ETERNAL SOUL Trilogia I parte 1 "Uno con Te"
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Anteprima del libro
ETERNAL SOUL Trilogia I parte 1 "Uno con Te" - Samuele Solarino
Indice
INTRO
CAPITOLO 1 Ariel
CAPITOLO 2 Uno con Te
CAPITOLO 3 Pablo, Gnomo, sette fate e tanta confusione!
CAPITOLO 4 Eternal Soul
CAPITOLO 5 Benedictus
CAPITOLO 6 Legami di sangue
CAPITOLO 7 Un’Estate diversa
CAPITOLO 8 Il rapimento
CAPITOLO 9 Juda del nord
CAPITOLO 10 Il deserto e la cattedrale
CAPITOLO 11 Il piccolo Gabriel
ARTWORK #1
CAPITOLO 12 Ariel, il mostro!
CAPITOLO 13 Cinque mondi
CAPITOLO 14 Zabulon
CAPITOLO 15 Incubo
CAPITOLO 16 Fine percorso
CAPITOLO 17 Corpo, Anima e Spirito
CAPITOLO 18 La morte si addice a Xi
CAPITOLO 19 Degeneration e Ali Purificatrici
CAPITOLO 20 Angeli custodi
ARTWORK #2
CAPITOLO 21 Il cavaliere con l'armatura argentea
CAPITOLO 22 Il terzo e il quarto desiderio
CAPITOLO 23 Alla volta di Eternal
CAPITOLO 24 La lingua nera del serpente
CAPITOLO 25 La fine?
CAPITOLO 26 Addio, Gabriel!
CAPITOLO 27 La storia di Bibi
CAPITOLO 28 Il funerale
CAPITOLO 29 Jezabel
CAPITOLO 30 Esplosione
ARTWORK #3
ETERNAL SOUL
TRILOGIA I
PARTE 1
Uno con Te
One with You
Samuele Solarino
Per Benedetta
Il tuo corpo accolga sempre lo Spirito dell'Eterno e la tua anima bruci del Suo Santo dono.
INTRODUZIONE
Eternal Soul è un progetto che avevo in mente da moltissimi anni, le prime bozze risalgono al 1995 quando frequentavo il primo anno di liceo artistico. L'idea era semplice: una ragazzina che acquisiva poteri e sconfiggeva il male. In quel periodo ero patito di super eroi Marvel e quindi era normale avere una trama lineare e semplice come quella. Nacque così una ragazzina impacciata che si divertiva a vestire i panni di una super eroina che, tra gag e fraintendimenti, riusciva a fare fuori il balordo di turno. In realtà il nome Eternal Soul nacque dopo, il primo vero personaggio era super Manu
, il nome proveniva da Emanuela, una mia amica a cui dedicavo queste rocambolesche avventure. Mano a mano però la trama si faceva nella mia testa sempre più fitta tanto che riuscì a fare una prima bozza della prima serie, per essere onesti, una sola ne avevo inventata. Non scrissi nulla, solo i titoli delle 30 puntate con qualche appunto e alcuni disegni. A quel tempo non avevo un PC e tantomeno non ero in grado di utilizzare software di scrittura, quindi rimase tutto scritto a penna su fogli volanti. Ovviamente disegnavo, disegnavo tanto, così molte avventure di Eternal Soul furono per anni solo concetti scarabocchiati: visi, armature, poteri, alleati e cattivi. Continuai a leggere fumetti, mi interessai di manga ma guardavo anche molta TV, soprattutto Anime cosicché animazioni come I Cavalieri dello Zodiaco, Ken Shiro, Sailor Moon, Dragon Ball e molti altri, fecero entrare in circolo nella mia mente altre trame. Le serie di Eternal Soul divennero ben quattro: la prima la chiamai semplicemente Eternal Soul
, la seconda Inconscio
, la terza (una mini trilogia) Kadevra Empeeror e una quarta
Next Generation. Tutto aveva preso forma ma non ebbi mai la pazienza di mettermi a scrivere nulla, tutto era ancora appuntato qui e lì. Solo qualche anno dopo, nel 2000 scrissi di getto tutti e 30 capitoli della prima serie. La stesura era elementare e superficiale, i personaggi mancavano di spessore e la storia a tratti presentava classici luoghi comuni dei fumetti e dei cartoni animati, cose già viste e sentite per intenderci. Mi ci vollero altri tre anni per riscrivere la storia, più dettagliata e matura e con lei, anche la seconda serie tramutata in
