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L’Ottava Settimana
L’Ottava Settimana
L’Ottava Settimana
E-book164 pagine2 ore

L’Ottava Settimana

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Info su questo ebook

In linea con il modus vivendi dell’Autore, la sua opera prima frantuma la classificazione per generi letterari e abbatte i confini disciplinari.

Qual è l’origine dell’uomo? Esiste un punto di non ritorno nell’aborto? Le religioni sono stimoli o catene all’amore universale dell’uomo? Queste e altre domande cruciali vengono affrontate senza eccessi verbali, con passione ed emozioni che accompagnano in una lettura ricca di descrizioni per nulla ridondanti, che stimolano la mente del lettore alla creazione di immagini dinamiche e lo catturano nella percezione degli odori e dei colori descritti.

Con stile semplice ma accattivante l’Autore accompagna il lettore nell’evoluzione del suo pensiero attraverso parole che prendono senso dalle emozioni che suscitano.

Non un saggio scientifico né una digressione filosofica - anche se scienza e filosofia permeano il testo - ma un’opportunità di scegliere l’approdo del percorso narrativo.

Il lettore può dare all’opera l’identità che desidera. La sua lettura stimola l’immaginazione, corrompe l’olfatto, ammalia la vista, sazia il gusto.

Dopo la lettura ci si stupirà dei cambiamenti del proprio glossario, arricchito di scelte linguistiche mai banali, che sfuggono alla quotidianità, proposte con rara naturalezza.
LinguaItaliano
Data di uscita4 lug 2012
ISBN9788867511884
L’Ottava Settimana

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    Anteprima del libro

    L’Ottava Settimana - Giuseppe Cavallaro

    Giuseppe Cavallaro

    L’Ottava Settimana

    Youcanprint Self-Publishing

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0833.772652

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Titolo : L’ottava settimana

    Autore : Giuseppe Cavallaro

    Immagine di copertina a cura dell’Autore

    ISBN: 9788867511884

    Prima edizione digitale 2012

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941

    Indice

    CAPITOLO I

    CAPITOLO II

    CAPITOLO III

    CAPITOLO IV

    CAPITOLO V

    CAPITOLO VI

    CAPITOLO VII

    CAPITOLO VIII

    CAPITOLO IX

    CAPITOLO X

    CAPITOLO XI

    CAPITOLO XII

    CAPITOLO XIII

    CAPITOLO XIV

    CAPITOLO XV

    CAPITOLO XVI

    CAPITOLO XVII

    CAPITOLO XVIII

    CAPITOLO XIX

    CAPITOLO XX

    CAPITOLO XXI

    CAPITOLO XXII

    REBECCA

    CAPITOLO I

    L’incontro

    Era un giovedì mattino di un maggio tiepido e profumato quando la incontrai per la prima volta.

    Avevo passato la notte insonne a causa di una delle mie solite crisi di emicrania ed ero teso e nervoso.

    A completare il quadro c’era anche l’auto da poco comprata e pubblicizzata come un miracolo di tecnologia avanzata, che dava problemi d’accensione.

    Quella mattina avevo appuntamento dal concessionario per lasciarla in riparazione e ritirarne una sostitutiva.

    Arrivai che erano le nove passate e m’arrabbiai quando mi dissero che l’auto sostitutiva non era disponibile.

    Me la presi col meccanico, poverino non centrava nulla, dicendogli che a qualunque costo doveva reperire un mezzo in quanto avevo improrogabili appuntamenti di lavoro.

    Mentre parlottavo con me stesso nel tentativo di scaricare l’adrenalina in eccesso, mi accorsi che una donna sulla trentina elegantemente vestita mi guardava con un mezzo sorriso sulle labbra. Rimasi colpito da quella figura che mi sembrò un personaggio d’altri tempi.

    Per alcuni lunghi minuti non riuscii a distogliere lo sguardo da lei, provando la netta sensazione di essere solo io e lei in quel posto. Dopo quel momentaneo smarrimento, balbettai al meccanico che poteva avvertirmi della presenza di una così affascinante signora!

    La ragazza, udendo quelle mie parole, arrossì. Incrociò le braccia e si portò la mano destra davanti al viso quasi a nasconderlo.

    In quell’istante un pensiero invadente attraversò la mia mente: si trattava forse di una ragazza madre?

    Strano quel pensiero! Perché l’avevo fatto? Gli anni che seguirono e le tante cose che accaddero chiarirono il mistero.

    Facemmo quasi subito conoscenza. Mi disse come anche lei avesse avuto problemi con l’auto e guarda caso, quella mattina doveva lasciarla in officina e averne una in cambio.

    C’era un problema però, l’auto in questione era la stessa che doveva essere consegnata a me.

