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Francesco. Le periferie al centro
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E-book145 pagine1 ora

Francesco. Le periferie al centro

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Info su questo ebook

Prefazione di Lucia Annunziata
Con le parole e i gesti di papa Francesco, al seguito del santo di Assisi, padre Enzo Fortunato affronta i temi della fame nel mondo, delle guerre, delle persecuzioni, della custodia del creato, ribadendo la necessità di “andare incontro agli altri, verso le periferie del mondo, verso quelli che sono più lontani, che più hanno bisogno di consolazione”, nella consapevolezza che “l’altro non è un problema, ma la soluzione”.
LinguaItaliano
Data di uscita6 mar 2018
ISBN9788865126516
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    Anteprima del libro

    Francesco. Le periferie al centro - Francesco Fortunato

    Enzo Fortunato

    Francesco. Le periferie al centro

    Il libro raccoglie, in cinque capitoli, una selezione di testi usciti

    nel sito dell’Huffington Post dal 2012 al 2017, secondo questa scansione:

    capitolo I (2012-2013); capitolo II (2014); capitolo III (2015);

    capitolo IV (2016); capitolo V (2017). Gli articoli "Il linguaggio

    di Francesco annulla gli antagonismi (2017) e Francesco: lo scacco matto

    alla morte" (2017) sono tratti dal sito del Corriere della Sera.

    © 2018, Marcianum Press, Venezia

    Edizioni Studium S.r.l.

    Dorsoduro, 1 – 30123 Venezia

    t 041 27.43.914 – f 041 27.43.971

    marcianumpress@marcianum.it

    www.marcianumpress.it

    Foto di copertina Andrea Cova

    Progetto grafico Tomomot, Venezia

    ISBN: 978-88-6512-651-6

    ISBN: 9788865126516

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Prefazione

    Capitolo I. Rispettare l’ambiente, rispettare l’uomo, cambiare i nostri stili di vita

    Capitolo II. Francesco è ‘next’: chi lo incontra cambia l’agenda della sua vita

    Capitolo III. L’altro non è un problema, ma la soluzione

    Capitolo IV. Le porte spalancate di Francesco

    Capitolo V. Assisi, la piazza dell’incontro

    IL CROGIOLO - VARIE

    Enzo Fortunato

    FRANCESCO,

    LE PERIFERIE AL CENTRO

    Prefazione di Lucia Annunziata

    Prefazione

    di Lucia Annunziata

    Francesco Rockstar

    Si può immaginare Francesco come la rockstar della religione cattolica? Pensarlo è forse (un po’) blasfemo, ma ho imparato proprio da chi di Francesco mantiene (magnificamente) la cultura e la memoria, che proprio loro, i Frati Francescani, amerebbero se così fosse.

    Ho imparato a immaginare questa rockstar visitando regolarmente, come una famiglia, questi frati e avendo conosciuto la allegria e la franchezza con cui vivono e fanno vivere agli altri la loro vita comunitaria. Ho immaginato questa rockstar sentendo la familiarità con cui questi frati parlano di Francesco, come fratello di ciascuno di loro, e il migliore di tutti loro, per vitalità, per larghezza di veduta e per infinita espansione nel mondo.

    Questo spirito largo, brioso ed inclusivo, è quello cui uno si espone come al sole – che sia o non sia cattolico o credente – quando arriva nella grande Basilica. Il tempio di un gioioso rigore, in cui il sacrificio è abbracciato, mai imposto, e la vita degli altri rimane sempre più importante della propria. Essere nel mondo, e nel mondo imparare a conoscere tutto e tutti, è l’insegnamento che risuona in ogni gesto, in ogni canto, sotto le sacre volte; in ogni volto delle scene giottesche, che solo Henry James ha potuto non amare.

    Raggiungere la Chiesa grande di Assisi, partendo dalla Por­ziuncola, la minuscola, austera e gelata chiesetta di campagna in cui vissero agli albori Francesco e i suoi pochi frati, guadagnandosi in un percorso denso di salite l’abbraccio della Basilica, grande più di una fortezza, intima come una chiesa di famiglia, semplice come il linguaggio scelto da Giotto per raccontare il Santo, è la rappresentazione anche fisica della espansione spirituale che comunicano questi luoghi.

    Posti che, appunto, non vengono vissuti come reliquie storiche, ma ancora come il rifugio di tutti – gente di ogni convinzione, colore e attitudine, tutti uguali una volta entrati nell’abbraccio del Cortile.

    In questo senso Francesco è una vera rockstar – è vivo anche se morto, incita alla vita, incita ai sogni, provoca emozioni, e, soprattutto, muove folle. Springsteen, Elvis, Beatles, scegliete voi. La sua presenza è ispirazione permanente.

    Sto scrivendo queste cose ma, ripeto, davvero non so se siano irrispettose. Eppure voglio insistere, mettendo in campo un altro tema che prova quel che dico: la modernità è un tratto di Francesco e dei Francescani. È la informalità dei loro modi, la aderenza spontanea al linguaggio di tutti. Nulla in quello che fanno o dicono gli uomini di Francesco cala dall’alto. Francesco è sempre lì dove c’è qualcuno, e parla la lingua di quel qualcuno lì.

