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La stirpe divina
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E-book330 pagine4 ore

La stirpe divina

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Info su questo ebook

Il genere umano è il prodotto di un’antica e avanzata civiltà aliena?
Nel corso dei millenni, il nostro patrimonio genetico è stato manipolato dagli alieni che vedono la civiltà umana come un grande esperimento di laboratorio?
La risposta a queste domande forse risiede nelle ricerche sugli individui il cui gruppo sanguigno è Rh negativo.
Infatti, la stragrande maggioranza degli esseri umani è Rh positivo, come tutti gli altri primati terrestri.
Che dire dei restanti 10-15%? In base ai principi dell’evoluzione non dovrebbero esistere... Sono forse di origine extraterrestre?
LinguaItaliano
EditoreArmenia
Data di uscita13 giu 2018
ISBN9788834435571
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    Anteprima del libro

    La stirpe divina - Nick Redfern

    autorizzata.

    • Ringraziamenti •

    Voglio esprimere la mia completa e più sincera gratitudine a tutto il personale di New Page Books e Career Press, in particolare a Michael Pye, Laurie Kelly-Pye, Kirsten Dalley, Jeff Piasky, e Adam Schwartz; grazie anche allo staff di Warwick Associates, per l’eccellente attività di promozione. Ringrazio sentitamente la mia agente letteraria, l’instancabile Lisa Hagan, per il suo lavoro e il suo entusiasmo.

    • Introduzione •

    La storia che state per leggere è, per mia stessa ammissione, estremamente controversa; e questo per diverse ragioni. È una storia che ci chiede di accettare la possibilità che ciò che sappiamo riguardo al passato della razza umana sia tristemente incompleto, incorretto, e carente di elementi chiave. Questa storia ci rivela che l’uomo, così come lo conosciamo per gli insegnamenti che ci sono stati impartiti, non è esattamente ciò che sembra. Non lo è mai stato. Detto in modo semplice, una piccola percentuale di umanità – intorno al 10, 15% – è diversa dal resto della razza umana. E non si tratta di una piccola differenza: è estremamente diversa, a livello fisico, mentale, spirituale, e persino psichico. Questo particolare gruppo di individui è quello degli «Rh negativi», un termine che descrive come il loro sangue sia, per dirlo con una sola parola, unico. La loro esistenza è in conflitto con tutto ciò che Charles Darwin prima, il darwinismo e la teoria dell’evoluzione poi, hanno sostenuto e continuano a sostenere.

    La storia raccontata in questo libro ci chiede di rivolgere lo sguardo ai nostri dei – o a Dio, a seconda del vostro sistema di credenze – e vederli per ciò che potrebbero essere stati, e che forse sono ancora: non divinità onnipotenti e soprannaturali; non i creatori di tutte le cose; e nemmeno entità che decidono il nostro destino spedendoci in un aldilà infernale o paradisiaco. Questa storia presenta i nostri dei come qualcosa di estremamente differente, al punto che diverse persone, senza alcun dubbio, etichetteranno ciò che segue come un’assoluta eresia.

    I nostri dei potrebbero non essere stati niente di ciò che pensiamo. Forse si trattava di una razza di extraterrestri estremamente antica, creature favolosamente longeve provenienti da un mondo lontano e che arrivarono sulla Terra, in missione d’emergenza, quando sia la loro civilizzazione sia il loro pianeta rischiavano l’estinzione, e la fine di tutte le cose. Nel tentativo di salvare la loro specie stravolsero la Terra e la trasformarono in una grande fabbrica; scavarono per cercare materiali preziosi, e utilizzarono tecnologie molto avanzate per trasformare geneticamente una creatura umanoide che allora abitava il pianeta: l’Homo erectus. È una storia che ci porta dalle millenarie pianure dell’Africa ai popoli dell’antica Sumer e di Babilonia, e dai primi popoli europei agli uomini moderni che appaiono come vittime impotenti di un programma alieno di sperimentazione interspecie.

    Ciò che un tempo era l’uomo primitivo, e che – se gli «dei» non avessero deciso di intervenire – avrebbe potuto conservare per sempre quella sua proto-forma, venne trasformato in qualcosa di radicalmente diverso: una nuova specie, destinata a lavorare per gli antichi astronauti; una razza oppressa, sottomessa, schiavizzata. Si trattò di iniettare, letteralmente, nuovo sangue in quegli antichi ominidi, per controllarli e sfruttarli. Da queste manipolazioni nacquero gli Rh negativi.

