Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Con gli occhi di un cieco
Con gli occhi di un cieco
Con gli occhi di un cieco
E-book121 pagine1 ora

Con gli occhi di un cieco

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il racconto, di carattere autobiografico, nasce con l’intento di descrivere l’esperienza familiare dell'affido di un cucciolo, destinato a diventare un cane guida per ciechi.

I primi capitoli soddisfano la curiosità attorno a questa avventura – la scelta di prendere un cane “a termine”; l’iter cui deve sottoporsi un potenziale affidatario; la trepidazione che precede l’arrivo del cucciolo; l’ingresso del piccolo ospite in famiglia e nel contesto sociale –, e lasciano gradualmente spazio a spaccati di vita familiare e momenti di solitudine che alimentano dubbi e riflessioni, sempre con un tocco di sana ironia. Chi è il vero cieco: chi è privo della vista o chi non guarda oltre il proprio ego? Aspiriamo a volare alto, guardando il tutto, oppure, timorosi, rimaniamo con i piedi per terra e gli sguardi fissi sul particolare?

In un continuo susseguirsi di vicende, spesso comiche, talvolta commoventi, si giunge all’epilogo: il cane non è ritenuto idoneo per motivi di carattere. Che fare, dunque? Tenerlo oppure lasciarlo a una famiglia disposta ad adottarlo? Saranno proprio gli occhi di un cieco, quelli di un futuro cane guida, a indicare la strada da seguire.
LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2020
ISBN9791220300506
Con gli occhi di un cieco

Correlato a Con gli occhi di un cieco

Ebook correlati

Cani per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Con gli occhi di un cieco

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Con gli occhi di un cieco - Matteo Restani

    chiusi…

    Dicembre 2017

    Matte, oggi è venuta la Signora Gola con il suo labrador…

    Quindi?

    Beh, le ho chiesto se fosse il famoso labrador che, passando davanti alla pasticceria Antoniazzi, cercava sempre di entrare per spazzolarsi le briciole dei croissant…

    Allora?

    Mi ha detto che il cucciolo goloso si chiamava Spritz, e non era suo, mentre quello lì, Achille, è finalmente suo, a tutti gli effetti.

    In che senso, scusa? Fa la dog sitter?

    No, mi ha spiegato che il primo le era stato dato in affido da un’associazione che alleva e addestra cani guida per ciechi: raggiunto l’anno di età, il cane viene restituito e, dopo un periodo di addestramento, verrà assegnato a un cieco.

    Come il rapido addensarsi di un temporale estivo, ho subito intuito quali sarebbero state le sue prossime parole: Lo facciamo anche noi? Prendiamo un cucciolo in affido?

    Non se ne parla nemmeno!, già immaginando pelo sparso per la casa, i muri, appena ritinteggiati, di nuovo sporchi e quella promiscuità che, non essendo più abituato a vivere con un cane da quasi vent’anni, mi suscitava una certa avversione.

    A dispetto della mia prima reazione, però, quell’idea ha iniziato a farsi strada dentro di me, come un tarlo. Quando avevo quindici anni, la stessa età del mio primogenito, Carlo, mio padre mi regalò una cucciola di pastore tedesco e per me fu una grande compagnia. Proprio a Panda, così si chiamava, è legato il ricordo della prima iniziativa imprenditoriale della mia vita: ben due cucciolate che, all’epoca, tra preparazione della sala parto, nascita, svezzamento e vendita dei piccoli, avevano riempito le mie giornate, già oberate da uno studio che, a distanza di anni, riconosco stantio. At farè’l cagner! mi apostrofava mio padre con quel misto di pessimismo e disfattismo che lo ha sempre caratterizzato. Lo desideravo un cane… così come lo desidererebbe Adriano, il nostro figlio minore, sette anni: quando, d’estate, di fronte al silenzioso e invisibile assedio di tutti i topi di Mantova al fortino famigliare, si inizia a ventilare l’idea di un gatto, il piccolo rilancia subito: Meglio un cane! Io voglio un cane. Poiché il cane non caccia topi e non sapremmo dove mettere il gatto ogni volta che partiamo per le ferie, il discorso animale domestico si arena sempre. A dire il vero, abbiamo un gatto, a distanza: Vittoria, l’altra nostra figlia, se ne è fatta regalare uno, Minù, che però abbiamo lasciato a casa dei nonni, in provincia di Lecce, e che incontriamo tutte le volte che andiamo a trovarli. Vittoria ha paura dei cani… prendere in affido un cucciolo potrebbe farle vincere questo timore. Carlo, poi, non ha mai chiesto un animale da compagnia, arrivando, nei tempi delle elementari, a millantare la proprietà di un’ape, intravista sul terrazzo nei mesi estivi: l’esperienza potrebbe colmare questo vuoto infantile.

