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Quando finisce un amore (Un cuore per capello)
Quando finisce un amore (Un cuore per capello)
Quando finisce un amore (Un cuore per capello)
E-book145 pagine1 ora

Quando finisce un amore (Un cuore per capello)

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Info su questo ebook

Sono certa vi sia un insieme di comuni denominatori che caratterizzano la fine di un amore. Non per le motivazioni, che possono essere le più svariate, ma per le sensazioni, i pensieri, i gesti che inevitabilmente seguono la parola “fine” di una relazione. Quello che ho voluto scrivere è una specie di diario disperato, malinconico, ma anche un po’ ironico, sicura che vi riconoscerete in molte tappe di questo viaggio e, soprattutto, nella ricerca di una motivazione, perché, come cantava Riccardo Cocciante, “non c’è mai una ragione perché un amore debba finire”.
Quando finisce un amore così com’è finito il mio, senza una ragione né un motivo, senza niente...

Copertina creata da: Angel Graphics
LinguaItaliano
EditorePubGold
Data di uscita18 giu 2018
ISBN9788894839838
Quando finisce un amore (Un cuore per capello)

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    Anteprima del libro

    Quando finisce un amore (Un cuore per capello) - Anita Cainelli

    RINGRAZIAMENTI

    Quando finisce un amore

    di

    Anita Cainelli

    Pubblicato da Pubme/Pubgold © – Collana rosa Un cuore per capello

    Prima edizione 2018

    Copertina creata da: Angel Graphics

    Sito web: http://uncuorepercapello.pubme.me/

    Pagina facebook: https://www.facebook.com/Un-cuore-per-capello-218110230877…/

    Email: uncuorepercapello@gmail.com

    Questa è un'opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti, luoghi o persone è puramente casuale.

    È vietata la riproduzione completa o parziale dell’opera ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941)

    Sinossi

    Sono certa vi sia un insieme di comuni denominatori che caratterizzano la fine di un amore. Non per le motivazioni, che possono essere le più svariate, ma per le sensazioni, i pensieri, i gesti che inevitabilmente seguono la parola fine di una relazione. Quello che ho voluto scrivere è una specie di diario disperato, malinconico, ma anche un po’ ironico, sicura che vi riconoscerete in molte tappe di questo viaggio e, soprattutto, nella ricerca di una motivazione, perché, come cantava Riccardo Cocciante, non c’è mai una ragione perché un amore debba finire.

    Quando finisce un amore così com’è finito il mio, senza una ragione né un motivo, senza niente...

    Primo giorno

    Mi manca il respiro, sento un peso sul petto che mi comprime la cassa toracica, ho una sensazione di svenimento… Tranquilli, non sto per avere un infarto, ho solo appena chiuso una storia d’amore durata due anni e mezzo! A pensarci, l’infarto sarebbe meglio.

    Già me lo immagino: lui che corre al mio capezzale, io in fin di vita, lui che mi dice quanto mi ama, che mi implora di non morire e io che, beh, o muoio contenta perché lui mi ama, yuppie ! Oppure non muoio, mi riprendo, noi torniamo insieme e poi… lui torna ad essere il solito cretino e io a sentirmi infelice! No, non c’è soluzione. Niente infarto, meglio un bel cocktail, ancora meglio due o tre, non di farmaci, per l’amor di Dio! Solo alcol, mescolato ad altro alcol, un po’ di coloranti, due patatine, quattro olive e sei ore di pianto disperato appena lo stato di ebbrezza svanisce!

    Sono tristissima, mi sento sul classico bordo del baratro, incerta tra buttarmi giù e farla finita, o crogiolarmi in questa valle di lacrime e devastazione.

    Prima notte

    È estate, così il buio tarda ad arrivare e, con lui, il sonno. Ho pianto tanto che ho gli occhi pesti, non riesco a calmarmi, mi giro e rigiro nel letto senza trovare una posizione. Altra crisi di pianto, mi alzo per soffiarmi il naso, torno a letto. Ci sono dei ragazzi nel parchetto sotto casa che ridono e urlano. Li strozzerei! Sono le due, ma non pensano di tornare a casa prima o poi?

    Sono sveglia come un grillo, accendo la luce e provo a leggere, ma le voci dei ragazzi mi impediscono la concentrazione. Ri-spengo, sembra che pian piano il sonno arrivi, ma poi il pensiero corre a lui, alla disperazione, alla parola fine… Oddio, non ce la faccio!

    E la notte passa tra lacrime e devastazione del letto, ogni tanto devo essermi appisolata qua e là, ma al suono della sveglia mi ritrovo con un mal di testa atroce e gli occhi gonfi. Lo specchio rimanda un’immagine spaventosa. Dovrò ricorrere a tutto l’armamentario cosmetico per tentare un restauro degno di comparire al lavoro!

