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Tutti i romanzi di Sandokan (11 Romanzi in versione integrale)
Tutti i romanzi di Sandokan (11 Romanzi in versione integrale)
Tutti i romanzi di Sandokan (11 Romanzi in versione integrale)
E-book4.337 pagine56 ore

Tutti i romanzi di Sandokan (11 Romanzi in versione integrale)

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Info su questo ebook

L'antologia contiene:

Le tigri di Mompracem

I misteri della jungla nera

I Pirati della Malesia

Le due tigri

Il Re del Mare

Alla conquista di un impero

Sandokan alla riscossa

La riconquista di Mompracem

Il bramino dell'Assam

La caduta di un impero

La rivincita di Yanez

Emilio Salgari

- Emilio Salgari (Verona, 21 agosto 1862 – Torino, 25 aprile 1911) è stato uno scrittore italiano di romanzi d'avventura molto popolari. Autore straordinariamente prolifico, è ricordato soprattutto per essere il creatore di Sandokan, del ciclo dei pirati della Malesia e I corsari delle Antille. Scrisse anche romanzi storici, come Cartagine in fiamme e diverse storie fantastiche, come Le meraviglie del Duemila in cui prefigura la società attuale a distanza di un secolo, ed è considerato uno dei precursori della fantascienza in Italia e in particolare del filone del romanzo scientifico. Molte sue opere hanno avuto trasposizioni cinematografiche e televisive. I suoi libri migliori sono raccolti in cicli, come quelli della giungla, dei corsari, del Far West. Alcuni suoi personaggi sono ancora popolari, soprattutto Sandokan, Yanez, Tremal-Naik e la Perla di Labuan, anche grazie alle diverse riduzioni televisive e cinematografiche.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mar 2019
ISBN9788831610926
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    Anteprima del libro

    Tutti i romanzi di Sandokan (11 Romanzi in versione integrale) - Emilio Salgari

    INDICE GENERALE

    INTRODUZIONE

    EMILIO SALGARI: LE TIGRI DI MOMPRACEM

    I PIRATI DI MOMPRACEM

    FEROCIA E GENEROSITÀ

    L'INCROCIATORE

    TIGRI E LEOPARDI

    LA «PERLA DI LABUAN»

    LORD JAMES GUILLONK

    GUARIGIONE ED AMORE

    LA CACCIA ALLA TIGRE

    IL TRADIMENTO

    LA CACCIA AL PIRATA

    GIRO-BATOL

    LA CANOA DI GIRO-BATOL

    IN ROTTA PER MOMPRACEM

    AMORE ED EBBREZZA

    IL CAPORALE INGLESE

    LA SPEDIZIONE CONTRO LABUAN

    L'APPUNTAMENTO NOTTURNO

    DUE PIRATI IN UNA STUFA

    IL FANTASMA DELLE GIACCHE ROSSE

    ATTRAVERSO LE FORESTE

    L'ASSALTO DELLA PANTERA

    IL PRIGIONIERO

    YANEZ ALLA VILLA

    LA MOGLIE DELLA TIGRE

    A MOMPRACEM

    LA REGINA DI MOMPRACEM

    IL BOMBARDAMENTO DI MOMPRACEM

    SUL MARE

    I PRIGIONIERI

    LA FUGA

    YANEZ

    L'ULTIMA PUGNA DELLA TIGRE

    EMILIO SALGARI: I MISTERI DELLA JUNGLA NERA

    Parte Prima I MISTERI DELLE SUNDERBUNDS

    L'ASSASSINIO

    L'ISOLA MISTERIOSA

    IL VENDICATORE DI HURTI

    NELLA JUNGLA

    LA «VERGINE DELLA PAGODA»

    LA CONDANNA DI MORTE

    KAMMAMURI

    UNA NOTTE TERRIBILE

    MANCIADI

    LO STRANGOLATORE

    IL SECONDO COLPO DELLO STRANGOLATORE

    L'AGGUATO

    LA TORTURA

    A RAJMANGAL

    NELLA PAGODA SOTTERRANEA

    IL TRIONFO DEGLI STRANGOLATORI

    Parte Seconda LA RIVINCITA DI TREMAL-NAIK

    IL CAPITANO MACPHERSON

    NEGAPATNAN

    IL SALVATORE

    UCCIDERE PER ESSERE FELICE

    LA FUGA DEL THUG

    LA LIMONATA CHE SCIOGLIE LA LINGUA

    I FIORI CHE ADDORMENTANO

    LE RIVELAZIONI DEL SERGENTE

    ASSEDIATI

    LA FREGATA

    IL FAKIRO

    L'AGGUATO

    L'IMBOSCATA

    NEI SOTTERRANEI DELLA PAGODA

    L'INSEGUIMENTO

    LA MORTE DI WINDHYA

    LA LIBERAZIONE

    TROPPO TARDI!

    INGLESI E STRANGOLATORI

    A BORDO DELLA CORNWALL

    LA VITTORIA DI TREMAL-NAIK

    NOTE

    EMILIO SALGARI: I PIRATI DELLA MALESIA

    PARTE PRIMA LA TIGRE DELLA MALESIA

    IL NAUFRAGIO DELLA YOUNG-INDIA

    I PIRATI DELLA MALESIA

    LA TIGRE DELLA MALESIA

    UN TERRIBILE DRAMMA

    LA CACCIA ALL'HELGOLAND

    DA MOMPRACEM A SARAWACK

    L'HELGOLAND

    LA BAIA DI SARAWACK

    LA BATTAGLIA

    PARTE SECONDA IL RAJAH DI SARAWACK

    LA TAVERNA CINESE

    UNA NOTTE IN PRIGIONE

    IL RAJAH JAMES BROOKE

    SOTTO I BOSCHI

    NARCOTICI E VELENI

    TREMAL-NAIK

    LA LIBERAZIONE DI KAMMAMURI

    YANEZ IN TRAPPOLA

    LORD JAMES GUILLONK

    NEL CIMITERO

    IL COMBATTIMENTO

    LA RESURREZIONE DI TREMAL-NAIK

    LE DUE PROVE

    LA RIVINCITA DEL RAJAH BROOKE

    A BORDO DEL REALISTA

    LA NAVE DEI FORZATI

    LA RIVOLTA

    IL NAUFRAGIO

    SALVI!

    LA STRAGE DEI FORZATI

    LO YACHT DI LORD JAMES

    IL GOVERNATORE DI SEDANG

    LA FUGA DEL PRINCIPE HASSIM

    LA SCONFITTA DI JAMES BROOKE

    CONCLUSIONE

    NOTE

    EMILIO SALGARI LE DUE TIGRI

    LA MARIANNA

    IL RAPIMENTO DI DARMA

    TREMAL-NAIK

    IL MANTI

    LA FESTA DI DARMA-RAGIA

    LA BAJADERA

    UN DRAMMA INDIANO

    L'ONI-GOMON

    LE CONFESSIONI DEL MANTI

    UNA BATTAGLIA TERRIBILE

    NELLE JUNGLE

    L'ASSALTO DEL RINOCERONTE

    LA MANGIATRICE D'UOMINI

    LA PRIMA TIGRE

    NELLE SUNDERBUNDS

    I THUGS

    SEGNALI MISTERIOSI

    IL CICLONE

    LA SCOMPARSA DELLA BAJADERA

    LA TORRE DI BARREKPORRE

    IL TRADIMENTO DEI THUGS

    SIRDAR

    L'ISOLA DI RAJMANGAL

    LA PAGODA DEI THUGS

    NEL RIFUGIO DEI THUGS

    L'ATTACCO DEI PIRATI

    UN'ECATOMBE

    SULLE TRACCIE DI SUYODHANA

    L'INSURREZIONE INDIANA

    I TRADITORI

    LA CACCIA ALLE TIGRI DI MOMPRACEM

    VERSO DELHI

    LE STRAGI DI DELHI

    CONCLUSIONE

    NOTE

    EMILIO SALGARI: IL RE DEL MARE

    PARTE PRIMA LA MALESIA IN FIAMME

    L'ASSALTO DELLA MARIANNA

    IL PELLEGRINO DELLA MECCA

    SUL KABATUAN

    IN MEZZO AL FUOCO

    LE CONFESSIONI DEL PILOTA

    LA CARICA DEGLI ELEFANTI

    IL KAMPONG DI PANGUTARAN

    LO SCOPPIO DELLA MARIANNA

    LA PROVA DEL FUOCO

    L'ASSALTO AL KAMPONG

    IL RITORNO DI KAMMAMURI

    L'ORGIA DEI DAYAKI

    LA RITIRATA ATTRAVERSO LE FORESTE

    LA NAVE AMERICANA

    FUOCO DI BORDATA!