    Mentre questi pensieri si riproponevano, passavano i giorni e, di tanto in tanto, mia moglie tornava a casa dalla farmacia, riferendo della nuova visita della Signora Gola e del suo labrador, Achille, aggiornamento cui, all’apparenza, non davo molta importanza. Il tarlo, invece, continuava a lavorare e mi portava ad avviare le consultazioni separate con i vari figli: Ci sono persone che hanno perso la vista e non possono uscire di casa senza qualcuno che le accompagni… ci sarebbe la possibilità di avere un cane in affido: ci danno un cucciolo di labrador dell’età di quattro mesi, lo teniamo finché compie un anno, poi lo restituiamo, viene addestrato e, infine, viene affiancato a un cieco che, così, recupera autonomia. Sai che aiuto potremmo dargli? Chiaramente, poi, l’esperienza si può ripetere con un nuovo cucciolo… Non so se ripetessi questo mantra per convincere i miei figli oppure me stesso. Loro, a dire il vero, hanno subito accolto l’idea con entusiasmo: E come l’hai saputo? Ma chi ci dà il cane? Quando arriva? A fronte di tanta intraprendenza, in attesa che la scelta terminasse la naturale gestazione, gettavo acqua sul fuoco: Piano, piano! È solo un’idea… volevo solo sapere la tua opinione… adesso vediamo… Effettivamente ero io a dovermi decidere e confrontare con la mia coscienza. A parole è un gesto di altruismo, in concreto è un gesto di profondo egoismo: non mi va proprio, tra sette, otto, dieci anni, insomma, quelli che saranno, di vedere invecchiare e morire un cane, di smaltirne la carcassa, compito di cui, in passato, si è sempre fatto carico mio padre. No, non mi va. L’affido elimina il problema alla radice: dopo un anno il cucciolo, come un figlio divenuto adulto, lascia la casa dei genitori e affronta la propria vita. Può essere terapeutico: in fondo nemmeno i figli sono nostri… ci vengono dati in affido e, una volta cresciuti, devono andare per la loro strada. Dunque l’esperienza sarà formativa per me e la Mari: ci abitueremo al momento del distacco dai figli. Soffriremo della sindrome da cuccia vuota così, quando si tratterà del nido vuoto, saremo abituati.

