Pisciolotto Story: Le avventure del gatto più spericolato e sentimentale del mondo
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Info su questo ebook
Ma l’autore covava anche il desiderio di andare oltre, perché il testo è capace di trasferire ai lettori anche validi insegnamenti di vita, riportando esempi ed analogie con i peggiori e più meschini comportamenti umani di oggi e con la vita di tutti i giorni, attraverso improvvisi ed imprevedibili colpi di scena, creando al contempo curiosità, aspettativa e interesse per una sorta di favola accattivante sia nella forma sia nei contenuti.
Le avventure, suddivise in 18 capitoli, sono incredibilmente avvincenti ed incalzanti, e la struttura del libro proietta il lettore in un mondo ricco di fertile immaginazione, di personaggi bizzarri ma con caratteristiche prettamente umane, e di luoghi fiabeschi capaci di far sognare anche le persone meno avvezze alle elucubrazioni fantasiose dei sogni. Il tutto per vivere meglio e con serenità la propria quotidianità.
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Anteprima del libro
Pisciolotto Story - Ermanno Di Sandro
Ermanno Di Sandro
Pisciolotto Story
Le avventure del gatto più spericolato e sentimentale del mondo
Ermanno Di Sandro
PISCIOLOTTO STORY
Le avventure del gatto
più spericolato e sentimentale del mondo
Coordinamento redazionale, progetto grafico, impaginazione e copertina
Natalia Ines Cleo Demagistre, Fabrizio Ambrogi
Illustrazioni ed immagine di copertina
Alessandro Cunsolo
Indicazioni fotografiche
Rosanna Padoin
Supervisione e revisione finale prestampa
Ermanno Di Sandro
Edizione digitale
Dicembre 2017
ISBN 978-88-3295-179-0
www.greenbooks-editore.com
ISBN: 978-88-3295-179-0
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
Pisciolotto Story Le avventure del gatto più spericolato e sentimentale del mondo
Dedica
Premessa dell’autore
1. Vita Da Gatti
2. Alla Ricerca Di Un Mondo Diverso
3. Viaggio In Un Mondo Fantastico
4. La Grande Cattedrale Sconsacrata
5. A Cena Con I Nemici
6. Cappuccetto Verde ed Il Bosco Incantato
7. Viaggio In Mongolfiera
8. Soggiorno A Gnominia
9. Una Fatina, Una Maga Ed Una Nobildonna
10. Un Mondo Medievale A Parte
11. Un Lungo Messaggio Notturno
12. Tra Castelli E Riti Magici
13. Trionfo In Città
14. Tra Visioni E Suggestioni
15. Pericoli In Vista
16. La Vittoria Del Bene Sul Male
17. Il Trionfo Della Verità E Della Giustizia
18. Il Risveglio Di Pisciolotto
Personaggi, Interpreti E Persone Reali Citate In Questa Storia
Ambientazioni, località fantastiche e nomi geografici reali
L'autore
Pisciolotto Story
Le avventure del gatto più spericolato e sentimentale del mondo
Dedica
A mio padre Tullio, scomparso dieci anni fa, che custodirò sempre con mille rimpianti nel mio cuore. Grazie papà.
Non camminare davanti a me, potrei non seguirti.
Non camminare dietro di me, potrei non vederti.
Cammina al mio fianco, sii mio amico ed ascolta.
Ho imparato che quando serbi rancore ed amarezza la felicità va da un’altra parte.
Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato che la vera felicità risiede nell’umiltà, nella serenità, nel saper godere ed accontentarti di ciò che hai.
Breve saggio sulla felicità,
dal diario di Pisciolotto.
Premessa dell’autore
L’idea di questo libro mi venne nel 2007, ma solo nell’estate dell’anno seguente incominciai a scriverlo, spinto dal desiderio di esprimere in un romanzo un nuovo genere sentimental-fantastico ed il mondo fresco, intriso di sentimenti e sensazioni, che era il mio da bambino.
