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oltre il vuoto
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E-book335 pagine5 ore

oltre il vuoto

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Info su questo ebook

Elena, una ragazza senza un passato. Con un presente pieno di interrogativi e un futuro senza prospettive con speranze e sogni che forse non si avverranno mai. Ogni giorno vaga nel vuoto della sua mente per trovare se stessa e le sue radici. Ogni giorno a piccoli passi scopre il mondo che la circonda. Riuscirà a scoprire la verità? Riuscirà a soffocare l'amore? Riuscirà a riempire il vuoto che ha dentro? Non resta altro che immergersi nella lettura. Buon viaggio a tutti.
LinguaItaliano
Data di uscita27 ago 2020
ISBN9788835884811
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    Anteprima del libro

    oltre il vuoto - Alla Bernyk

    43.

    Capitolo 1.

    Oltre il tempo

    Sono qui, ma dove? Non capisco nulla. È tutto nero intorno a me, ma non solo, il buio spietato regna anche nella mia testa, dentro il mio cuore e anche dentro la mia anima. Purtroppo non riesco a ragionare né a capire nulla. Sento solo tanto freddo e il vento che, soffiando tra le foglie bagnate me le proietta sul mio viso sofferente. Non è una situazione piacevole, ma è niente in confronto al dolore insopportabile che provo. Un’atroce sofferenza che mi annebbia la mente e che mi penetra nelle ossa. Ma perché tutto questo? Cosa significa tutto questo?

    Ho la sensazione di essere bagnata, sporca, con foglie e rami attaccati addosso a me. La schiena brucia da morire e mi fa tanto male anche la testa, ma devo provare ad alzarmi. Pensavo fosse facile, ma non lo è affatto. Cerco di muovere le gambe lentamente, ma queste non mi ascoltano. A malapena muovo le braccia senza capire veramente cosa mi sta succedendo. Ho tanti brividi e sono spaventata da morire. Voglio urlare con tutte le mie forze, ma la mia gola non mi è di nessun aiuto. Sicuramente sto sognando: forse è un incubo, non può essere la realtà. Però sento troppo dolore e questo non può essere un semplice sogno. Ho paura, tanta paura. Non capisco nemmeno il perché. Come sono arrivata qui, chi sono io? Cerco di ricordarlo, ma sento di essere in un confusione totale accompagnata da questo dolore penetrante alla testa. Mentre con tutte le mie forze tento di rammentare come sono finita qui, sento qualcosa di caldo che mi scivola sulla fronte, mi tocco con la mano e mi rendo conto che sono ferita e perdo sangue. Il mio primo pensiero è di chiedere aiuto, ma le parole mi rimangono bloccate in gola. Guardo in alto e vedo tanti alberi sopra di me. C’è un po’ di vento che li culla lentamente, facendo danzare le foglie e la luna. Dio quanto è bella la luna! Mai vista così bella in vita mia e penso che se vedo la luna, evidentemente è notte e io sono qui, nel bosco da sola. Come sona arrivata qui? Cosa mi sarà successo? Inutile pormi tante domande, perché la testa non risponde, al contrario mi sento invece svenire. Ho la nausea e tremo dal freddo, mentre il dolore all’interno del cranio diventa sempre più forte e sento il sangue che mi scende sul viso e sugli occhi chiudendoli, non desidero niente al mondo in questo momento, tranne una cosa sola, voglio che questo incubo finisca all’istante. Sarei strafelice di svegliarmi a casa nel mio letto, ma è solo una vana speranza e intanto si fa sempre più buio. Mi risveglio confusa e non so quanto tempo sono stata priva di conoscenza. Apro gli occhi lentamente con la speranza che l’incubo che fin qui ho vissuto sia solo un brutto ricordo, ma mi rendo conto presto che la realtà è ben diversa. Non è cambiato assolutamente nulla. Regna la notte, fa tanto freddo e non c’è anima viva nei paraggi. C’è solo il bosco ed io distesa per terra immobile a fissare il cielo. Il dolore non è passato per niente e aumenta sempre più. Che situazione terribile. Capisco che mi è successo qualcosa di brutto, che devo reagire in fretta, ma non ho le forze neanche per muovermi. Devo insistere, mi devo salvare da sola ed è pericoloso restare qui, ho paura degli animali selvatici e del buio e mi chiedo per quale ragione sono qui. Insisto e provo ad alzarmi, ma cado sfinita battendo la testa. Adesso mi fa più male di prima, vedo tutto annebbiato e poi più nulla. Mi risveglio con la sensazione di essere trascinata e quando apro gli occhi, mi accorgo che è veramente così, sono trascinata per terra che è umida e bagnata, ma da chi e soprattutto, perché?