Arcadia e la successiva
Lotus", così avevo deciso di chiamare la terza serie. L'idea mi piaceva, il personaggio di Ariel si stava facendo largo, voleva più spazio così pensai di modificare la trilogia centrale che avrebbe collegato le prime tre parti all'ultima ma a questo punto mi venne un'idea: per che non fare tre trilogie? Tra il 2006 e il 2008 terminai tutto il lavoro ma qualcosa si spense, avevo dato tutta la mia inventiva per questo progetto che non avevo più voglia di portarlo avanti. Mi fermai per qualche anno ma scrissi altre cose che mi consentirono di maturare nella scrittura e vedere le storie da un altro punto di vista. Eternal Soul faceva sempre capolino nei miei pensieri ma dovette aspettare il 2015 (ben vent'anni dopo la prima idea) per essere ripresa. Rimescolai le carte in tavola, ripensai alla tri-trilogia e creai qualcosa di nuovo dalle ceneri del vecchio. Mantenni personaggi e storia di fondo ma scardinai legami e intrecci, ero finalmente soddisfatto, decisi di riprendere il racconto dal primo capitolo, dovevo ricontrollare la psicologia dei personaggi, le connessioni tra queste e dare al lettore l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa che non aveva mai letto. A gennaio 2015 diedi una spolverata alla prima parte della trilogia e, a settembre, terminai la stesura. Finalmente Eternal Soul aveva un'anima, dei contenuti, delle situazioni di cui andavo orgoglioso, Ariel era pronta per la sua prima apparizione, ma la storia non era ancora terminata. Dopo altri 4 anni rimisi mano alla storia perché avevo capito che mancava ancora un tocco, Eterna Soul aveva un corpo, un’anima ma le mancava ancora lo Spirito Divino. Ed ora, eccola qui.
Il nome Eternal Soul è nato per caso, cercavo qualcosa di potente, un riferimento ad un potere maestoso che non si potesse esaurire con semplici parole. Mi spiego, molti poteri dei super eroi sono legati al nome, nome che identifica perfettamente la loro funzione. Volevo un qualcosa di indefinito, che non fosse chiaro da subito al lettore il suo significato, e inoltre che non si limitasse a qualcosa di puramente materiale, oppure che si acquisisse con incidenti o altro ma che fosse scaturito da qualcosa di più grande. Eternal dava il senso di infinito e inesauribile e Soul, anima, qualcosa che noi tutti abbiamo e che è collegata con il mondo soprannaturale. L'anima, nel nostro corpo è un qualcosa che non riusciamo a capire perché gli esseri umani sono fatti di materia, spesso e volentieri ci dimentichiamo che il nostro essere è anche immateriale. Non sviluppando questa parte del nostro mondo, non lo comprendiamo, mettendo così da parte un grande potenziale. Inoltre l'anima è collegata al l'Eterno dallo Spirito, l'essenza di Dio, rendendoci capaci di cose meravigliose, straordinari poteri in grado di comunicare con tutto ciò che ci circonda. L'anima eterna è questa, il nostro corpo trascendentale, soprannaturale, immortale che ci trasforma in corpi ricolmi della potenza di Dio per contemplare la Sua gloria. Ariel è tutto questo, erede dell'Eternal Soul in quanto anima pura assetata della Parola di Dio, noi tutti possiamo potenzialmente essere Eternal Soul, basta accettare l’aiuto dell’Altissimo.
Per il momento è tutto, ora seguiamo le avventure di Ariel e nel prossimo libro scopriremo altre cose interessanti.
Buona lettura!
Samuele
La fede percepisce per reale ciò che sfugge ai sensi, la fede non proviene dalle nostre emozioni, la fede è una questione di volontà.
