Nel nome di mia Madre
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Anteprima del libro
Nel nome di mia Madre - Paola Di Berti
Paola Di Berti
Nel nome di mia madre
Scrivere e leggere una storia rappresenta per molti
l'inizio di un cambiamento.
Il processo di narrazione per chi scrive e di lettura per chi legge,
può essere interpretato come un modo per sanare una ferita,
o per superare un momento di profondo discernimento.
Desidero utilizzare la scrittura come medicamento,
per sanare le ferite del cuore,
utilizzando le parole che più aggradano,
come fossero formule magiche che danno sollievo.
Desidero esprimere i concetti più chiari
e le frasi che rimangono più impresse,
affinché possano aiutare a superare
i momenti difficili della vita.
È che così che deve essere la mia storia!
Semplice, con semplici parole,
semplici pensieri e semplici emozioni.
Con semplicità voglio guarire il cuore.
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Indice dei contenuti
NEL NOME DI MIA MADRE
Dedica
INTRODUZIONE
I Scendi dalla croce
II Una fede nascosta
III Oltre la metafisica
IV In principio era la Dea
V La vergine kundalini
VI Grande Padre e Grande Madre
VII Donna, Dea e Madre
VIII Donna dell'Eden
IX Vi ho fatti uomo e donna
X Nel nome di Mia Madre
XI Nostra Mater Terra
XII La forza del serpente
XIII Il potere della donna
XIV Tuo è l'intero universo
XV Essere Donna
XVI Shiva e Shakti, l'energia dell'amore
XVII Madre nostra che sei sulla terra
XVIII La dea mutilata
XIX Maria marea
XX Tutto il sapere del mondo
XXI La realizzazione del Sé universale
XXII Una sola religione
XXIII La storia sconsacrata
XXIV Eredità nascoste
XXV Regina e Sacerdotessa
XXVI Una sola storia, un solo insegnamento
XXVII Il peccato non esiste
XXVIII Yoga, meditazione e preghiera
XXIX L'unica cosa che conta
XXX L'eredità
EPILOGO STORICO
NEL NOME DI MIA MADRE
Questo libro è un'opera di finzione e fantasia. Qualsiasi personaggio e luogo citato è di pura invenzione dell'autore ed hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.
Prima edizione elettronica: 2014
Foto in copertina: Maria Maddalena di Pietro Perugino - Dipinto a olio su tavola
Tutti i diritti riservati ©
Scrivere e leggere una storia rappresenta per molti
l'inizio di un cambiamento.
Il processo di narrazione per chi scrive e di lettura per chi legge,
può essere interpretato come un modo per sanare una ferita,
o per superare un momento di profondo discernimento.
Desidero utilizzare la scrittura come medicamento,
per sanare le ferite del cuore,
utilizzando le parole che più aggradano,
come fossero formule magiche che danno sollievo.
Desidero esprimere i concetti più chiari
e le frasi che rimangono più impresse,
affinché possano aiutare a superare
i momenti difficili della vita.
È che così che deve essere la mia storia!
Semplice, con semplici parole,
semplici pensieri e semplici emozioni.
Con semplicità voglio guarire il cuore.
Dedica
Questo libro, lo dedico a te,
mio caro ed amato Figlio, Fratello,
Padre e Compagno,
perché voglio che tu conosca
Colei che ti dedica la Vita e ti Ama
di un amore incondizionato.
Io ti parlo attraverso ogni Donna che incontri,
ogni Madre, ogni Sorella,
ogni Figlia ed ogni Compagna di viaggio.
Non devo inventare nulla per convincerti
di quella che Io Sono.
Se mi guardi bene, vedrai di me diverse vie di espressione.
Nessuna di queste è la mia massima espressione,
perché la più grande la fai Tu,
quando mi scegli
come Madre, come Sorella,
come Figlia e come Compagna.
L'amore che Io ho per Te sceglie di amarti
se e quando vuoi tu,
eppure il mio amore si estende,
ad ogni mio Padre, ad ogni mio Fratello,
ad ogni mio Figlio, ad ogni mio Compagno,
in ogni momento ed incondizionatamente.
Il cielo disse che sarei scesa sulla Terra,
e come un piccolo seme
sarei cresciuta nel grembo di una Donna,
e sarei divenuta Figlia di Mia Madre e Madre del Creato.
L'utero materno mi ha nutrita e protetta
e dentro di esso ho vissuto, giorno e notte, per nove lune.
Nel grembo caldo e protettivo di mia Madre
ho percepito la presenza della Déa,
il tocco leggero delle sue mani su di me,
e il lento e rassicurante battito del suo cuore,
nel silenzio oscuro e placido della notte.