Volevo raccontare una storia i cui protagonisti fossero in parte i miei gatti, con i loro nomi bizzarri coniati da mia moglie, in parte personaggi ed animali pescati nel ricordo dei libri letti durante la mia infanzia trascorsa quasi totalmente negli Stati Uniti d’America. Quei libri, con le loro suggestive e coloratissime immagini, tracciarono in buona misura il mio carattere di sognatore impenitente che a volte si estrania dalla grigia realtà della vita per tuffarsi in un mondo perfetto, nella sua logica fantastica. La mia ricerca di un mondo migliore – per quanto utopistico – si sarebbe realizzata solo in un libro scritto per essere letto da adolescenti, ragazzi ed adulti capaci di affidarsi alla fantasia e di ispirarsi ad una feconda immaginazione.
Ma covavo il desiderio di andare oltre, perché il testo avrebbe dovuto fornire ai lettori continui insegnamenti di vita, riportando esempi ed analogie con i peggiori e più meschini comportamenti umani di oggi e con la vita di tutti i giorni, attraverso improvvisi colpi di scena, creando curiosità, aspettativa e interesse per una sorta di favola che fosse accattivante nella forma oltre che nei contenuti.
Non so se io sia riuscito nell’intento di dare vita ad un libro gradevole e di buon impatto presso il pubblico, ma certamente ho profuso tutte le mie energie in tale ricerca.
Infine in ogni capitolo ho cercato di introdurre principi di vita, motti o aforismi, perché penso fermamente che un libro abbia anche l’obbligo di veicolare valori morali e civili attraverso le sue pagine.
Se non sarò riuscito nell’intento vi prego semplicemente di scusarmi e di accettare il mio più sincero abbraccio e tanta riconoscenza per avermi comunque letto fino in fondo. Grazie.
Ermanno Di Sandro
1. Vita Da Gatti
«Pisciolotto, ma dove ti sei cacciato? Vuoi saltare fuori?! Devo chiudere casa, o faccio tardi al lavoro…! Sei proprio un gran lazzarone!».
Era la voce di Rebecca, la padrona buona del simpatico gatto, stanca di doverlo puntualmente cercare in qualche angolo nascosto della casa, dove lui si rifugiava a volte per giocare a nascondino, a volte perché, ingannati tutti, in completa libertà si era sdraiato placidamente sul letto di camera.
Pisciolotto aveva un folto pelo rossastro e sprigionava vita, suscitando ammirazione per la rapidità dei suoi scatti improvvisi e per i salti da autentico acrobata. Più di una volta aveva fatto trovare sull’uscio di casa qualche lucertola morta o un serpentello; era solito cacciare anche cavallette e topini, perché sentiva che il suo compito era quello di aiutare la sua famigliola a mantenere il giardino pulito e sempre in ordine, libero da potenziali ed insidiosi nemici
. Sapeva che la padroncina era terrorizzata dalla vista di qualche incauto animaletto, ed ecco quindi che si prodigava con solerzia e competenza nei suoi compiti quotidiani.
L’altra sua attività era quella di far sorridere Rebecca ed il suo bravo marito Henry, miagolando in cerca di coccole e strusciandosi affettuosamente intorno alle loro caviglie. Spesso i padroncini gli concedevano qualche eccesso, come quando lo tenevano sulle ginocchia mentre guardavano la tivù in cucina, o in grembo, sdraiati sul letto stanchi ed assonnati dopo una giornata di intenso lavoro, accarezzandolo con delicatezza su quella sua testolina graziosa… A Pisciolotto piacevano quelle coccole e socchiudeva con gusto gli occhi ad ogni carezza energica, soprattutto da parte di Henry, verso il quale esprimeva un’adorazione ed una riconoscenza degna dei gatti più affettuosi.
I suoi cibi preferiti erano croccantini di pesce e quelle lussuose scatolette di carne saporita e morbida (gli piacevano il salmone o il tonno, e il misto di verdure, manzo e fegato), che Rebecca non gli faceva mai mancare nonostante i loro costi sempre più proibitivi… Ma l’amore per un gatto può non avere confini, e spesso lo si vizia anche oltre il limite consentito dalla norma: questione di sensibilità… Forse!