Sono le tre del mattino di un freddo inverno di febbraio. Nelle campagne romane aleggia un silenzio tombale, non vi è animale o persona che si aggiri per le stradine, anche l’illuminazione stradale è quasi del tutto assente se non fosse per un vecchio lampione danneggiato che fa luce ad intermittenza su una porzione di strada sterrata. Un rumore in lontananza squarcia il silenzio notturno, è un furgoncino che sfreccia sulla carreggiata a grande velocità, su un paio di curve rischia di finire fuori strada ma riprende il controllo appena in tempo. Dietro di lui quattro automobili nere sportive lo inseguono ma non riescono a raggiungerlo. Un’auto della polizia compare dal nulla a sirene spiegate in coda alle tre auto sportive. Dal finestrino si affaccia una ragazzina, di circa sei anni con una faccia rotonda e allegra ma gli occhi chiusi e le sopracciglia incurvate, come se fosse arrabbiata, in dissonanza col suo sorriso a tutto tondo. I suoi capelli sono sparati in aria, la sua faccia sembra nel complesso un girasole: tira fuori un bazooka, mira con la mano destra la macchina della polizia e fa fuoco. Dal bazooka esce un raggio arancione e giallo che fa esplodere il veicolo che si schianta tra gli arbusti della strada di campagna. La ragazzina rientra dentro e, con un telefono cellulare, chiede una ricognizione aerea.
Il furgone intanto è riuscito a prendere una piccola traversa della strada principale, si avvicina ad un boschetto e spegne i fari. Le quattro automobili nere passano senza notare il furgone e si allontanano verso la città. Dal furgoncino esce un uomo, una cinquantina di anni, capelli lunghi e biondi raccolti in una treccia, ai lati delle orecchie due ciuffi di capelli formano una vertigine. Gli occhi sono di un verde intenso e il suo sguardo è severo e autoritario. L’uomo è vestito con un armatura dorata in mezzo alla quale riporta il simbolo di una croce bianca, una spada al fianco con inciso un leone.
Papà, dove siamo?
dice un secondo uomo che esce dal furgone, molto simile per fisionomia al primo ma con i capelli castano chiaro e legati con una treccia, medesime vertigini ai lati delle orecchie, occhi chiari ed espressione del volto preoccupato. La sua armatura è simile a quella di suo padre ma di colore azzurro-argentea, stessa identica spada, l’uomo ha circa trent’anni. Siamo vicini ma non pensavo che ci avrebbero scoperti così presto, qualcuno deve averli informati …
. Risponde l’uomo dai capelli biondi.
Dal furgone escono due bambini, un maschietto di cinque anni e una femminuccia di tre, lui sembra attento ai discorsi dei due adulti mentre lei piagnucola per il sonno.
Rebecca, non piangere, rientra nel furgone e vai a dormire, anche tu Jacob.
Dice la voce di una donna dentro il furgone. La ragazza, quasi completamente avvolta nell’ombra, ha circa trent’anni ed è seduta agli ultimi posti del veicolo, tiene in braccio una neonata che dorme, accanto a lei riposano tranquille altre due neonate. Jacob e Rebecca rientrano nell’abitacolo, la bambina abbraccia il fratello e chiude gli occhi, lui con la mano destra le accarezza la testa poi il suo sguardo torna fuori, dove suo padre e suo nonno stanno discutendo sul da farsi.
Ho lasciato mia moglie morente, non le ho potuto dire nemmeno addio, questo non ti sembra già un grande sacrificio, papà?
Isaac … Non potevamo fare altrimenti. Anche io ho perso tua madre. Speriamo solo che …
L’uomo abbassa gli occhi dispiaciuto.
Isaac digrigna i denti: Ora siamo in trappola. Dici che ne è valsa la pena?
Un piccolo aereo passa sopra di loro interrompendo la conversazione per pochi istanti.
La donna nel furgone emette un gridolino dallo spavento: Isaac, Abraam …
.
I due si girano a guardarla.
Abraam: Dovrebbe esser qui a momenti.
Chi?
risponde il figlio.
Poco lontano due fanali brillano nel buio, mano a mano si avvicina un camioncino scassato. Il veicolo parcheggia a pochi metri dai due, fa un segnale con i fari.
Tu prendi una delle due e vai con lui. Ti spiegherà tutto.
Papà ma, cos …
Vai!
risponde l’uomo con autorità.
Il ragazzo prende con sé una neonata, la donna emette un gemito quasi per fermarlo, i due si guardano per pochi secondi poi lui esce.
Rebecca, tu vieni con me.
Disse Isaac.
