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Post Vitam
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E-book99 pagine1 ora

Post Vitam

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Post Vitam è un romanzo breve ambientato alla fine degli anni 1990. Racconta le vicende di un gruppo di amici nel passaggio dalla scuola superiore al mondo adulto, tra gioie, dolori, momenti superbelli e superbrutti. Il coraggio, la voglia di far bene nella vita, il desiderio di un’esistenza piena guiderà le vicende dei protagonisti, ed in particolare del personaggio principale, Luca, che si ritroverà a vivere tante vite in una sola. Egli riuscirà a superare le difficoltà grazie all’amicizia, all’amore, alle grandi passioni della sua vita ed a uno speciale “angelo custode”.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2015
ISBN9788899121815
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    Post Vitam - Paolo Cremonini

    Paolo Cremonini

    POST VITAM

    Autore: Paolo Cremonini

    Titolo: POST VITAM

    © Copyright 2015 Cavinato Editore International

    ISBN: 978-88-99121-81-5

    I edizione Digitale 2015

    Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati.

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i micro-film e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    © Cavinato Editore International

    Vicolo dell’Inganno, 8 - 25122 Brescia - Italy

    Q +39 030 2053593

    Fax +39 030 2053493

    cavinatoeditore@hotmail.com

    info@cavinatoeditore.com

    www.cavinatoeditore.com

    Progetto grafico, copertina e impaginazione RAKESH KUMAR SHARMA

    Foto di copertina: Le Dolomiti viste da Malga Ritorto

    Photo by Paolo Cremonini

    POST VITAM

    Salve a tutti, sono Luca e vorrei raccontarvi una storia, la mia storia. Forse non sarà dissimile da tante altre storie, o forse sì. Comunque è la mia, ed è per questo che, almeno per me, è unica ed irripetibile.

    La mia storia è frutto di un'attenta analisi del mio passato recente; il confronto tra momenti super belli ed altri veramente molto brutti ci porta spesso a ragionare sul senso della nostra vita, sul senso delle vite degli altri. Ma non tutto è spiegabile alla luce della ragione; tanta cose, inevitabilmente, ci sfuggono…

    Spero comunque che il mio umile lavoro, tanto utile a me, lo sia magari un po'almeno per qualcun altro; mi basterebbe che una sola persona, grazie alla mia storia, ritrovasse il gusto di un sorriso, e già sarei contento.

    Era una calda giornata di settembre quando tornammo sui banchi di scuola. Dovevamo affrontare l'ultimo anno di liceo: un anno che ci aspettava impegnativo ma bello, fantasioso e ricco di colpi di scena; un anno da vivere come protagonisti principali, non come comparse, nel quale tutto era possibile.

    Io, Federico ed Ale avevamo riguadagnato le nostre posizioni strategiche, con i banchi allineati in prima fila per affrontare la grande avventura. Ci era sempre piaciuto stare davanti alla cattedra, per cogliere al massimo i frutti dell'insegnamento dei nostri cari prof; se uno sta ben attento a scuola, gran parte del lavoro a casa è tutto in discesa…

    Mai ci saremmo aspettati, dai dodici mesi futuri, tanti momenti assolutamente memorabili; momenti indimenticabili, cancellati però come all'improvviso dalla brusca chiusura di una porta. La porta della sofferenza, che spesso la vita ti sbatte in faccia, facendoti affrontare delle prove, che, vissute al momento, sembrano insostenibili, e che solo il medico tempo riesce a rendere più sopportabili.

    Con Federico ci conoscevamo fin dall'infanzia; abitavamo nello stesso piccolo paese della provincia, in mezzo ad una campagna della quale oggi molti paesaggi non esistono più. La nostra amicizia si era consolidata non solo durante i lunghi anni di scuola, ma anche in una vita in parrocchia sempre ricca di nuove esperienze, e non certo priva di una vera umanità.

    Un paio di volte alla settimana, durante il periodo delle scuole medie, ci recavamo, in un paese vicino, a praticare il nostro sport preferito, il tennis, in un campo attrezzato: fu lì che conoscemmo Alessandro, Ale, un ragazzo all'apparenza timido ed introverso (proprio il contrario di me e Federico), ma la cui intelligenza riflessiva riusciva a smussare le intransigenze dei nostri caratteri. Morale della storia, diventammo ben presto inseparabili…scegliemmo di frequentare lo stesso liceo e, sul finire di quell'estate anni Novanta, eravamo pronti, complice l'incoscienza tipica di quando si è giovani, a vivere a 360 gradi la mitica esperienza della Maturità.