E così come io Sono nata da una Donna,
anche tu, Padre, Fratello, Figlio e Compagno
sei nato dalla stessa Donna.
Io sono la meravigliosa creatura che ha portato in grembo
tua Madre, tua Sorella, tua Figlia e la tua Compagna.
Io sono il Sole che riscalda le fredde giornate dell'inverno.
Io sono la Voce che rompe il silenzio della tua anima.
Io sono il dolce Canto che rassicura il tuo cuore.
Io sono parte di Te
e Tu,
quella parte che manca di me.
INTRODUZIONE
Prima di iniziare a leggere questo libro ti chiedo di fare una cosa: accendi la stoppa di una candela e trova una posizione comoda.
Poi chiudi gli occhi per un istante ed ascolta il suono del tuo cuore.
Lo sentirai pulsare ritmicamente e soavemente. In quel suono c'è la tua stessa vita.
Poi apri gli occhi ed assapora con calma questa storia.
L'ho scritta dopo un lunghissimo periodo di discernimento interiore personale, dopo momenti di intenso studio delle più grandi religioni della storia del nostro pianeta.
Poniti nella condizione di assimilare con calma e con cuore privo di pregiudizi, ciò che è scritto.
Tutto è venuto naturale, dalla mia mente, dal mio cuore, ascoltando la natura, osservandone il suo movimento, osservando la vita intera così come essa si mostrava ai miei occhi.
Per troppo tempo avevo nascosto il mio lato più naturale, quello più genuino e intimo.
Per tanto tempo avevo ignorato i segnali che venivano dal cuore, dalla mia stessa anima.
Avevo demonizzato la carne ed il desiderio sessuale, come fossero una malattia, qualcosa da nascondere.
Avevo represso ogni mio sentimento e sentivo l'esigenza di tornare alla mia vera vita, a ciò che m'apparteneva veramente. Portata a reprimere tutto per via di una morale che non comprendevo, mi chiusi in me stessa.
Finché un giorno, una fiamma, una voglia inesorabile, un desiderio implacabile di essere me stessa, di parlare a me stessa di me stessa, mi costrinse a scrivere.
Dapprima chiusi gli occhi ed ascoltai silenziosamente la voce della mia anima. Poi le parole parlarono al mio cuore.
Era Lei, la Grande Madre, la Vita che da Lei proviene e che a Lei ritorna.
Fu in quell'istante che compresi!
Dovevo tornare al mio stato naturale, a quell'identità nascosta, per troppo tempo, nel buio delle mie paure.
I
Scendi dalla croce
" Padre Nostro,
che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
Sia fatta la tua volontà,
come in Cielo così in Terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male.
Amen."
(Preghiera cristiana)
« Padre Nostro...»
Un sussulto mi impedì di proseguire.
«... che sei nei cieli …»
Iniziai a piangere.
«… sia …santifica ...to il tuo …! »
Non riuscivo a pregare.
Chiusi gli occhi.
Interruppi la preghiera.
Mi guardai attorno.
Non c'era nessuno.
Ero sola davanti alla statua del crocifisso.
La croce, l'altare, le panche ed il leggio erano in legno.
Tutto era in legno, un legno caldo e profumato.
Eppure avevo freddo ed ero stremata.
Le mani erano ghiacciate e rovinate dal gelo.
Mancavano pochi giorni a Natale ed ero sola, sola e stremata.
Fissai la statua fredda ed immobile per qualche istante.
Eravamo solamente noi due. Il crocifisso ed io.
Gli occhi chiusi, la corona di spine sul capo, il sangue sul costato, i chiodi sulle mani e sui piedi. Quasi ne percepivo la sofferenza in tutto il corpo.
La guardai ancora.
INRI, Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, l'epigrafe sormontava la croce.
Avrei voluto chiedergli perché continuava a starsene su quella croce senza fare nulla.
Avrei voluto chiedergli perché si era fatto crocifiggere senza opporsi a quell'agonia.
Avrei voluto sapere perché doveva esistere tutto quel dolore e quella sofferenza.
« Scendi, Cristo Santo, scendi da quella croce se sei capace! Scendi! », urlai più forte che potevo.
Chiusi gli occhi e continuai a piangere. Le lacrime scendevano lentamente sul viso e mi bagnarono le mani giunte in preghiera.
«Scendi da quel piedistallo, dove ti sei messo e parlami, se ci riesci! Parlami! Non mi vedi? Sono rimasta sola, completamente sola. Io e …. Cosa vuoi ancora da me? Eh! Cosa vuoi? Non vedi che non ho più nulla da darti? Io non ho più nulla. Mi è rimasta solamente … la vita!» urlai di nuovo.
Avevo un profondo desiderio di sfogare la rabbia accumulata nel cuore.