    Per questione di pura cavalleria il titolare dell’autosalone, mio amico, aveva dato disposizione di consegnarla a lei.

    In altre circostanze, un fatto del genere mi avrebbe mandato in bestia. In quel caso mantenni la calma.

    Approfittai della situazione e chiesi alla donna se era disponibile a dividere l’auto in due. Rise divertita da quella buffa proposta.

    Nel ridere, le sue labbra sensuali dal colore rosso purpureo, si aprirono come petali di un tulipano al sole di primavera.

    Faticai a trattenere la voglia di baciarla lì, in quel momento, fregandomene di una eventuale sua reazione.

    Allontanata l’idea del bacio, mi prestai per accompagnarla al lavoro in modo da usufruire anch’io dell’auto.

    In verità, l’intenzione era quella di rimanere solo con lei, per questo aspettai con ansia i pochi secondi che ci vollero per un sì divertito.

    Quel giorno, inutile dirlo, disertai gli improrogabili appuntamenti di lavoro.

    Dimenticavo.

    Si chiamava Rebecca.

    CAPITOLO II

    Le tre storie

    Le storie sentimentali che ho vissuto, hanno sempre avuto come punto cardine, l’esaltazione sessuale. Considero l’amplesso una di quelle condizioni primarie affinché le due parti separate, il femminile e il maschile, trovino la loro catarsi.

    In tre di queste storie, ho raggruppato quello che, secondo me, rappresenta ciò che ogni uomo sperimenta nel corso delle sue esperienze amorose.

    La bugiarda

    Siamo stati amanti per quasi dieci anni, ma non ho mai capito se l’ho veramente amata.

    Aveva circa ventitré anni e un matrimonio fallito dietro le spalle quando la conobbi.

    Si chiamava Rosa.

    Era quella che si dice una gran bella ragazza. Di statura piccola, ma ben proporzionata nelle sue fattezze fisiche. Molto seducente, ma con appiccicato sopra un gran difetto: era una gran bugiarda patologica!

    Per lei, mentire era talmente naturale da non rendersene neanche conto.

    Più volte avevo tentato di rompere quel rapporto nevrotico, ma sistematicamente lo rimandavo.

    Vi chiederete perché?

    La sua bellezza, gli orgasmi plateali che raggiungeva, quel corpo nudo che si scatenava come scosso dal ballo di S. Vito mentre facevamo l’amore era per me inferno; la mia perdizione dei sensi.

    Ero talmente preso, che riuscivo a perdonarle tutto. Aveva una vulva con quelle piccole labbra spioventi che sovrastavano le grandi da sembrare una rosa con i petali dischiusi. L’insieme era circondato da una delicata e morbida peluria che ne esaltava l’erotismo.

    Come potevo resistere a tutto questo?

    Con lei vissi momenti drammatici, come quella volta che si catapultò fuori dall’auto in movimento senza, fortunatamente, conseguenze.

    A volte, in piena notte, stazionava sotto la mia abitazione magari mentre fuori imperversava un fortissimo temporale e imperterrita si coricava a terra tra l’abbondante acqua piovana, solo perché il giorno prima le avevo manifestato l’intenzione di rompere quella relazione delirante.

    Sapevo con certezza che, quando stanco di quel rapporto logorante mi allontanavo da lei,

    si accompagnava ad altri. Molte volte, rimase incinta; ma non avendo mai la convinzione di chi fosse l’autore del misfatto, abortiva regolarmente.

    Era fatta così.

    Forse non era neanche colpa sua. Poverina.

    Deciso di rompere quell’assurdo e logoro rapporto, privo di qualunque contenuto affettivo, un giorno le feci capire in modo inequivocabile che la nostra storia era finita.

    Scappò via rabbiosamente scegliendo altre vie.

    L’amante

    Aveva diciotto anni, si chiamava Giovanna ed era la tipica ragazza di provincia.

    Era molto formosa e portava una sesta di seno. Non era proprio quella che si dice il mio tipo.

    Da qualche anno era la mia segretaria, e sapevo che segretamente si era innamorata di me. Malgrado le sue particolari attenzioni, fingevo di non capire. Non volevo rimanere invischiato in un’ennesima storia amorosa poiché in quei periodi ero preso da altre relazioni.

    Ma non andò così!

    Un giorno, mentre eravamo soli, iniziammo a parlare di sesso. Inevitabilmente cominciarono le prime effusioni e, mentre il mio pene si ergeva a capo della situazione, sentii la sua mano stringerlo.

    Mi sbottonò la patta dei pantaloni come un’esperta del mestiere, dando inizio a una manipolazione magistrale.

