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Com'è difficile
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E-book133 pagine1 ora

Com'è difficile

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Info su questo ebook

_Un eroico codardo, un supermaschio imbranato: le complicate imprese di

un tredicenne innamorato._

_Gianrico Sforza, di nobili origini milanesi, riprende la scuola e

ritrova i suoi amici. Ma qualcosa è cambiato. L'incontro estivo con la

disinibita Alicia ha scatenato il suo interesse per le ragazze. _

_La sua cronistoria ci coinvolge, nell'arco temporale di un anno

scolastico, nelle vicissitudini di un adolescente alle prese con i temi

e le scoperte dell'amore, dell'amicizia, della diversità, dello sport._

_A volte goffo, a volte imbranato, sempre pieno di dubbi, ma mai

dimentico di quello che, a suo parere, le origini gli impongono

("noblesse oblige"), a fatica riesce a superare le sfide quotidiane. _

_I personaggi che lo circondano, ognuno con le sue particolarità, anche

se talvolta negativi, sono elementi di confronto fondamentali, come la

prof Veronica, insegnante in pensione, che, chiamata a risolvere i suoi

problemi di rendimento scolastico, diventa per Gianrico la confidente

che non si può trovare in famiglia; o il balordo, ma inseparabile amico

Stefano e la semplice, ma positiva Joanna, punti di riferimento

insostituibili._

_Gianrico si rivela capace di autoironia ("un c… autentico, griffato,

con tanto di certificazione e garanzia") e la sua crescita interiore

alla fine dell'anno scolastico è evidente._

_Ma non tutto si può pretendere da un ragazzino… _
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2019
ISBN9788831636094
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    Anteprima del libro

    Com'è difficile - Riccardo Paolo Radice

    Premessa

    Nella classe (seconda F, erede della gloriosa prima F, quella che si era qualificata per le finali provinciali del concorso di matematica, classificandosi poi trentesima su trenta partecipanti), si era formata una sola coppia, Stefano e Betty; una coppia un po’ insipida, sempre insieme, a darsi bacini ad orari prestabiliti; praticamente sposati; anzi, lui si era sposato anche la madre di lei, che lo portava a casa in macchina quasi tutti i giorni; poi lui andava a casa a mangiare e, se non si rientrava a scuola di pomeriggio, andava da lei per la merenda, rinunciando spesso, troppo spesso, maledettamente troppo spesso alla partita settimanale; sì, perchè Stefano è, o forse era, il nostro centravanti, quello che l’anno scorso ci ha fatto guadagnare le semifinali del torneo scolastico segnando quattordici gol in cinque partite. Per Betty, poi: grassottella, occhi senza storia, la più imbranata a Educazione Fisica.

    Il motto della squadra, ormai, è diventato l’amore è cieco, ma Stefano è pirla; non è un gran motto, ma rende l’idea; la cosa brutta è che lui non ci si incazza nemmeno; il giorno in cui lo riferisce a Betty, ci giochiamo definitivamente il centravanti.

    Per fortuna spesso Betty, che è pure secchiona, se ne sta a casa a studiare, senza Stefano, che la distrae, e noi ritroviamo il centravanti; poi Betty passa la verifica a Stefano, che ovviamente è il suo compagno di banco, e tutto trova un senso.

    Le ragazze della nostra classe sono solo cinque (abbondantemente sotto la media della scuola, e ancora mi chiedo perchè); Betty è la più brutta, Sonia, Eva e Joanna sono così così, ma Mary è la più bella della scuola, troppo bella, maledettamente bella, imperiosamente, incredibilmente, inverosimilmente troppo bella.

    Confesso che fino all’anno scorso delle ragazze non mi fregava alcunchè, e anzi rompevano le balle mica da ridere, anche perchè studiano troppo, parlano troppo e sono trattate troppo bene dagli insegnanti. Non è importante, ma io sarei forse il più bravo della classe, se non fosse per Sonia, Eva e Mary. L’ingiustizia è che non si gioca ad armi pari: loro hanno più tempo per studiare, dato che non hanno le partite, non hanno interesse per la PlayStation e soprattutto non sono degli affermati web-designer come me.

    Ma tutto sommato essere un quasiprimodellaclasse è piuttosto comodo; non rischi bocciature, sei rispettato perchè passi qualche compito, ma non sei etichettato come secchione.

    Come avrete capito, fino all’anno scorso conducevo nel complesso una spensierata vita da ragazzino di buona famiglia, o meglio la vita conduceva me lungo un percorso tranquillo e sicuro.

    A parte la mania di mia madre di ricamare le mie iniziali ovunque, le mie origini nobili non condizionano molto la mia vita. Però non c’è giorno in cui io non debba indossare almeno un indumento con la sigla G.F.S.; assurdo, visto che non è mia madre quella di origini nobili; doppiamente assurdo, visto che la nobiltà in Italia è stata di fatto abolita nel 1948, con la costituzione della Repubblica

    Italiana.

    Non è che mi dispiaccia avere una storia alle spalle, ma questa cosa mi fa sempre sentire in qualche modo un po’ diverso dagli altri e provoca in me sovente emozioni e sensazioni contradditorie: compiacimento e disagio, orgoglio e discriminazione, impressione di essere spesso nel posto sbagliato o di essere fuori dal gruppo pur facendone parte; anche negli altri mi sembra a volte di vedere comportamenti strani, che a volte sembrano invidia, a volte compatimento, come se io fossi quello che prima o poi deve diventare re. Risultato: me ne vado in giro con la mia etichetta (o è un marchio?) vantandomene intimamente ma cercando di nasconderla agli altri e senza il coraggio di comunicare ai miei genitori il mio complesso di diversità.