    LA DICHIARAZIONE DI GUERRA

    PARTE SECONDA IL FIGLIO DI SUYODHANA

    UNA SPEDIZIONE NOTTURNA

    UN AUDACE COLPO DI MANO

    UN COMBATTIMENTO TERRIBILE

    SIR MORELAND

    LA CACCIA AL RE DEL MARE

    I MISTERI DI SIR MORELAND

    NEL MAR DELLA SONDA

    L'ISOLA DI MANGALUM

    IL TRADIMENTO DEI COLONI

    IL RITORNO DEL RE DEL MARE

    LA CROCIERA DEL RE DEL MARE

    NELLE ACQUE DI SARAWACK

    IL DISASTRO DELLA MARIANNA

    IL «DEMONIO DELLA GUERRA»

    LE ULTIME CROCIERE

    IL FIGLIO DI SUYODHANA

    CONCLUSIONE

    NOTE

    EMILIO SALGARI: ALLA CONQUISTA DI UN IMPERO

    MILORD YANEZ

    IL RAPIMENTO D'UN MINISTRO

    NELL'ANTRO DELLE TIGRI DI MOMPRACEM

    LA PIETRA DI SALAGRAM

    L'ASSALTO DELLE TIGRI

    SUL BRAHMAPUTRA

    IL RAJAH DELL'ASSAM

    LA TIGRE NERA

    IL COLPO DI GRAZIA DI YANEZ

    ALLA CORTE DEL RAJAH

    IL VELENO DEL GRECO

    UN TERRIBILE DUELLO

    LA SCOMPARSA DI SURAMA

    SANDOKAN ALLA RISCOSSA

    L'ATTACCO DELLA PAGODA SOTTERRANEA

    FRA LE PANTERE E LE TENEBRE

    LA CONFESSIONE DEL FAKIRO

    IL GIOVANE SUDRA

    LA LIBERAZIONE DI SURAMA

    LA RITIRATA ATTRAVERSO I TETTI

    UNA CACCIA EMOZIONANTE

    LA PROVA DELL'ACQUA

    LE TERRIBILI RIVELAZIONI DEL GRECO

    LA RESA DI YANEZ

    LA RITIRATA DELLA TIGRE DELLA MALESIA

    FRA IL FUOCO ED IL PIOMBO

    LA CARICA DEGLI JUNGLI-KUDGIA

    I MONTANARI DI SADHJA

    SUL BRAHMAPUTRA

    L'ASSALTO A GAHUATI

    NOTE

    EMILIO SALGARI: SANDOKAN ALLA RISCOSSA

    L'ASSALTO ALLA KOTTA

    I PIRATI DAYAKI

    IL RITORNO ALLA COSTA

    IL TRADIMENTO DEL CHITMUDYAR

    UN MORTO CHE RISUSCITA

    I MISTERI DELLE FORESTE VERGINI

    L'ASSALTO DEI GAVIALI

    LA CACCIA AL MAIAS

    LA SORPRESA NOTTURNA

    I BUFALI SELVAGGI

    LA RICOMPARSA DEL GRECO

    LA FUGA MIRACOLOSA

    LA CAVERNA DEI PITONI

    L'ASSEDIO

    FRA IL FUOCO ED I PITONI

    I MALESI ALLA RISCOSSA

    IL VILLAGGIO DEI NEGRITOS

    I SERGENTI ISTRUTTORI

    L'ASSALTO DEI RINOCERONTI

    CARICHE FURIOSE

    L'ATTACCO AL KAIDANGAN

    LA RITIRATA SUL KINIBALU

    SUL KINIBALU

    UN ALTRO AGGUATO DEL GRECO

    SULLE PUNTE DELLE FRECCE AVVELENATE

    IL LAGO MISTERIOSO

    LA PRESA DELLA CAPITALE

    CONCLUSIONE

    EMILIO SALGARI: LA RICONQUISTA DI MOMPRACEM

    L'ABBORDAGGIO DEI MALESI

    L'AMBASCIATORE INGLESE

    UNO SPETTACOLO SELVAGGIO

    L'ATTACCO ALLA CANNONIERA

    UN TERRIBILE MOMENTO

    UNA PESCA EMOZIONANTE

    LA CROCIERA DELL'YACHT

    LE FURIE SANGUINARIE DI JOHN FOSTER

    UNA PARTITA DI DADI CHE FINISCE MALE

    UNA CORSA ATTRAVERSO IL MARE

    LA FUGA DELL'AMBASCIATORE

    TIGRI E LEOPARDI

    UN ALTRO ATTENTATO

    LE GRANDI CACCE DEL SULTANO

    IL TRADIMENTO DEI NAUFRAGHI

    LA STANZA DA LETTO DELL'ELEFANTE

    UN TRAGICO DUELLO

    L'ASSALTO DEI RAJAPUTI

    LE BANDE DELLA TIGRE

    TIGRI INDIANE E TIGRI MALESI

    UNA BATTAGLIA DI GIGANTI

    ALL'ASSALTO DI VARAUNI

    NELLA BAIA

    LA RICONQUISTA DELLO SCOGLIO

    CONCLUSIONE

    NOTE

    EMILIO SALGARI: IL BRAMINO DELL'ASSAM

    L'ASSASSINIO D'UN MINISTRO

    IL VELENO DEL BIS COBRA

    IL CACCIATORE DI TOPI

    LA CACCIA AGLI AVVELENATORI

    IL FALSO BRAMINO

    IL MAGNETIZZATORE

    I FURORI DEI FILOSOFI

    FAME, SETE E PUGNI

    L'INCENDIO DEL PALAZZO REALE

    IN CERCA DELLA RHANI

    NOTTE D'ANGOSCIA

    LA PAGODA DI KALIKÒ

    NOTE

    EMILIO SALGARI: LA CADUTA DI UN IMPERO

    LA FUGA DEGLI ELEFANTI E DEI RAJAPUTI

    LA CARICA DI SAHUR

    DUE FURFANTI

    IL DISASTRO

    L'ASSALTO DELLE TIGRI

    IL METICCIO

    IL POLIZIOTTO

    I SIGARI DEL BRAMINO

    LE STRAGI DI GOALPARA

    L'ATTENTATO

    LA CAPITALE IN FIAMME

    L'ARRIVO DEI PIRATI DELLA MALESIA

    EMILIO SALGARI: LA RIVINCITA DI YANEZ

    LA COLONNA INFERNALE

    IL PARLAMENTARIO

    I BACILLI DEL COLERA

    L'ASSEDIO

    LA RITIRATA

    UN BRUTTO TIRO

    SUL MARGINE DELLA JUNGLA

    LA POSTA INDIANA

    LA NOTTE NELLA JUNGLA

    IL GURÙ

    IN TRAPPOLA

    LE FURIE DEL RAJAH

    FRA LE ACQUE E LE TENEBRE

    IL CAVALLO DEL BANDITO

    L'ASSALTO DEI COCCODRILLI

    IL PADRONE DELLO STALLONE

    L'ASSALTO ALLA TORRE

    L'ARRIVO DEI MONTANARI

    SINDHIA ALLA RISCOSSA

    LA MORTE DEL RAJAH

    NOTE

     EMILIO SALGARI

    TUTTI I ROMANZI DI SANDOKAN

    Le tigri di Mompracem

    I misteri della jungla nera

    I Pirati della Malesia

    Le due tigri

    Il Re del Mare

    Alla conquista di un impero

    Sandokan alla riscossa

    La riconquista di Mompracem

    Il bramino dell'Assam

    La caduta di un impero

    La rivincita di Yanez

    Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.

    L'ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale specifico,

    dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina

    ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi), 

    è soggetto a copyright. 

    Immagine di copertina: Illustrazione di Alberto Della Valle (1900)

    Elaborazione grafica: GDM.

    INTRODUZIONE

    ¹

    Emilio Salgari

    Emilio Salgari (Verona, 21 agosto 1862 – Torino, 25 aprile 1911) è stato uno scrittore italiano di romanzi d'avventura molto popolari.

    Autore straordinariamente prolifico, è ricordato soprattutto per essere il padre di Sandokan, del ciclo dei pirati della Malesia e I corsari delle Antille. Scrisse anche romanzi storici, come Cartagine in fiamme e diverse storie fantastiche, come Le meraviglie del Duemila in cui prefigura la società attuale a distanza di un secolo, ed è considerato uno dei precursori della fantascienza in Italia e in particolare membro del filone del romanzo scientifico. Molte sue opere hanno avuto trasposizioni cinematografiche e televisive.

    I primi anni

    Nacque a Verona in una famiglia di piccoli commercianti nel 1862, da madre veneziana, Luigia Gradara e padre veronese, Luigi Salgari, commerciante di tessuti presso Porta Borsari, a Verona. Crebbe poi in Valpolicella, nel comune di Negrar, in frazione Tomenighe di Sotto, poi abbandonata per trasferirsi nell'attuale Ca' Salgàri.

    A partire dal 1878 studiò al Regio Istituto Tecnico e Nautico Paolo Sarpi di Venezia, ma non arrivò mai ad essere capitano di marina, come avrebbe voluto. Abbandonati gli studi al secondo corso del 1881 tornò a Verona per intraprendere una attività giornalistica.

    Vita

    I primi anni da giornalista veronese furono costellati da immagini di animali esotici importati nella città veneta, all'epoca ricca di stranieri, circhi e spettacoli per le strade della città, che lo affascinarono e gli diedero lo spunto per i futuri romanzi.

    Il suo primo lavoro scritto fu un racconto in quattro puntate, I selvaggi della Papuasia, scritto all'età di vent'anni e pubblicato su un settimanale milanese. A partire dal 1883, riscosse un notevole successo con il romanzo Le tigri di Mompracem, pubblicato a puntate sul giornale veronese La nuova Arena, ma non ne ebbe nessun ritorno economico significativo. Tuttavia, nello stesso anno divenne redattore del giornale stesso. Svolse un'intensa attività con gli pseudonimi Ammiragliador ed Emilius, pubblicando romanzi d'appendice ormai famosi, tra cui La Tigre della Malesia. Due anni dopo diventò anche redattore de L'Arena e, il 25 settembre, sfidò a duello un collega rivale del quotidiano veronese L'Adige.

    Nel 1884 pubblicò, a puntate, il suo primo romanzo, La favorita del Mahdi, scritto otto anni prima. Nel 1883, tra il 15 settembre e il 12 ottobre, aveva già pubblicato a puntate Tay-See, ripubblicata poi in volume col titolo La Rosa del Dong-Giang nel 1897.