    Secondo giorno

    "… ti senti un nodo nella gola… "

    Sono nera, furibonda! Non avendo chiuso occhio tutta la notte, lo odio con tutta me stessa! Al lavoro apro il cassetto della scrivania e scorgo le forbici. Avete presente quelle con le lame lunghe stile assassino del thriller Sotto il vestito niente ? Ecco, appunto! Il desiderio di conficcargliele in gola si fa strada prepotentemente, l’idea di vederlo agonizzante ai miei piedi che implora il mio perdono mi attrae, pensarlo a terra con lo sguardo attonito, sanguinante… Oh mio Dio! Cosa sto dicendo? Lo sapevo, sto impazzendo, sono posseduta da un demone folle e criminale! Diventerò una serial killer, o una sicaria mafiosa (si dice sicaria?), ricercata dalla CIA, Interpol, FBI…

    Intanto però non latito, sono qui a lavorare come un automa, rispondendo non so come a domande che non ascolto, e, fingendo un autocontrollo esemplare, arrivo alle sei e mezzo. E poi fuori, a respirare pensieri dolorosi e rimpianti. Vorrei solo dormire… Secondo voi se vado a letto verso le otto è un po’ presto e do nell’occhio? Posso sempre accusare un tremendo attacco di cefalo-emicrania acuta, non dovrei nemmeno fingere più di tanto! Ho le tempie trafitte da un dolore acuto e la sensazione di avere un’intera batteria di pentole che sbatte rumorosamente contro le pareti craniche. Bum, bum, bum! Devo fare qualcosa.

    Seconda notte

    Innanzitutto una bella tisana Dolci sogni. L’ho comprata in erboristeria su consiglio della commessa: fa miracoli. Attendo il compiersi di questo fatidico prodigio, ma non accade nulla. Sono sveglia, vigile e deprimentemente lucida. Ripercorro ricordi e pensieri, pensieri e ricordi. Ho caldo, ho sete, e pensandoci, ho anche fame. Latte e biscotti, ecco cosa ci vuole!

    Torno a letto, la tisana non è già più in circolo e a questo punto possiamo dichiarare il fallimento della miscela d’erbe miracolose. Però dopo un po’ tutto sbiadisce e affondo in un sonno agitato. Faccio strani sogni, ma che razza di erbe c’erano in quella tisana? Me lo chiedo al risveglio, sembrano trascorsi solo pochi minuti, e invece è ora di trascinarsi fuori dal letto e dare inizio alla giornata. Mi sciacquo il viso e mi guardo allo specchio: faccio pietà. Quasi quasi mi do malata. Ma il senso del dovere prevale. Da dove mi esca tutto questo scrupolo di coscienza non si sa. C’è chi si assenta dal lavoro con motivazioni assurde e senza un briciolo di rimorso. E io? Io mi reco sul posto di lavoro senza quasi sapere chi sono. Speriamo in bene!

    Terzo giorno

    Ecco, ho sbagliato tutto, è colpa mia! Mille esempi mi tempestano l’anima, momenti in cui avrei dovuto agire diversamente, dire altre cose o non dirne affatto! Tornassi indietro, potrei rimediare a tutti i miei errori e aggiustare le cose in modo da non arrivare alla parola FINE. Sono un’idiota, una vita di errori senza aver mai imparato niente. Ah, li conosco i miei difetti, è vero, sono tanti, non ho avuto abbastanza pazienza e comprensione nei suoi confronti!

    Sono distrutta! Incerta tra mandargli un sms o una mail per chiedergli perdono, o almeno trovare un motivo per rivederlo, oppure importunare un’amica che mi vieterà, anche ricorrendo a maniere drastiche del tipo sequestro del cellulare, di contattarlo in qualunque modo. Ma io non posso stare qui ad aspettare, senza agire. Ora che ho capito che la colpa è solo mia, sarebbe giusto farglielo sapere, no?

    Terza notte

    Okay, camomilla sul comodino, pronta per ogni evenienza, libro soporifero, almeno così mi è stato descritto da una collega, bagno caldo rilassante, una goccia di Chanel Nr. 5 che fa tanto Marilyn. Va beh, non è veramente Chanel, e io non rinuncio al pigiamino neanche morta, comunque sono pronta ad affrontare la lunga notte. Alla pagina 158 del libro, che neanche ho idea di cosa vada narrando, il sonno non arriva. Dopo due spedizioni in bagno, conseguenza della tinozza di camomilla, decido di passare ai programmi televisivi a bassissimo volume per non svegliare il condominio. Zapping sfrenato, ma che cavolo fanno vedere di notte? Va bene che non ci sarà chissà quale pubblico di spettatori esigenti a quest’ora, ma non c’è nulla di appena guardabile!

    Mi rassegno e torno all’odiato letto. Ma è possibile che non riesca ad addormentarmi? Provo a contare le pecore. Mi viene da ridere, perché la maggior parte, saltando lo steccato, inciampa. Non riesco nemmeno ad avere un gregge di pecore virtuali decente!

    E poi piango. Oh no, ricominciano i cattivi pensieri. Farei fuori anche le pecore dalla rabbia! Ideona! Un po’ di marsala, quello all’uovo, che serve ad ammollare le uvette per lo strudel, giusto un goccio, un bicchiere da bibita, solo per provare se fa effetto!

    E l’effetto pian piano

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