessa.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2019
ISBN9788858996126
La contessa di Deben: Harmony History
Autore

Annie Burrows

Sposata, con due figli, ha messo a frutto la sua laurea in letteratura inglese e la sua incredibile fantasia nel creare avvincenti storie d'amore ambientate nei più diversi periodi storici.

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    Anteprima del libro

    La contessa di Deben - Annie Burrows

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Never Trust a Rake

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2013 Annie Burrows

    Traduzione di Serena Bertetto

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-612-6

    1

    Londra, 1814

    Santo cielo, sapeva che non sarebbe stato facile, ma non si era aspettato che si rivelassero tutti così prevedibili.

    Lord Deben uscì sulla terrazza, deserta in quella serata umida e piovigginosa, e si appoggiò al parapetto respirando a pieni polmoni l’aria pulita, libera dagli effluvi di profumo, sudore e sego.

    La prima a reagire proprio come previsto era stata la padrona di casa, Lady Twining. Quando aveva visto chi scortava l’anziana Lady Dalrymple le erano quasi schizzati gli occhi dalla testa. Si stava certamente chiedendo come mai Lord Deben avesse deciso di accompagnare una signora così rigida e formale a una serata tutt’altro che interessante, in casa di una famiglia che non avrebbe mai fatto parte della cerchia dei suoi amici alla moda. In particolare, considerato che l’unico altro ballo per una debuttante a cui lui avesse mai partecipato era stato quello di sua sorella, circa quattro anni prima.

    Mentre con Lady Dalrymple saliva lentamente le scale, aveva osservato la padrona di casa, che cercava di risolvere rapidamente il dilemma causato dalla sua presenza. Non poteva certo allontanarlo, visto che aveva invitato la sua madrina, e lui era evidentemente lì per accompagnarla. Ma quanto le sarebbe piaciuto! Sentiva che lasciarlo circolare fra le virtuose fanciulle che in quel momento affollavano la sala da ballo sarebbe stato come aprire le porte del pollaio a una volpe affamata.

    Ma Lady Twining non ebbe il coraggio di esprimere a parole quello che pensava, e quando lui la raggiunse in cima allo scalone si profuse in: Che grande onore ricevervi in casa nostra, milord e Non speravamo di avere fra noi una persona di tale importanza...

    L’ultima frase in verità non l’aveva detta, ma quello era il significato dei suoi salamelecchi. La presenza di un conte al suo ballo rappresentava un tale trionfo da far passare decisamente in secondo piano i rischi che poteva rappresentare per la morale.

    In quanto al resto dei presenti, lui incurvò le labbra in segno di disprezzo. Si erano divisi in due fazioni: quelli che avevano reagito basandosi sulla sua reputazione, e quindi agitandosi come galline attorno alle loro preziose pollastrelle, e quelli che speravano di cogliere l’occasione.

    Numerosi occhietti rapaci lo avevano seguito passo dopo passo. Numerose bocche avevano mormorato congetture. Come mai era lì? Era segno che aveva finalmente deciso di fare il suo dovere e prendere moglie?

    Alla prospettiva che il più incallito donnaiolo della sua generazione, il più abile nelle schermaglie amorose, stesse effettivamente cercando una legittima sposa, i più determinati avevano iniziato a sgomitare per mettergli sotto il naso le loro mocciose.

    Il fatto che avessero indovinato la verità non rendeva i loro approcci meno repellenti. Proprio per quello sarebbe stato costretto a intervenire ad altre insipide serate e a sopportare conversazioni insulse e maniere affettate.

    Infatti, come avrebbe potuto essere certo che almeno il primogenito fosse figlio suo, se non sposando una ragazzina appena entrata in società? E il suo dovere verso la famiglia rendeva quella condizione imperativa.

    Offrì il volto alla pioggia, che gli rinfrescò la pelle, anche se non poté nulla per placare l’amarezza che provava. Quello era impossibile.

    A meno che... Si bloccò mentre un pensiero gli passava per la testa. Non pensava di poter reggere tante altre serate come quella. E dopo tutto non c’era molto da scegliere fra quelle fanciulle pallide e ansiose. Non gli conveniva chiedere in moglie la prima in cui si fosse imbattuto rientrando nel salone? Almeno avrebbe risolto la faccenda nel modo più rapido e indolore possibile.