Gli ultimi anni erano stati veramente difficili e pesanti. La malattia di mio padre aveva messo a dura prova tutta la mia fede. Poi all'improvviso, anche mia nonna Eugenìa mi lasciò. L'unica cosa che mi era rimasta, era la cascina alla fine di quel paesino sperduto tra la montagne dell'appennino umbro, insieme a qualche ettaro di terra incolta ricevuta in eredità.
Ero arrivata a Borgo San Pio da poco più di un mese e l'unica amicizia era quella di Don Mattia, un sacerdote molto giovane e particolarmente attraente.
Affabile, genuino e semplice, Don Mattia aveva chiesto di essere nominato parroco di quel paesino minuscolo, per rimanere accanto alla madre, ormai anziana. Nella casa parrocchiale viveva anche don Gianmarco, l'anziano sacerdote che prima di lui era stato parroco e che, per via dell'età, la curia aveva deciso di non spostare in altra diocesi.
Ogni volta che me ne andavo in giro per le strade sterrate del paesino, finivo sempre per infilarmi nella cappellina laterale alla chiesa. Era piccola, intima e non si sentivano le grida e le risate dei bambini che giocavano nel piazzale antistante.
«Micaela?» mi chiamò Don Mattia.
« Tutto bene? Ho sentito urlare! Sei stata tu? »
Mi alzai di scatto dalla panca. Don Mattia era davanti a me, nel suo abito talare. I suoi occhi, ancor più neri, mi osservavano enigmatici.
« Micaela, stai bene? » mi chiese di nuovo il sacerdote
« Sì, sto bene! Grazie. Sono solo un po' stanca.» risposi io tentando di nascondere le lacrime ed asciugandomi il viso con le mani.
«Le chiedo scusa, ma non ho molta voglia di parlare. Vorrei stare sola se permette. Torno a casa mia! » dissi soffiando su con il naso e non nascondendo un po' di vergogna.
Uscii dalla chiesa e mi diressi verso la cascina.
Entrai nella cucina, presi una pentola, la riempii con dell'acqua e la misi sul fuoco.
Apparecchiai la tavola con cura, scegliendo una delle tovaglie ricamate a mano dalla nonna. Presi un piatto di porcellana, scelsi il bicchiere più bello, la forchetta con il manico colorato di verde e la bottiglia di vino. Mi sedetti davanti al tavolo, versai mezzo bicchiere di vino rosso ed attesi che la pasta fosse pronta facendo bene attenzione alla cottura. Condii la pasta con del sugo e iniziai a mangiare lentamente. Dopo il pasto presi un libro e mi sedetti sul divano. Lo aprii a caso e provai a leggere qualche riga.
La concentrazione era poca e scarsa. Il pensiero era rivolto al mio futuro.
Cosa avrei potuto fare di quella cascina?
Era bella, ben messa, completamente ristrutturata e piena di ogni comfort. Dovevo decidere se rimanere a vivere lì oppure tornarmene in città. Poi ripensai con profonda tristezza a tutto quello che avevo vissuto negli ultimi anni. In città non avevo più alcun legame a parte qualche amico. Forse avrei potuto continuare a vivere a Borgo San Pio. I pochi soldi che mi aveva lasciato la nonna mi sarebbero bastati per vivere per qualche anno, poi avrei dovuto trovare un modo per mantenermi.
«Perché non apri un bed & breakfast?» mi aveva detto qualche un giorno prima Don Mattia
«Nella zona non ce ne sono e sarebbe una buona idea, soprattutto per le persone che vogliono partire da qui per le scalate in montagna!»
L'idea del bed & breakfast non era malvagia. Avrei potuto sistemare la zona vicino alle stalle e ricavarne qualche stanza per dormire e con i soldi guadagnati, avrei potuto permettermi di continuare a vivere in quel paesino incantevole. Chiusi il libro che avevo in mano e lo posai sulle ginocchia.
Troppi pensieri aleggiavano nella mia mente e mi resi conto che non riuscivo a concentrarmi nella lettura. Lo sfogo e la reazione avuta nella cappellina mi avevano messo a disagio.
Don Mattia era sempre stato molto cordiale e rispettoso verso di me. Da quando ero arrivata nel paesino, era stato il primo a porgermi un gesto di aiuto e a dimostrarmi la sua amicizia.
Riconobbi di essermi comportata male, scappando via senza dargli spiegazioni. Volevo semplicemente sprofondare per la vergogna. In verità ero molto stanca per via delle difficoltà che avevo vissuto negli ultimi anni e avevo iniziato a pensare che Dio non esistesse per niente. Nonostante gli studi e la passione per la storia antica mi avessero portato a studiare testi antichi di ogni confessione religiosa, ero arrivata alla conclusione che Dio fosse solamente una pura invenzione dell'essere umano. L'insegnamento della catechesi, della nascita di Gesù quale Unigenito Figlio di Dio mi aveva sempre infastidito e messa in profonda crisi.