Pisciolotto spesso correva da una stanza all’altra per non farsi prendere, gioco in cui spesso aveva la meglio sulla padroncina, soprattutto quando si rifugiava in un posto che lo rendeva quasi imprendibile: sotto il letto matrimoniale. Sapeva benissimo che solo l’uso di una mazza di scopa avrebbe potuto farlo sloggiare da sotto la rete… Ma, nonostante queste furbizie, era un gatto adorabile e che sapeva farsi voler bene. Qualche scappellotto di Henry lo ammansiva se osava usare gli artigli per graffiarlo, anche solo per giocare: allora per qualche minuto abbassava la testa in segno di pentimento per quella o altre marachelle di cui ogni tanto si macchiava.
Pisciolotto era figlio di Frine, un’adorabile gattina che Henry aveva salvato dall’abbandono e dalla fame qualche anno prima, dopo averla notata sull’uscio di casa: la micia mostrava segni di disidratazione perché si era quasi in estate e faceva un gran caldo; era piccola e macilenta, e miagolava in cerca d’aiuto. Quando la sera Rebecca era rientrata stanca e demoralizzata dall’ufficio, con sommo stupore del marito si era intenerita davanti a quella bestiola malandata aggrappata alle persiane della porta che dava sul giardino della loro villetta… Per la donna Frine era stata una luce improvvisa nella sua difficile vita, segnata dalla malattia della madre e da altre recenti vicissitudini: la morte del fratello avvenuta due anni prima e quella del padre veterinario, scomparso in età ancora relativamente giovane, per non parlare della cattiveria di alcuni avidi parenti che avevano cercato di impossessarsi dei beni e del denaro ereditato, o dell’invidia di chi non perdonava la discreta felicità di una coppia dedita solo al lavoro ed a una serena quotidianità…
La gattina era cresciuta in pochissimo tempo, aiutata dal buon cibo e dalle amorevoli cure della padrona, ed era solita farsi accarezzare anche dalla sua anziana madre, ormai quasi sempre a letto o seduta su una morbida poltroncina in legno e tessuto: Frine si faceva coccolare beatamente acciambellata sulle gambe di Magdalena, e Rebecca era felice del sollievo che la bestiola sapeva donare all’adorata mamma, sorridente e divertita con le dita affondate nel morbido pelo di quella dolce creatura. Henry a volte si stupiva della metamorfosi della moglie, fino ad allora amante dei cani più che dei gatti, che a torto giudicava egoisti e traditori. Non li aveva mai sopportati ed ancor meno voluti in prossimità del giardino di casa, ma con Frine, che portava il nome di un cagnolino posseduto in gioventù, la musica era cambiata, con somma soddisfazione del marito, contento di aver regalato un po’ di calore alle sue donne con un semplice gesto di ospitalità.
Poche settimane dopo Magdalena era caduta scivolando in casa, ed era stata ricoverata dapprima in un ospedale lontano una quarantina di chilometri da Territorium Staticum, poi in una clinica ancora più distante situata in un’altra provincia. Era stato un periodo penoso soprattutto per Rebecca, costretta a spostarsi giornalmente per assistere la madre, ma anche per Henry, che vedeva la moglie sempre più di rado. Tuttavia entrambi avevano goduto dell’affetto di Frine, che portava serenità alla casa con la sua innocenza. Guardandola si erano domandati spesso come delle persone brutali potessero fare del male a quegli animaletti, o trascurarli, addirittura seviziarli, abbandonarli.
