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La presa di Santolamenna
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E-book80 pagine49 minuti

La presa di Santolamenna

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Info su questo ebook

Quattro inespugnabili bastioni la difendevano dalle quattro direzioni cardinali. Altrettante erano le porte che conducevano all’interno delle mura. Di queste, tre si connettevano alle strade per Poppi, Bibbiena e Talla. La quarta, e ultima, non portava da nessuna parte ma doveva servire per futuri collegamenti, affinché il visitatore che giungesse in quei luoghi non avesse a credere che Santolamenna fosse una città isolata dal mondo a causa della superbia dei suoi abitanti.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2015
ISBN9786050389593
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    Anteprima del libro

    La presa di Santolamenna - Michele Andreoli

    75

    Prefazione

    Nonostante ogni sorta di opposizioni, l’Autore è lieto di poter dare finalmente alle stampe:

    LA PRESA DI SANTOLAMENNA

    Finanziato dall’Istituto Nazionale per la salvaguardia dei Beni Culturali dell’Alto Medioevo e frutto di anni di ricerche, questo libro rappresenta quanto di meglio si è scritto sull’argomento.

    Un sentito ringraziamento va al professor Paolo Francalazzo, paleolicantropologo dell’Università di Pisa, per i suoi preziosi suggerimenti e per aver a-criticamente letto il manoscritto.

    Ringrazio infine quanti col loro sostegno e con le loro risate hanno contribuito alla stesura di questa grande quanto verissima storia.

    L'Autore

    Avvertenza

    Tempo fa sono stato chiamato dalla prefettura di Arezzo per prendere visione di un documento che rappresenta un inaudito attacco alla libertà di espressione. Non è senza amarezza che  ne riporterò qui uno stralcio:

     Pertanto si diffida l’autore del libello testé pubblicato dal titolo «La presa di Santolamenna» nel seguitare in ulteriori ristampe. I sindaci delle città di Poppi, Bibbiena e Talla, riunitisi in seduta congiunta in questa sede, unitamente dichiarano:

    che né di codesta famigerata Santolamenna (o Santomenna), né di nessun’altra città simile i nostri archivi serbano memoria;

    che seppure questa Santolamenna (o Santomenna) fosse mai esistita se non nella fantasia dell’Autore, noi affermiamo che non in Arezzo ma ben in altro e più indegno luogo dèbbansi ricercare le ceneri;

    si diffida altresì il prof. Paolo Francalazzo dal compiere ulteriori ricerche nei nostri comuni et etiam nei territori prospicienti, senza la nostra esplicita autorizzazione.

    Valga ciò a riprova delle infinite vessazioni che ho dovuto subire e tutte e altre contumelie che gli uffici e la loro insolenza hanno voluto infliggermi.

    Dedica

    A ROBERTO ALVINO DEI GONZAGA,

    PRINCIPE DI FOSDINOVO NONCHE’ SIGNORE DI MULAZZO  E CONESTABILE DI SICILIA

    Mio ottimo e altresì Eccellentissimo Amico, all’Eccellenza Vostra, che è quel Sole che mai tramonta, Gloria e Splendore nei secoli venturi.

    La grande fatica può ormai dirsi compiuta e tutto quanto è stato il mio travaglio di molti e lunghi mesi è ora qui, per la gioia della Vostra Anima, raccolto in codesto volume.

    Vogliate Voi accoglierlo nelle grazie Vostre come fareste per un’opera Vostra propria e che tanta Immeritata Benignità sia ancora una volta il segno e la traccia dell’Animo Vostro Nobile e dell’Impeto Generoso che Vi contraddistingue.

    Or son nove mesi ch’io son versato nell’umile lavoro che la grazia Vostra si accinge a visionare e che già tanta parte dell’ingegno mio ha duramente fiaccato.

    Da quel dì ch’io mossi l’animo mio non ha conosciuto tregua né giammai posa veruna, finché il primario istinto, tenue in principio e fievolissimo, non fusse poscia col tempo divenuto incrollabile intendimento.

    Sì come, per aver stimato io sin ora esser nobilissima anzi necessaria cosa il progresso della Historia, non ho mai avuto difficultà o repugnanza alcuna ad intraprendere affinché qualsivoglia sua Parte, per oscura e ignota che fusse, dalla tenebra alla luce alacremente venisse ricondotta.

    Altramente e poiché la Historia, dice Arístotile, ch’io sommamente laudo et ammiro, non intraprende a fare quello che non può esser fatto, né intraprende a muovere dove non è possibile a pervenire, io fermamente credo non esser naturale ma straniero l’avere in dimenticanza e in oblìo qualche sua Parte, poiché l’Istessa ha intrinseca e naturale inclinazione non lo star ferma ma seguirne il medesimo corso di fronte a Dio e di fronte agli uomini.

    Onde non è maravigIia che taluni si dedichino a tali fatiche di riesumazione, com’io ora faccio, imperocchè non senza calunnia e personale periglio. Ma è altresì genialissima e notevole cosa l’andare contro e il contrastare quanti, di contro, ignobilmente tanta cura contrastano.

    Concordemente, non solum sed etiam duo, questi cani, che Vostra Altezza potrebbe disperdere con un solo cenno e ai quali io auguro maggiori e più durevoli disgrazie, non solo il metodo recusano, bensì pongono in dubbio l’esistenza stessa di Santolamenna, non ostante che ben chiara traccia vi sia nelle nostre provincie e nelle abbazie di Toscana.

    Parmi dunque ch’io Vi abbia sufficientemente esplicati li accidenti che di tanta pena han lastricato il mio sentiero e più non voglio tediare con queste lagne l’Eccellentissima Signoria Vostra.

    Con il che, porgendo prosperità e fortuna alla Casata Vostra illustre, Vi fo umilissima reverenza, Dell’Altezza

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