    Quanto tempo gli avrebbe portato via... un anno della sua vita? Chiedere in moglie una delle ragazze che gli avevano fatto sfilare davanti, come se fossero state giumente al mercato di Tattersalls. Fare le pubblicazioni, sopportare la messa in scena della cerimonia, portare la sposa a letto e continuare a farlo finché non fosse stato certo che fosse in stato interessante. Sperare che nascesse un maschio. Solo una volta assicurata la successione, avrebbe potuto tornare alla sua solita vita, e lei...

    Gli sfuggì un sospiro e chinò la testa, valutando a cosa si sarebbe potuta dedicare sua moglie una volta lasciata alle proprie risorse.

    A qualsiasi cosa. A tutto e anche di più. Nessuno meglio di lui sapeva fino a che punto potesse spingersi una giovane sposa annoiata alla ricerca del piacere.

    Con un’esclamazione d’impazienza, tirò fuori l’orologio per controllare l’ora. Possibile che fosse in quella casa soltanto da trenta minuti? Ci sarebbero volute ore prima che Lady Dalrymple fosse pronta ad andarsene. Avrebbe voluto guardare le danze e spettegolare con le amiche presenti.

    Benissimo. Visto che doveva occupare il tempo in qualche modo, tanto valeva seguire il proprio impulso e risolvere la questione del matrimonio una volta per tutte. Sarebbe tornato nel salone e avrebbe chiesto alla prima ragazza che avesse incontrato di ballare con lui. Se lei avesse accettato e non si fosse rivelata particolarmente sgradevole, si sarebbe potuto dare inizio agli accordi.

    Ecco. Quell’abominevole faccenda era sistemata. Non ci sarebbe neanche stato bisogno di informare ufficialmente la buona società delle sue intenzioni, mettendo piede in quel luogo infernale chiamato Almack’s.

    Purtroppo, non riusciva a muoversi da lì. Continuava a guardare fisso davanti a sé, eppure i suoi occhi non vedevano il giardino fradicio di pioggia ma soltanto l’abisso spalancato davanti a lui.

    Non avrebbe avuto nessuna importanza se la ragazza che lo aspettava là dentro non gli fosse piaciuta veramente, purché il compito di portarla a letto per il tempo necessario a garantirsi un erede si rivelasse accettabile. Se non le avesse voluto bene, lei non avrebbe avuto il potere di ferirlo. Di umiliarlo. E lui avrebbe potuto contemplare i suoi illeciti amori con la stessa divertita indifferenza messa in mostra dai mariti che lui aveva reso cornuti nel corso degli anni. Molte mogli annoiate e insoddisfatte avevano cercato uomini giovani ed energici che mettessero nelle loro vite quel pepe di cui i matrimoni per convenienza erano totalmente privi.

    Nei limiti di un rapporto tanto tiepido, lui sarebbe stato anche in grado di tollerare i figli di lei. Forse li avrebbe addirittura trattati con gentilezza, invece di insultarli apertamente dando loro dei bastardi. E si sarebbero considerati tutti fratelli e sorelle, si sarebbero aiutati, invece di...

    Un’esplosione improvvisa di musica proveniente dalla sala da ballo lo strappò al turbinio di sensazioni negative che sempre si agitavano in lui quando qualche pensiero sfuggiva al suo controllo e lo riportava ai ricordi di infanzia.

    Si girò lentamente, seccato per quell’interruzione, anche se non si era aspettato di vedere una silhouette femminile stagliarsi sulla porta finestra.

    «Oh! Lord Deben!»

    La ragazza trattenne il respiro e si portò una mano alla gola in un gesto drammatico, che avrebbe dovuto, pensò lui cinicamente, esprimere grande sorpresa. «Credevo che non ci fosse nessuno» disse poi, facendo scorrere lo sguardo lungo la terrazza altrimenti deserta.

    «E, in effetti, perché mai qualcuno dovrebbe desiderare esporsi a un tempo tanto inclemente?» sbottò lui.

    Affatto scoraggiata da quel tono secco, lei si avvicinò di un paio di passi, e rise. «Non dovrei essere qui fuori con voi, vero? La mamma dice che siete pericoloso.»