    < Cosa vorresti fare una volta terminata la scuola? > mi chiese quasi a bruciapelo Alessandro mentre scendevamo le scale al termine di una giornata di lezioni.

    < Ma sai che non ci ho ancora pensato bene…> risposi io come meravigliato da una simile domanda. L'anno scolastico era comunque impegnativo, andava affrontato a mente fredda, e di domande sul futuro ancora non me ne ero fatte, a dir la verità. Volevo vivere il presente, cercando il più possibile di ritardare l'ingresso nel mondo degli adulti, che mi sembrava, e mi sembra tutt'ora, che sporcasse un po'la vita dei giovani, sempre con la smania dei soldi, del successo, le responsabilità imposte, i bisogni indotti, il voler essere all'altezza di non so quale situazione o status…

    < Beh, senz'altro andrò a quel maxi parcheggione dell'università…> ripresi < non so bene a fare quale facoltà: architettura, mi piacerebbe, così come agraria…sai che ho la fissa dei parchi e dei giardini…ma la matematica, veramente, non la posso vedere…alla fine farò lettere o storia, le materie che mi piacciono di più; se poi finisco sotto un ponte, amen! >

    Per togliermi dall'impaccio, rivolsi ad Alessandro la stessa domanda, ma lui aveva già le idee ben chiare, e mi rispose: < Farò una cosa bella, che sento da tempo, ma sulla quale un po’ devo ancora schiarirmi le idee >.

    E tu, Federico, cosa ne dici? < Ma, guarda, io non dico niente…mi piacerebbe fare qualcosa per aiutare gli altri…il futuro, del resto, è solo nelle mani di Dio…>.

    Scoppiammo in una fragorosa risata: quella di solito era una frase che sentivamo dai nostri nonni; ma, ripensandoci, quanto furono vere quelle parole, e quanto dolorosamente incomprensibili, per tanti loro aspetti, alla luce della nostra vita.

    A scuola intanto, tutto andava per il meglio; c'era un bel clima di sana complicità, di voglia di far bene, di essere soddisfatti di se stessi, di riuscire e di scrivere pagine memorabili della nostra vita.

    Ricordo ancora con piacere, durante le ore di educazione fisica, quelle interminabili partite a tennis (la nostra scuola, molto all'avanguardia, era dotata infatti di ben due campi di terra rossa); i singoli e i doppi che giocavamo assieme ad Andrea, un topo di biblioteca, un tipo super accademico ma abbastanza simpatico, l'asso nella manica di tutta la classe nelle farneticanti traduzioni dal greco.

    Quando tutta la vita è davanti, ogni cosa è una piacevole sorpresa, le gioie inaspettate sono dietro l'angolo, la malizia e il calcolo sono ancora lungi da venire.

    Non posso parlare di Giulia come di una vera e propria sorpresa di quel famoso anno. Appena più giovane di noi, era al quarto anno del nostro liceo.

    La conoscevo abbastanza bene, perché ogni tanto, assieme al nostro gruppo di amici, ero uscito con lei, e non era stata certo una brutta esperienza! Mi ricordo sempre la prima volta che la vidi, fasciata in un vestito azzurro, con degli occhialoni calcati sul naso che non rendevano giustizia alla sua potenziale bellezza. Una bellezza potenziale, che con il tempo era diventata reale. Un mix di fascino e simpatia, che subito mi aveva colpito…

    < Ciao Giulia, come stai, è da un po'che non ci si vede! > le dissi con un sorriso disarmante durante la ricreazione.

    < Io benone, e tu?> mi rispose con un altrettanto disarmante sorriso illuminato dagli occhi brillanti.

    < Io, alla grandissima. Ti va se ci vediamo magari uno di questi pomeriggi a farci una vaschetta in centro assieme ad un po’ di amici? Sai, fra poco è Natale, e le luminarie quest'anno sono davvero strepitose…oh, quest'anno hanno veramente esagerato!>

    < Vengo molto volentieri, facciamo venerdì pomeriggio, verso le cinque? A patto di prendere una bella cioccolata calda al Super di via Farini >

    < Ok, vada col Super, bene, a venerdì. Ciao >.

    Sembrava impossibile che non la vedessi ogni giorno, ma la scuola era molto grande e spesso le zone di ricreazione erano differenti a seconda degli orari e delle materie in programma. Inoltre, non esistevano ancora i cellulari, e di telefonarle

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