«Perché solo lui era degno di essere Figlio di Dio!» contestavo irritata all'insegnante di catechismo
«E gli altri?» le chiedevo provocando l'ilarità degli altri compagni e lo sdegno della catechista.
«Non sono forse anche gli altri degni di essere amati e considerati prediletti? Certo che se questo Dio dona il suo figlio prediletto agli uomini per essere crocifisso, non vorrei mai essere una figlia prediletta!» proseguivo
Tutta quella storia non mi era mai piaciuta. Eppure in quel racconto c'era qualcosa che mi incuriosiva. Tutti i discorsi di mio padre e poi di mia nonna mi lasciavano spesso perplessa. Come in una sorta di catalessi, non facevo che pormi domande alle quali non riuscivo a dare risposta.
Era mai esistito Gesù Cristo? Oppure era stata una pura invenzione della chiesa? C'erano stati tanti di quei Messia nel periodo di Gesù, che non sapevo più a cosa credere. Mitra, Zoroastro, Apollonio di Tiana. Tutti uomini che avevano talmente tanti punti in comune con la storia di Gesù il Cristo da confonderli tra loro se non fosse stato per il fatto che erano vissuti in epoche diverse.
E poi? La storia della discendenza del Cristo?
Troppe nozioni, troppe contraddizioni, troppo di tutto.
La Chiesa raccontava una storia, la mia famiglia me ne aveva raccontata un'altra a cui non sapevo se credere e dare fondamento. Avevo studiato tanto e dai testi storici era apparsa una storia completamente diversa da quella narrata dal Nuovo Testamento. Soprattutto avevo compreso che dietro la storia di Gesù il Cristo si nascondeva qualcosa di ancora più difficile da capire. Mio padre mi aveva raccontato la storia del Sol Invictus, del sole che muore e risorge dopo tre giorni e del culto stellare.
«La storia di Gesù è una parodia del culto del sole. Gesù rappresenta il dio sole che viene adorato come un Dio»! mi aveva detto mio padre molti anni prima.
Quelle sue parole mi erano rimaste impresse nella mente perché erano completamente contrarie a quelle insegnatemi durante la catechesi.
Quel che più m’irritava di più era che la religione era sempre stata uno delle maggiori cause di assassinio, di tortura, discriminazione, odio e disprezzo, e che indeboliva gli esseri umani fino a ucciderli.
Pensavo alle guerre sante in onore di un dio che non aveva nulla di misericordioso, alle torture per estorcere una falsa confessione.
Ero convinta che dietro la nascita di una religione ci fosse solo ed esclusivamente la paura. Paura di vivere, paura di esistere, paura della morte e paura di accettare e adattarsi al mondo.
L'essere umano voleva semplicemente delle risposte ben precise alla sua paura di vivere.
Allora perché me l'ero presa con un uomo attaccato a una croce? Non aveva senso, dare la responsabilità della mia vita a un uomo che era stato crocifisso duemila anni prima! E se non fosse neppure esistito? Se fosse stata solamente un'invenzione dell'uomo per materializzare in terra un dio che non esisteva?
Mi sdraiai sul divano, posai il libro sul petto e chiusi gli occhi. Le lacrime iniziarono a scorrere lente e inesorabili sul viso fino a bagnarmi il collo e i capelli.
« Miryae, sono qui!» disse una voce.
Aprii gli occhi e mi guardai attorno. Qualcuno stava chiamando qualcuno. Forse la voce veniva dal giardino. Chiusi di nuovo gli occhi e cercai di non pensare a nulla.
« Miryae! Eccomi! » disse nuovamente la voce.
Aprii ancora una volta gli occhi e mi guardai nuovamente attorno. Nella stanza non c'era nessuno. Forse era qualcuno in strada che stava chiamando la moglie o la figlia.
« Miryae! Sono sceso dalla croce! » disse la voce.
« Oddio! » urlai aprendo gli occhi e alzandomi di scatto.
Davanti a me, in una candida veste color panna, stava un uomo che mi sorrideva.
«Mi hai chiesto di scendere dalla croce!» disse lui
«Eccomi allora! Sono qui! Dimmi, cosa vuoi che ti dica?»
« Misericordia divina! » urlai di nuovo.
«Sto impazzendo. Anzi, sono impazzita! Ho le allucinazioni. Sono completamente fuori di senno! » mi toccai gli occhi e poi la testa non riuscendo a comprendere se stavo sognando.