    Adesso che poteva guardarla meglio, Lord Deben si accorse che era decisamente graziosa. Bei lineamenti, pelle senza imperfezioni, vestita all’ultima moda e senza badare a spese. E abituata a ricevere attenzioni maschili, a giudicare da come si lasciava tranquillamente scrutare da lui in modo prolungato, per non dire insolente.

    «La vostra mamma ha ragione. Sono pericoloso.»

    «Non ho paura di voi» proclamò lei, avanzando ancora, con decisione.

    Gli arrivò tanto vicina che il profumo che emanava dal piccolo corpo surriscaldato gli sfiorò le narici. La ragazza aveva il respiro accelerato. Era eccitata. Anche un pochino nervosa, ma soprattutto eccitata.

    «A quanto si dice, voi non avete mai offeso una fanciulla onesta» disse lei un poco affannata. «Vi siete fatto la vostra reputazione a spese di giovani signore o vedove.»

    «Vostra madre avrebbe dovuto insegnarvi che non sta affatto bene discorrere con un uomo dei suoi amours

    Lei sorrise. Molto consapevole. «Ma, Lord Deben» mormorò, facendo scivolare una mano sul risvolto della sua giacca, «sono certa che desiderate che la vostra futura moglie conosca e capisca questo genere di cose. Che sia comprensiva...»

    Le afferrò la mano e la staccò dalla giacca, sentendosi invadere da un profondo disgusto. «Al contrario, signorina, questa è proprio l’ultima cosa che desidero dalla donna che sposerò.»

    Era inutile. Assomigliava a suo padre più di quanto avesse creduto. Anche se si fosse guardato dall’innamorarsi di sua moglie, non avrebbe sopportato l’idea che lei si mostrasse comprensiva. Che desse per scontato che lui avrebbe proseguito la sua vita da scapolo, in modo da essere a sua volta libera di godersi delle avventure.

    In poche parole, di essere cornuto.

    «Fareste meglio a tornare dentro. Come avete detto voi stessa, è assai scorretto restare qua fuori da sola, con un uomo come me.»

    Lei mise il broncio. «È assurdo che tiriate fuori la correttezza quando non ve ne siete mai curato.» Poi, con un movimento talmente rapido da coglierlo totalmente di sorpresa, gli buttò le braccia al collo.

    «Dannazione, che cosa fate?» Lui cercò di liberarsi dall’abbraccio, riuscì ad allentare la presa di una mano, ma lei lasciò cadere il ventaglio in modo da aver l’altra libera. Quando lui fece un passo indietro tentando con maggiore determinazione di non lasciarsi afferrare, lei gli si strinse addosso più forte. «Lasciatemi andare!» ruggì, finendo per trascinarla con sé. «Non so cosa pensiate di ottenere buttandovi addosso a me in questo modo, ma...»

    Si sentì uno strillo. La porta si era spalancata e la luce aveva invaso la terrazza. La ragazza che gli era rimasta tanto tenacemente attaccata premette una guancia contro il suo petto.

    «Lord Deben!» Una matrona piuttosto robusta marciò verso di lui, con il doppio mento tremolante dall’indignazione. «Lasciate andare mia figlia immediatamente!»

    Lui la teneva ancora per i polsi, nel tentativo di staccarsela di dosso ma, vedendola inarcare la schiena in modo molto teatrale simulando uno svenimento, istintivamente la sostenne. E anche se una parte di lui l’avrebbe molto volentieri lasciata cadere sulla pietra fredda e bagnata del terrazzo, un’altra parte sapeva benissimo che se avesse ceduto a quel basso impulso le cose sarebbero ancora peggiorate.

    Se fosse arrivato qualcuno, cosa avrebbe visto? Il perfido Lord Deben chino sul corpo inanimato di un’innocente scioccata e aggredita? O il perfido Lord Deben che reggeva fra le braccia la vittima priva di sensi del suo tentativo di seduzione? Con la madre indignata che gli intimava di lasciarla andare?

    In ogni caso, il risultato sarebbe stato lo stesso. Le due femmine si sarebbero aspettate che lui riparasse sposando quella piccola e impudente sgualdrinella.

    Non era mai stato così furibondo in vita sua. Era caduto in una trappola che anche un novellino avrebbe notato. E proprio la prima volta che si avventurava nel mondo delle cosiddette fanciulle innocenti!