    Nel 1887 morì la madre, mentre il 27 novembre 1889 vi fu il suicidio del padre: credendosi malato di una malattia incurabile, Luigi Salgari si gettò dalla finestra della casa di alcuni parenti. Qualche anno dopo, il 30 gennaio 1892, Emilio sposò Ida Peruzzi, una attrice di teatro. Nata la figlia primogenita Fatima, insieme decisero di trasferirsi in Piemonte, sotto contratto con Speirani Editore. Inizialmente a Ivrea nel 1894, poi vissero nella quiete canavesana delle case di Piazza Pinelli a Cuorgnè e della vicina Alpette.

    Dal 1898 si trasferì definitivamente in Corso Casale, 205 a Torino. I suoi unici viaggi esotici furono tra la sua abitazione e le precise mappe ed i libri dedicati ai paesi lontani da lui descritti, presenti nella Biblioteca Civica Centrale di Via della Cittadella, che egli raggiungeva ogni mattina in tram.

    Dal 1892 al 1898 pubblicò circa una trentina di opere. Nel solo triennio 1894-1896, sempre con Speirani, pubblicò ben 5 titoli: Il tesoro del Presidente del Paraguay, Le novelle marinaresche di Mastro Catrame, Il Re della montagna, Attraverso l'Atlantico in pallone, I naufragatori dell'Oregon. Con l'editore Donath di Genova iniziò il contratto nel 1896 con I pirati della Malesia, poi, nuovamente a Torino, nel 1906 si legò contrattualmente con Bemporad Edizioni, pubblicando La Stella dell'Araucania.

    Il 3 aprile 1897, su proposta della regina d'Italia Margherita di Savoia, venne insignito dalla Real Casa a Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Fu questa l'unica soddisfazione della sua vita, quindi iniziò il declino. Molti suoi romanzi ebbero grande successo ma, a causa della sua ingenuità, furono soprattutto gli editori a beneficiarne, mentre per Salgari le difficoltà economiche furono una costante, fino alla fine. In particolare a partire dal 1903, quando la moglie iniziò a dare segni di follia, si moltiplicarono i debiti che fu costretto a contrarre per poter pagare le cure. Nel 1910 la salute mentale della donna peggiorò, e nel 1911 fu costretta a entrare in manicomio.

    Il declino

    « A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. »

    (Emilio Salgàri)

    I contratti obbligarono Salgàri a scrivere tre libri l'anno, e per mantenere quei ritmi fu costretto a scrivere tre pagine al giorno. Se una domenica voleva riposare, o se era preso dalla febbre, all'indomani le pagine da scrivere erano sei. Scriveva fumando un centinaio di sigarette al giorno e bevendo vino marsala. Inoltre, dirigeva contemporaneamente un periodico di viaggi. Più che un problema di sottocompensi in proporzione alla mole di lavoro il suo esaurimento nervoso fu dovuto, più che altro, alla fatica e la stanchezza. Non solo non guadagnava, ma non era nemmeno considerato dai circoli letterari dell'epoca, ultimo smacco alla sua dignità. All'amico pittore Gamba scriveva nel 1909:

    « La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune delle notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere. »

    Finché i suoi nervi non cedettero. A ciò si aggiunse la nostalgia della moglie, ricoverata da mesi in manicomio. Stressato e umiliato, rimase da solo e con i figli da accudire. Sempre più depresso, nel 1909 tentò per la prima volta il suicidio, gettandosi sopra una spada, ma venne salvato in tempo. Poi, l'ultima intervista, quella di un giornalista, tal Antonio Casulli, inviato del «Mattino» di Napoli, che incontrò Salgari nel dicembre 1910, e che anni più tardi dichiarerà di aver respirato nella loro casa un'atmosfera come minimo triste e malinconica.

    Infine, la tragedia: la mattina di martedì 25 aprile del 1911 Salgàri lasciò sul tavolo tre lettere e uscì dalla sua casa prendendo il suo solito tram con in tasca un rasoio. Le lettere erano indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori.

    Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrisse:

    « Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora... »

    Li avverte poi dove potranno trovare il suo corpo in uno dei burroncelli del bosco di Val San Martino, sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta il corso Casale di Torino dove con la famiglia andava solitamente a fare i pic-nic; la zona esatta è quella del parco di Villa Rey, dove attualmente si trova l'omonimo campeggio. Ma a trovarlo, per caso, fu invece una lavandaia ventiseienne, andata nel bosco per fare legna, tal Luigia Quirico. Il corpo di Salgàri aveva la gola e il ventre squarciati in modo atroce. In mano stringeva ancora il rasoio. Si uccise come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi, facendo harakiri, con gli occhi rivolti al sole che si leva. I suoi funerali avvennero al Parco del Valentino, ma passarono inosservati perché in quei giorni Torino era impegnata con l'imminente festa del 50° Anniversario dell'Unità d'Italia. La sua tomba, con dedica, fu traslata nel famedio del Cimitero Monumentale di Verona.

    Altre tragedie colpirono successivamente anche la moglie e i figli dello scrittore: nel 1914 Fatima, giovanissima, rimase vittima della tubercolosi, mentre nel 1922 la moglie Ida si spense in manicomio.

    Nel 1931 fu di nuovo il suicidio la causa della morte dell'altro figlio, Romero; nel 1936, per le ferite di un tragico incidente in moto, perse poi la vita Nadir, tenente di complemento del Regio Esercito. Un'intervista, conservata alle teche di Rai Storia del 1957, ritrae l'ultimogenito figlio vivo Omar, che racconta alle telecamere della vita di suo padre. Tuttavia, anche Omar, in seguito, si suiciderà, buttandosi dal secondo piano del suo alloggio nel 1963.

    Produzione romanzesca

    Salgari deve la sua popolarità ad una impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200 considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, con l'invenzione di personaggi di grande successo come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero. Tali personaggi risultano inseriti in un accurato contesto storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si limita, ad esempio, alla figura di James Brooke, il raja bianco di Sarawak.

    Seri studi condotti dalla storica olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati pubblicati da autorevoli riviste scientifiche quali Archipel nei Paesi Bassi e, in Italia, Oriente Moderno) hanno infatti permesso di ricostruire le fonti storiche e geografiche lette e utilizzate nelle biblioteche di Verona dal grande scrittore di romanzi d'avventura.

    La popolarità degli eroi salgariani è provata anche dalla grande diffusione di apocrifi: più di un centinaio, che editori privi di scrupoli gli attribuivano; i più famosi furono i cinque romanzi a firma congiunta Luigi Motta-Emilio Salgari e quelli commissionati dagli eredi Nadir e Omar ad alcuni ghostwriter come Giovanni Bertinetti e Americo Greco.

    Egli stesso pubblicò con vari pseudonimi numerose opere, spinto da motivazioni diverse la più nota delle quali fu l'urgenza di aggirare la clausola contrattuale di esclusiva che lo teneva legato all'editore Donath. Tuttavia per lo stesso Donath pubblicò con lo pseudonimo di Enrico Bertolini tre romanzi, nonché diversi racconti e testi di vario genere; in questo caso si sarebbe trattato di una precauzione utilizzata quando, incalzato da contratti e scadenze, lo scrittore usava più del dovuto elementi tratti da opere altrui (come nel caso di Le caverne dei diamanti, una libera versione del romanzo Le miniere di re Salomone di Henry Rider Haggard).

    Opere

    Cronologia delle opere, suddivise per cicli narrativi.

    Ciclo dei pirati della Malesia

    Le tigri di Mompracem (pubblicato a puntate nel 1883-1884 come La tigre della Malesia, raccolto in volume nel 1900)

    I misteri della jungla nera (pubblicato a puntate nel 1887 come Gli strangolatori del Gange, raccolto in volume nel 1895)

    I pirati della Malesia (1896)

    Le due tigri (1904)

    Il Re del Mare (1906)

    Alla conquista di un impero (1907)

    Sandokan alla riscossa (1907)

    La riconquista di Mompracem (1908)

    Il bramino dell'Assam (1911)

    La caduta di un impero (1911)

    La rivincita di Yanez (1913)

    Ciclo dei corsari delle Antille

    Il Corsaro Nero (1898)

    La regina dei Caraibi (1901)

    Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905)

    Il figlio del Corsaro Rosso (1908)

    Gli ultimi filibustieri (1908)

    Ciclo dei corsari delle Bermude

    I corsari delle Bermude (1909)

    La crociera della Tuonante (1910)

    Straordinarie avventure di Testa di Pietra (1915)

    Ciclo del Far West

    Sulle frontiere del Far-West (1908)

    La scotennatrice (1909)

    Le selve ardenti (1910)

    Cicli minori

    I due marinai

    Il tesoro del presidente del Paraguay (1894)

    Il continente misterioso (1894)

    Il Fiore delle Perle

    Le stragi delle Filippine (1897)

    Il Fiore delle Perle (1901)

    I figli dell'aria

    I figli dell'aria (1904)

    Il re dell'aria (1907)

    Capitan Tempesta

    Capitan Tempesta (1905)

    Il leone di Damasco (1910)

    Avventure in India

    Il capitano della Djumna (1897)

    Un giovane ufficiale inglese di servizio in India, mentre va a caccia sulle coste del golfo del Bengala, nel raccogliere un'oca migratrice da lui uccisa, trova, legato sotto un'ala, uno strano e sconcertante documento: il diario di un capitano della marina mercantile, che racconta come il suo equipaggio, sobillato da due furfanti, gli si sia ribellato, lo abbia derubato di un carico prezioso e se ne sia andato abbandonandolo, solo col suo cane, sulla sua nave, la Djumna, naufragata sulle coste di un'isola dell'arcipelago delle Andamane. Profondamente commosso e turbato, il giovane ufficiale noleggia una nave e organizza una spedizione di soccorso per ritrovare e salvare il disgraziato capitano, nella speranza che sia ancora vivo. E rintracciato il principale autore del tradimento, che nel frattempo ha eliminato tutti i complici per godersi da solo le ricchezze rubate, lo imbarca come prigioniero per farsi condurre da lui sul luogo del naufragio. Ma il furfante, per salvare la pelle, trama la rovina della spedizione…

    La montagna di luce (1902)

    La Montagna di Luce è un enorme diamante, il più grande che sia mai stato estratto da una miniera e, proprio per il suo incredibile valore, fa gola a molti. È proprietà del Rajah di Pannah. Il suo valore aumenta quando questo diamante diventa il mezzo per il bramino Indri di salvare la sua vita e la sua posizione sociale dal tradimento di alcuni ministri, gelosi della sua carica. Indri deve sottrarre il gioiello al rajah e farne dono al tempio del dio Brahma, per porlo sulla fronte del dio. Ardua impresa! In cui sarà però aiutato dall'amico Toby Randal.