«Non sei impazzita. Ho semplicemente risposto a una tua richiesta. Ed ora sono qui! » rispose lui
«No! Non è possibile! Tu non sei vero. Tu non puoi essere vero! Tu sei … sei solamente una mia invenzione. Tu non esisti neppure! »
Quel ragazzo mi guardava dolcemente mentre io, impaurita e confusa, continuavo a dire:
« Non è possibile! Tu sei solo un'invenzione! Tu non ci sei! Tu sei finto ed io sto solamente sognando ad occhi aperti! »
Mentre proseguivo con quella prosopopea di affermazioni quell'uomo mi prese le mani e cominciò a parlare.
«Io sono qui, perché tu mi hai cercato, perché tu mi hai chiesto di scendere dal piedistallo in cui la gente mi ha posto. E che piedistallo mi avete dato. Un po' scomodo per i miei gusti. E quando le persone, mi chiamano e mi chiedono di mettermi al loro stesso livello, allora io semplicemente, mi faccio vedere!»
Rimasi immobile davanti a lui, mentre il tepore delle sue mani scaldavano le mie.
Iniziai a sentire un dolcissimo profumo quasi indefinibile. Subito pensai ad un'allucinazione e mi vennero alla mente i santi ed i folli di Dio, tutte quelle persone che asserivano con sicurezza di vedere Gesù e la Madonna e di parlare con loro.
« Ora sono qui, accanto a te, ad ascoltare tutte le tue richieste, a rispondere a tutte le tue domande! » proseguì lui
Un terrore forte ed intenso m’invase completamente e i niziai a piangere dalla paura.
Lui mi accarezzò delicatamente il viso cercando di tranquillizzarmi.
« Queste lacrime sono il segno del tuo cambiamento.» proseguì lui
« Vuol dire che è giunto il momento in cui la tua ricerca verso quello che tu chiami dio, abbia inizio, mia piccola Miryae! Hai studiato molto, hai cercato ovunque. Hai acceso la fiamma della speranza e del desiderio di verità nel tuo cuore, ed io sono qui per aiutarti a raggiungere questa verità ».
Solo quando mi toccò il viso con la sua mano calda, mi convinsi che quello non era un sogno, ma che stava veramente accadendo qualcosa di straordinario. Toccai la veste di un tenue color panna che aveva indosso e ne sentii il calore tra le mie mani. Osservai il suo volto, i suoi occhi scuri e teneri, i suoi capelli neri e lisci portati leggermente lunghi sopra le spalle. Lasciai che quell'uomo mi spiegasse cosa stesse accadendo, senza riuscire tuttavia, a comprendere se la persona che avevo di fronte fosse realmente Gesù detto il Cristo o un'altra persona.
«Io sono colui che tu pensi che io sia! Se vuoi chiamarmi Gesù puoi farlo. Se vuoi chiamarmi con un altro nome puoi farlo, se non vuoi assegnarmi un nome puoi farlo. Sappi, tuttavia, che io sono un uomo come tutti gli altri e che la gente, il mondo intero, non mi conosce affatto per quello che io realmente sono.» mi disse lui come se mi stesse leggendo nel cuore e nell'anima
« Chi sei? Se tu non sei Gesù Cristo, dimmi chi sei! E perché mi stai chiamando Miryae. Il mio nome è Micaela! » gli chiesi prendendo coraggio
«So esattamente qual è il tuo nome! Ma sappi che da oggi in poi ti chiamerò Miryae, perché voglio che tu comprenda chi sei veramente e qual è il tuo ruolo. Questo è solo l'inizio di un lunghissimo percorso di ricerca spirituale che ti porterà davanti all'unica cosa che conta, l'unica gioia, l'unica felicità, l'unica ricchezza. Comprenderai queste mie parole, solo il giorno in cui la tua ricerca sarà terminata ed avrai iniziato il compito che ti è stato assegnato!
Presto incontrerai il tuo compagno di viaggio, colui che ti è sempre stato vicino, da che è Vita nel creato. Egli sarà il tuo compagno ancora una volta, il tuo sostegno e la tua spalla. E tu sarai la sua spada affilata, la sua potenza più grande. Egli è colui che ti ha amato e continua ad amarti sopra ogni cosa, e ti sosterrà incondizionatamente anche in questa vita!»
Il sorriso di quel giovane mi aveva riscaldato il cuore. Smisi di piangere ed affogai il volto tra le sue braccia, al punto da sentire il profumo della sua pelle. Mi resi conto, che quel corpo era reale. Lo potevo toccare con le mie mani, potevo sentire il caldo tepore del suo corpo e il tessuto morbido della sua tunica sulla mia guancia.