    Come aveva potuto sottovalutare a tal punto la natura predatoria del genere femminile? Aveva liquidato quelle ragazzette vestite di bianco, praticamente indistinguibili una dall’altra, come nullità vacue e senza cervello. Ma quella era molto sveglia. Ed enormemente ambiziosa.

    Lui era l’uomo più ricco, di più alto lignaggio e più giovane che avrebbe mai avuto modo di incontrare nella sua cerchia di conoscenze, che indovinava piuttosto limitata. E aveva spietatamente approfittato di un suo attimo di disattenzione per comprometterlo. Non le importava un fico secco della sua reputazione. Né aveva il minimo scrupolo a sposare un uomo che riteneva incapace di fedeltà. Anzi, gli aveva già detto che lo avrebbe giustificato.

    Peggio ancora, quella mocciosa non sapeva che in realtà lui stava proprio cercando una moglie. Lo riteneva semplicemente un ostinato libertino.

    Eppure aveva deciso di intrappolarlo.

    Astuta, ambiziosa, senza scrupoli e morale. Se sua madre fosse stata ancora viva, avrebbe visto in quella giovane uno spirito affine.

    «È abbastanza ovvio quello che è successo» disse la matrona ergendosi in tutta la sua altezza. E poi, proprio come lui aveva previsto, aggiunse: «Dovrete riparare».

    «Ovvero proporle il matrimonio?» Ne aveva abbastanza. Non gli importava se quella vecchia ciabatta lo avesse ritenuto scortese. Allontanò da sé la fanciulla con una spinta tanto decisa che lei perse l’equilibrio e dovette aggrapparsi alla madre per non cadere.

    Davvero si era trastullato con l’idea di chiedere in moglie la prima giovane presentabile in cui si fosse imbattuto? Era pazzo? Se avesse sposato una creatura come quella, la storia si sarebbe ripetuta, con in più il deterrente che lui non sarebbe mai stato veramente certo della paternità di nessuno dei bambini a cui avrebbe dovuto provvedere.

    Si appoggiò con la schiena alla balaustra e incrociò le braccia. Stava per informarle che nessun tipo di pressione lo avrebbe indotto a dare il suo nome a quella ragazza quando un’altra voce gridò: «Oh, no, vi assicuro che non è come sembra!».

    Tutti e tre si girarono a guardare verso l’altro capo della terrazza, che non era illuminato.

    Il conte riuscì a intravedere una snella figuretta femminile che a fatica cercava di farsi largo fra due grandi vasi di terracotta, dietro cui evidentemente si era nascosta.

    «Tanto per cominciare...» La ragazza, ancora in ombra, stava cercando di liberare l’abito, evidentemente impigliato da qualche parte. «Sono stata qui tutto il tempo. Miss Waverley non si è mai trovata sola con Lord Deben.»

    Finalmente avanzò verso di loro, però esitò ai margini del cerchio di luce in cui si trovavano, come se fosse riluttante ad abbandonare la protezione del buio. Ma quando un lembo dell’abito bianco finì in un raggio di luce, lui notò che era macchiato di muschio. E sulla cascata di riccioli arruffati che scendevano su due spalle sottili c’erano alcune foglie secche.

    «Mi fa molto piacere» commentò l’oltraggiata madre di quella che adesso risultava essere una certa Miss Waverley. «Dunque come mai mia figlia era fra le sue braccia?»

    Miss Waverley aveva ancora dipinta in viso un’espressione oltremodo tragica, ma cominciavano a spuntare i primi segni di preoccupazione.

    «Oh, ecco...» La ragazza scarmigliata esitò. Lanciò un’occhiata a Miss Waverley, che ora appariva decisamente in ansia, poi si raddrizzò e fissò la matrona dritto negli occhi. «Ha perso il ventaglio. E poi è inciampata cadendo addosso a Lord Deben, che naturalmente l’ha sostenuta.»

    Aveva presentato i fatti in modo che assumessero una valenza assai differente. Senza mentire apertamente.

    Era stata bravissima.

    Il conte si scostò dalla balaustra quel tanto da raggiungere il ventaglio, che si chinò a raccogliere.

    «Un gentiluomo» disse, seguendo la falsariga di quella ragazza che, chissà per quale motivo, gli pareva l’autunno personificato, «seppure con una reputazione pessima come la mia, non avrebbe mai potuto permettere che una così bella creatura cadesse per terra.» Porse

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