    La Perla Sanguinosa (1905)

    La pesca delle perle nelle acque del Malabar o sulle coste dell'isola di Ceylon, è oltremodo pericolosa, perché, oltre il possedere un buon allenamento, per resistere sott'acqua il tempo sufficiente a far raccolta delle ostriche che possono contenere le perle, i palombari devono anche guardarsi dai pescecani, che sono numerosi in quelle acque. La Perla Sanguinosa è stata trovata con queste tecniche, una perla dall'incredibile colore rosso, che la rende ancora più preziosa.

    Avventure africane

    La favorita del Mahdi (1887)

    La Costa d'Avorio (1898)

    I predoni del Sahara (1903)

    Le pantere di Algeri (1903)

    Sull'Atlante (1907)

    I briganti del Riff (1911)

    Avventure in Russia

    Gli orrori della Siberia (1900)

    Le Aquile della steppa (1907)

    Altri romanzi e racconti

    Duemila leghe sotto l'America (1888) (noto anche come: Il tesoro misterioso)

    La scimitarra di Budda (1892)

    I pescatori di balene (1894)

    Le novelle marinaresche di Mastro Catrame (1894) (noto anche come: Il vascello maledetto) (volume di racconti)

    Un dramma nell'Oceano Pacifico (1895)

    Il re della montagna (1895)

    I naufraghi del Poplador (1895)

    Al Polo Australe in velocipede (1895)

    Nel paese dei ghiacci (1896) (Comprende due racconti: I naufraghi dello Spitzberg e I cacciatori di foche della Baia di Baffin)

    I drammi della schiavitù (1896)

    Il re della Prateria (1896)

    Attraverso l'Atlantico in pallone (1896)

    I naufragatori dell'Oregon (1896)

    I Robinson italiani (1896)

    I pescatori di Trepang (1896)

    La rosa del Dong-Giang (1897) (noto anche come: Tay-See)

    La città dell'oro (1898)

    Al Polo Nord (1898)

    La capitana del Yucatan (1899)

    Le caverne dei diamanti (1899) (libera riduzione del romanzo Le miniere di re Salomone di Henry R. Haggard)

    Le avventure di un marinaio in Africa (1899) (titolo esatto: Avventure straordinarie di un marinaio in Africa)

    Il figlio del cacciatore d'orsi (1899)

    I minatori dell'Alaska (1900)

    Gli scorridori del mare (1900)

    Avventure fra le pellirosse (1900)

    La Stella Polare e il suo viaggio avventuroso (1901) (anche come Verso l'Artide con la Stella Polare)

    Le stragi della China (1901) (noto anche come: Il sotterraneo della morte)

    La montagna d'oro (1901) (noto anche come: Il treno volante)

    I naviganti della Meloria (1902)

    La giraffa bianca (1902)

    Sul mare delle perle (1903)

    L'uomo di fuoco (1904)

    I solitari dell'Oceano (1904)

    La città del re lebbroso (1904)

    La gemma del fiume rosso (1904)

    L'eroina di Port Arthur (1904) (noto anche come: La Naufragatrice)

    Le grandi pesche nei mari australi (1904)

    La sovrana del campo d'oro (1905)

    Le figlie dei Faraoni (1905)

    La Stella dell'Araucania (1906)

    Le meraviglie del Duemila (1907)

    Il tesoro della montagna azzurra (1907)

    Cartagine in fiamme (1908)

    Una sfida al Polo (1909)

    La Bohème italiana (1909)

    Storie rosse (1910) (Il volume, una sorta di antologia, contiene 15 capitoli tratti da altrettanti romanzi di Salgàri, pubblicati dall'editore Bemporad di Firenze)

    I predoni del gran deserto (1911)

    Filmografia

    In ordine alfabetico-cronologico i film tratti dalle opere salgariane (parziale):

    Il corsaro nero (1920) di Vitale De Stefano

    Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1920) di Vitale De Stefano

    La regina dei Caraibi (1921) di Vitale De Stefano

    Gli ultimi filibustieri (1921) di Vitale De Stefano

    Il Corsaro Rosso (1921) di Vitale De Stefano

    Il figlio del Corsaro Rosso (1921) di Vitale De Stefano

    Il corsaro nero (1928) di Rodolfo Ferro film incompleto

    Il Corsaro Nero (1937) di Amleto Palermi

    I pirati della Malesia (1941) di Enrico Guazzoni

    La figlia del Corsaro Verde (1941) di Enrico Guazzoni

    Le due tigri (1941) di Giorgio Simonelli

    Capitan Tempesta (1942) di Corrado D'Errico terminato poi da Umberto Scarpelli

    Il figlio del corsaro rosso (1943) di Marco Elter

    Il leone di Damasco (1942) di Corrado D'Errico terminato poi da Enrico Guazzoni

    I cavalieri del deserto/Gli ultimi tuareg (1942) di Osvaldo Valenti Film incompiuto a causa degli eventi bellici (gli esterni furono girati in Libia)

    Gli ultimi filibustieri (1943) di Marco Elter

    El Corsaro Negro (1944) di Chano Urueta Film messicano distribuito in Italia nel 1951

    I tre corsari (1952) di Mario Soldati

    Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1952) di Mario Soldati

    Il tesoro del Bengala (1953) di Gianni Vernuccio

    I misteri della giungla nera (1953) di Gian Paolo Callegari, Ralph Murphy

    La vendetta dei Tughs (1954) di Gian Paolo Callegari, Ralph Murphy

    Il figlio del corsaro rosso (1959) di Primo Zeglio

    Cartagine in fiamme (1959) di Carmine Gallone

    Morgan il pirata (1960) di Primo Zeglio

    Sandokan, la tigre di Mompracem (1963) di Umberto Lenzi

    I pirati della Malesia (1964) di Umberto Lenzi

    Sandokan alla riscossa (1964) di Luigi Capuano

    Sandokan contro il leopardo di Sarawak (1964) di Luigi Capuano

    I misteri della giungla nera (1965) di Luigi Capuano

    La montagna di luce (1965) di Umberto Lenzi

    L'avventuriero della Tortuga (1965) di Luigi Capuano

    I predoni del Sahara (1965) di Guido Malatesta

    Le tigri di Mompracem (1970) di Mario Sequi

    Il corsaro nero (1971) di Vincent Thomas (Lorenzo Gicca Palli)

    Il corsaro nero (1976) di Sergio Sollima

    Sandokan (1976) (sceneggiato televisivo in sei puntate) di Sergio Sollima

    La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! (1977) di Sergio Sollima

    Il segreto del Sahara, miniserie televisiva (1987) di Alberto Negrin

    I misteri della giungla nera miniserie televisiva (1991) di Kevin Connor

    Il ritorno di Sandokan (1996) di Enzo G. Castellari

    L'elefante bianco (1998) di Gianfranco Albano sceneggiato in due puntate

    Influenza culturale

    Che Guevara da giovane lesse ben 62 opere dello scrittore veronese.

    La più celebre trasposizione cinematografica dei sui romanzi furono tutte le serie televisive sopracitata su Sandokan, trasmessa dalla Rai a metà degli anni settanta, interpretata dall'affascinante attore indiano Kabir Bedi e con la famosa e orecchiabile sigla degli Oliver Onions.

    Alfredo Castelli ha scritto nel 2010 una storia a fumetti di Martin Mystère ispirata ad un romanzo incompiuto dello scrittore, Il leone del Transvaal.

    L'asteroide 1998 UC23 è stato denominato 27094 Salgari.

    Il cantante dialettale comasco Davide Van De Sfroos ha intitolato una sua canzone – e l'album omonimo in cui essa è contenuta – Yanez, come uno dei più famosi personaggi del ciclo indo-malese. Per coincidenza la canzone è stata presentata al Festival della Canzone Italiana di Sanremo nel centesimo anniversario dalla morte di Salgari (2011).

    Nel 2011 Alitalia ha dedicato allo scrittore uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DSF).

    Nel 2011 lo scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II ha pubblicato un romanzo dichiaratamente salgariano, dal titolo Ritornano le tigri della Malesia.

    Onorificenze

    Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia

    Bibliografia

    Giovanni Arpino e Roberto Antonetto, Emilio Salgari, il padre degli eroi, Mondadori, 1991. ISBN 88-04-34701-5

    Antonio Piromalli, Motivi di narrativa popolare nel ciclo dei «Pirati della Malesia» da Letteratura e cultura popolare, Firenze, Olschki, 1983.

    Bruno Traversetti, Introduzione a Salgari, Roma-Bari, Laterza, 1989.

    Claudio Gallo, La penna e la spada. Il furioso Giannelli e la libera brigata de La Nuova Arena (1882-1886), Verona, Gemma Editco, 2000.