    Trascorrevano, nel frattempo, i giorni di dicembre fino a quando, proprio il giorno di Natale, abbiamo manifestato per la prima volta le nostre intenzioni. Ci siamo recati a fare gli auguri a Carmen, la tata che mi ha cresciuto e la cui famiglia da qualche anno vive in simbiosi con un cane. Dopo la triste morte di Pepsi, ora è il turno di Leo, un cocker nero molto vivace, il quale, al nostro arrivo, fa gli onori di casa e inizia a scodinzolare avanti e indietro, innescando, noto, una guerra di posizione con Vittoria: se lui le va vicino, lei, discretamente, si sposta. Nel frattempo, dopo i rispettivi aggiornamenti, la Mari lancia la bomba e dice a Carmen: Stiamo decidendo se prendere un cane in affido… Dopodiché, le illustra il progetto nel dettaglio. La sua immediata reazione (Guarda che poi vi affezionate…), che avremmo sentito ripeterci miriadi di volte nei mesi a venire, apre un mini dibattito sui pro e i contro, che viene bruscamente interrotto da un’inaspettata quanto inedita uscita di mia figlia: Siete due stronzi!, queste le parole, rivolte ai fratelli, che hanno raggelato la stanza. Mentre, infatti, noi adulti disquisivamo sull’affido del cucciolo, i miei maschietti si divertivano a lanciare una pallina di Leo tra le gambe della sorella, la quale, trovandosi in continuazione il quadrupede tra i piedi, in preda al panico, alla fine ha sbottato. Tre fratelli sono come gli angoli di un triangolo equilatero: inevitabilmente due sono alla base, mentre il terzo rimane sospeso per aria, dipendendo totalmente dagli altri. Formalmente può variare la rotazione, la figura è sempre uguale a sé stessa, mentre sostanzialmente mutano tanto gli equilibri quanto le alleanze, una vera scuola di vita, insomma. Stavolta è toccato a Vittoria restare in balia dei due fratelli, e l’imbarazzo generato dalla sua reazione ha rimandato ogni sviluppo del nostro discorso al nuovo anno.

    Gennaio 2018

    Matte! Ho il modulo da spedire a Fumagalli!

    Fumagalli… e chi sarebbe? mi domando, sentendo per la prima volta il nome di colui che di lì a poco avrebbe, in qualche misura, eterodiretto la mia famiglia, e chiedo: E chi è?

    È il responsabile del progetto Puppy Walker: oggi è venuto il Geometra Gola e mi ha portato il modulo. Il prossimo incontro per spiegare il progetto è fissato per il 13 gennaio: dobbiamo inviare il modulo compilato e dare eventuale conferma per l’incontro.

    Dobbiamo… Chi lo dice che ‘dobbiamo’?, penso.

    Preso da questi dubbi interiori, mantengo la posizione e simulo disinteresse fino a quando, il mercoledì precedente l’incontro, non mi decido a compilare il modulo: non ho risposto a così tante domande nemmeno dopo il primo test di gravidanza di mia moglie o quando mi sono sposato.

    Siete consapevoli dell’impegno e il sacrificio che comporta la crescita e l’educazione del cucciolo per un anno, condizionando le abitudini e lo stile di vita?

    Siete consapevoli che, quando il cucciolo compirà l’anno, dovrà essere restituito al Servizio Cani Guida dei Lions, quale proprietario, per essere addestrato e consegnato a un non vedente?

    Siete consapevoli che il Servizio Cani Guida dei Lions non potrà cedervelo, in quanto prezioso per l’addestramento e fondamentale per un non vedente?

    Avete preso in seria considerazione l’eventuale disagio o malessere che voi e i vostri figli potreste provare quando il cucciolo rientrerà definitivamente alla scuola?

    Da quante persone è composta la famiglia?

    Qual è il vostro lavoro?

    Con chi trascorrerà la maggior parte del tempo il cucciolo?

    Siete consapevoli che l’associazione potrebbe chiedere il rientro del cucciolo in ogni momento?

    Siete disposti a partecipare, presso la scuola, agli incontri valutativi e didattici del cucciolo che si terranno una volta al mese?

    Tra tutte le domande era proprio l’ultima a mettermi in crisi: una volta al mese a Limbiate? Come avevo avuto modo di verificare, Mantova e il Centro Cani Guida distano più o meno duecento chilometri. Nel frattempo apprendevo dal Geometra Gola che gli incontri si sarebbero svolti il sabato, giorno nel quale gli impegni familiari si accumulano: la Mari non rientra a casa prima delle 13, il pomeriggio ci sono il catechismo

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1