    Provo a guardare meglio, ma non riesco a vedere nulla, perché è buio e perché con la testa e la schiena in quella posizione non riesco a vedere chi mi trascina. Vorrei gridare aiuto, ma anche se mi sforzo tanto, non riesco a pronunciare nessuna parola. Sento un respiro affannato che mi incute paura. Strano, ma le foglie non si attaccano più addosso a me e mettendo le mani sotto di me capisco che sono sopra una coperta. Perché vengo trascinata? Se qualcuno voleva uccidermi, non si sarebbe premurato di evitare che mi graffiassi la schiena e perché mi ha messo una coperta? Mi poteva uccidere sul posto, tanto non posso urlare e non riesco a muovermi. Se invece fosse qualcuno che mi vuole aiutare, perché non mi parla? Sono avvolta in un mistero che non comprendo. Mi lascio andare nelle mani del destino, perché non ho scelta e purtroppo questa volta non sono padrona di me.

    Mi sveglio accarezzata dalla luce del sole e sono distesa su un letto vicino ad una finestra. Provo a mettermi seduta per vedere cosa c’è al di fuori, ma il dolore atroce alla testa mi fa ritornare improvvisamente giù supina. Alzo le mani e comincio a toccarmi la testa e avverto la sensazione che mi è stata applicata una benda ed infatti è così. Mi guardo intorno e vedo che mi trovo in una casa di legno con oggetti vintage, mai visti prima. Sembro essere ritornata indietro nel tempo. Cose che ho visto solo nei film. Ecco, i film, ma quali avrò visto? Non ricordo. Mi sento a disagio, perché non riesco a ricordare nulla, né chi sono, né quanti anni ho. Vuoto totale. Non mi sono mai chiesta, oltre il vuoto, cosa c’è? Ci deve pur essere qualcosa, perché ho vissuto fino ad ora. Chissà quante persone ho incontrato, quante emozioni ho provato. Forse ho amato ed ho odiato. Non saprei. Dovrei avere dei ricordi stampati nell’anima. Una vita rimasta incastrata nel corridoio più buio della mia mente, poi oltre... c’è il vuoto.

    Abbasso lo sguardo e vedo che non sono più sporca e indosso un vestito lungo. Ho la sensazione che non portavo queste cose prima. Qualcuno si è preso cura di me. Ma chi? Mi sento in difficoltà perché non mi sono mai trovata in una situazione del genere. Cosa devo fare, per ricordare la mia vita precedente?

    I miei pensieri vengono interrotti da un scricchiolio, la porta si apre e vedo entrare nella stanza una donna anziana. Avrà perlomeno ottanta anni o forse più. Porta una lunga gonna fino ai piedi e un fazzoletto in testa. Mi sembra molto strano, la mia mente anche se non ricorda niente non trova nulla di familiare nella mia testa.

    Ben alzata tesoro mio, come stai?

    Non so nemmeno io. Vorrei tanto sapere come sono arrivata qui. In verità mi pongo tante domande.

    Stai tranquilla, non agitarti.

    Cerco di stare tranquilla, ma non ci riesco, mi fa male tutto. Poi non ricordo nulla.

    Ti prego di restare calma, ci vuole del tempo. Il tempo guarisce e sana tutte le ferite. Per fortuna sei salva, il peggio è passato. Non hai niente di rotto. L’emorragia si è fermata.

    Mi dica per favore almeno cosa mi è successo?

    Non posso dirtelo con precisione, io non ero con te, ma penso che sei caduta da un albero.

    Interessante e che ci facevo io su un albero?

    Non so rispondere a questa domanda, perché non lo so. Forse ti sei messa al riparo da qualcosa.

    Ho paura degli animali selvatici.

    Ecco, forse hai visto un cinghiale e sei salita su per proteggerti.

    Può essere.

    L’importante è che adesso sei salva e sei a casa.

    Mi può dire almeno chi è lei?

    Non darmi del lei, sono tua nonna, ma veramente non mi riconosci più?

    Mia nonna? Domando sbalordita io.

    Perché ti meravigli tanto è così negativo avere una nonna?

    No! E’ bellissimo, solo che non mi ricordo nulla.