    Padre Enzo, uomo delle mie parti, nato in un paese affacciato sul mediterraneo che bagna la costiera amalfitana, è il colombo viaggiatore di questa comunicazione felice, equanime e serena con tutti. Padre Enzo è affabile con potenti e umili, con bambini e con celebrità. Passando, senza mai disagio, fra redazioni di giornale, incontri con direttori, siti e divi della Televisione, tutti arruolati come parte dell’esercito di Francesco. La parola del Santo è infatti quel che conta – e che arrivi sulle ali di tanti media, voci, espressioni, è una forma di benedizione di Dio.

    Esempio di questo spirito aperto credo sia proprio l’esperienza che Padre Enzo Fortunato ci ha fornito, a noi di Huffington Post, testata online nata ormai da 5 anni, cui il fraticello ha partecipato fin dall’inizio. Il web è ancora oggi, e ancora di più lo era quando abbiamo iniziato, una comunicazione figlia di un Dio minore, spesso vista dalle istituzioni, incluso quelle religiose, come uno strumento di manipolazione delle anime e decadenza della conoscenza. Padre Enzo invece, invitato fra i primissimi ad aprire un blog, non ebbe esitazione a scendere nell’agone dei blogger. E da allora naviga come un gladiatore, e come portatore di pace, nelle insidie della Rete. Come scoprirete da questa collezione di tutti i suoi blog, che a mio parere raccontano bene la spiritualità di questi anni.

    Anni ancorati, soprattutto per chi vive ad Assisi, alla Presenza di un altro Francesco, il Papa che non ha avuto paura di indossare il nome del Grande Santo per amplificarne l’eco. Nel mondo reale e in quello virtuale, appunto.

    La modernità di cui parlavo è anche questa.

    Nel mondo bacchettone della cultura italiana fa pensare che oggi venga dalla religione la più serena apertura al futuro. Il Capitolo II di questa raccolta è intitolato Francesco è ‘next’. E il blog annuncia, nientemeno, il tempo della CyberTeologia sull’esempio di Francesco d’Assisi, spiegando l’importanza dei gesti nel mondo tecnologico: quello che una volta la piccola diocesi di periferia instaurava con gli abitanti del circondario è ora possibile a livello mondiale. La comunità cattolica, e non, si ritrova con un semplice ‘click’ proprio come la webcam sulla tomba di San Francesco che ha permesso a persone che si trovano dall’altra parte del mondo di inviare una preghiera al santo di Assisi.

    Il web insomma come il potenziamento di quella che raccontavamo prima come l’asse principale della dottrina di Francesco, il cui carisma da comunicatore ha reso possibile la diffusione del francescanesimo. Ed è infatti in quanto precursore della odierna teoria della centralità della comunicazione, che Francesco diventa comunione con tutto il creato.

    Per questa strada si arriva al CyberTeologia. E che non si tratti di vaneggiamenti di umili frati ce lo dice indirettamente in un blog Padre Enzo, citando in merito l’analisi di un altro grande interprete della chiesa oggi, padre Antonio Spadaro, Gesuita, teologo, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, cui il Papa Gesuita ha rilasciato la sua prima intervista, nel 2013, poco dopo l’elezione al Soglio di Pietro.

    Questi gli ‘appunti’ sul web, di padre Spataro: 1. internet esprime la «profezia» di un mondo nuovo; 2. internet: una rete di persone, non di fili; 3. chi è il mio «prossimo» nell’ambiente digitale? Le «reti di prossimità»; 4. una Chiesa «accidentata», ma dalle porte aperte anche in rete; 5. per una comunicazione non «di massa» ma «popolare»; 6. dialogo e rapporto tra Ecclesia e Agorà.

    E non ditemi che questa non è una positiva, umanitaria, visione del nuovo mondo. Di cui tutti, persi come siamo, abbiamo bisogno.

    Lucia Annunziata

    Capitolo I. Rispettare l’ambiente, rispettare l’uomo, cambiare i nostri stili di vita

    Quando non sentiamo il bisogno dell’altro diventiamo disumani

    Si è tenuto ad Assisi il Cortile di Francesco, una due giorni di incontri, dialogo e confronto tra personaggi del mondo dell’arte, cultura, politica, economia e fede. L’evento è stato aperto dal colloquio tra il Cardinale Gianfranco Ravasi e il Presidente Giorgio Napolitano.

    La mia riflessione parte dalla frase che il Cardinale ha pronunciato nella Basilica Superiore di San Francesco durante il colloquio con il Ministro Passera: Chi non paga le tasse, ma fa offerte ai santuari commette peccato. Una dichiarazione forte, ma che allo stesso tempo fa riflettere. Credo che al giorno d’oggi tutti devono dare e fare la loro parte; è impensabile che nel 2012 ci siano persone che utilizzano escamotage per non pagare quanto devono allo Stato, mentre le classi medie diventano sempre più povere e i poveri diventano sempre più soli e abbandonati.

    Il Cortile di Francesco ha regalato moltissimi spunti di riflessione, uno tra tutti quello offerto dal Presidente della Repubblica che sottolinea il bisogno in tutti i campi di apertura, di reciproco ascolto e comprensione, di dialogo, di avvicinamento e unità nella diversità. Abbiamo bisogno, cioè, dello Spirito di Assisi. Ma c’è dialogo e ascolto nella società civile? I nostri giovani vengono compresi? Lo Spirito di Assisi che si respira nella città di Francesco, è diventato un SOS. L’ho notato dalla partecipazione inaspettata di tanta gente che ha affollato i diversi dibattiti.

    Credo che l’affermazione dell’Ayatollah Taskhiri: "l’uomo quando non sente il bisogno dell’altro, perde

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