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Domani
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E-book143 pagine1 ora

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Info su questo ebook

Un padre, Andrea. Una figlia, Elisa, 16 anni: tante cose da dirsi, poca capacità di farlo. Elisa vive la sua adolescenza davanti allo specchio, ponendosi mille domande su chi sia realmente e quanto sia cambiata nel tempo. C’è una figura sullo sfondo, Marco, l’amico di sempre che da qualche mese l’ha abbandonata, lasciando in lei un vuoto incolmabile. E infine Andrea, un tempo principe azzurro e ora adulto distante, incapace di comprendere l’universo di una figlia che cambia giorno dopo giorno. Poi, la svolta. Una cartellina rossa, con all’interno lettere scritte dal padre all’età di diciotto anni, aprirà improvvisamente un confronto decisivo tra Andrea ed Elisa, permettendo a entrambi di trovare una strada da percorrere di nuovo insieme. Il mondo dei genitori e quello dei figli non è così distante come appare…

PER CORRETTEZZA SEGNALIAMO CHE L'AUTORE E' UN OMONIMO DEL PIU' FAMOSO  SCRITTORE
LinguaItaliano
Data di uscita17 mar 2020
ISBN9788893471213
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    Anteprima del libro

    Domani - Andrea De Carlo

    cover.jpg

    Andrea De Carlo

    DOMANI

    Prima Edizione Ebook 2020 © R come Romance

    ISBN: 9788893471213

    disegni di

    Adriana Perrino

    Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione

    Collana

    img1.png

    Edizioni del Loggione srl

    Via Piave,60

    41121 Modena – Italy

    loggione@loggione.it

    http://www.librisumisura.it

    img2.jpg

    La trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.

    Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.

    Andrea De Carlo

    DOMANI

    Romanzo

    INDICE

    PREFAZIONE DELL’AUTORE

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    L’AUTORE

    BIBLIOGRAFIA

    A mio padre e a mia madre

    A Gabriella

    Se mai ci sarà, alla mia futura figlia (o figlio!)

    PREFAZIONE DELL’AUTORE

    Avevo 16 anni, era un pomeriggio di fine febbraio e me ne stavo sdraiato sul letto a pensare a come avrei superato l'interrogazione di scienze dell'indomani senza aver studiato due dei tre capitoli che la prof aveva assegnato.

    A un certo punto mi vibra il telefono. Era la mia fidanzata. Con un semplice whatsapp ha messo fine alla nostra storia, la mia prima vera relazione in cui tanto avevo creduto.

    E che sarà mai, si potrà dire, una ragazza che lascia un ragazzo, soprattutto a quell'età. Eppure un messaggio, quel messaggio, mi ha rivoluzionato i mesi e gli anni successivi.

    Questo piccolo episodio, che a distanza di qualche anno fa anche sorridere, mi ha permesso di avere la spinta per scrivere un primo romanzo (BIANCA NEVE), poi un secondo (DOMANI) un anno dopo. Ho scoperto parti di me che forse non avrei mai potuto conoscere se le cose fossero andate in modo diverso. In più dopo l'uscita del primo romanzo, ho avuto la grande opportunità di incontrare oltre 30.000 ragazzi di più di 40 istituti diversi di 7 regioni diverse. Mi sono confrontato con loro sui temi del disagio giovanile, della difficoltà a rapportarsi con gli adulti e delle piccole/grandi sfide quotidiane che ogni adolescente si trova a dover fronteggiare nel suo percorso di crescita.

    Il messaggio che voglio lanciare è molto semplice: ciascuno di noi ha delle potenzialità nascoste e si può scoprire creativo, inventore a qualunque età.

    L'importante è mettersi in gioco, il resto, prima o poi viene da sé e spero che questo libro, in parte, ne sia la dimostrazione. 

    CAPITOLO UNO

    A piccoli passi mi avvicino all’anta dell’armadio.

    Lì dietro c’è lo specchio.

    La voglio aprire.

    La apro.

    No… no, non la apro.

    Mi fermo. Chiudo gli occhi. Respiro. Ancora. Riapro gli occhi.

    NO.

    Li richiudo. Respiro.

    Non sono pronta.

    Invece sì, sono pronta.

    Uhm, no, non sono pronta. Non sono pronta.

    Sono pronta.

    Sei sicura, Elisa? Voglio dire, proprio sicura, di quelle sicurezze… sicure, certe, senza esitazioni, né rimpianti, né rimorsi?

    No, non lo sei. Affatto. Ma devi. Vero?

    E che sarà mai, alla fine? Guardarsi allo specchio, vedersi.

    Sei tu, ti conosci, sei quella che c’è di fronte a te, niente di più, niente di meno.

    E che sarà mai? Guardarsi, analizzarsi.

    E che sarà mai? Guardarsi, criticarsi.

    Guardarsi, non piacersi, guardarsi, odiarsi.

    Guardarsi, piangere.

    Guardarsi, volerla fare finita, una volta per tutte. Un salto e ti togli il pensiero.

    Sì, forse è meglio.

    Apri la finestra, conti fino a tre e ti passa la paura.

    Sono pronta? No, non sono pronta.

    Sono pronta.

    Oddio, Elisa, ripeti con me: sono pronta, sono pronta.

    Okay, in fondo è solo uno stupidissimo specchio in una dannatissima stanza di una fottutissima sedicenne.

    La apro, dai. La apro.