    I miei veri problemi, però, se così si possono chiamare, sono cominciati questa estate, e la causa si chiama Alicia, che si pronuncia Alìsia. Alicia è una ragazza spagnola che si è trovata in vacanza nello stesso maledetto albergo della stessa maledetta isola dello stesso maledetto mare scelto dai miei genitori per le ultime vacanze; maledetto perchè io non ci volevo andare e perchè quando ci sono arrivato non ci volevo essere e perchè ero l’unico essere vivente di anni tredici nel raggio di mille chilometri.

    Lo so cosa state già pensando: state immaginando e invidiando una incredibile storia d’amore tra me e Alicia sulle spiagge calde e dorate di un’isola quasi deserta! Niente di tutto questo; premesso che l’isola non era deserta, ma densamente popolata da gente sbagliata, la mia immensa fortuna ha fatto sì che Alicia arrivasse solo due giorni prima della mia partenza.

    Quattordicenne spagnola di sangue caliente, Alicia mi ha sconvolto la vita dopo solo due ore dal suo arrivo. È venuta da me mentre combattevo la noia con una rudimentale canna da pesca, si è fatta portare alla scoperta dei segreti del villaggio, si è messa a prendere il sole in topless senza il minimo imbarazzo (il mio invece era alle stelle) e alla fine mi ha anche baciato; ma baciato baciato!

    Non ditelo in giro, ma per me è stata la prima volta e sto male se penso a cosa Alicia sarebbe potuta arrivare se questo non fosse successo a meno di due ore dalla mia partenza, maledetta partenza, stramaledetta partenza. Così, dopo aver odiato il viaggio, l’arrivo e la permanenza, sono riuscito a odiare anche la partenza e il ritorno a casa.

    Ho così scoperto che le donne sono molto molto molto molto meglio della play-station.

    Ho così cominciato ad assumere il mio ruolo sociale di maschio, ovvero a stare male.

    Ed è stato allora che ho cominciato a pensare a Mary.

    Mary, la più bella della classe, forse della scuola. Mary, quella che nei lavori a scuola mi stava spesso così vicina. Mary, quella che sapeva di fragola. Mary, quella che un paio di volte mi ha invitato a casa sua a studiare e io non ci sono andato perchè non avevo alcuna intenzione di studiare e forse in realtà non mi aveva invitato per studiare. Mary. Avevo scoperto le ragazze da due giorni ed era già un’ossessione.

    Lunedì, 11 settembre – Si comincia

    Primo giorno di scuola.

    La classe si ritrova dopo un anno, praticamente immutata. Non ci sono state bocciature, corre voce che ci sia un ripetente della seconda G dell’anno prima (nel nostro anno la sezione G non c’è.). Le ragazze fanno gruppo a sè e io, da buon maschio di recente nomina, comincio l’analisi:

    Betty, più grassa dell’anno prima, abbronzo-

    scottatissima perchè è tornata da solo una settimana, capelli lunghi, ma ispidi, nel complesso bruttina, comunque praticamente sposata con Stefano (ma non sono insieme, secondo me lei gli ha fatto le corna, ma lui non se ne accorgerà perchè è un babbeo).

    Joanna, nera di origine sudafricana, alta quaranta centimetri più di me, allegra e chiacchierona, dentoni sporgenti e gambe da giraffa; non è la mia taglia.

    Sonia. Magra magra, capelli corti, seno ancora in programmazione, bella bocca e bel sorriso, troppi brufoli; è identica a sua madre e in questo senso l’evoluzione non lascia molte speranze; però è piuttosto simpatica e nei lavori di gruppo è l’unica capace di organizzarsi; se fosse un maschio sarebbe mio amico.

    Eva. Biondina (secondo me si schiarisce), capelli alle spalle, piccola di statura, due belle tette (non potrebbe essere altrimenti, la madre porta almeno la sesta).

    Particolare disastroso: puzza.

    Nell’anno passato un gruppo di ragazzi di terza C, non sapendo come occupare il tempo durante le lezioni di informatica, hanno catalogato in EXCEL tutte le ragazze della scuola, classificandole per odore.

    Un mese di lavoro con annusamento da parte di almeno tre esperti per ogni ragazza, ha portato alla compilazione di due classifiche separate, quella dei profumi e quella delle puzze.

    Dalle classifiche è stata esclusa solo una ragazza, catalogata come amorfa e quindi non attribuibile a nessuna classifica; quest’anno ha cambiato scuola, ma non sappiamo se le cose sono in relazione. Eva ha invece vinto alla grande la sezione puzze; il commento analitico recita:

    40% aglio

    40% sudore

    20% sostanze aliene

    Le classifiche sono purtroppo diventate di dominio pubblico, e gli artefici si sono beccati una sospensione in aggiunta alla grave insufficienza in informatica. Fonti ben informate riferiscono che il professore ha esaminato il corpo del reato con grande attenzione, scompisciandosi dalle risate assieme ai componenti di una commissione di indagine costituita lì per

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