La bambina apre gli occhi. Vai
dice il fratello. Rebecca annuisce e segue il papà. I due entrano nell’altro furgone. Poi Abraam si mette alla guida del primo furgoncino: Prendi la piccola ed esci.
Disse rivolgendosi alla donna.
Ma signore, qui in mezzo al bosco di notte?
Fidati di me.
Dall’oscurità uscì una figura: Vi stavo aspettando.
La donna uscì dal furgone e si incamminò verso il bosco tremante.
Jacob, prendi tua sorella in braccio. Voi venite con me.
Il furgone uscì dal boschetto lasciando la ragazza con in braccio la neonata sola con la figura nascosta nel buio. Il veicolo intanto sterzò per la strada principale e si diresse verso la città mentre un piccolo aereo illuminava con i suoi potenti fari la strada alla ricerca di qualcosa o qualcuno.
La ragazza tremante si mise a piangere: E ora? Che succede?
CAPITOLO 1
Ariel
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin! La sveglia delle sette.
Ariel si svegliò turbata, quello che aveva appena fatto era un sogno terribile, chi era quell’uomo? Chi erano quelle persone? Era almeno la terza volta nello stesso mese che sognava quegli sconosciuti e quelle scene ma a differenza delle precedenti volte, la sera prima non aveva esagerato con i peperoni ripieni. Provò a fare mente locale su quelle immagini: ciò che le rimaneva più impresso era il volto dell’uomo più anziano, così disperato ma allo stesso tempo pieno di orgoglio e nobile. Le facce degli altri personaggi sembravano avvolte nel buio, annebbiate, come se qualcuno le impedisse di riconoscere le loro identità. Ancora persa nei suoi ragionamenti Ariel venne assalita da Billo, il suo gatto che, ogni mattina la veniva a salutare leccandole la faccia con la sua lingua grinzosa.
Billo finiscilaaaaaa, che schifo!
Il gattino a pelo corto rosso pezzato di bianco con dei luminosi occhioni gialli non sembrava intenzionato a lasciarla in pace. Ariel lo prese e lo spinse ai piedi del letto, Billo, per vendicarsi fece un salto acrobatico piombandole sul braccio per poi morderla sul bicipite. I due cominciarono a rincorrersi per la stanza seminando confusione e disordine totale. Dopo la giornaliera lotta, in cui Ariel ne usciva puntualmente perdente, con graffi e morsi su tutto il corpo, scese a fare colazione anzi, cadde maldestramente dalle scale in quanto ancora mezza assonnata. Purtroppo la ragazza era famosa per la sua distrazione, soprattutto la mattina appena sveglia, sua madre era talmente abituata ai modi della figlia, da aver posizionato un grande cuscino ai piedi delle scale. Ariel si rialzò: Se non ci fosse la mia previdente mammina, forse avrei perso già da tempo tutti i denti davanti a furia di cadere.
La mamma di Ariel, una donna robusta con brillanti capelli color rosso raccolti in una cipolla, diete un scappellotto alla figlia: A quasi quindici anni dovresti mettere un po’ la testa a posto!
poi alzò gli occhi al cielo. Ariel, con un ghigno: Beh, sarò impacciata ma sono una perfetta donnina di casa: lavo, stiro, pulisco e cucino!
Vogliamo parlare di quando fai la lavatrice e ci metti tanto di quel sapone che la casa diventa una nuvola? Di quando stiri e le tue magliette prendono fuoco? Pulisci? L’ultima volta ho dovuto chiamare un esorcista e …
Ok, ok, ok … messaggio ricevuto. Non sarò perfetta ma ti voglio bene mamma Marta!
. La mamma della ragazza alzò gli occhi al cielo nuovamente.
Tutto d’un sorso Ariel bevve l’intera tazza di latte e caffè, ancora sporca sulle labbra guardò sua madre che trafficava con dei pacchetti. Che fai?
chiese con un sorriso che le illuminò i grandi occhi celesti. Marta si raccomandò: Sempre ad impicciarti! Piuttosto sbrigati altrimenti farai tardi come al solito a scuola.
Ariel annuì: Sai, è l’ennesima volta che faccio uno strano sogno. Sembra che ogni notte diventi più nitido: un furgoncino che fugge nelle campagne, proprio qui vicino, due uomini e una donna con due ragazzini e tre neonate …
la donna si finse interessata: Ma non è la trama di un racconto che hai scritto con Sami? Mi pare di averlo già sentito!
