Gattolandia
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Info su questo ebook
Il gatto è una creatura della notte. Con demoni e spiriti condivide malizie e seduzione, e una crudeltà giocosa che lascia insieme affascinati e turbati.
Il gatto è il più antico abitante del nostro immaginario. Altero, solitario, opportunista se gli va, affettuoso e presente se lo ritiene necessario.
Nonostante millenni di convivenza, nessuno di noi può dire di conoscerlo davvero. Ci tiranneggia, ci accompagna, ci sceglie. Ci ama.
Gattolandia è una silloge elegante, composta da otto brevi racconti che ci aiutano a entrare nella vita dei nostri amati felini, a percepirne la saggezza e la forza.
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Anteprima del libro
Gattolandia - Benedetta Moroni
futuro.
Geronimo, gatta guerriera
Geronimo era piccola e sola, non era spaventata perché ignorava il significato della parola paura, ma avrebbe dovuto esserlo.
Era una gattina di tre mesi, sporca, piena di pulci, senza una mamma, senza umani, senza una casa, a meno che non si voglia definire casa uno scatolone mezzo distrutto sul bordo di una strada.
Geronimo non aveva cibo ma tanto coraggio e fiducia negli esseri umani. Questa fu la sua disgrazia in quanto fu abbandonata a tre mesi in mezzo a una strada, proprio per la sua irrequietezza e voglia di conquista d’ogni angolo del mondo. Fu anche la sua salvezza perché questa fiducia irrazionale la spinse a miagolare al momento giusto all’umano giusto.
Stavo andando a piedi da un cliente quando mi fermai e mi voltai a guardare chi stesse miagolando. Non mi chiesi cosa avrei fatto né come. Mi voltai e vidi una palla di pelo piccola e sola e lo scatolone. Dovevo fare qualcosa.
Geronimo si lasciò avvicinare tranquillamente continuando a miagolare il suo S.O.S.: Io sono qui, io ho fiducia, fai qualcosa… La risposta dovette essere confortante: Su piccolina, non posso certo lasciarti qui
.
Geronimo fu presa per la collottola e portata dal cliente. Lì cercai di convincere tutti ad adottare la gatta ma fui delusa. Allora sistemai la micina su dei vecchi bancali e le raccomandai di aspettarmi. Geronimo si appiattì in un angolo. Non aveva paura ma c’erano tanti uomini che passavano, il legno aveva un buon odore, e poi quella tizia sarebbe ritornata, lei lo sapeva. Quando uscii dal lavoro, circa quattro ore dopo, ritrovai la micia dove l’avevo lasciata, la chiamai e la presi in braccio. La decisione era presa, l’avrei portata a casa con me.
Per arrivare a destinazione dovevo prendere il treno e Geronimo non apprezzò il viaggio verso la stazione, dovevo tenerla con molta decisione poiché si divincolava con una forza sorprendente per un batuffolino delle sue dimensioni. Finalmente arrivammo in stazione. Foderai la borsa ventiquattrore con dei giornali e vi sistemai la gatta. Il peggio non era ancora passato. Viaggiare su un treno affollato con un gatto che spunta dalla borsa è un’esperienza particolare; tutti lo vogliono osservare meglio e magari tentare di accarezzarlo, qualcuno offre consigli dietetici o fornisce l’indirizzo di un veterinario suo amico. Geronimo era frastornata (e io pure), voleva uscire dalla borsa e nascondersi sotto un sedile.
Arrivammo finalmente a destinazione, e mi vengono i brividi al ricordo. Io abito a pochi minuti dalla stazione e generalmente copro tale distanza a piedi, in quel frangente l’idea iniziale era quella di telefonare a casa e farmi venire a prendere, ma come facevo a tenere la gattina agitatissima, il telefono e comporre il numero in contemporanea? Valutai più pratico il cavallo di San Francesco, in fin dei conti sono cinque minuti, pensai. Questi