    Devi avere pazienza, pian piano ti ricorderai tutto, hai preso una bella botta in testa.

    Lo spero proprio, perché così si vive male, non sapendo niente di niente.

    Senti Elena, non devi sforzarti assolutamente, non vagare nella tua mente in cerca di risposte. Hai bisogno di silenzio, di tranquillità, non devi agitarti. Credimi la tranquillità qui, non manca.

    Mi chiamo Elena io?

    Si, da quando sei nata.

    Non mi ricordo.

    Meglio che non parli. Devi recuperare le tue forze e ci vorrà un po’ di tempo, ma vedrai che andrà tutto bene. Devi promettermi una cosa però, ti supplico di restare al letto e non scendere. Con calma farai tutto, ma in questo momento invece niente sforzi e necessiti solo di riposo e di tanta tranquillità.

    Bene, anche perché adesso non ce la faccio più a stare in piedi.

    Ecco, brava, resta a letto. Mi prenderò io cura di te e ti porterò tutto quello che ti occorre.

    Grazie di cuore.

    Ti lascio riposare, vado a fare le cose che ho in sospeso.

    Le chiedo troppo se le dico di rimanere con me? Mi sento uno straccio e ho paura e non so nemmeno io di cosa.

    Va bene, resto qui, con te. Ma non darmi del lei, non sono abituata, parla con me, come chiunque parla con la propria nonna. Forse devo avere pazienza anche io e la strada sarà lunga, ma insieme vedrai riusciremo a uscirne fuori.

    Grazie.

    Vorrei chiedere altre cose, ma la mia testa è piena di punti interrogativi e sono confusa per cui non ricordo niente della mia precedente vita. È come se qualcuno avesse preso una gomma e avesse cancellato tutto. È difficile capire quello che si prova se non si vive in prima persona. Una cosa del genere, non la auguro a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico. Forse ho dei nemici? Boh! Non lo so. Non riesco a pensare a nient’altro e gli occhi mi si chiudono all’istante. Ho veramente bisogno di riposare e mi sento tanto stanca senza aver fatto nulla.

    Capitolo 2.

    Una verità sconvolgente

    Sono passati un po’ di giorni ed io mi sento decisamente meglio. Rimango seduta più volte al giorno e la testa mi gira di meno. Guardo e osservo spesso il mio corpo pieno di lividi e graffi dappertutto. Come avrò fatto a salire e come avrò fatto a cadere dall’albero? Non ricordo assolutamente nulla. Niente proprio. L’importante è che non ho fratture e pian piano mi riprenderò. La nonna è molto premurosa e si prende cura di me ogni giorno con tanto amore e pazienza come solo una nonna può fare, però io non provo nulla. Non sento nessun legame di sangue e non riconosco questo posto, né questa casa, né tutto quello che c’è intorno. Sembra che sono fuori luogo, fuori posto e fuori dal tempo.

    Dopo una settimana, esco finalmente fuori di casa e quello che vedo mi fa rimanere incredula, perché mi trovo davanti ad un paesaggio mozzafiato. La casa si trova in cima alla montagna e regna una pace e una tranquillità irreale. Sembra che il tempo si sia fermato e sembra veramente di osservare una cartolina. Se non fosse per i meravigliosi canti degli uccelli e delle incantevoli danze delle farfalle, direi che questo posto è semplicemente una foto o un quadro. Non può esistere tanta bellezza in un solo posto. Direi che è una utopia. Mi sento privilegiata a godere di questa pace che invade il mio corpo e di questa tranquillità che regna nella mia anima.

    Non vedo l’ora di guarire completamente, per poter visitare il circondario e aiutare anche la nonna, mi dispiace che anche da anziana deve fare tutto da sola. Io invece sono giovane e non faccio nulla. Certamente devo riprendermi, ma tutto ha un limite. Quanto tempo si può stare senza fare nulla?

    Le domando tante cose, ma lei schiva sempre le risposte, dicendo che devo stare tranquilla e che quando mi riprenderò un po’ parleremo di tutto. Forse ha ragione, la sto assillando, per le domande che le faccio in continuazione, ma come posso stare tranquilla se non ricordo chi sono? Sono Elena e poi? Chissà perché questo nome non mi dice nulla. Forse devo davvero calmarmi e se mi agito faccio peggio, ma magari con il tempo, mi ricorderò tutto.

