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Perchè tu viva e sia felice
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Perchè tu viva e sia felice
E-book184 pagine1 ora

Perchè tu viva e sia felice

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Info su questo ebook

Perché tu viva e sia felice è un percorso di catechesi pensato per i giovani e a loro è stato proposto.

L’itinerario è per chi desidera approfondire il tema della felicità affrontato dal punto di vista sia biblico, che esistenziale.

Desidera essere un testo discorsivo con lo scopo di suscitare, risvegliare, guidare la domanda sulla propria felicità.
LinguaItaliano
Data di uscita29 gen 2015
ISBN9788891174284
Perchè tu viva e sia felice

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    Anteprima del libro

    Perchè tu viva e sia felice - Vanio Garbujo

    dvj

    1

    Che cos’è la felicità?

    La felicità tra desiderio,

    ricerca e tristezza

    Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque,

    in tutto ciò di cui possiamo fare esperienza,

    abbiamo solo bisogno di cambiare

    il modo di vedere le cose.

    In viaggio (F. Mannoia)

    Domani partirai non ti posso accompagnare sarai sola nel viaggio io non posso venire il tempo sarà lungo e la tua strada incerta il calore del mio amore sarà la tua coperta ho temuto questo giorno è arrivato così in fretta e adesso devi andare la vita non aspetta guado le mie mani ora che siamo sole non ho altro da offrirti solo le mie parole. Rivendica il diritto a essere felice non dar retta alla gente non sa quello che dice e non aver paura ma non ti fidare se il gioco è troppo facile avrai qualcosa da pagare Ed io ti penserò in silenzio nelle notti d'estate, nell'ora del tramonto quando si oscura il mondo l'ora muta delle fate e parlerò al mio cuore , più forte perché tu lo possa sentire è questo il nostro accordo prima di partire prima di partire domani ... non ti voltare. Ama la tua terra non la tradire non badare alle offese lasciali dire ricorda che l'umiltà apre tutte le porte e che la conoscenza ti renderà più forte. Lo sai che l'onestà non è un concetto vecchio non vergognarti mai quando ti guardi nello specchio non invocare aiuto nelle notti di tempesta e non ti sottomettere tieni alta la testa. Ama la tua terra, ama, non la tradire, non frenare l'allegria non tenerla tra le dita ricorda che l'ironia ti salverà la vita ti salverà. Ed io ti penserò in silenzio nelle notti d'estate, nell'ora del tramonto quella muta delle fate e parlerò al mio cuore perché, domani partirai in silenzio ma in una notte di estate io ti verrò a cercare io ti verrò a parlare e griderò al mio cuore perché tu lo possa sentire sì, tu lo possa sentire.

    La felicità tra desiderio, ricerca e disincanto?

    Che cos’è a felicità? È "qualcosa che si sente, si percepisce quando si è felici, è una sensazione. È vissuta come un bene supremo. C’è chi la vive come un dovere, un dovere di bellezza, di salute, di ricchezza o di piacere. Quando si è felici ci si dimentica del tempo, basti pensare agli innamorati: quando sono insieme il tempo sembra non finire mai, e la felicità diviene quell’attimo che apre una porta sull’eterno, mentre ben sappiamo che quando si è alla presenza di una persona noiosa, il tempo sembra non passare mai, cinque minuti vengono vissuti come fossero ore.

    Certamente ogni uomo cerca la felicità, in modo giusto o sbagliato, in cose degne di questo nome, o in atti errati, ma sempre cerca quella felicità che può colmare il cuore e placare la sua sete di pienezza, di serenità, di voglia di stare bene e sorridere. Credo che, in questo, siamo tutti d’accordo. Tutti vogliamo la felicità, anche se non sappiamo bene cosa sia e la felicità è diversa per ciascuno; la mia felicità non può essere la tua, perché è un dono, un cammino, è qualcosa di personalissimo che trova le sue radici nell’identità del soggetto che la brama e ciascuno di noi porta la sua traccia, il suo percorso, la propria storia che è originale e differente da quella di chiunque altro.

    Sant’Agostino dice: Noi tutti bramiamo vivere felici.

    San Tommaso D’Aquino: L’uomo non può non volere essere felice!. Epicuro: Quando abbiamo la felicità abbiamo tutto, quando non c’è facciamo di tutto per averla!. La felicità, la si sente, la si percepisce nel profondo del cuore. È uno stato dell’essere. Aristotele: La felicità è cercata per se stessa, è il bene supremo. È il fine di tutte le azioni che compiamo!. Pascal: La felicità è il movente di tutte le azioni di tutti gli uomini.

