Il Paese dell'Ombra - Esperienze di una grande medium
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Anteprima del libro
Il Paese dell'Ombra - Esperienze di una grande medium - Elisabetta D’espérance
Elisabetta D’Espérance
Il Paese dell’Ombra
edizioni del gattopardo – prima edizione digitale 2016 a cura di David De Angelis
INDICE
Prefazione
Prefazione dell'Autrice
Lettera-introduzione del Prof. Aksakof
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
CAPITOLO UNDICESIMO
CAPITOLO DODICESIMO
CAPITOLO TREDICESIMO
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
CAPITOLO QUINDICESIMO
CAPITOLO SEDICESIMO
CAPITOLO DICIASETTESIMO
CAPITOLO DICIOTTESIMO
CAPITOLO DICIANNOVESIMO
CAPITOLO VENTESIMO
CAPITOLO VENTUNESIMO
CAPITOLO VENTIDUESIMO
CAPITOLO VENTITREESIMO
CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO
CAPITOLO VENTICINQUESIMO
CAPITOLO VENTISEIESIMO
CAPITOLO VENTISETTESIMO
CAPITOLO VENTOTTESIMO
Appendice
PREFAZIONE
Non si può certamente affermare che Elisabetta D'Espérance fosse una buona scrittrice. Tra l'altro, la sua prosa denuncia chiaramente il sesso dell'Autrice, con tutte le ingenuità ed il ricorso a motivi romantici o, più elementarmente, sentimentalistici, che in genere lo caratterizza, soprattutto tra le donne di non grande cultura.
Ma forse proprio per queste ragioni, questa autobiografia che rese famosa la sua autrice (oltre la sua stessa fama di medium), specialmente in Gran Bretagna, scorre con indubbia spontaneità e, per la trasparenza di certi spunti polemici appena accennati, o che si leggono tra le righe, ci dà un ritratto della D'Espérance sufficientemente chiaro, mentre pone nettamente in risalto tutto il travagliato iter della sua potente medianità, accompagnato — quasi costantemente — dalle sue défaillances
fisiche. In particolare, tali défaillances
, che sovente assumono un tono di gravità notevole, soprattutto riferite all'epoca in cui è vissuta la medium (deceduta nel 1919, in tarda età), ci richiamano alla mente l'altrettanto cagionevole salute di Dunglas D. Home, l'altro famoso medium inglese, che fu sperimentato dal Nobel inglese Sir William Crookes intorno al 1869. Senza parlare della veggente di Prévorst
, Frederica Hauffe, per la quale le sofferenze fisiche e morali sembravano ad essa connaturate. Un capitolo, questo dei cedimenti del corpo nella vita di molti sensitivi e di molti mistici, che non è ancora stato approfondito come meriterebbe.
Elisabetta D'Espérance (pseudonimo della Sig.ra Hurtley Hart-Davies) è stata uno dei più grandi medium che abbiano dato luogo, con la loro potenza, a vistosi fenomeni di materializzazione
, come fenomeni culminanti di una medianità che vi si era avvicinata gradatamente, attraverso fasi di chiaroveggenza, - di scrittura automatica, di apporti
. Tali manifestazioni di culmine, assolutamente incredibili da parte del profano e che sconvolgono le nostre tradizionali categorie di dimensionali
, sia fisiche che psichiche, sono state controllate da studiosi della statura di Aksakof e
quest'ultimo postulò per primo l'esistenza di un iperspazio
per darsi ragione di certi fenomeni di apporto
.
Alla D'Espérance furono rivolte pesanti accuse di frode che disorientarono ancora di più la medium, peggiorando ogni volta le sue già precarie condizioni fisiche. Ma, come è opinione di molti studiosi qualificati, in tali accuse hanno giocato la loro parte più l'ignoranza, la malevolenza e la malafede, che non un effettivo tentativo di trucco da parte della medium che, d'altra parte, essendo di condizione agiata, non riceveva alcun compenso per le sue sedute.
A tanta distanza di tempo, e dopo avere percepito nello scritto dell'Autrice l'ingenuità di certi suoi comportamenti e dopo essercisi resi conto ampiamente della sua non finta sprovvedutezza, sia culturale che psicologica, possiamo ritenere tali accuse infondate, secondo una elementare logica di rapporti tra le doti e le lacune della medium e la complessità di una macchinazione che avrebbe dovuto illudere e convincere decine di persone attentissime, nonché studiosi espelli della materia e pronti quindi a cogliere il minimo fallo.