«Ora devo andare, mia piccola Miryae!» disse lui pacatamente.
Mi accarezzò dolcemente il viso e, come era apparso dal nulla, nel nulla sparì.
Rimasi immobile al centro della stanza, seduta a terra davanti al camino acceso, con il viso completamente bagnato dalle lacrime. Le emozioni provate in quei pochissimi istanti, accanto a quella figura così «surreale» furono stranissime e svisceranti. L'evento di per sé era privo di ogni razionale logica. Per tutto la vita non avevo mai creduto alle persone che parlavano di esperienze paranormali, che affermavano di aver visto e parlato con angeli e santi.
Cosa avevo vissuto? Cosa mi era successo? E soprattutto cosa avrei dovuto fare in quel momento? Non riuscivo più a raccapezzarmi. Sapevo che quell'esperienza aveva avuto dell'incredibile e sentii la necessità di parlarne con qualcuno. Subito mi venne alla mente Don Mattia. L'avevo trattato molto male scappando via dalla cappella, senza dargli una risposta. Forse lui avrebbe potuto comprendermi, dirmi una parola di conforto oppure riportarmi con i piedi per terra e dicendomi che era stato solamente un sogno.
Mi sistemai velocemente i capelli, asciugai il volto ancora bagnato dalle lacrime, misi il giaccone e corsi in Chiesa. Don Mattia era ancora nel suo studio. Aveva tolto la maglia nera e indossava solamente la camicia grigia del klergiman con il colletto bianco leggermente allentato e poggiato sul collo.
Entrai nella stanza senza pensarci troppo e lo guardai impaurita e tramortita.
«Le devo parlare.» dissi io sull’uscio della porta
Il sacerdote fece un balzo sulla sedia per l'impeto delle mie parole.
«Mi è successo qualcosa di straordinario, di irrazionale, di …. non so come spiegarlo!»
«Dimmi, cosa ti è successo?»
«Mi vergogno persino a raccontarlo, ma se non lo dico a qualcuno rischio di impazzire. A meno che … io …. non sia già pazza! »
«Dimmi?»
« Lo so che ora mi dirà che non è possibile, che ora mi racconterà la solita storiella, che solo i pazzi vedono gli angeli, però... »
«Tranquilla, Micaela, sta tranquilla e spiegami con calma cosa ti è successo!»
«È successo che … è successo che ...»
«Che?»
«Che …. credo di aver visto Gesù Cristo!» risposi tirando un lungo respiro.
« Bene! Mi fa piacere! E dimmi, di cosa avete parlato? » mi chiese Don Mattia con profonda enfasi
Rimasi impalata a guardarlo. Ero esterrefatta.
« Come? Che vuol dire «Di cosa avete parlato» ? Non mi dice che sono pazza? » chiesi io alzando le braccia ed indicandomi la testa con un dito.
«No! Non ti dico che sei pazza, altrimenti lo sarei anch'io! E lo dovremmo dire di tutti i santi più grandi del mondo a cominciare da San Francesco d'Assisi, da Santa Rita da Cascia e non ultimo da Padre Pio da Pietrelcina!» rispose lui con sicurezza.
Dopo avergli spiegato in breve quello che mi era accaduto, Don Mattia si fece una gran bella risata.
« Mia cara Miryae, benvenuta nel mondo dei pazzi! Da oggi in poi, tutta la tua vita cambierà, ma proprio tutta la tua vita e ... nulla sarà più come prima! Avevo intuito che in te c'era qualcosa di particolare e questa ne è la prova. Vivi tutto quello che ti sta accadendo come fosse una favola, perché questa è la favola della tua vita e sappi che questo è solo il tuo primo incontro con Lui, mia cara Miryae.» disse lui enfatizzando il tutto.
Lo guardai inebetita. Ero stordita ed incapace di comprendere quelle parole.
«Un sacerdote non dovrebbe dire queste cose, è vero! Ricordati sempre una cosa, la verità è come la ragione, non sta da nessuna parte. La tua Verità devi cercarla, assimilarla e darla al mondo, come fosse la cosa più semplice del mondo. È assolutamente vero quello che Yeshua ti ha detto. Presto comprenderai qual è l'unica cosa che conta! Ed io, se tu me lo permetterai, cercherò di accompagnarti, in questa tua ricerca.»
« Roba da matti! » esclamai perplessa
«Un sacerdote che mi fa questi strani discorsi. Non posso crederci! Ma lei è un prete o no? »
Don Mattia iniziò a ridere di cuore.