    Felice Pozzo, Emilio Salgari e dintorni, premessa di Antonio Palermo, Napoli, Liguori, 2000.

    Gianfranco De Turris. Salgari Duemila, in Liberal 15 (dicembre 2002-gennaio 2003), pp. 158–165.

    Vittorio Sarti, Bibliografia Salgariana Libreria Malavasi, Milano 1990

    Vittorio Sarti, Nuova Bibliografia Salgariana Sergio Pignatone Editore, Torino 1994

    Ferdinando Cabrini. Salgari: il viaggio e la conoscenza. in Foglio lapis, giugno 2008. URL consultato in data 08 febbraio 2009.

    O. Nalesini, L'Asia Sud-orientale nella cultura italiana. Bibliografia analitica ragionata, 1475-2005. Roma, Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, 2009, pp. 350–362.

    Un po' prima della fine? Ultimi romanzi di Salgari tra novità e ripetizione (1908-1915), a cura di Luciano Curreri e Fabrizio Foni, Roma, Luca Sossella Editore, 2009.

    Quaderni d'Altri Tempi, Al di fuori l'uragano, e qua io, Salgari!, A. VII, n. 31, 2011

    Fabrizio Foni e Claudio Gallo, Letteratura e immagine nel romance salgariano

    Corinne D'Angelo, L'Italia e gli italiani nelle opere di Emilio Salgari

    Sergio Brancato, L'ambigua epica della giovane Italia

    Vittorio Frigerio, Dall'Aquila Bianca all'Aquila della Notte

    Adolfo Fattori, I Fear The Body Electric: lo spleen, l'elettricità e il nervosismo sociale

    Gennaro Fucile, Voucher, totem e bamboo

    Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, Emilio Salgari, la macchina dei sogni, Presentazione di Mino Milani, Milano, BUR Rizzoli, 2011.

    Massimo Carloni, Salgari, salgariani e falsi Salgari, in AA. VV., Salgari, salgariani e falsi Salgari. Pirati, Corsari e Uomini del West, Senigallia, Fondazione Rosellini, 2011.

    Fabrizio Foni, Fantastico Salgari. Dal 'vampiro' Sandokan al Giornale illustrato dei viaggi, Cuneo, Nerosubianco, 2011.


    Note

    1 Fonte: Wikipedia.

    Le tigri di Mompracem

    Le tigri di Mompracem è un romanzo dello scrittore veronese Emilio Salgari. Apparve per la prima volta a puntate sulla rivista La Nuova Arena di Verona, fra la fine del 1883 e i primi mesi del 1884, con il titolo La tigre della Malesia, per poi esser pubblicato in volume nel 1900, con il titolo definitivo[1]. È una delle opere facenti parte del ciclo indo-malese di Salgari, che ha per protagonista Sandokan, il pirata di nobili origini, appunto soprannominato La Tigre della Malesia.

    Il ciclo di Sandokan non è frutto di un progetto organico e originariamente studiato a tavolino[1], ma di un'intuizione dello scrittore veneto, che ebbe l'idea di legare tra loro due diversi piani narrativi, sviluppati in altrettanti romanzi. Il primo è il filone malese, orbitante attorno al personaggio di Sandokan; il secondo è il filone indiano, caratterizzata da altri personaggi, benché per certi versi simili a quelli comparsi nelle prime avventure di Sandokan[2]. Il romanzo in questione sarebbe stato pubblicato a puntate su Il Telegrafo di Livorno nel 1887, con il titolo de Gli strangolatori del Gange (poi divenuto Gli amori di un selvaggio e, infine, nel 1895, pubblicato come I misteri della jungla nera). Queste circostanze hanno sempre reso complesso capire quale dei due romanzi possa considerarsi quello apripista del ciclo; tuttavia, le date di pubblicazione, la comodità di studio[1], nonché la datazione dei fatti raccontati nelle due storie suggerirebbe di considerare Le tigri di Mompracem quale primo tassello della saga, nonché dell'intero Primo ciclo di Sandokan.

    Trama

    Dicembre 1849. Il giovane pirata Sandokan, soprannominato la Tigre della Malesia, dallo scoglio di Mompracem, ha lanciato una lotta senza quartiere agli invasori europei, rei di aver distrutto tutta la sua famiglia; Sandokan è, infatti, l'ultimo superstite di una famiglia di regnanti del Borneo spodestati dai bianchi, ed ora chiede vendetta. A seguirlo, c'è un folto drappello di pirati provenienti da tutto il Sud-est asiatico, soprannominati i tigrotti, per via del coraggio e della sfrontata ferocia che li contraddistingue. Tra di loro, c'è il suo luogotenente e amico Yanez De Gomera, un giovane avventuriero portoghese, che la Tigre considera un fratello.

    Nelle prime pagine del romanzo, nonostante l'opinione contraria di Yanez, Sandokan muove verso Labuan (isola in via di militarizzazione da parte degli inglesi) per una missione esplorativa; il pirata, però, s'imbatte in un incrociatore inglese, che affonda il suo praho e distrugge il suo equipaggio. Sandokan cade in mare, gravemente ferito; approdato in preda al delirio proprio sulle sponde della vicina Labuan, viene ricoverato e curato in casa di Lord James Guillonk, capitano di vascello e notabile dell'isola. Entrato nelle grazie di Lord James, Sandokan conquista pure l'amore della sua nipote anglo-italiana: si tratta di Marianna, una sedicenne nativa di Napoli, soprannominata dai malesi La Perla di Labuan, per via dello straordinario candore della sua pelle e per la sua incredibile bellezza.

    Tuttavia, durante una cena in casa Guillonk, il baronetto William Rosenthal, presente al momento dell'attacco al praho del pirata, lo riconosce e innesca il tradimento. Sandokan è costretto a fuggire, ma promette a Marianna di ritornare a Labuan per riprenderla e portarla via con sé; puntualmente, mantiene la promessa, ma anche stavolta è costretto alla fuga. È necessario, perciò, l'intervento da vero trasformista del suo amico Yanez De Gomera per permettergli di ricongiungersi con la sua bella e portarla con sé a Mompracem.

    Al ritorno nel loro covo, Sandokan e Yanez scoprono, però, che, in loro assenza, i pirati sono stati duramente attaccati dagli inglesi; solo una pausa dai combattimenti consente il matrimonio con Marianna. Tuttavia, al successivo scontro, i tigrotti vengono sonoramente sconfitti e i due capi della pirateria finiscono prigionieri degli inglesi. Solo nelle ultime pagine, Sandokan riuscirà in maniera rocambolesca a liberare i suoi prodi e a ritirarsi a Giava con l'amata. Il libro si conclude proprio con la sua drastica dichiarazione di voler ritirarsi per sempre dalla lotta armata contro gli inglesi invasori.

    Personaggi

    Sandokan

    È il capo di un gruppo di pirati provenienti da tutto il sud-est asiatico e insediatisi sull'isola di Mompracem. Ha nobili origini, in quanto la sua famiglia è stata detronizzata dagli europei: gli inglesi, che temevano la potenza emergente del reame, si allearono con gli olandesi e sterminarono tutta la sua famiglia, costringendolo a fuggire. Da allora, Sandokan si è convertito in un pirata, alla ricerca della vendetta.

    Lady Marianna Guillonk

    Nata nel Golfo di Napoli da madre italiana e padre inglese, rimase orfana in giovane età e fu adottata dallo zio Lord James. Con lui imparò la vita di mare ed i combattimenti. Quando lo zio si ferma a Labuan, anche lei rimane con lui, reprimendo gli istinti di combattimento.

    Lord James Guillonk

    Fratello del padre di Marianna e capitano di vascello. Persona solitamente tranquilla e caritatevole, odia però i pirati e sarebbe capace di uccidere la nipote pur di non vederla sposata con Sandokan.

    Yanez de Gomera

    Un portoghese di circa trentatré anni che tratta Sandokan come un fratello e gli è molto leale. Ha dei lunghi baffi ed ama fumare sigarette. Ha quasi sempre un'espressione beffarda ed è sempre divertito, ma ha una volontà ferrea e sa essere assai freddo. Tra le sue qualità migliori, c'è quella di trasformarsi, vestendo spesso i panni del nemico.

    Adattamenti cinematografici

    Nel 1970 è stato realizzato l'omonimo film.

    Dal romanzo di Salgari, sapientemente mescolato con il terzo libro della saga (I pirati della Malesia), è stato realizzato lo sceneggiato televisivo Sandokan, datato 1976, per la regia di Sergio Sollima e interpretato da Kabir Bedi, Carole André, Philippe Leroy, Andrea Giordana e Adolfo Celi.

    Note

    1 2 3 Sergio Campailla, Il ciclo di Sandokan, Newton Compton Editori.

    ↑ Sergio Campailla, Il caso Salgari, Newton Compton Editori.

    Edizioni

    Emilio Salgari, Le tigri di Mompracem, a cura di Sergio Campailla, Biblioteca Economica Newton - Sezione Ragazzi, Newton Compton, 1994, p. 284, ISBN 88-7983-739-7.

    Emilio Salgari, Le tigri di Mompracem, Salgariana, Ugo Mursia, p. 272, ISBN 978-88-425-3609-3.

    Emilio Salgari, Le tigri di Mompracem, Antonio Vallardi Editore, 1971, p. 359.

    Emilio Salgari, Sandokan - Le Tigri di Mompracem, Piemme, Geronimo Stilton, 2013, pp. 270 circa.