    Nelle centinaia di migliaia di anni che sono passati da quando la razza umana diventò un gigantesco esperimento di laboratorio compiuto da extraterrestri crudeli ed egoisti, gli alieni hanno evidentemente lasciato il loro segno, anche se la maggior parte delle persone non se ne rende conto, o non appoggia questa tesi. Le tracce più evidenti sono quelle lasciate sull’antico uomo di Cro-Magnon, e sulla popolazione basca di Spagna e Francia; di questi popoli si può tranquillamente affermare che si tratta dei discendenti degli dei. Quelle entità arrivate da un altro pianeta hanno lasciato i loro segni distintivi anche su individui chiamati «addotti», ovvero persone che in epoca moderna sono state rapite dagli alieni e sottoposte – proprio come l’Homo erectus nel lontano passato – ad angoscianti esperimenti, test, e investigazioni di ogni genere in ambito genetico e riproduttivo. Ciò che migliaia di anni fa avvenne allo scoperto, continua ancora oggi, anche se avvolto in un’inquietante segretezza.

    Tutto questo ci pone di fronte a una serie di domande che saranno trattate, e che troveranno risposta, nelle pagine seguenti. Chi erano davvero gli dei? Qual era la natura dell’emergenza che li spinse ad assumere il controllo totale della Terra centinaia di migliaia di anni fa, a intervenire su una primitiva creatura umanoide, e nel frattempo a diventare la base di alcune delle religioni più importanti e seguite del nostro pianeta?

    Esistono anche altre importanti domande che necessitano di una risposta. Gli Rh negativi di oggi – le persone nate da niente meno che un’arcaica stirpe aliena – costituiscono una minaccia per il resto della società? Oppure, quando si tratta del tema delle loro incredibili origini, questi individui brancolano nel buio tanto quanto noi? In che modo sono diversi da noi, a livello fisico e mentale? Perché così tanti Rh negativi occupano posizioni di potere, sia nelle istituzioni repubblicane sia nelle monarchie? E perché questo accade da eoni? Gli extraterrestri stanno producendo un numero crescente di Rh negativi per scopi sinistri? Forse per la creazione di un esercito clandestino, una specie di «cavallo di Troia», il cui scopo è quello di manipolare e controllare la civiltà umana? Gli «ibridi» tra alieni e umani, gli Rh negativi, sono impegnati in attività nefande in ogni angolo della Terra? È possibile che in futuro si verifichi una violenta reazione contro gli Rh negativi, nel caso in cui dovessimo avere le prove della loro origine aliena? L’umanità si spaccherà, e finiremo per pensare in termini di «noi» e «loro»?

    Le domande sono tante, e le risposte stupefacenti. Che queste siano le domande e le risposte che la gente vuole sentire, però, è tutto da vedere. Miliardi di persone sono attaccate alle loro credenze religiose, e non vogliono sentire nulla che potrebbe metterle in dubbio. Fino a che punto dovrebbero abbracciarle, però – ammesso che lo debbano fare, visto che gli dei potrebbero non essere nulla di più dell’equivalente degli astronauti di uno shuttle della NASA – è un elemento che ci porta al cuore di questa storia.

    Questo libro non è antireligioso, e non è nato per attaccare la religione. Semplicemente offre al lettore un punto di vista alternativo sulle origini della razza umana, su chi siamo, chi siamo diventati, e perché una considerevole fetta della popolazione mondiale è diversa da come appare.

    1.

    • La natura degli Rh negativi •

    Per comprendere la natura estremamente bizzarra di questa saga che ha dell’irreale, dobbiamo prima di tutto dimostrare quanto gli individui con fattore sanguigno Rh negativo siano radicalmente diversi dal resto della popolazione di questo pianeta. Affronteremo poi l’importante tema del perché gli Rh negativi esistono. Nella razza umana esistono quattro tipi di sangue: A, B, AB, e 0. Le classificazioni derivano dagli antigeni dei globuli rossi; gli antigeni sono proteine che si trovano sulla superficie dei globuli rossi e che sono programmate per combattere batteri e virus. I globuli rossi della maggior parte della popolazione umana contengono tali proteine; questi individui sono gli «Rh positivi». Negli Stati Uniti, secondo le stime attuali, l’85% dei caucasici, il 90% degli afro-americani, e circa il 98% degli americani di origine asiatica, è composto da Rh positivi.

