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Sally biografia di un cane
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E-book75 pagine1 ora

Sally biografia di un cane

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Una storia di amore e dedizione tra la setter inglese Sally e la sua famiglia adottiva. L'inizio difficile, i maltrattamenti e le crudeltà dei suoi primi padroni, la vita nel canile rifugio, l'adozione definitiva e il racconto di un nuovo inizio attraverso problemi e difficoltà affrontati con quell'affetto e serenità che spesso solo un cane riesce a trasmettere.
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2018
ISBN9788827828786
Sally biografia di un cane

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    Anteprima del libro

    Sally biografia di un cane - Carla Balossino

    Alessandria.

    1

    I miei occhi, la mia coda e qualche abbaiata sono tutto ciò che possiedo per comunicare, con gli uomini, intendo. Con gli altri animali ci capiamo alla perfezione, basta una ferma, un 'occhiata e il gatto della vicina capisce al volo che deve squagliarsela se non vuole vedersela brutta...mentre i passeri che vivono nel giardino della mia casa sanno che dopo che ho fatto colazione possono anche saltellare sul bordo della mia ciotola e beccare i chicchi di riso soffiato che ho avanzato, li lascio fare poveracci, soprattutto d'inverno. Non parliamo poi dei cani. Vado d'accordo con tutti sempre che siano loro ad andare d'accordo con me, che diamine! Ce ne sono certi che aspettano solo un pretesto per attaccar briga ma io di solito li ignoro. Quelli piccoli, tipo i bassotti o i pincher sono tremendi!

    In realtà i problemi veri e propri li ho avuti con gli umani, alcuni di loro sono stati proprio difficili da trattare.... e che vita ho dovuto fare! Se ci penso, non mi sembra vero ora che sono quì in salotto, accucciata sul tappeto davanti alla televisione. La mia Enya me la lascia sempre accesa quando deve andare fuori per lavoro. Televisione e abat jour, così mi sento meno sola. Di solito mi lascia la tivù accesa su discovery channel, il mio canale preferito ma vanno bene anche quelli che trasmettono solo musica, mi rilassa molto e devo dire che con tutto il correre che ho fatto nella mia vita, ne ho assolutamente bisogno. Lei, la mia Enya, mi ha scelta tra tanti altri cani, in un canile dove mi avevano portato dei tizi della protezione animali, almeno credo, se ricordo bene la divisa. Quando mi hanno tirato fuori dalle lamiere messe a capanna, ero quasi morta. Non ce la facevo ad alzarmi, ero pelle e ossa. Aveva piovuto durante la notte e la catena che mi teneva legato stretto il collo, a forza di girare su me stessa, era diventata talmente corta che non riuscivo neppure a sdraiarmi al suolo. L'odore della terra, una volta, quando il mio padrone mi portava a caccia mi piaceva. Non m'importava se poi dovevo stare tutta la settimana sola, in un serraglio angusto, con poco da mangiare e alle volte niente da bere...almeno sapevo che la domenica lui arrivava con la sua macchina tutta infangata.... Un omone obeso che mi faceva morire di fame! Mi faceva salire dietro, in una gabbia piccolissima e dopo un breve tragitto mi liberava nei boschi dove potevo correre a perdifiato, seguire i conigli, le scie dell'odore degli animali selvatici, i profumi dei fiori. Ma un giorno, successe una cosa che mi spaventò in maniera irreversibile... Lui aveva tirato fuori dalla macchina una cosa strana, lunga lunga e aveva cominciato a puntarla verso il cielo. Io me ne stavo tranquilla ad annusare l'entrata della tana di una volpe e cercavo il modo di infilare più che potevo il muso dentro. Vedevo in fondo al buio, due tondi gialli, fosforescenti. Erano gli occhi della volpe.....aveva dei cuccioli. Mi fece pena, anch'io avevo avuto dei cuccioli l'anno prima ma me li avevano portati via. Ad un certo punto avevo sentito un rumore tremendo, così forte che mi ero messa a correre come una pazza finendo col nascondermi nel tronco cavo di un albero abbattuto. Tremavo come una foglia. Sentivo che lui, quello con la macchina infangata e la cosa lunga tra le mani mi chiamava...mi aveva dato un nome stupido: Diana. Ma io non ci pensavo proprio ad uscire dall'albero, mi ero troppo spaventata. Sono rimasta là dentro tutto il giorno e tutta la notte, poi ho cominciato ad avere fame ma non sapevo dov'ero, nè dove andare. Era l'inizio dell'autunno, lo ricordo perché c'erano foglie per terra ma ce n'erano ancora tante sugli alberi e poi non faceva molto freddo, solo un pò di notte. Ho vagato per giorni, avevo tanta fame. Bevevo l'acqua dei fossi, che schifo, era piena di fango....Un giorno mi sono ritrovata vicino ad una cascina, c'era un fienile e un cane nero, grande e grosso mi era venuto incontro minaccioso. Mi aveva dato un'annusata dappertutto, poi però si era messo a scodinzolare e a mugolare... ho capito dal suo odore che era ancora un cucciolo. Si, insomma era proprio un cagnolone rispetto a me ma non doveva avere più di sette, otto mesi. Poi ha cominciato ad abbaiare perché voleva che io giocassi con lui...si piegava sulle zampe anteriori, faceva salti, un sacco di rumore, tanto che una donna era uscita dalla porta di casa e mi aveva vista. Devo averle fatto pena perché mi aveva portato un pezzo di pane secco e una ciotola d'acqua. Poi me ne aveva dato un altro. Io ero così stanca che mi ero accucciata davanti alla casa, sotto il portico. Mi ero stesa sul marciapiede di cemento, sotto il pergolato dalle foglie color ruggine. C'era un sole tiepido che mi scaldava le ossa. La donna era rientrata in casa, sentivo che toccava delle stoviglie, rumore di piatti e posate, forse preparava la tavola. Il cane nero si era coricato vicino a me, tutto quel correre e giocare doveva averlo stancato, dormiva già. Così,

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