Insegni, a questo proposito, la montatura fatta per il caso di Villa Carmen
nella quale si tendeva a coinvolgere il Prof. C. Richet, premio Nobel e grande metapsichista francese (1850-1935), montatura che fu riconosciuta tale dai più qualificati studiosi di Metapsichica e, quindi, di Parapsicologia.
C'è piuttosto da ritenere che, in rarissimi fenomeni-limite quali quelli di materializzazione di intere forme fantomatiche, ci si avventuri in un territorio ancora più sconosciuto ed i cui rapporti con la vita normale, possono provocare sensazioni alterate ed una serie di epifenomeni tali da lasciare disorientate schiere di scienziati. E questo anche se si è per ora constatato che tali eccezionali manifestazioni si svolgono formalmente pressoché tutte nello stesso modo. Lo studio di esse porta, tra l'altro, la firma di uno studioso preciso ed accorto quale senza dubbio il Prof. Alberto von ScrenkNotzing. Aggiungeremo subito che i fenomeni di teleplastia
(o ideoplastìa
) possono — crediamo nella maggior parte dei casi — essere rapportati ad un'azione paranormale inconscia dello stesso medium, come appunto é stato provato in modo caratteristico in molti casi perfettamente controllati. Ciò non toglie, però, che un ristretto numero di materializzazioni
intere e particolarmente ben definite, dal punto di vista della personalità
dell'entità così manifestantesi, non possa che essere giustificato che dall'ipotesi di un reale intervento di intelligenze estrinseche sia al medium che ai presenti in seduta.
Con questo volume s'inizia la serie delle Testimonianze del trascendente
che saranno, a periodi, inserite in questa collana. Il titolo Il Paese dell'Ombra
si riferisce chiaramente all'Aldilà, e il libro reca, specialmente nella prima parte, l'impronta delle sensazioni provate dalla medium a contatto con le figure fantomatiche, con gli spiriti-ombra, da lei visti
nell'infanzia.
I capitoli Dalle tenebre alla luce
e Il mistero svelato
determinano però una svolta decisiva nelle concezioni e nell'opinione della D'Espérance rispetto ai fatti da lei provocati e, spesso, subiti.
Nei momenti indicati da quei capitoli, la medium probabilmente presa in un fenomeno spontaneo di sdoppiamento
, vede verosimilmente aprirsi davanti il mondo spirituale, che poi rammenta con immagini simboliche di tipo più o meno tradizionale, (come sempre accade quando si passa da uno stato di coscienza subliminale o, comunque di tipo trascendente, allo stato di veglia). Lo stile di questi due capitoli è talmente diverso nello spirito da quello del resto del libro, che quasi certamente essi riflettono con obiettività lo sblocco psicologico della medium di fronte ad un fenomeno eccezionale che ha coinvolto tutto il suo essere, convincendola per sempre della realtà del mondo spirituale. A questo punto il significato del titolo si inverte e il Paese dell'Ombra
diventa per la Autrice, la terra, con tutti i suoi pesi, i suoi errori, le sue sofferenze che si svolgerebbero sul filo di una evoluzione irreversibile che punta verso una progressiva liberazione dello spirito.
Dopo quei due capitoli-chiave, il racconto procede frettolosamente verso la conclusione.
Vi sono, nel libro molti elementi che possono legittimare grandi perplessità, soprattutto per il lettore che non sia addentro a questi studi, e ciò ammettendo, beninteso, il reale intervento, di entità di defunti negli esperimenti della D'Espérance. Spiriti stranamente attaccati alle cose terrene, spiriti che ignorano paradossalmente la morte di parenti o amici, spiriti che hanno bisogno di vestiti, ecc... Le carenze culturali specifiche dell'Autrice non fanno che lasciare integri tali contrasti, magari rinfocolandoli e lasciando fil lettore dubbioso anche per i fatti più facilmente inquadrabili in un sistema logico.
Non possiamo qui evidentemente chiarire questi punti oscuri. Possiamo soltanto affermare che per chi conosce le linee di costituzione e di sviluppo della dimensione spirituale (a prescindere, ovviamente, da ogni impossibile prova scientifica
!) tutto si giustifica, con lo stesso rigore logico con il quale sono giustificabili i normali fatti della vita ed il comportamento medio dell'uomo. Tutto è razionale e conseguente, al di quà e al di là della morte... C'è di più: riteniamo che intuitivamente (e non senza l'appoggio della logica e del raziocinio) ognuno di noi possa giungere a tali conclusioni. Gli potrà mancare il controllo delle sue indagini speculative, ma questo è un altro discorso che ci auguriamo di portare presto avanti, al suo pieno compimento.
