Quattro gatti che parlano
Di Mat Marlin
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Anteprima del libro
Quattro gatti che parlano - Mat Marlin
Self-Publishing
Quattro gatti che parlano
Io sono Mat ed ho quasi cinquantadue anni, sposato con Olis che mi supera di tre anni, due figlie , Agia di diciannove e Acia di diciotto e quattro gatti; non ho un lavoro ma non per scelta, la mia azienda dopo cinque lustri ha pensato di liberarsi di me e mi ha messo sulla strada; ho cercato, svolto e provato di tutto e ancora sono qui a capire se mai potrò più lavorare o se quel mondo del lavoro non mi apparterrà più.
Non ho mai desiderato avere degli animali, non che abbia nulla contro di loro ma pensare di portare tutte le sere fuori il cane e fare pipì, svuotare la lettiera dei gatti, cambiare l’acqua dell’acquario, pulire la gabbia dei pappagallini è un impegno che non ho mai digerito; dove potevo trovare la forza di tornare a casa stanco e dover prendere il guinzaglio invece che stendermi sul divano con le gambe sollevate?
Ammetto che il lavoro mi assorbiva completamente, come tanti altri essere umani che si affogano nella professione e , come me, dimenticano tutto il resto; mi son chiesto spesso , dopo essere stato cacciato, se ne è valsa la pena e la risposta non ha bisogno di commenti ulteriori; preso da impegni e compiti non riuscivo a concepire un animale accanto a me, troppo lavoro perdio.
Come tanti altri non capivo che le mie figlie crescevano, che mia moglie maturava, che io stesso cambiavo perché oltre un ufficio o un negozio o un laboratorio o una valigetta professionale non esisteva altro; i sentimenti erano relegati in fondo al cuore come le emozioni e sorridere o provare compassione non mi era permesso o non volevo.
Quando è arrivato il momento di dover cambiare completamente la mia esistenza ho capito che ero disperato e che non ero come altri, non potevo neanche immaginare cosa significava , per stupidi traguardi, fare un torto a qualcuno e sbatterlo fuori dalla sua vita, ne capivo le motivazioni in cui qualcuno si permette di fare del male ad altri che a loro volta il male non lo hanno mai fatto.
L’apnea che arriva a rendere corto il respiro, la devastazione e i timori diventano fantasmi che ti seguono e si poggiano sulle spalle; i fantasmi non sono esseri buoni, probabilmente sono malvagi ma non sono lasciati liberi di fare quel che vogliono, devono combattere contro una nuova sensazione che si forma e cresce dentro e diventa sempre più intima; le emozioni che per tutta la vita erano nascoste escono fuori e si presentano nella loro forma più assoluta e ti fanno ridere quando ascolti una frase ironica e piangere quando una storia finisce a lieto fine o ti fanno disperare quando la natura si riversa contro l’uomo e crea distruzione.
Praticamente la mente non occupata da impegni professionali si libera e ti rende umano.
Una delle tante sere che giravo in cerca di lavoro, torno a casa e tutti sorridono, mia moglie e le figlie e mi chiedo cosa hanno da stare così allegre; il mio sguardo è una domanda con tanto di punto interrogativo ma non ricevo risposte poi, volto il capo e scorgo un trasportino, una vaschetta con della sabbia dentro, una ciotola colorata! Una