    La piccola percentuale della popolazione statunitense (e del resto del mondo) i cui globuli rossi sono privi di queste particolari proteine rientra in una categoria molto diversa: quella degli Rh negativi. Esiste però un terzo gruppo di persone, i baschi della Spagna centrale e della Francia occidentale, la cui percentuale di Rh negativi è incredibilmente alta: si tratta infatti di quasi il 40% della popolazione.

    Inoltre, e al lato opposto dello spettro, tra i baschi gli individui con gruppo sanguigno B e AB sono quasi completamente assenti. Il perché un particolare gruppo di persone dovrebbe essere così incredibilmente diverso dagli altri, è un tema che sarà discusso in dettaglio nel prossimo capitolo di questo libro.

    La natura del sangue

    I primi passi verso la piena comprensione della natura del sangue risalgono all’inizio del XX secolo. Tuttavia, per quanto possa sembrare incredibile, i primi esperimenti di trasfusione di sangue tra esseri umani, e tra animali, risalgono alla metà del XVII secolo, quando si ottennero dei discreti successi negli esperimenti di trasfusione su cani e pecore. Nonostante gli alti e bassi di questi primi esperimenti, fino alla fine del XIX secolo il tema del sangue era poco compreso, con conseguenze talvolta tragiche. Ciò divenne chiarissimo durante la Guerra civile americana, tra il 1861 e il 1865, quando almeno 600.000 persone persero la vita per il violento e sanguinoso confronto tra Nord e Sud.

    Di fronte alla necessità di salvare la vita a soldati con ferite terribili provocate da pallottole, lame, e cannoni – molte delle quali causavano perdite di sangue potenzialmente letali – i medici militari non avevano altra opzione se non quella di iniettare il sangue di individui robusti e in salute nelle vene dei feriti gravi. In alcuni casi, tutto funzionava alla perfezione. In altre occasioni, invece, ottenevano il risultato opposto: dopo la trasfusione il paziente moriva. A quell’epoca le ragioni di questa specie di roulette russa erano avvolte nel mistero. Di conseguenza, negli Stati Uniti le trasfusioni venivano viste come un’ultima risorsa; in buona parte del’Europa del XIX secolo, tuttavia, le trasfusioni erano considerate non un’ultima risorsa, ma qualcosa che semplicemente non si doveva fare. Punto.

    La situazione rimase tale fino al primo decennio del XX secolo. Fu allora che un uomo di nome Karl Landsteiner, medico e biologo austriaco vincitore di un premio Nobel, passò alla storia per avere cambiato per sempre la medicina; Landsteiner, tra l’altro, scoprì (assieme al microbiologo rumeno Constantin Levaditi e al medico austriaco Erwin Popper) il virus della poliomielite.

    La faccenda del macaco Rhesus

    Il lavoro rivoluzionario di Karl Landsteiner lo portò a dimostrare un fatto che, all’epoca, apparve straordinario: il siero sanguigno (la porzione liquida che comprende le cellule ematiche dell’essere umano) non era identico in tutti gli esseri umani. Gli studi di Landsteiner rivelarono che non esisteva soltanto un gruppo sanguigno. Quarant’anni più tardi, Landsteiner e un collega, un medico di New York che si chiamava Alexander Solomon Weiner, scoprirono qualcosa di altrettanto straordinario. Oltre a svolgere importanti ricerche sul tema dei gruppi sanguigni, Landsteiner e Weiner cominciarono degli esperimenti sulle scimmie, e più precisamente sui macachi Rhesus.

    Il medico e biologo Karl Landsteiner, 1930.

    Questi animali sono soprannominati «scimmie del vecchio mondo», e si possono trovare in buona parte dell’Asia centrale e meridionale; il loro territorio si estende dall’Afghanistan alla Cina. I macachi Rhesus e la razza umana hanno un antenato comune: le due specie si separarono 25 milioni di anni fa. Oltretutto, i macachi hanno un DNA che è per il 93% identico a quello dell’uomo. È per questo stretto legame tra il macaco di Rhesus e l’essere umano che molte delle ricerche sulle malattie umane sono compiute sui macachi.