Intanto, il libro di Elisabetta D'Espérance, malgrado le sue lacune culturali e formali, e forse proprio per questo, rappresenta storicamente un'altra di quelle tappe che nell'iter della Ricerca Psichica hanno dato un contributo certo.
PREFAZIONE DELL'AUTRICE
Questo libro è stato scritto a intervalli nel corso di parecchi anni. Avevo l'intenzione di affidare a qualcuno il manoscritto per farlo pubblicare dopo la mia morte; ma ora, terminata la mia opera di medium, ho dovuto concludere che non ho il diritto di caricare sulle spalle di altri un fardello di responsabilità, al quale io stessa vorrei sfuggire; e ho trovato giusto che io stessa difenda la verità che ho tentato di affermare, anziché lasciarne ad altri l'impegno.
Una ragione ancora più importante mi ha mossa: il numero crescente di suicidi, poiché non ho conosciuto un solo caso di un uomo sano il quale si sia tolta l'esistenza e che nello stesso tempo avesse, non dico credute, ma anche solo conosciute le verità che mi furono familiari, quotidianamente, fin dall'infanzia.
Or sono alcuni mesi, Stafford mi dettò un articolo sul materialismo che venne riproposto in vari giornali tedeschi, e poche settimane dopo ricevetti una lettera dal Barone X, nella quale egli mi comunicava di avere poco tempo prima perduto una causa che Io aveva condotto alla rovina. Convinto che non valesse più la pena di vivere egli aveva deciso di prendere congedo da questo mondo, allorché, per caso, gli era venuto fra le mani il giornale che portava l'articolo di Stafford. Egli lo aveva letto, aveva scritto all'autore per ringraziarlo, ed aveva deciso di tentare una nuova esperienza della vita.
Questa circostanza m'induce a sperare che, rendendo note le mie esperienze, qualcuno dei miei simili possa soffermarsi e pensare se con l'esistenza terrestre tutto abbia fine e se, rigettando il gran dono della vita, egli non commetta un errore che espierà dopo nel modo più terribile.
LETTERA-INTRODUZIONE DEL PROF. A. AKSAKOF
Alla Signora E. D'Espérance
Mia cara Amica!
Avete avuto la bontà di mandarmi le bozze del vostro libro e di domandarmene l'opinione ed io aderisco con piacere alla vostra richiesta. Il compito da voi intrapreso era piuttosto difficile. Il pericolo da evitare era quello di dire troppo o troppo poco. Dicendo troppo vi sareste perduta nei particolari e sarebbero occorsi più di dieci volumi per dare un'idea completa della vostra medianità. Invece avete scelto una via di mezzo e, ciò che più importa, una via la quale dà un'impressione completa ed eccellente. Forse, per molti, resterete ancora incompresa, non per me che ho seguito la vostra carriera medianica, in tutti i suoi particolari, durante più di vent'anni e che mi trovo nelle migliori condizioni per potervi comprendere.
Dotata, fin dalla nascita, del dono fatale della sensitività, diventaste medi contro il vostro stesso volere. Mossa unicamente da un sentimento di devozione al vero, non rifiutaste il vostro aiuto a coloro che desideravano spingere oltre una ricerca per la quale voi stessa vi siete sempre più interessata. Otteneste subito notevolissimi fenomeni e foste felice di avere così palpabili prove della luminosa verità di una vita immortale. Quale conforto per la povera e cieca umanità; quale nuovo campo per la scienza! Ispirata dallo spirito della vostra missione eravate pronta a qualunque sacrificio perché la verità di questi rapporti spirituali trionfasse.
Molto tempo fa, quando cominciai ad occuparmi di spiritismo, pensavo spesso che se fossi stato un medium potente, avrei dato con gioia la mia vita, le mie forze, ogni mia sostanza per dimostrare a tutti l'esistenza di un mondo dello spirito con il quale è possibile comunicare. Sfortunatamente non sono medium; ma voi lo siete e animata dagli stessi principi che mi avrebbero guidato qualora avessi posseduto il dono che vi venne elargito. Vedo dalla vostra vita quali sarebbero stati i risultati della mia. La carriera da voi percorsa sta a provare che, nonostante le migliori intenzioni e la maggiore sincerità, i risultati non sembrano proporzionati ai sacrifici e alle nostre speranze. Perché le nuove verità non si possono introdurre per forza nelle altre menti; perché i grandi pionieri di tale causa sono condannati a fare da sé, senza soccorsi o consigli di altri. La verità non si trova che cercandola.