    Emilio Salgari, La Tigre della Malesia, Viglongo Editore, 1991, pp. 368

    EMILIO SALGARI

    LE TIGRI DI MOMPRACEM

    I PIRATI DI MOMPRACEM

    La notte del 20 dicembre 1849 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem, isola selvaggia, di fama sinistra, covo di formidabili pirati, situata nel mare della Malesia, a poche centinaia di miglia dalle coste occidentali del Borneo.

    Pel cielo, spinte da un vento irresistibile, correvano come cavalli sbrigliati, e mescolandosi confusamente, nere masse di vapori, le quali, di quando in quando, lasciavano cadere sulle cupe foreste dell'isola furiosi acquazzoni; sul mare, pure sollevato dal vento, s'urtavano disordinatamente e s'infrangevano furiosamente enormi ondate, confondendo i loro muggiti cogli scoppi ora brevi e secchi ed ora interminabili delle folgori.

    Né dalle capanne allineate in fondo alla baia dell'isola, né sulle fortificazioni che le difendevano, né sui numerosi navigli ancorati al di là delle scogliere, né sotto i boschi, né sulla tumultuosa superficie del mare, si scorgeva alcun lume; chi però, venendo da oriente, avesse guardato in alto, avrebbe scorto sulla cima di un'altissima rupe, tagliata a picco sul mare, brillare due punti luminosi, due finestre vivamente illuminate.

    Chi mai vegliava in quell'ora e con simile bufera, nell'isola dei sanguinari pirati?

    Tra un labirinto di trincee sfondate, di terrapieni cadenti, di stecconati divelti, di gabbioni sventrati, presso i quali scorgevansi ancora armi infrante e ossa umane, una vasta e solida capanna s'innalzava, adorna sulla cima di una grande bandiera rossa, con nel mezzo una testa di tigre.

    Una stanza di quell'abitazione è illuminata, le pareti sono coperte di pesanti tessuti rossi, di velluti e di broccati di gran pregio, ma qua e là sgualciti, strappati e macchiati, e il pavimento scompare sotto un alto strato di tappeti di Persia, sfolgoranti d'oro, ma anche questi lacerati e imbrattati.

    Nel mezzo sta un tavolo d'ebano, intarsiato di madreperla e adorno di fregi d'argento, carico di bottiglie e di bicchieri del più raro cristallo; negli angoli si rizzano grandi scaffali in parte rovinati, zeppi di vasi riboccanti di braccialetti d'oro, di orecchini, di anelli, di medaglioni, di preziosi arredi sacri, contorti o schiacciati, di perle provenienti senza dubbio dalle famose peschiere di Ceylan, di smeraldi, di rubini e di diamanti che scintillano come tanti soli, sotto i riflessi di una lampada dorata sospesa al soffitto.

    In un canto sta un divano turco colle frange qua e là strappate; in un altro un armonium di ebano colla tastiera sfregiata e all'ingiro, in una confusione indescrivibile, stanno sparsi tappeti arrotolati, splendide vesti, quadri dovuti forse a celebri pennelli, lampade rovesciate, bottiglie ritte o capovolte, bicchieri interi o infranti e poi carabine indiane rabescate, tromboni di Spagna, sciabole, scimitarre, accette, pugnali, pistole.

    In quella stanza così stranamente arredata, un uomo sta seduto su una poltrona zoppicante: è di statura alta, slanciata, dalla muscolatura potente, dai lineamenti energici, maschi, fieri e d'una bellezza strana.

    Lunghi capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli incornicia il volto leggermente abbronzato.

    Ha la fronte ampia, ombreggiata da due stupende sopracciglia dall'ardita arcata, una bocca piccola che mostra dei denti acuminati come quelli delle fiere e scintillanti come perle; due occhi nerissimi, d'un fulgore che affascina, che brucia, che fa chinare qualsiasi altro sguardo.

    Era seduto da alcuni minuti, collo sguardo fisso sulla lampada, colle mani chiuse nervosamente attorno alla ricca scimitarra, che gli pendeva da una larga fascia di seta rossa, stretta attorno ad una casacca di velluto azzurro a fregi d'oro.

    Uno scroscio formidabile, che scosse la gran capanna fino alle fondamenta, lo strappò bruscamente da quella immobilità. Si gettò indietro i lunghi e inanellati capelli, si assicurò sul capo il turbante adorno di uno splendido diamante, grosso quanto una noce, e si alzò di scatto, gettando all'intorno uno sguardo nel quale leggevasi un non so che di tetro e di minaccioso.

    – È mezzanotte – mormorò egli. – Mezzanotte e non è ancora tornato!

    Vuotò lentamente un bicchiere pieno di un liquido color dell'ambra, poi aprì la porta, s'inoltrò con passo fermo fra le trincee che difendevano la capanna e si fermò sull'orlo della gran rupe, alla cui base ruggiva furiosamente il mare.

    Stette là alcuni minuti colle braccia incrociate, fermo come la rupe che lo reggeva, aspirando con voluttà i tremendi soffi della tempesta e spingendo lo sguardo sullo sconvolto mare, poi si ritirò lentamente, rientrò nella capanna e si arrestò dinanzi all'armonium.

    – Quale contrasto! – esclamò. – Al di fuori l'uragano e qua io! Quale il più tremendo?

    Fece scorrere le dita sulla tastiera, traendo dei suoni rapidissimi e che avevano qualche cosa di strano, di selvaggio e che poi rallentò, finché si spensero fra gli scrosci delle folgori ed i fischi del vento.

    Ad un tratto volse vivamente il capo verso la porta lasciata semiaperta. Stette un momento in ascolto, curvo innanzi, cogli orecchie tesi, poi uscì rapidamente, spingendosi fino sull'orlo della rupe.

    Al rapido chiarore di un lampo vide un piccolo legno, colle vele quasi ammainate, entrare nella baia e confondersi in mezzo ai navigli ancorati.

    Il nostro uomo accostò alle labbra un fischietto d'oro e mandò tre note stridenti; un fischio acuto vi rispose un momento dopo.

    – È lui! – mormorò con viva emozione. – Era tempo!

    Cinque minuti dopo un essere umano, avvolto in un ampio mantello grondante d'acqua, si presentava dinanzi alla capanna.

    – Yanez! – esclamò l'uomo dal turbante, gettandogli le braccia al collo.

    – Sandokan! – rispose il nuovo venuto, con un accento straniero marcatissimo. – Brr! Che notte d'inferno, fratellino mio.

    – Vieni!

    Attraversarono rapidamente le trincee ed entrarono nella stanza illuminata, chiudendo la porta.

    Sandokan riempì due bicchieri e porgendone uno allo straniero che si era sbarazzato del mantello e della carabina che portava ad armacollo, gli disse, con accento quasi affettuoso:

    – Bevi, mio buon Yanez.

    – Alla tua salute, Sandokan.

    – Alla tua.

    Vuotarono i bicchieri e si assisero dinanzi al tavolo.

    Il nuovo arrivato era un uomo sui trentatré o trentaquattro anni, cioè un po' più anziano del compagno. Era di media statura, robustissimo, dalla pelle bianchissima, i lineamenti regolari, gli occhi grigi, astuti, le labbra beffarde, e sottili, indizio di una ferrea volontà. A prima vista si capiva che era un europeo non solo, ma che doveva appartenere a qualche razza meridionale.

    – Ebbene, Yanez, – chiese Sandokan, con una certa emozione, – hai veduta la fanciulla dai capelli d'oro?

    – No, ma so quanto volevi sapere.

    – Non sei andato a Labuan?

    – Sì, ma capirai che su quelle coste guardate dagli incrociatori inglesi, riesce difficile lo sbarco a gente della nostra specie.

    – Parlami di questa fanciulla. Chi è?

    – Ti dirò che è una creatura meravigliosamente bella, tanto bella da essere capace di stregare il più formidabile pirata.

    – Ah! – esclamò Sandokan.

    – Mi dissero che ha i capelli biondi come l'oro, gli occhi più azzurri del mare, le carni bianche come l'alabastro. So che Alamba, uno dei nostri più feroci pirati, la vide una sera passeggiare sotto i boschi dell'isola e che fu tanto colpito da quella bellezza da fermare la sua nave per meglio contemplarla, a rischio di farsi massacrare dagli incrociatori inglesi.

    – Ma a chi appartiene?

    – Da alcuni si dice che sia figlia di un colono, da altri di un lord, da altri ancora che sia nientemeno che parente del governatore di Labuan.

    – Strana creatura – mormorò Sandokan, comprimendosi colle mani la fronte.

    – E così?... – chiese Yanez.

    Il pirata non rispose. Si era bruscamente alzato in preda ad una viva emozione e si era portato dinanzi all'armonium, facendo scorrere le dita sui tasti.

    Yanez si limitò a sorridere e, staccata da un chiodo una vecchia mandola, si mise a pizzicarne le corde, dicendo:

    – Sta bene! Facciamo un po' di musica.

    Aveva però appena cominciato a suonare un'arietta portoghese, allorquando vide Sandokan avvicinarsi bruscamente al tavolo, puntandovi sopra le mani con tale violenza da farlo piegare.

    Non era più lo stesso uomo di prima: la sua fronte era burrascosamente aggrottata, i suoi occhi mandavano cupi lampi, le sue labbra, ritiratesi, mostravano i denti convulsamente stretti, le sue membra fremevano. In quel momento egli era il formidabile capo dei feroci pirati di Mompracem, era l'uomo che da dieci anni insanguinava le coste della Malesia, l'uomo che per ogni dove aveva dato terribili battaglie, l'uomo la cui straordinaria audacia, l'indomito coraggio gli avevano valso il nomignolo di Tigre della Malesia.

    – Yanez! – esclamò egli con un tono di voce, che più nulla aveva d'umano. – Che cosa fanno gl'inglesi a Labuan?