    Murray B. Gardner e Paul A. Luciw, in «Macaque Models of Human Infectious Disease», dicono, a proposito di questo tema:

    I macachi sono serviti come modello per più di 70 malattie infettive umane di eziologia varia, riconducibili a molti agenti diversi: batteri, virus, funghi, parassiti, prioni. La notevole varietà di malattie infettive umane che sono state sperimentate sui macachi comprendono malattie globali, infantili e tropicali, così come malattie nuove, sessualmente trasmissibili, cancerogene, neuro-degenerative, potenzialmente utilizzabili da bioterroristi, e altre ancora (Gardner & Luciw, 2008).

    Landsteiner e Weiner, nel corso dei loro studi, decisero di iniettare il sangue del macaco Rhesus in altri animali molto diversi, come cavie e conigli. L’azione causava il coagulo del sangue dei riceventi. Landstein scoprì, con grande sorpresa, che il coagularsi del sangue era provocato da un antigene, o proteina, che fino al 1940 era completamente sconosciuto alla comunità scientifica. Il fatto più significativo è che, grazie a del lavoro aggiuntivo, si dimostrò che l’allora sconosciuto antigene era presente anche negli esseri umani. Landsteiner decise di chiamarlo «fattore Rh» (dove «Rh» è, naturalmente, l’abbreviazione di «Rhesus»). Ci fu anche un’altra scoperta, che è per noi estremamente rilevante perché ha a che fare con la materia di questo libro: alcuni individui erano totalmente privi del fattore Rh (una rarità nei 33 tipi di sangue umano). Erano, e sono, gli Rh negativi. E non si trattava di un numero esiguo di individui. Come la storia ha dimostrato, e come sarà dimostrato di seguito, gli Rh negativi sono un gruppo di persone caratterizzate da parecchie anomalie, che le collocano in una categoria nettamente distinta e diversa dalla restante parte della popolazione.

    Quando una madre cerca di uccidere il suo bambino

    L’effetto collaterale più significativo – nonché estremamente preoccupante – del fattore Rh negativo riguarda la maternità. In realtà, è l’unico effetto collaterale: a parte i problemi legati alla paternità, essere Rh negativi non ha alcuna ripercussione sfavorevole sulla salute. Come si chiarirà in un prossimo capitolo, il fattore Rh negativo può invece portare dei notevoli benefici. Per una donna incinta Rh negativa, tuttavia, i rischi possono essere considerevoli, e il pericolo grande. Se una donna Rh negativa rimane incinta di un uomo Rh negativo, non c’è alcun problema: i due individui sono compatibili, il feto si svilupperà normalmente, e il bambino nascerà con fattore Rh negativo. Se però il padre è Rh positivo e la madre Rh negativa, i risultati possono essere molto diversi; persino tragici, se il feto è Rh positivo. È quest’ultimo caso a portarci al cuore del problema.

    Per quanto possa sembrare incredibile, il sangue di una donna incinta Rh negativa può essere completamente incompatibile con il sangue del bambino Rh positivo che porta nella sua pancia. Una tale situazione può spesso far sì che il sangue della madre produca anticorpi potenzialmente letali, concepiti per attaccare il sangue del feto, se e quando il primo entra in contatto con il secondo. In altre parole, il bambino Rh positivo è percepito dal sistema immunitario della madre come un’entità ostile. Il feto è considerato un qualcosa di alieno, di cui liberarsi alla prima opportunità possibile.

    Il processo attraverso il quale la madre cerca di attaccare e uccidere il suo bambino viene chiamato «sensibilizzazione». In questo particolare processo, il sangue della madre entra nella placenta per poi fare ingresso in quella che viene definita circolazione fetale; lì inizia a combattere i globuli rossi del bambino, che vengono prodotti nel midollo osseo e che sono componenti essenziali per la trasformazione dell’ossigeno nel corpo. È una battaglia mortale.

    Sistematicamente, poco a poco, gli anticorpi della madre attaccano i globuli rossi del bambino, distruggendoli e provocando una cosiddetta anemia emolitica. E quando l’anemia emolitica comincia ad avere la meglio sul bambino, i risultati possono essere disastrosi, e l’effetto mortale. L’anemia in un adulto può essere un problema serio; quando si tratta di un bambino, il quadro è ancora più critico. Gli organi, in particolare il cuore, possono venire danneggiati in modo significativo e irreversibile. La mancanza di un sufficiente livello di ossigeno può avere un effetto disastroso sullo sviluppo e il funzionamento del cervello. Nei casi più gravi, il feto può morire.