« Ascolta, tesoro mio!» proseguì lui prendendo una sedia e facendomi sedere di fronte a lui
«Se tu sei qui, accanto a me, a parlare di queste cose è perché ti fidi di me, ed io mi sento onorato del fatto che ti sei confidata. Io da parte mia non posso che spiegarti il motivo di questo nostro dialogo. La Chiesa cattolica è arrivata ormai al crollo di molti dogmi da diversi decenni. Se vai in una qualsiasi libreria troverai testi di ogni genere che parlano di Gesù. Molti di questi testi parlano di un Gesù unigenito, nato da una vergine e privo di una discendenza, di un povero Cristo morto in croce e risorto dopo tre giorni. Altri testi raccontano una storia un po' diversa, dove il personaggio Gesù ama e vive accanto alla sua discepola prediletta Maria Miryae, donna dalla quale avrebbe avuto anche dei figli e che portò con se il Santo Graal.
La fede della Chiesa si fonda su alcuni concetti che tu conosci molto bene. Quello che tu non conosci è ciò che, in verità, c'è dietro la chiesa cattolica. Ti rivelo, un piccolo segreto. Finché nella chiesa troverai sacerdoti come me, saprai che la chiesa non è ancora morta, che la vera chiesa
, la chiesa delle origini, è ancora viva. Io sono un prete, sì, sono un sacerdote, ma sono un sacerdote che ha scelto questa vocazione per portare avanti un compito, una missione, che è quella di aiutare le persone come te!»
«Le persone come me?» chiesi io.
« Sì! Gesù e Maria Maddalena, o meglio Yeshua e Miryae, hanno portato avanti per anni un insegnamento che con il passare dei secoli è sparito completamente, si è perso nelle congiure della Chiesa e del potere politico e che, solo in pochi ancora conoscono. Tu sei stata scelta per portare avanti questo insegnamento! ».
«Cosa vuol dire che sono stata scelta?» lo interruppi di colpo.
« Adesso mi dirà anche che devo credere agli extraterrestri?
No! Io non ci sto! Questo non è un gioco, questa è la mia vita ed io ritengo che questo è uno scherzo di cattivo gusto. Io, non ci sto. Se lo scordi! Sono venuta a Borgo San Pio per cercare di vivere una vita tranquilla, per tentare di provare a credere ancora in qualcosa che somigli a Dio. Io mi sto confidando con lei, le sto chiedendo un aiuto e lei mi fa questi strani discorsi. Lei sì, che è fuori di testa. Yeshua e Miryae! Assurdo! Roba da matti! Non riesco a credere a quel che sento. Io sarei «stata scelta»!» proseguii intimorita e spaventata
«Adesso me ne torno a casa e faccio finta che non sia accaduto nulla e lei si dimentica di quello che le ho detto! » dissi innervosita
« Vai, vai a casa tesoro mio! » disse lui ridendo mentre mi alzavo dalla sedia e mi dirigevo verso la porta.
« Vai! Vai a casa! Ci penserà Lui a farti cambiare idea! »
« E se io non volessi ascoltarlo? »
« Allora starai male, tanto male. Ti do un consiglio. Prenditi tutto il tempo per metabolizzare quello che ti è accaduto oggi. Prega, medita, ma non chiuderti in te stessa. Dio parlerà attraverso di te e lo farà molto presto, e lo farà nel momento in cui ti sentirai pronta.»
II
Una fede nascosta
" Quando uno ha riconosciuto il Dio,
tutti i legami si sciolgono;
nascita e morte scompaiono nello stesso tempo
in cui tutte le altre sofferenze sono distrutte.
… chi ha meditato su Dio,
separandosi dal suo corpo,
obbedisce alla sovranità universale,
i suoi desideri si assopiscono,
egli resta libero."
(Svatasvatara Upanishad )
Micaela era fuggita dal mio studio come un fulmine.
Nei suoi occhi intravidi tanta paura e confusione.
Mi chiesi se avevo fatto bene a dirle quelle parole.
Chiusi gli occhi e fissai il centro tra le sopracciglia, quello che Yeshua chiamava il centro cristico.
«Maestro, ti prego! Ho bisogno del tuo consiglio!», dissi sommessamente
«Sono qui, testone!», Yeshua apparve nella stanza subito dopo.
«Maestro! Sei stato tu a parlare con Micaela?», chiesi subito senza pensarci troppo.
«Certo che sono stato io!», rispose lui senza darmi il tempo di fargli altre domande.
«Micaela è particolarmente scossa. A te ora il compito di aiutarla a trovare il necessario equilibrio, per riuscire a comprendere ciò che le è accaduto!»
«Cosa devo fare?», chiesi io ingenuamente
«Ascoltala, aiutala a comprendere. Prendila per mano e dalle tutto il tuo sostegno. Ci saranno momenti in cui avrà bisogno di parlare ed altri in cui vorrà stare sola, in silenzio. In quel caso non forzarla ma stalle accanto senza parlare. Tutte le sue sicurezze e le sue credenze verranno sgretolate in poco tempo!» rispose Yeshua
«Comprendo bene cosa sta provando!»