    – Si fortificano – rispose tranquillamente l'europeo.

    – Forse che tramano qualche cosa contro di me?

    – Lo credo.

    – Ah! Tu lo credi? Che osino alzare un dito contro la mia Mompracem! Di' a loro che si provino a sfidare i pirati nei loro covi! La Tigre li distruggerà fino all'ultimo e berrà tutto il loro sangue. Dimmi, che cosa dicono di me?

    – Che è ora di finirla con un pirata così audace.

    – E mi odiano molto?

    – Tanto che s'accontenterebbero di perdere tutte le loro navi, pur di appiccarti.

    – Ah!

    – Dubiti forse? Fratellino mio, sono molti anni che tu ne commetti una peggiore dell'altra. Tutte le coste portano le tracce delle tue scorrerie; tutti i villaggi e tutte le città sono state da te assalite e saccheggiate; tutti i forti olandesi, spagnoli e inglesi hanno ricevuto le tue palle e il fondo del mare è irto di navi da te mandate a picco.

    – È vero, ma di chi la colpa? Forse che gli uomini di razza bianca non sono stati inesorabili con me? Forse che non mi hanno detronizzato col pretesto che io diventavo troppo potente? Forse che non hanno assassinato mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle, per distruggere la mia discendenza? Quale male avevo io fatto a costoro? La razza bianca non aveva mai avuto da dolersi di me, eppure mi volle schiacciare. Ora io li odio, siano spagnoli, od olandesi, o inglesi o portoghesi tuoi compatrioti, io li esecro e mi vendicherò terribilmente di loro, l'ho giurato sui cadaveri della mia famiglia e manterrò il giuramento!

    «Se sono però stato spietato coi miei nemici, qualche voce spero si alzerà per dire che talvolta sono stato generoso.»

    – Non una, bensì cento, mille voci possono ben dire che tu sei stato coi deboli perfin troppo generoso – disse Yanez. – Possono dirlo tutte quelle donne cadute in tuo potere che tu hai condotte, a rischio di farti colare a picco dagli incrociatori, nei porti degli uomini bianchi; possono dirlo le deboli tribù che tu hai difeso contro le razzie dei prepotenti, i poveri marinai privati dei loro legni dalle tempeste e che tu hai salvati dalle onde e coperti di regali, e cento, e mille altri che ricorderanno sempre i tuoi benefici, o Sandokan.

    «Ma dimmi ora, fratellino mio, che cosa vuoi concludere?»

    La Tigre della Malesia non rispose. Si era messo a passeggiare per la stanza colle braccia incrociate e la testa china sul petto. A che pensava quel formidabile uomo? Il portoghese Yanez, quantunque lo conoscesse da lungo tempo, non sapeva indovinarlo.

    – Sandokan, – disse dopo qualche minuto, – a che cosa pensi?

    La Tigre si fermò guardandolo fisso, ma ancora non rispose.

    – Hai qualche pensiero che ti tormenta? – riprese Yanez. – Toh! Si direbbe che ti crucci perché gl'inglesi ti odiano molto.

    Anche questa volta il pirata stette zitto.

    Il portoghese si alzò, accese una sigaretta e si diresse verso una porta nascosta dalla tappezzeria, dicendo:

    – Buona notte, fratellino mio.

    Sandokan a quelle parole si scosse e, fermando con un gesto il portoghese, disse:

    – Una parola, Yanez.

    – Parla adunque.

    – Sai che voglio andare a Labuan?

    – Tu!... A Labuan!...

    – Perché tanta sorpresa?

    – Perché tu sei troppo audace e commetteresti qualche pazzia nel covo del tuoi più accaniti nemici.

    Sandokan lo guardò con due occhi che mandavano fiamme ed emise una specie di sordo ruggito.

    – Fratello mio, – riprese il portoghese, – non tentare troppo la fortuna. Sta' in guardia! L'affamata Inghilterra ha messo gli occhi sulla nostra Mompracem e forse non aspetta che la tua morte per gettarsi sui tuoi tigrotti e distruggerli. Sta' in guardia, poiché ho veduto un incrociatore irto di cannoni e zeppo d'armati ronzare nelle nostre acque, e quello là è un leone che altro non attende che una preda.

    – Ma incontrerà la Tigre! – esclamò Sandokan, stringendo i pugni e fremendo dai piedi al capo.

    – Sì, la incontrerà e forse nella pugna soccomberà, ma il suo grido di morte giungerà fino sulle coste di Labuan ed altri muoveranno contro di te. Morranno molti leoni, poiché tu sei forte e tremendo, ma morrà anche la Tigre!

    – Io!...

    Sandokan aveva fatto un salto innanzi, colle braccia contratte pel furore, gli occhi fiammeggianti, le mani raggrinzate come se stringessero delle armi. Fu però un lampo: si sedette dinanzi al tavolo, tracannò d'un sol fiato una tazza rimasta piena e disse con voce perfettamente calma:

    – Hai ragione, Yanez; tuttavia io andrò domani a Labuan. Una forza irresistibile mi spinge verso quelle spiagge, e una voce mi sussurra che io devo vedere la fanciulla dai capelli d'oro, che io devo...

    – Sandokan!...

    – Silenzio fratellino mio: andiamo a dormire.

    FEROCIA E GENEROSITÀ

    All'indomani qualche ora dopo che il sole era sorto, Sandokan usciva dalla capanna, pronto a compiere l'ardita impresa.

    Era abbigliato da guerra: aveva calzato lunghi stivali di pelle rossa, il suo colore favorito, aveva indossata una splendida casacca di velluto pure rosso, adorna di ricami e di frange e larghi calzoni di seta azzurra. Ad armacollo portava una ricca carabina indiana rabescata e dal lungo tiro: alla cintura una pesante scimitarra dall'impugnatura di oro massiccio e di dietro un kriss, quel pugnale dalla lama serpeggiante e avvelenata, tanto caro alle popolazioni della Malesia.

    Si arrestò un momento sull'orlo della gran rupe, scorrendo col suo sguardo d'aquila la superficie del mare, diventata liscia e tersa come uno specchio, e lo fermò verso l'oriente.

    – È là – mormorò egli, dopo alcuni istanti di contemplazione. – Strano destino, che mi spingi laggiù, dimmi se mi sarai fatale! Dimmi se quella donna dagli occhi azzurri e dai capelli d'oro che ogni notte conturba i miei sogni, sarà la mia perdita!...

    Scosse il capo come se volesse scacciare un cattivo pensiero, poi a lenti passi discese una stretta scaletta aperta nella roccia e che conduceva alla spiaggia.

    Un uomo lo attendeva al basso: era Yanez.

    – Tutto è pronto – disse questi. – Ho fatto preparare i due migliori legni della nostra flotta, rinforzandoli con due grosse spingarde.

    – E gli uomini?

    – Tutte le bande sono schierate sulla spiaggia, coi loro capi. Non avrai che da scegliere le migliori.

    – Grazie, Yanez.

    – Non ringraziarmi, Sandokan; forse ho preparato la tua rovina.

    – Non temere, fratello mio; le palle hanno paura di me.

    – Sii prudente, molto prudente.

    – Lo sarò e ti prometto che, appena avrò veduta quella fanciulla ritornerò qui.

    – Dannata femmina! Strangolerei quel pirata che per primo la vide e ne parlò a te.

    – Vieni, Yanez.

    Attraversarono una spianata, difesa da grandi bastioni, e armata di grossi pezzi d'artiglieria, di terrapieni e di profondi fossati e giunsero sulle rive della baia, in mezzo alla quale galleggiavano dodici o quindici velieri, che si chiamano prahos.

    Dinanzi ad una lunga fila di capanne e di solidi fabbricati, che parevano magazzini, trecento uomini stavano schierati in bell'ordine, in attesa d'un comando qualunque per slanciarsi, come una legione di demoni, sulle navi e spargere il terrore su tutti i mari della Malesia.

    Che uomini e che tipi!

    Vi erano dei malesi, di statura piuttosto bassa, vigorosi e agili come le scimmie, dalla faccia quadra e ossuta, dalla tinta fosca, uomini famosi per la loro audacia e ferocia; dei battias, dalla tinta ancor più fosca, noti per la loro passione per la carne umana, quantunque dotati di una civiltà relativamente assai avanzata; dei dayaki della vicina isola di Borneo, di alta statura, dai lineamenti belli, celebri per le loro stragi, che valsero loro il titolo di tagliatori di teste; dei siamesi, dal viso romboidale e gli occhi dai riflessi giallastri; dei cocincinesi, dalla tinta gialla e il capo adorno di una coda smisurata e poi degli indiani, dei bughisi, dei giavanesi, dei tagali delle Filippine e infine dei negritos con delle teste enormi ed i lineamenti ributtanti.

    All'apparire della Tigre della Malesia, un fremito percorse la lunga fila dei pirati; tutti gli occhi parvero incendiarsi e tutte le mani si raggrinzarono attorno alle armi.

    Sandokan gettò uno sguardo di compiacenza sui suoi tigrotti, come amava chiamarli, e disse:

    – Patan, fatti innanzi.

    Un malese, di statura piuttosto alta, dalle membra poderose, la tinta olivastra e vestito d'un semplice sottanino rosso adorno di alcune piume, si avanzò con quel dondolamento che è particolare agli uomini di mare.

    – Quanti uomini conta la tua banda? – chiese.

    – Cinquanta, Tigre della Malesia.

    – Tutti buoni?

    – Tutti assetati di sangue.

    – Imbarcali su quei due prahos e cedine la metà al giavanese Giro-Batol.

    – E si va?...