    Le mie labbra cercarono le sue, e mentre la baciavo, cominciai a sbottonarle la camicetta bianca merlettata che profumava di bucato. Schizzarono fuori due prorompenti seni.

    Non portava reggiseno!

    Mentre li palpeggiavo, sentivo i capezzoli diventare irti e duri come due punte di diamante.

    Sotto la pressione di quel mio impasto casareccio da fornaio, quel seno sembrava prendere le forme più disparate.

    La sua testa cominciò a strisciare lungo il mio corpo. La lasciai fare mentre sentivo crescere la voglia di averla. Sentivo le sue labbra umide e calde, schiudersi sul glande turgido dal colore paonazzo.

    Con maestria impensabile, lo inghiottì facendolo sparire come si fa con un boccone ingoiato di fretta. Il fondo di quella gola era scivoloso come un sajone pieno d’acqua.

    Slacciò la cintura dei pantaloni che scivolando mi lasciarono a natiche nude, dove lei si aggrappò graffiandole.

    Ero al massimo!

    Sentivo prossima l’esplosione in quella bocca infuocata come quella di un vulcano in eruzione, mentre lei, senza alcuna pietà e come nulla fosse, continuava a lambire con la sua lingua calda e umida, il perimetro del mio povero e tumefatto glande.

    Ero vicinissimo a provare l’attimo sublime dentro quella meravigliosa gola quando, padrona della situazione, ritardava l’evento rimanendo ferma.

    Era abile!

    Quando percepiva l’imminente esplosione, cambiava movimenti e cominciava a stringere con i denti la sommità del glande, inzuppandolo da un’orda di saliva.

    Bastava questa semplice manovra per evitare che arrivassi all’orgasmo. Questo per me, era causa di sofferenza e nello stesso tempo di piacere. Sembrava quasi un gioco sadomaso. Le sue mani manipolavano magistralmente i miei testicoli come fossero due palline da ping-pong.

    Ero al limite! Capì il mio stato, e smise quella sacra tortura cominciando con il solfeggio. Passarono alcuni minuti e sentii l’universo schiudersi su di me. In quel momento mi sembrò che nulla più esistesse intorno a me. Mi lasciai andare risucchiato da quella forza che aspirò tutto il mio essere, mentre la bocca del sacro vulcano sputò fuori i lapilli incandescenti tanto trattenuti.

    Le gambe mi tremavano, ero assente e nel contempo vigile e rilassato.

    Pur essendo abituato a tale performance, non avrei mai immaginato che quella ragazza così sempliciotta potesse avere tali abilità.

    Si alzò lentamente, mi baciò le labbra, mentre le nostre lingue s’intrecciarono in un connubio di complicità.

    La storia con Giovanna andò avanti per circa due anni. Volle donarmi la sua verginità, e quando si sposò fui il primo che volle informare.

    Ma questa è un’altra storia.

    La vittima

    Il suo nome non mi piaceva ecco perché glielo cambiai chiamandola Sally.

    La conobbi un pomeriggio di un marzo primaverile molto bello. Lavorava in un supermarket.

    Una ragazza vivace, piena di vita, diretta e solare.

    Aveva circa vent’anni. Alta, atletica, un po’ mascolina. Aveva lineamenti marcati ma eccitanti.

    Il seno, scarsamente pronunciato, contrastava con le labbra carnose e un bellissimo fondo schiena.

    Portava i capelli a caschetto e aveva un parlare decisamente dialettale. Ad attirare la mia attenzione, più che il fisico, fu il suo modo di guardarmi. Era talmente intenso. Sembrava quasi mangiarmi.

    Era chiaro che le piacevo. Oh, Dio! Com’è dolce e triste pensare a quei momenti!

    La relazione con Sally fu travagliata e complessa. L’epilogo della sua vita rese triste il mio animo. Malgrado con lei vissi momenti intensi di intimità, non entrerò nei dettagli in quanto sacrilego.

    Mi resi ben presto conto che quella ragazza aveva una serie di traumi affettivi legati alla madre.

    Sin da ragazzina la sua vita, soprattutto sotto il profilo sessuale, era stata molto travagliata e questo aveva contribuito a renderla infelice. Un giorno, dopo aver riflettuto a lungo, decisi di rompere quella relazione.

    Eravamo in autunno. Quel giorno il cielo era cupo e una fitta pioggia bagnava la terra. Mi sentivo triste. Ero preso dalla nostalgia di Sally. Andai a cercarla nel supermarket dove l’avevo conosciuta e pensavo ancora lavorasse.

    Mi dissero che si era licenziata alcuni giorni prima. La cosa mi insospettì. Aveva bisogno di quel lavoro in quanto viveva da sola.

    La stessa sera sul tardi mi recai da lei sperando

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