Quando infine Magdalena era morta, lasciando la figlia nel dolore e in un vuoto incolmabile, la gattina sembrava voler ricambiare il bene ricevuto dando conforto anche a Rebecca, proprio come fino a qualche settimana prima aveva saputo fare con l’anziana, e la padroncina si era convinta che lo spirito della madre si fosse trasferita nella bestiola, capace di mostrare dei comportamenti sempre più umani
, che le ricordavano quelli della defunta. Era vivace ed intelligentissima, conosceva gli orari e le abitudini della coppia, non si allontanava mai da casa e sapeva aspettare il ritorno dei padroni a qualsiasi orario. Distingueva il rumore dei motori delle loro auto, e si faceva trovare con una tempestività impressionante sulla soglia di casa. La mattina non c’era più bisogno della sveglia, perché ci pensava Frine puntualmente alle sei e mezzo a miagolare ed a grattare la porta che, dal corridoio, dava direttamente sulla scala d’accesso all’appartamentino dei coniugi. I suoi modi erano stupefacenti; ma soprattutto Frine ricordava a Rebecca la sua mamma scomparsa: da lei si era fatta amorevolmente accarezzare anche se solo per poco tempo, ma sufficiente a renderla felice... insomma, la micia era diventata un po’ la depositaria della sua memoria.
Frine, da gattina dolce, vivace ed attraente
qual era, aveva avuto molti corteggiatori, partorendo in pochi anni oltre venticinque micini, quasi tutti regalati da Rebecca a persone amanti degli animali; solo gli ultimi due, nati poco prima della sua morte prematura, tali Pisciolotto e Zara (quest’ultima identica alla madre se non altro per il pelo chiazzato ed il visino dolce, ma con un temperamento ancora più sveglio e vivace), rimasero a casa, perché nessuno era più disposto ad accogliere altri gatti.
Rebecca fu così costretta a prendersi cura anche di loro due, oltre che di Dark, il loro fratellastro nato tre anni prima, gatto aristocratico ed un po’ snob, di taglia maggiore e dai tratti somatici molto diversi.
Pisciolotto, Zara e Dark spesso si azzuffavano, perché ognuno voleva prevaricare gli altri due nella ricerca delle comodità, delle coccole e delle preferenze dei padroni, che pure si sforzavano di mostrarsi imparziali per dissipare gelosie e rivalità!
Zara, la più ruffiana, si inventava numeri da circo per attirare l’attenzione, come quando si lasciava scivolare sul corrimano delle scale di casa, destando l’ammirazione e l’ilarità di Henry e Rebecca, che mai avevano assistito a niente di simile. Pisciolotto, per non essere da meno, catturava e straziava animaletti che piazzava sull’uscio di casa, a volte all’interno se la porta era aperta, mostrando grande diligenza nel ricambiare l’affetto dei suoi. Dark invece, non riuscendo a competere per via di quel suo temperamento un po’ troppo chiuso, a volte distaccato, spesso attaccava i due rivali con risentimento e rabbia, per cui i padroni erano costretti a metterlo alla porta, pur non facendogli mai mancare il cibo ed un posto riparato dove dormire all’aperto nei periodi di maggiore inquietudine e furore. Per risolvere in parte il problema furono acquistate delle comode (e costose) cucce da esterno per il periodo estivo, ma quasi sempre i tre bricconcelli litigavano anche per quelle, visto che se le scambiavano in base ai loro capricci, occupando ora l’una ora l’altra, e suscitando la reazione del precedente… chiamiamolo pure proprietario!
Periodi di calma si alternavano a sfuriate e contese indescrivibili, tanto che i padroncini incominciarono a domandarsi in cosa avessero sbagliato, pur avendo sempre mostrato equità nel premiare
o semplicemente coccolare i tre gatti. Ma la rivalità appariva giorno dopo giorno sempre maggiore e insanabile tra i fratellini ultimi nati ed il fratellastro, che si sentiva discriminato e soffriva la complicità tra Pisciolotto e Zara, nati da uno stesso padre, più belli nell’aspetto e cordiali quanto bastava per essere adorati anche dalla vicina di casa della coppia, la Signora Anna Lucia.
Quest’ultima era una donna piacevolmente sveglia ed ottima (unica) amica di Rebecca in quel caseggiato abitato da famiglie ostili, da donne che assomigliavano più a vipere che a gentili donzelle, da uomini falsi e traditori sempre pronti a colpire la coppia con lettere e denunce anonime, da ragazzacci che emulavano le gesta dei loro gretti genitori, da bugiardi e nullafacenti che vivevano delle pensioni dei nonni o di qualche altro parente… Quel posto sembrava essere la