    Sandokan gli lanciò uno sguardo, che fece fremere l'imprudente, quantunque fosse uno di quegli uomini che si rideva della mitraglia.

    – Ubbidisci e non una parola se vuoi vivere – gli disse Sandokan.

    Il malese s'allontanò rapidamente, traendosi dietro la sua banda, composta di uomini coraggiosi fino alla pazzia e che ad un cenno di Sandokan non avrebbero esitato a saccheggiare il sepolcro di Maometto, quantunque tutti maomettani.

    – Vieni Yanez – disse Sandokan, quando li vide imbarcati.

    Stavano per scendere la spiaggia, quando furono raggiunti da un brutto negro dalla testa enorme, dalle mani ed i piedi di grandezza sproporzionata, un vero campione di quegli orribili negritos che s'incontrano nell'interno di quasi tutte le isole della Malesia.

    – Che cosa vuoi e da dove vieni, Kili-Dalù? – gli chiese Yanez.

    – Vengo dalla costa meridionale – rispose il negrito, respirando affannosamente.

    – E ci rechi?

    – Una buona nuova, capo bianco; ho veduto una grossa giunca bordeggiare verso le isole Romades.

    – Era carica? – chiese Sandokan.

    – Sì, Tigre.

    – Sta bene; fra tre ore cadrà in mio potere.

    – E poi andrai a Labuan?

    – Direttamente, Yanez.

    Si erano fermati dinanzi ad una ricca baleniera, montata da quattro malesi.

    – Addio, fratello – disse Sandokan, abbracciando Yanez.

    – Addio, Sandokan. Bada di non commettere delle pazzie.

    – Non temere; sarò prudente.

    – Addio e che la tua buona stella ti protegga.

    Sandokan balzò nella baleniera e, con pochi colpi di remo, raggiunse i prahos, i quali stavano spiegando le loro immense vele. Dalla spiaggia si alzò un immenso grido.

    – Evviva la Tigre della Malesia!

    – Partiamo – comandò il pirata, volgendosi ai due equipaggi.

    Le ancore vennero salpate da due squadre di demoni color verde-oliva o giallo-sporco e i due legni, fatte due bordate, si slanciarono in pieno mare, beccheggiando sulle azzurre onde del mar Malese.

    – La rotta? – chiese Sabau a Sandokan, che aveva preso il comando del legno maggiore.

    – Diritti alle isole Romades – rispose il capo.

    Poi, volgendosi verso gli equipaggi, gridò:

    – Tigrotti, aprite bene gli occhi; abbiamo una giunca da saccheggiare.

    Il vento era buono, soffiando dal sud-ovest, e il mare, appena mosso non opponeva resistenza alla corsa dei due legni, i quali in breve raggiunsero una celerità superiore ai dodici nodi, velocità veramente non comune ai bastimenti a vela, ma niente straordinaria pei legni malesi, che portano vele immense e hanno scafi strettissimi e leggeri.

    I due legni, coi quali la Tigre stava per intraprendere l'audace spedizione, non erano due veri prahos i quali ordinariamente sono piccoli e sprovvisti di ponte.

    Sandokan e Yanez, che in fatto di cose di mare non avevano di eguali in tutta la Malesia, avevano modificati tutti i loro velieri, onde affrontare vantaggiosamente le navi che inseguivano.

    Avevano conservato le immense vele, la cui lunghezza toccava i quaranta metri e così pure gli alberi grossi, ma dotati di una certa elasticità e le manovre di fibre di gamuti e di rotang, più resistenti delle funi e più facili a trovarsi, ma avevano dato agli scafi maggiori dimensioni, alla carena forme più svelte e alla prua una solidità a tutta prova.

    Avevano inoltre fatto costruire su tutti i legni un ponte, aprire sui fianchi dei fori pei remi ed avevano eliminato uno dei due timoni che portavano i prahos e soppresso il bilanciere, attrezzi che potevano rendere meno facili gli abbordaggi.

    Malgrado i due prahos si trovassero ancora ad una grande distanza dalle Romades, verso le quali si supponeva veleggiasse la giunca scorta da Kili-Dalù, appena sparsasi la notizia della presenza di quel legno, i pirati si misero subito all'opera, onde essere pronti al combattimento.

    I due cannoni e le due grosse spingarde vennero caricati colla massima cura, si disposero sul ponte palle in gran numero e granate da lanciarsi a mano, poi fucili, scuri, sciabole d'abbordaggio e sulle murate vennero collocati i grappini d'arrembaggio, da gettarsi sulle manovre della nave nemica.

    Ciò fatto, quei demoni, i cui sguardi già s'accendevano d'ardente bramosia, si misero in osservazione chi sui bastingaggi, chi sulle griselle, e chi a cavalcioni dei pennoni, ansiosi tutti di scoprire la giunca che prometteva un ricco saccheggio, provenendo ordinariamente, tali navi, dai porti della Cina.

    Anche Sandokan pareva che prendesse parte all'ansietà e irrequietezza dei suoi uomini. Camminava da prua a poppa con passo nervoso, scrutando l'immensa distesa d'acqua e stringendo con una specie di rabbia l'impugnatura d'oro della sua splendida scimitarra.

    Alle dieci del mattino Mompracem scompariva sotto l'orizzonte, ma il mare appariva ancora deserto.

    Non uno scoglio in vista, non un pennacchio di fumo che indicasse la presenza di un piroscafo, non un punto bianco che segnalasse la vicinanza di qualche veliero.

    Una viva impazienza cominciava a invadere gli equipaggi dei due legni; gli uomini salivano e scendevano gli attrezzi imprecando, tormentavano le batterie dei fucili, facevano lampeggiare le lucenti lame dei loro avvelenati kriss e delle scimitarre.

    Ad un tratto, poco dopo il mezzodì, dall'alto dell'albero maestro s'udì una voce a gridare:

    – Ehi! guarda sottovento!

    Sandokan interruppe la sua passeggiata. Lanciò un rapido sguardo sul ponte del proprio legno, un altro su quello comandato da Giro-Batol, poi comandò:

    – Tigrotti! Ai vostri posti di combattimento!

    In meno che si dica i pirati, che si erano arrampicati sugli alberi, scesero in coperta, occupando i posti loro assegnati.

    – Ragno di Mare – disse Sandokan, rivolgendosi all'uomo rimasto in osservazione sull'albero. – Che cosa vedi?

    – Una vela, Tigre.

    – È una giunca?

    – È la vela di una giunca, non m'inganno.

    – Avrei preferito un legno europeo – mormorò Sandokan, corrugando la fronte. – Nessun odio mi spinge contro gli uomini del Celeste Impero. Ma chissà!... – Riprese la passeggiata e non parlò più.

    Passò una mezz'ora, durante la quale i due prahos guadagnarono cinque nodi, poi la voce del Ragno di Mare si fece ancora udire.

    – Capitano, è una giunca! – gridò. – Badate che ci ha scorti e che sta virando di bordo.

    – Ah! – esclamò Sandokan. – Ehi! Giro-Batol, manovra in modo da impedirle di fuggire.

    I due legni un momento dopo si separavano e, dopo descritto un ampio semicerchio, mossero a vele spiegate incontro al legno mercantile.

    Era questo uno di quei pesanti vascelli che si chiamano giunche, dalle forme tozze e di dubbia solidità, usati nei mari della Cina.

    Appena accortosi della presenza di quei due legni sospetti, contro i quali non poteva lottare di velocità, si era fermato, inalberando un gran drappo.

    Nel vedere quel vessillo, Sandokan fece un salto innanzi.

    – La bandiera del rajah Brooke, dello «Sterminatore dei pirati»! – esclamò, con intraducibile accento d'odio. – Tigrotti! all'abbordaggio! all'abbordaggio!...

    Un urlo selvaggio, feroce, s'alzò fra i due equipaggi, ai quali non era ignota la fama dell'inglese James Brooke, diventato rajah di Sarawack, nemico spietato dei pirati, un gran numero dei quali erano caduti sotto i suoi colpi.

    Patan, d'un balzo, fu al cannone di prua, mentre gli altri puntavano la spingarda ed armavano le carabine.

    – Devo cominciare? – chiese a Sandokan.

    – Sì, ma che la tua palla non vada perduta.

    – Sta bene!

    Di repente una detonazione echeggiò a bordo della giunca, ed una palla di piccolo calibro passò, con un acuto fischio, attraverso le vele.

    Patan si chinò sul suo cannone e fece fuoco, l'effetto fu pronto: l'albero maestro della giunca che si era spaccato alla base, oscillò violentemente innanzi e indietro e cadde in coperta, colle vele e tutti i suoi cordami.

    A bordo del disgraziato legno si videro degli uomini correre sulle murate e poi sparire.

    – Guarda, Patan! – gridò il Ragno di Mare.

    Un piccolo canotto, montato da sei uomini, erasi staccato dalla giunca e fuggiva verso le Romades.

    – Ah! – esclamò Sandokan, con ira. – Vi sono degli uomini che fuggono, invece di battersi! Patan fa' fuoco su quei vili!

    Il malese lanciò a fior d'acqua un nembo di mitraglia che sfondò il canotto, fulminando tutti quelli che lo montavano.

    – Bravo, Patan! – gridò Sandokan. – Ed ora, rasami come un pontone quella nave, sulla quale vedo ancora un numeroso equipaggio. Dopo la manderemo a raddobbarsi nei cantieri del rajah, se ne ha!

    I due legni corsari ripresero l'infernale musica, scagliando palle, granate e nembi di mitraglia contro il povero legno, spaccandogli l'albero di trinchetto, sfondandogli le murate e le costole, recidendogli le manovre e uccidendogli i marinai che si difendevano disperatamente a colpi di fucile.

    – Bravi! –

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