    Dopo un’altra settimana, mi sento meglio perché la testa non mi gira più e non ho la nausea. I piccoli lividi sono spariti, ma sono rimasti quelli più grandi e adesso posso uscire da casa e vagare lì intorno per esplorare il bosco. Non andrò molto lontano perché ho paura degli animali selvatici e non so perché, ma sento che ho avuto sempre paura degli animali. Però questo paradiso sulla terra mi piace moltissimo. Mi sento bene qui, c’è pace, tranquillità e mi sento amata, perché la nonna mi ama senza misura. Anche se non ricordo niente della mia vita di prima, sto bene con lei. Facciamo tante cose insieme e a volte andiamo a raccogliere le fragole oppure i funghi. Le fragoline poi sono molto profumate e di così saporite non le avevo mangiate mai. Quindi forse, non ho vissuto sempre qui. Forse ho vissuto in città perché comincio ad avere dei flash della mia vita passata. Non ho visto oggetti conosciuti, ma particolari e nitidi: un frigorifero; una vasca ripiena di acqua e tanta schiuma. Cerco di ricordare qualcosa di più importante, ma ricordo solo questo. Devo avere pazienza.

    La casa della nonna anche se ha l’energia elettrica non possiede un frigorifero, né nessun’altra comodità, anche perché mangia tutto quello che gli offre il bosco. Ha un piccolo orticello che coltiva e cura amorevolmente. Infatti, nonostante l’età zappa, estirpa l’erba, semina, pianta e raccoglie. Sono senza parole. Inoltre, ha una capra che le fornisce il latte da cui ottiene anche la ricotta. Senza ombra di dubbio se ci fossero state più persone a vivere con lei sarebbe stato meglio avere una mucca anche perché c’è tanto pascolo in giro, ma per una persona sola una capra è sufficiente.

    Quando mi sono avvicinata per la prima volta a questo animale ho avuto un po’ di paura e questo ha fatto sorridere la nonna. Poi con tanta premura mi ha detto che una creatura così piccola è buona, non può farmi alcun male e che la devo guardare negli occhi, perché solo così potrò leggere tutto quello che ha dentro. Certo che quando l’ho guardata negli occhi e l’ho accarezzata per la prima volta, la mia paura è svanita nel nulla.

    La mia nonna è piena di risorse, infatti, produce anche il sapone aggiungendo dei fiori e delle piante raccolte in montagna. Ovviamente, c’è poco da dire, il sapone ha un profumo che ti avvolge completamente.

    A casa di mia nonna si mangia tutto quello piantato e raccolto con fatica, tutta roba sana e naturale. Insomma sono fiera di questa mia nonna che a questa età è in grado di fare tutte queste cose da sola.

    È passato quasi un mese e io vago ancora nel corridoio buio della mia mente. Non ricordo nulla di nuovo, mi trovo benissimo qui, ma sento che mi mancano tante cose, ma in verità non so cosa mi manca.

    La nonna fa di tutto per farmi stare bene, mi coccola, mi ama tanto. L’unica cosa strana è che è di poche parole e non vuole rispondere alle mie domande. Decido ancora un volta di andare da lei, perché magari questa volta ottengo qualcosa.

    Nonna, lo sai che ti voglio bene, vero?

    Certo che lo so.

    È passato un mese da quando sono caduta dall’albero. Adesso sto bene e anche se non ricordo la mia vita passata, aiutami per favore tu, raccontami qualcosa.

    Cosa voi sapere tesoro?

    Ho vissuto sempre con te? Dove sono i miei genitori? Cosa facevo io prima di cadere dall’albero?

    No. Purtroppo anche se avrei voluto tanto vivere sempre con te, non sei stata sempre con me. In verità ti ho visto solo un paio di volte.

    No! Non ci posso credere e perché? Mia madre era cattiva? Non voleva che mi vedevi? Oh, mio Dio, non ci posso credere.

    No, tesoro, tua madre era la persona più buona del mondo. Credimi.

    Perché era, adesso non c’è più? È morta? chiedo spaventata da morire. Di contro vedo mia nonna che comincia a piangere e in preda alla disperazione esce dalla stanza.

    Oh mio Dio, ma cosa sarà successo? Perché nonna è così sconvolta?

    Mi dirigo fuori dalla casa da lei: è sconvolta, triste e con il viso bagnato dalle lacrime.

    Nonna perdonami, non volevo farti stare male. Credimi.