Avete provato i primi disinganni, proprio nel momento in cui, spinta dallo spirito della vostra missione
avete cercato di dare al primo venuto, ad ogni estraneo, una chiara dimostrazione delle manifestazioni spiritiche. Fu allora che faceste una scoperta la quale sembrava quasi sconvolgere tutti i vostri piani di rigenerazione del mondo
; notaste che queste manifestazioni, ottenute così facilmente nel vostro circolo privato, non si verificavano davanti ad estranei perché dipendenti in gran parte dall'ambiente nel quale esse si realizzavano.
Ma il vostro più amaro risveglio doveva aver luogo quando scendeste inevitabilmente sulla insidiosa via delle materializzazioni, dove tutto era ancora mistero. Vi dedicaste a queste esperienze con un'abnegazione degna di voi; seduta nel gabinetto, ma senza entrare in trance e restando completamente cosciente, cosa potevate temere? Era bene che Yolanda, da voi veduta e toccata tanto spesso, si mostrasse fuori del gabinetto; poteva esservi cosa più convincente e tranquillante per voi? Ahimé!, un accidente inatteso vi precipitò dal cielo sulla terra!
Voi avevate la convinzione di essere al vostro posto in possesso di tutti i vostri sensi e nondimeno il vostro corpo era in balia di un'influenza estranea. Cadeste vittima dei misteri della suggestione, misteri allora quasi completamente ignoti e nel nostro caso complicati dal problema ‹, da chi questa suggestione potesse venire".
Le apparenze erano tutte contro di voi; voi sola potevate sapere che in tutto ciò la vostra volontà non c'entrava, ed eravate oppressa dal mistero. E' quindi naturalissimo che, per parecchi anni, vi ripugnasse la sola parola di spiritismo.
Passarono dieci anni: io vi credevo perduta per sempre alla causa, ma il tempo é un gran medico, e alcuni buoni amici vi esortarono a riprovare.
Una serie di nuove esperienze venne organizzata allo scopo di fotografare le forme materializzate. Splendidi risultati, e un altro amaro risveglio! Foste nuovamente accusata, quantunque a voi altro non risultasse che di esservi prestata a tenere sedute a beneficio altrui. Lo stesso mistero che eravate stata incapace di risolvere per effetto della medesima ignoranza si ripeteva.
Fu allora che giunsi a Gothenburg per riprendere le esperienze fotografiche. Quantunque non vi foste mai sottomessa ad alcuno dei controlli che si praticano coi medium professionali, mi permetteste di trattarvi come una mistificatrice, sottoponendovi a tutti i controlli che reputai necessari e ciò senza la minima obiezione da parte vostra; posso anzi affermare, che eravate interessata quanto me a scoprire la verità.
Dopo una lunga serie di esperienze e molte note, giungemmo a due conclusioni. La prima era che, malgrado la vostra piena coscienza di restare passiva nel gabinetto, una forza misteriosa poteva servirsi, fuori di esso, del vostro corpo, o di una sua parvenza. La seconda, che i dubbi e i sospetti degli assistenti potevano essere scusati poiché, a quanto sembrava, avevano maggiore consistenza di quanto voi potevate ritenere.
Tutto ciò era assai scoraggiante: Se qualche cosa di me interviene nella materializzazione degli spiriti, io devo saperlo
, con la conseguente decisione di non stare più nel gabinetto.
In queste nuove condizioni, otteneste molti ed eccellenti risultati, ed ebbe luogo il notevole caso da voi descritto nel capitolo ventiquattresimo: Sarei io Anna, o Anna sarebbe me?
. Temevo che non avreste fatto cenno di questa esperienza; ma sono felice di vederla descritta in tutti i suoi particolari. Questo caso è prezioso: voi avete in esso la prova palpabile dello sdoppiamento dell'organismo umano. Questo fenomeno che sta alla radice di ogni materializzazione, è stato la causa di molte pretese scoperte di frode.
Ma quale doveva essere la vostra perplessità!
Mi rammento del tempo in cui, accasciata sotto il peso di gravissimi dubbi, mi scriveste: La mia vita è tutta un errore? Ho sbagliato strada? Sono stata ingannata oppure ho ingannato gli altri? Come posso riparare al male fatto?
.