    Ancora più inquietante è il fatto che se la donna rimane incinta più volte, gli anticorpi diventano gradualmente più potenti e letali. Insomma il corpo della madre trova, a ogni gravidanza, un modo più potente, veloce ed efficace per uccidere il feto. È come se nel nostro DNA ci fosse qualcosa di estremamente antico e alieno che vede il positivo e il negativo come profondamente differenti tra loro, e non fatti per diventare una cosa sola. Vedremo più avanti come forse la verità è proprio questa.

    Fortunatamente esistono dei modi per combattere questi violenti assalti della madre ai danni del proprio figlio: l’immunoglobulina anti-D (Rh) è un prodotto che viene iniettato (per via intramuscolare) nella madre, e che impedisce al suo corpo di sviluppare gli anticorpi destinati ad attaccare il feto; a meno che non sia già sensibilizzata al fattore Rh. Se non lo è, con tutta probabilità la gravidanza procederà regolarmente, e il feto diventerà un bambino normale e in salute.

    Esiste un’altra anomalia legata al sangue con fattore Rh negativo, anche se questa volta si tratta di un’anomalia positiva. Come ho già accennato, esistono quattro tipologie principali di sangue: A, B, AB, e 0. Questi tipi si applicano sia alle persone con fattore Rh positivo, sia a quelle con fattore Rh negativo. Il sangue di tipo 0 con fattore Rh negativo è particolare, nel senso che può essere iniettato in qualsiasi persona, indipendentemente dal suo gruppo sanguigno, senza causare alcuna reazione avversa. Per questo motivo i gruppi di pronto intervento spesso portano con loro sangue di tipo 0 negativo; tale sangue sarà infatti ben ricevuto da chiunque abbia bisogno urgente di una trasfusione. Gli 0 negativi, tuttavia, possono ricevere soltanto sangue 0 negativo, e nient’altro. Tra i gruppi sanguigni con fattore Rh negativo, quindi, lo 0 negativo sembra essere il più particolare di tutti. Forse questo tipo di sangue deve essere mantenuto completamente puro. E forse non è un caso.

    Prima di addentrarci nella controversa questione di antichi extraterrestri che manipolarono il sangue umano in un lontano passato, è importante che escludiamo le spiegazioni più ovvie che potrebbero essere alla base dell’esistenza del fattore Rh negativo. Affermare che alcuni di noi sono il prodotto di interventi genetici alieni non è certo cosa da sostenersi alla leggera. Fatta questa premessa, è possibile che il tutto sia dovuto a nient’altro che alla selezione naturale o a una semplice mutazione? Un tale scenario sembrerebbe, a prima vista, assolutamente ragionevole. Dopo tutto alcune persone hanno la pelle scura, e altri chiara. C’è chi ha i capelli biondi, chi li ha neri, e chi li ha castani. Anche il colore degli occhi può variare moltissimo: la pigmentazione dell’iride può andare dal blu al verde, e dal grigio al marrone. In qualche caso, una persona nasce con occhi di color ambra, o perfino con gli occhi di colori diversi.

    Le variazioni di colore nella pelle, nei capelli, e negli occhi, sono dovute soprattutto a un pigmento chiamato melanina. In questo senso, quindi, non è impossibile che il fattore Rh negativo abbia potuto svilupparsi naturalmente, e che non derivi quindi dall’intervento di tecnologie fantastiche, extraterrestri. Esistono però alcuni problemi che ci suggeriscono di non attribuire la responsabilità di questo fenomeno a Madre Natura. È molto importante sottolineare come non ci sia prova alcuna che la pelle, i capelli, o gli occhi possano influenzare la personalità, la mentalità, o i sistemi di credenze di un individuo. Il sangue di un particolare tipo, invece può avere un tale effetto; un effetto particolarmente significativo, in determinate persone.

    Le persone con gruppo sanguigno Rh negativo hanno spesso una particolare mentalità, e mostrano un profondo interesse nella scienza, negli UFO, e nei fenomeni più inspiegabili. Hanno capacità psichiche superiori alla media, come la precognizione e la percezione extrasensoriale. Il loro

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