    Stai tranquilla tesoro, prima o poi ti dovevo dire come stanno realmente le cose. Tua madre non c’è più, è morta in un incidente stradale dove ti sei salvata solo tu che eri in macchina con lei. Non so nulla di tuo padre, perché tua madre non mi ha mai rivelato chi era.

    Adesso sono sconvolta io cara la mia nonnina dico io abbracciandola forte e subito dopo scoppiamo a piangere insieme.

    Poi dopo esserci asciugate le lacrime a vicenda, ci siamo calmate un po’. È chiaro che volevo sapere io.

    Senti Elena, sono sicura che vorrai sapere anche altre cose di te.

    Certo, ma posso anche aspettare. Cara mia nonnina, quando vuoi e se te la senti di raccontarmele.

    Vedendola così abbattuta e triste decido di non volerle provocare assolutamente una ulteriore sofferenza.

    Visto che abbiamo toccato questo argomento parliamone ora, perché non mi piace ricordare questi episodi che fanno male. Li rivivo ogni volta che ci penso e li racconto. È contro natura che una madre sopravviva alla morte del proprio figlio. Dovrebbe essere il contrario. Io sono morta nel giorno in cui ho ricevuto la brutta notizia. Sono viva si, ma ho perso l’allegria che era nel mio cuore, non vivo più a colori, mi manca tantissimo tua madre, lei era la luce dei miei occhi.

    Adesso ci sono io con te. Vedrai che in due ce la faremo. Rispondo cercando così di incoraggiarla, anche se non è affatto facile.

    Ho vissuto in questa casa con mia madre, poi quando ho dato alla luce tua madre, questo posto è diventato ancora più bello. Lei da piccola era molto dolce e buona. Aiutava sempre tutti, anche se spesso veniva trattata male.

    Perché veniva trattata male?

    Purtroppo tesoro mio tanta gente al giorno d’oggi vive senza avere un cuore.

    Ma nonna, senza cuore non si vive.

    Invece si, il mondo è pieno di persone senza cuore. In verità ce l’hanno, ma non hanno dentro l’amore, ma solo cattiveria, egoismo e malvagità. Senza amore e bontà questo mondo va a rotoli.

    Quindi mia mamma è cresciuta qui?

    Era un tesoro di ragazza, sincera e onesta. Andava a scuola in paese ed io ogni giorno l’accompagnavo. Sai, io non so leggere e scrivere, però ho voluto che lei imparasse tante cose, che vivesse meglio di me. Volevo che lei avessi un destino migliore del mio.

    Quanto è lontano il paese da qui?

    Se si prende la scorciatoia circa sei chilometri tra andata e ritorno.

    Tantissimo! D’inverno?

    Ecco di inverno era un guaio, restava a casa. Qui nevica tantissimo, le stradine non si vedono più. Poi a chi importava di noi, una casetta sperduta in cima la montagna. Però tua madre era molto intelligente, studiava da sola a casa, poi recuperava tutto.

    Insomma non era per niente facile.

    Poi quando ha finito la scuola, ha deciso di andare a lavorare. Io non volevo assolutamente che lei scendesse in paese, ma alla fine mi sono arresa, la vita era la sua, quindi ovviamente doveva decidere lei cosa voleva fare. Non è stato per niente facile trovare lavoro, ma poi alla fine l’ha trovato. Qui ci sono tante case dove vengono le persone benestanti per trascorrere le vacanze in tranquillità. C’è chi si ferma per un po’ e chi si ferma per tanto tempo. In una di queste case ha lavorato in cucina. Non siamo ben voluti in paese noi.

    Perché? Per quale motivo?

    Elena, non c’è un motivo, purtroppo la gente pensa di sapere tutto, si fa grande e crede di essere intelligente, ma in verità sono povere d’animo. Sono stata sempre in pensiero per tua madre quando andava a lavorare per questo. Ma non gli ho mai impedito di andare. Era così felice. Poi un giorno è ritornata e mi ha detto che non tornava più giù nel paese. È diventata triste, non rideva più.

    Povera madre mia.

    Poi ho scoperto il motivo. Era rimasta incinta. Aveva un gran timore nel raccontarmi tutto.

    E tu nonna cosa gli hai detto?