    Dal punto di vista biblico, i versetti del Deuteronomio 5,16;12,28; 8,16 che fanno da sfondo al nostro percorso, ci rivelano che la felicità è un fine della vita e non un’utopia per l’uomo, qualcosa di irraggiungibile. Infatti, Dio desidera per l’uomo una vita felice. Sogna per noi, per ciascuno di noi, una vita felice.

    In fondo, tutti noi, abbiamo fatto, almeno una volta nella nostra vita l’esperienza della felicità. Tutti possiamo avere già un’idea di felicità. L’autore del Deuteronomio rivela che Dio desidera per l’uomo una vita felice e che l’uomo stesso desidera per sé una felicità. In quest’ottica, anche il decalogo, nell’Antico Testamento, non è altro che una via per perseguire la felicità, per vivere felici. La domanda continua, però, a rimanere aperta: Che cos’è la felicità?

    Parola di Dio e tristezza: un esempio

    Mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna? . Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre. Egli allora gli disse: Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò via triste, poiché aveva molti beni. Marco 10, 17-22

    Il tale, colmo di desideri di seguire il Signore e di vivere felice (= la vita eterna), se ne va via triste perché pare che Gesù gli chieda troppo. Questa tristezza conferma che l’uomo cerca, in tutti i tempi e in tutti i modi, la felicità, ma insieme ci rivela che non è facile essere felici e sapere che cosa può darci la felicità e come poterla perseguire. Se dovessimo fare una fotografia del mondo post-moderno ci possiamo accorgere come ci sia un rischio per la felicità, ossia quello di confonderla, limitarla, identificarla con la salute, la bellezza, la sessualità, la giovinezza e trasformarla in un bene dovuto a tutti i costi e da ottenere a qualsiasi prezzo e non un dono e un cammino da scoprire, vivere, accogliere. E così la felicità diventa una sorta di dovere su questi ambiti. La salute eliminando il dolore, la sofferenza, la malattia, la morte, dimenticando che la nostra salute non è nelle nostre mani, non è in nostro potere. La bellezza come bene assoluto, da cercare, perseguire, costruire, dove per bellezza si intende qualcosa di superficiale, con scopi seduttivi, dimenticando che la bellezza vera, quella che si impasta con la verità e la bontà, o c’è o non c’è e non si può costruire con un bisturi. La sessualità che diventa il luogo del godimento egoistico, per risolvere le proprie solitudini o paure confondendo la felicità con questo godimento che rende vuoti. Infine, la giovinezza come imperativo e si trovano anziani che si vestono come gli adolescenti, adulti incapaci di accettare la propria condizione e sono perennemente in fuga dalla vecchiaia, che è inesorabile.

    Che fare?

    Per intraprendere il cammino della felicità dobbiamo fare un passo indietro e chiederci qual è l’elemento comune a ogni mia personale esperienza di felicità. Se ci poniamo questa domanda certamente ci accorgiamo che ogni nostra felicità ha avuto a che fare con gli altri. La felicità, infatti, ha una dimensione relazione. La felicità è vera se condivisa, non può essere goduto in modo narcisistico. La felicità chiede un tu che la riconosca. E di conseguenza la mia felicità non può mai essere contro quella degli altri, non si è felici da soli. Così la felicità esige un COME vivere, ci pone la domanda su come viviamo in mezzo agli altri e nel rapporto con le cose. Parlare di felicità della vita significa, quindi, parlare della vita stessa e porci nuove domande: sono contento di quello che vivo, mi dà felicità? Sono davvero felice? Da qui intuiamo che la felicità se ha a che fare con la mia vita, significa che si mescola con il suo senso. Parlare di felicità significa parlare del SENSO che vogliamo dare alla nostra vita. La felicità di cui stiamo parlando allora non è una semplice emozione, non è solo uno stato d’animo, ma è una felicità che deve essere profondamente sensata, ricca di senso, pregna dell’esistenza stessa dell’uomo. Ecco spiegato come una persona possa essere felice anche dentro i momenti cruciali, i momenti più difficili, perché la felicità se è autentica ha la forza di abbracciare e tenere insieme, in una sintesi più alta, sia momenti di gioia che di dolore, sia momenti di leggerezza che di pesantezza, sia la croce che la risurrezione. Ecco perché la felicità autentica deve essere profondamente sensata, per avere la forza di mettere insieme eventi di gioia e di dolore. E ciò che tiene

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