    La apro e vedo… questo.

    Una fallita, una sfigata.

    Una fallita, sfigata e anche ingrassata adesso. Uno non vuole pensar male, ma perché i maschi se ne stanno alla larga? Perché da qualche mese a questa parte non faccio che rifugiarmi nel gelato? Anzi, in chili su chili su chili su chili di gelato, di tutti i gusti, consumati rigorosamente davanti a un film cucchiaiata su cucchiaiata durante il weekend. Poi arrivi a scuola il lunedì e le amiche cominciano con le battutine idiote. Ah e cosa c’è tra l’altro il lunedì alle prime due ore? Palestra, ovviamente: magnifico, giusto per aumentare i sensi di colpa quel tantino che basta per farti scoppiare. Quando non sei a casa son proprio le compagne di classe a trasformarsi in quel maledetto specchio…

    Già: davanti allo specchio, da mattina a sera, quello che vedi, cara la mia Elisa, è solo il riflesso di quanto faccia schifo il mondo e di quanto faccia schifo tu.

    La mamma dice continuamente: Stai sempre a guardarti allo specchio!, e papà non sa nemmeno che ce l’hai, tu, uno specchio. Nessuno dei due immagina che è proprio quella l’arma più pericolosa che hai.

    Poi certi giorni capita che apri l’anta dell’armadio, ti guardi, e vedi semplicemente… niente, il nulla. Cioè, osservi come sei fatta e ti senti oscena, ma oltre a questo ti senti proprio una nullità, il più piccolo essere sulla Terra, della cui esistenza non è a conoscenza nemmeno chi ti ha generata.

    Uno pensa che guardarsi allo specchio sia una passeggiata, e li capisco quelli che ragionano così. Sono i classici razionali, matematici, la cui vita è stata tutta un calcoli e progetti.

    Hai presente no? Quelli che nello specchiarsi ci vedono solo un banalissimo procedimento meccanico di articolazione degli arti, la cui capacità di essere portato a termine è di competenza teorica e pratica di ogni essere umano che abbia un’età non inferiore ai ventiquattro mesi. Peccato che a ventiquattro mesi apri un’anta solo per il gusto di aprirla, e che se trovi uno specchio in giro lo usi per fare le linguacce e le smorfie.

    Guardarsi non è solo questo, tuttavia, non per me, non più.

    Mettiamola in questi termini: specchiarsi è come sostenere l’orale dell’esame di maturità. In realtà non so ancora quanto sia difficile fare l’esame di Stato, ma posso immaginarlo. Entri in una stanza e davanti a te ci sono tutti i tuoi incubi peggiori (o almeno questo mostra il film Notte prima degli esami), che vogliono solamente farti passare la più brutta ora della tua vita. Deve essere difficilissimo. Proprio come specchiarsi.

    Anzi, sai cosa? Specchiarsi è pure peggio! Perché quando fai l’esame puoi dedicarti anima e corpo allo studio, in modo da arrivare preparato e diminuire le possibilità di fare figure penose (ansia permettendo). Quando ti guardi allo specchio, invece, ci sei solo tu, e sei proprio tu a essere sempre il giudice più severo di te stesso.

    Non ci sono anima o corpo che tengano. Lì, se il corpo non ti piace, finisce il discorso. Punto, stop. E non riparti, non resetti, non studi e non ripeti.

    Ogni giorno ti guardi, Elisa, ma hai addosso il peso del giorno precedente, di quando ti sei guardata truccata e non ti sei piaciuta, e di quello prima ancora, in cui per sbaglio sei passata struccata davanti allo specchio di prima mattina e per poco non ti mettevi a piangere. Anzi, ti sei messa a piangere. E allora come fai ad andare avanti? No, dico, come fai? Non conti niente, assolutissimamente niente.

    Perché vivi? Perché pensi? Perché respiri?

    E poi ti chiedi: siamo tutti così? Intendo così pessimisti, così inadeguati, così poco… adatti alla vita?

    Non lo sai.

    Ecco, sì, questa risposta credo riassuma ogni cosa che pensi, sempre.

    Non. Lo. So.

    Ti chiedono: Tutto bene?

    Non lo so.

    Come ti senti oggi? 

    Non lo so.

    Hai una passione?

    Non lo so.

    Sei innamorata?

    Non lo so.

    Non sai niente, tu, è inutile che ti continuino a fare domande. Non ti capisci da sola, Elisa, figuriamoci se possono farlo gli altri. Ma non ci provassero nemmeno, che è meglio.

    E poi, quando ti vedono stralunata, ti chiedono: "Hai bisogno di aiuto?"

    Che dovresti dire?

    Sì, no, boh. Non lo so.

    Sai cosa mi fa rabbia? Mi fa rabbia il fatto che in realtà, perlomeno all’apparenza, non hai nessun motivo per stare male, per sentirti… inadeguata.

    Eppure ti senti così. Sempre.

    Vuoi parlare dei lati positivi della tua vita?

    Bene, parliamone! E stai certa che trovo cose che non vanno pure lì.

    Sofia e Martina.

    Sofia e Martina sono le mie due migliori amiche e in realtà, quando le nomino entrambe e in coppia, mi viene subito da ridere: sono un sacco diverse! E forse è per questo che mi hanno colpita fin da subito…

    Sofia proviene da una famiglia ricca, ma non ricca nel senso che sta bene, io intendo ricca ricca.

    Ricordo la

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