    Le ho detto che ogni bambino è una benedizione del Signore e che io sarei stata la persona più felice del mondo nel diventare nonna. Insomma ero strafelice, ma è durata poco. Tua madre ha deciso di andare in città e cambiare vita completamente. Voleva un destino migliore per te. Mi si strappava il cuore lasciarla andare, ma capivo che forse aveva ragione, se rimaneva qui, avrebbe fatto la mia fine. Viveva isolata dal mondo in cima alla montagna. Io sto bene qui, non lascerei mai questo posto per nessuna ragione al mondo. Ma per i giovani è difficile, è giusto così, i tempi cambiano.

    Immagino quanto è stata dura per te.

    Infatti, solo io so quello che ho passato.

    Hai detto che mi hai visto poche volte nella vita, perché nonna, non capisco.

    Tua madre non voleva portarti qui, aveva paura che tu volessi rimanere qui per sempre e lei voleva proteggerti. Non so da cosa e da chi. Ti ho visto quando eri piccola un paio di volte.

    Che tristezza.

    Sai, da quando tua madre ha lasciato questo mondo, io vivo con un peso enorme. Lei è morta per colpa mia.

    No, nonna! Ma cosa dici.

    È stata qui da me prima di morire, abbiamo discusso, lei è partita. Poi dopo poco tempo ha avuto un incidente. Sai, hanno detto che poteva essere salvata, solo che nessuno s’è fermato ad aiutarla.

    Subito dopo nonna ricomincia a piangere di nuovo.

    Nonna, vieni qui, adesso ci sono io con te, insieme affronteremo tutto.

    Cerco di tranquillizzarla, ma dentro di me sto male da morire.

    Elena, non posso dirti nient’altro, non so niente della tua vita o cosa facevi in città. Però stai tranquilla, pian-piano ti ricorderai da sola.

    Grazie nonna, dimmi solo quanti anni ho.

    Hai 28 anni.

    Ho 28 anni? Sono grandicella ormai. Spero solo che presto la mia memoria si risvegli dal letargo, non si può vivere così. Vivo nel presente, senza avere un passato. Non so niente di niente. So solo una cosa nonna, che ti voglio un bene da morire.

    Così mi fai commuovere, anche io ti voglio un bene dell’anima. Secondo me oggi abbiamo dato tanto, tutte e due. Giornata piena di ricordi sofferti. Cosa dici, non è meglio andare a dormire? È diventato buio ormai. Domani è un altro giorno.

    Andiamo nonna, solo che non so veramente se riuscirò a dormire stanotte.

    Capitolo 3.

    Un incontro inaspettato

    Ho dormito malissimo, non riuscivo a prendere sonno. Tutte queste cose mi hanno sconvolto, ma veramente è questa la mia vita e io non mi ricordo niente? Chissà cosa sarà successo a mia madre, perché non ha voluto rimanere qui e mi voleva proteggere, ma da chi? Mi sono addormentata quando ormai era mattina e mi sono alzata tardissimo. La casa ora è invasa di un buon profumo di fragoline di bosco, perché nonna sta facendo la marmellata. Quindi lei s’è alzata di nuovo all’alba, come ogni mattina. Non so veramente da dove prende la forza, fa tantissime cose, non si ferma mai. Infatti dice sempre che:

    Chi si ferma invecchia, chi sta in movimento non invecchia mai.

    Eccola è all’opera anche adesso. Ha tanti barattoli già lavati che stanno tutti in fila ed aspettano di essere riempiti.

    Elena, tesoro mio, vai a raccogliere un’altro po’ di fragole?

    Certo, volentieri.

    Prendo il cesto e mi dirigo verso il prato strapieno di fragoline di bosco. Ormai conosco il posto. Dopo aver riempito completamente il cesto, torno a casa, ma prima di arrivare mi fermo e guardo giù, nella direzione del paese. Sono curiosa, vorrei scendere anche io per vedere cosa c’è lì sotto. Appena arrivo a casa domando a nonna un’altra cosa, che da tanto non mi dà pace.

    Scusami se ti faccio sempre domande, ma ho bisogno di capire. Quando sono arrivata qui da te?

    " Dopo che è morta tua madre sei rimasta da sola. Quindi hai deciso di venire da me, per tranquillizzarti, per riposare, per calmarti e per decidere della tua vita. Qui ragazza mia non manca la tranquillità. Te l’hanno mai detto che la montagna è la miglior medicina da tutti i mali? Sentire il canto dell’acqua che scorre nel ruscello, guardare la danza delle foglie che cadano, sentire il profumo avvolgente dei fiori, osservare le meravigliose farfalle, la sinfonia dei canti dei uccellini. La montagna è un paradiso sia d’inverno

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