«Per te è stato diverso, testone. Tuo padre e tua madre ti hanno spiegato sin dalla prima infanzia, le cose che lei sta conoscendo solamente ora. Renditi conto che per Micaela è tutto nuovo. E tu devi aiutarla a comprendere cosa sta vivendo. Sta sicuro che non sarà mai sola. Sia Miryae che io l'aiuteremo in questo percorso così importante. Ricordati sempre queste parole! Fin quando ci saranno persone che ci toglieranno dal piedistallo sul quale siamo stati messi per errore, allora Miryae ed io ci saremo. Micaela ha chiesto con tutte le sue forze che quel Cristo in cui ha sempre creduto, scendesse dalla croce sulla quale è stato sacrificato. Ora Micaela ha la possibilità di capire molte cose, ma tu devi starle vicino.»
Yeshua mi lasciò solo.
«Medita, testone. Medita. Solo in questo modo comprenderai cosa devi fare! Nella meditazione e nella preghiera c'è la risposta a tutte le tue domande!»
Con quelle parole ancora nella testa, mi sedetti a terra in posizione comoda e feci gli esercizi di respirazione che Yeshua mi aveva insegnato.
Ero solo nella mia stanza. Udivo il pulsare del sangue ed i battiti del mio cuore. Mi concentrai sul centro cristico ed iniziai la preghiera. Poi rimasi con gli occhi chiusi, in silenzio. Tornò alla mente il giorno in cui avevo visto Yeshua per la prima volta. Mio padre era tornato da uno dei suoi viaggi in Palestina ed aveva riportato un cesto pieno di spezie e frutta secca, tra cui noci, mandorle, datteri ed una grossa borsa di erbe e piante medicinali. Ogni volta che mio padre tornava a casa per me era una grande festa.
Mi sedevo accanto a lui che mi raccontava dei suoi viaggi nel mondo. Non sapevo che lavoro facesse, né dove andasse. Mia madre diceva sempre che papà era un messaggero di Dio e che il suo compito era quello di aiutare le persone che avevano un dono speciale.
Quel giorno compresi che anche io possedevo quel dono speciale di cui parlava mia madre. Stavo pregando nella cappellina che i miei genitori avevano costruito in un angolo della casa.
Avevo l'abitudine a stare seduto a terra, con le gambe incrociate, davanti ad un piccolo altare di legno. Ogni giorno, all'alba e al tramonto, i miei genitori si sedevano a terra, di fronte a questo piccolo altare.
Yeshua apparve mentre ero solo nella cappellina. Alla sua vista fui preso da una paura mista a curiosità. La paura iniziale sparì quando lui mi fece una carezza e mise la sua mano sulla mia testa. In quell'istante un gettodi aria calda e fredda invase tutto il mio corpo e per la prima volta provai una sensazione di gioia profonda, un sentimento di amore e di beatitudine, mai provato prima. Quando se ne andò ero ancora frastornato. Avevo difficoltà a spiegare quel che mi era accaduto. Mio padre mi vide tremare e mi coprì con una coperta. Dopo avergli raccontato cosa era successo mi abbracciò forte ridendo di cuore.
«Quella persona che hai visto si chiama Yeshua, figlio mio. È colui che tutti conoscono con il nome di Gesù il Cristo. Credo sia giunto il momento che tu conosca cose che non sono scritte sui libri. Per fare questo occorre che tu mantenga il massimo equilibrio mentale e se necessario, pormi tutte le domande che ti passano per la mente!»
Per la prima volta vidi mio padre con occhi diversi. Lui stesso mi stava guardando con occhi diversi. Mai una volta mi ero lamentato con mia madre del fatto che papà non stesse mai con noi. Mai una volta avevo chiesto spiegazioni e soprattutto mai avevo pensato che mio padre potesse essere un sacerdote.
Quando lo vidi indossare l'abito talare rabbrividii. Lui mi sorrise e mi disse: «Questo è la mia divisa da lavoro, figliolo. Ma tu devi promettermi che non lo dirai mai a nessuno!»
Iniziai allora a porgli tutte le domande possibili ed immaginabili e ad ogni domanda lui rispondeva con spiegazioni chiare ed esaurienti. L'uomo che avevo di fronte era completamente diverso da quello che avevo immaginato e creduto fino a quel giorno.
«Quando Yeshua tornerà da te e ti parlerà, ascoltalo con attenzione. Ricordati queste parole, figlio mio. Tu sei un essere speciale