No! Ti sto dicendo che l’ho sognato!
Bah, allora saranno di nuovo i peperoni …
Uffa, ieri abbiamo mangiato spaghetti e insalata!
Farai tardi!! Se non esci di casa subito ti tirò una ciabatta!
Ariel uscì di casa in tutta fretta, era in ritardo per prendere l’autobus per andare a scuola. Marta fece un sospiro guardando dalla finestra la figlia correre come una dissennata. La donna si tirò su le maniche e cominciò a fare le pulizie per casa e, passando davanti alla foto del padre di Ariel, il suo volto si rabbuiò. Il padre era un bell’uomo, sulla trentina, folti capelli castani con delle vertigini all’altezza delle orecchie, una caratteristica che Ariel aveva ereditato. La donna spolverò la foto e tolse una piccola macchia proprio all’altezza dello stemma che il papà della ragazza aveva sulla spalla destra: un stella a quattro punte bianca. La donna recuperò Billo che stava miagolando contro un vaso poggiato su una mensola. Billo aveva tutto il pelo alzato, Marta scosse la testa e disse a se stessa: Tale gatto, tale padrona! Come siete strani … miagolare ad un vaso!
Prese Billo in braccio e lo mise in giardino. Il vaso piroettò su se stesso per poi fermarsi di colpo!
Ariel corse per le strade del quartiere per raggiungere la fermata del bus: era una ragazza semplice, non troppo alta di statura, circa un metro e sessantacinque, capelli castano chiaro che le arrivavano alle spalle, aveva una frangetta ribelle con due ciuffi che costeggiavano il viso, una fascia azzurra le teneva il resto dei capelli indietro ma due vertigini scendevano ai lati delle orecchie. La sua carnagione era piuttosto chiara, gli occhi grandi, le labbra carnose e un naso piccolo e grazioso. Fisicamente era snella, le piaceva portare vestiti semplici e molto casual: jeans stretti fino al ginocchio, una t-shirt azzurrina che le scopriva a malapena la pancia, un giacchetto jeans e un paio di stivali neri. Sua madre le diceva sempre che somigliava a suo padre ed effettivamente era vero guardando la sua foto ma c’erano dei caratteri che non riusciva a trovare, erano elementi che non aveva ereditato nemmeno da sua madre. Marta era stata sempre sfuggente quando parlava di Isaac, suo padre, aveva affermato che lavorava presso una grande azienda di trasporti e morì a causa di un incidente, una decina di giorni dopo la sua nascita. Di fotografie a casa non se ne trovavano, se non un paio: una di profilo un po’ sbiadita e l’altra frontale, quasi un primo piano, il cui ingrandimento era stato attaccato sul muro del corridoio. Gli abiti di Isaac sembravano stravaganti, nel senso che ricordavano dei vestiti principeschi, per non parlare poi di quel medaglione con quella strana stella bianca: quella forma a quattro punte le ricordava un neo bianco che aveva dietro al collo, era piccolo e quasi impercettibile.
Ariel arrivò finalmente alla fermata del bus, dove ad aspettarla vi era il suo amico Samuel, Sami per gli amici, piuttosto nervoso visto il consistente ritardo. Senza nemmeno rivolgerle la parola Sami spinse l’amica sull’autobus che, fortunatamente faceva capolinea proprio lì.
Ma è possibile che tutte le mattine dobbiamo discutere delle stesse cose? Che hai nel cervello Ariel?!
Appunto, non ne discutiamo, tanto sai che PUNTUALMENTE faccio tardi …
Ok, da domani prendo l’autobus prima così non dovrò avere più queste assurde discussioni con te.
Suuu, non fare così! Mi conosci da quando ero piccola, sono un disastro per queste cose ma so farmi perdonare, tieni ...
Ariel diede una carta argentata a Sami. Il ragazzo la prese e vide che avvolgeva qualcosa di gommoso, la aprì e Ma che schifo questa è una gomma ciancicata e riavvolta nella stagnola … ed è ancora umidaaaaaa
La ragazza scoppiò a ridere.
I due continuarono a discutere sui consueti ritardi di Ariel, lei tentò di giustificarsi in mille modi ma Sami ormai non le credeva più. Alla fine lei