Dalle profondità di quel mondo che vi era familiare fin dalla nascita e per il quale avevate lavorato con grande ardore e disinteresse, venne la luce che avevate invocato con tanta passione e riceveste una risposta ai dubbi che vi angosciavano. Sono felice di ritrovarvi di nuovo al lavoro: nelle vostre recentissime esperienze fotografiche siete riuscita a sviluppare una nuova fase della vostra medianità, fase che ho sempre creduto implicita in essa, ma che all'epoca della mia visita a Gothenburg non andò oltre il caso riferito nel capitolo ventisettesimo. I recenti risultati ottenuti completano le vostre passate esperienze di materializzazione e rispondono alla visione che vi svelò il mistero. Noi non possiamo vedere uno spirito, ma abbiamo bisogno di vederlo; non possiamo rappresentarci uno spirito se non in forma umana, perciò essi
la foggiano come meglio possono. Tali erano le figure e i visi umani che vedeste e disegnaste nell'oscurità; tali, più tardi, le forme umane invisibili all'occhio che fotografaste alla luce del giorno o del magnesio.
Propendo a credere che se aveste posato allo oscuro avreste visto anche queste ultime forme. Tali furono, infine, le figure materializzate visibili, fotografate a Gothenburg. Ma tutto ciò non rappresentava che un tentativo per impressionare, con qualche cosa di tangibile, i nostri sensi; tentativo il quale provava unicamente come dietro tali forme, operassero agenti spirituali; e che tali forme non dovessero esser prese direttamente per immagini di spiriti, ci fu detto fin dal principio.
Se proseguirete con queste stesse direttive fino a rendervi padrona delle condizioni necessarie, non si può dire fin dove potrete arrivare e quali buoni risultati raggiungerete.
Tali, cara amica, le mie impressioni alla lettura del vostro libro: esso è unico nel suo genere. Non sono le confessioni di un medium che si ritratta o si difende, ma è la sincera e triste storia delle delusioni di un'anima amante e avida di sapere, in balìa di poteri ignoti, ma pieni di promesse.
Lasciando questo mondo di ombre
, io vi dico: Continuate, continuate!
. Fa ciò che devi, qualunque cosa avvenga
; è questa la vostra buona regola. Io non vedrò le vostre future gesta, ma la vostra missione, ne sono sicuro, è lungi dal suo termine. Voi troverete un giorno il vostro Crookes; egli saprà comprendere la delicata natura della vostra medianità promuovendo l'educazione e lo sviluppo delle vostre complesse facoltà psichiche per il bene della scienza e dell'umanità.
Sinceramente vostro A. AKSAKOF
Riepofka, Russia, 5-17 settembre 1897.
Capitolo Primo
LA VECCHIA CASA E I SUOI ABITANTI
Tutte le case nelle quali uomini vissero e morirono sono case infestate. Attraverso le porte [aperte i fantasmi scivolano silenziosamente con passi che non risuonano sul pavimento. Noi li incontriamo alla porta, sulle scale; essi vanno e vengono lungo i corridoi, impressioni impalpabili nell'aria, un senso di qualche cosa che si muove intorno a noi.
LONGFELLOW
Quando si vuole raccontare una storia, suppongo che la miglior cosa sia quella di cominciarla dal principio. Ho dunque cercato di ricordarmi un momento o un incidente determinato della mia vita per servirmene come punto di partenza; ma ho dovuto rinunciarvi, perché non mi è riuscito di ricordarmene uno solo che non fosse stato determinato da una causa precedente e, per conseguenza, altrettanto meritevole di narrazione.
Suppongo anche che debba rifare per ricordarmene, tutta la via percorsa. Essa comincia un po' prima della guerra di Crimea, perché i miei più antichi ricordi datano dal ritorno di mio padre a casa, e dalle feste che ebbero luogo quando la pace fu proclamata. Io non ne potevo comprendere la ragione, ma mio padre tornava a casa, questo era per me una causa sufficiente a farmi gioire.
Le esperienze che sto per narrare sono strane ed incomprensibili, allorché si esaminano col buon senso ordinario della nostra vita di tutti i giorni.
Alcune volte ho provato a mettermi nei panni degli altri; di vedere coi loro occhi e di giudicare col loro intelletto; e invariabilmente sono giunta alla conclusione che essi non erano biasimevoli rispetto al loro dubbio sulla realtà di questi fatti. In quanto a me, queste cose sono andate crescendo con la mia età, e mi son divenute familiari dal principio, perché non possono ricordarmi nessun tempo in cui esse non mi fossero familiari e naturali. Per conseguenza, la sola cosa che mi sembrava curiosa era che gli altri non avessero fatto le stesse esperienze.
Come bambina, non potevo capire questo fatto; il rifiuto dei miei amici di accettare i mei racconti di ciò che avveniva attorno a noi, m'irritava oltre misura, e i miei frequenti accessi di vivacità davanti alla loro incredulità, mi davano la reputazione di