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Anime Vive
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E-book229 pagine2 ore

Anime Vive

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Info su questo ebook

Cosa hanno in comune un venditore di anime, un medico legale e un ragazzo di statura fuori dal normale? Un'anima. Su due piedi, sospesi sulle braccia di un orologio o in bilico su un capo affannato, tre personaggi passeranno su fiumi di macchine, ristoranti specializzati in silenzio e guardiani filosofi per intraprendere un viaggio, una fuga, una ricerca disperata. Tutto dipenderà dalla prospettiva dalla quale guarderemo i personaggi e le storie succedersi in questo microcosmo distopico. Siete pronti ad entrare nel mondo delle anime?
LinguaItaliano
Data di uscita3 gen 2020
ISBN9788831654739
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    Anteprima del libro

    Anime Vive - Daniele Frau

    I

    Come scoprirete che le anime non si manifestano solo quando si lavora la terra

    1. Un umile paio di scarpe

    Capisco che idea vi possiate esser fatti.

    Quale credibilità dareste mai ad un umile paio di scarpe?

    Tuttavia sono nuovo, mai usato, come un Governo che si insinua per la prima volta alla Camera. Io non mi insinuo, questo è vero, e per dirla tutta non governo neppure i miei stessi lacci. Però, però, però...

    Se teniamo conto di tutte le anime balorde, perse, ricucite, maledette, morte e ritrovate, io non mi sento tanto in difetto.Perché non darmi credito?

    Amen, prendo il fatto che siate giunti fin qui nella lettura come un attestato di fiducia. Beninteso, se mi trovo qui è perché non sono un paio di scarpe comuni. Senza dubbio, potrei essere scambiato per una scarpa- racconta- storie che spunta fuori e inizia a cantare, ballare ed esclamare buffonerie come Griffondambledore!

    Indubbiamente immaginare queste stramberie risulta di più facile comprensione, piuttosto che credere che io sia semplicemente un involucro per uno spirito vagabondo.

    Non vi sembri dunque strano che io vi parli come se vi conoscessi, potreste anche essere più strambi di me in fondo. Mi pare di avervi incrociati prima, nel mio vagabondare. Quando dico vi mi riferisco a te, naso sbilenco dalla fronte aggrottata. Fatte dunque le dovute presentazioni, mi accingo a mostrarvi colui il quale passeggia in armonia sulle mie suole: un signore alto dai baffetti appuntiti, come non se ne vedono più tanti in giro (di baffi appuntiti, non di alti signori). Quest'uomo mi piace perché cammina assai e senza trascinare le suole, come fa certa gente che vedo per strada. Saltella da un piede all'altro e sui gradini del tram. In questo modo ho tutto il tempo per farmi un'idea del mondo attorno e posso imparare.

    Penserete che essere intrappolato dentro un paio di scarpe sia sconveniente, una punizione divina perfino. Vi assicuro però che sono più libero io come paio di scarpe, che tante anime chiuse in un astuccio pronte per essere vendute. Vedete, l'anima fu scovata quasi per errore, grazie alle caratteristiche uniche degli esseri umani. Un'anima intrappolata in un corpo umano non soltanto si può stimare per peso e colore, ma perfino estrarre. Nel momento in cui un umano muore cambia il suo stato, da uno chiamato vivo con anima si passa a uno di morto con anima. In quel momento diventa possibile prelevare lo spirito dal corpo, come se si trattasse di un gas. Gli uomini sono ingegnosi e hanno trovato tecniche sempre più all'avanguardia per estrarre le anime. Oggi ad esempio si può morire per finta, ingerendo una pillola, così da poter scambiare la propria anima senza dover per forza morire.

    In alcuni rari casi l'anima sembra non volersi staccare dal corpo che la ospita nemmeno alla sua morte. Un esempio di simbiosi anima- corpo fu il noto caso del comico. Nel suo caso la sua anima d'artista era ben nascosta dietro due spalle possenti e un viso poco raccomandabile. Un pugile, vi sareste detti incrociandolo per la strada, non di certo un comico.

    Quando la sua anima lasciò il corpo, dissero che la sua luce fu pura, accecante. Gli astanti non poterono contenersi, si spanciarono, risero di cuore come fossero sotto l'influsso di una qualche tossina dispersa nell'aria. C'è chi pensò fosse un ultimo scherzo del comico, un modo per andarsene in gran stile. No, il corpo era morto, era la purezza di quell'anima a renderli così allegri. Poi, d'improvviso, quel barlume di follia si spense e nella penombra calò il silenzio. Il comico, steso sul suo letto con gli occhi chiusi e le labbra ormai bluastre, distese quelle stesse labbra in quello che sembrava un ghigno e parlò.

    2. Il discorso dell'anima

    <manager d'azienda, fino ad arrivare ai massimi sistemi, ai Governatori. Coloro che conoscono la vita e sanno decidere della morte altrui. Quelli che hanno una risposta primitiva al costante chiedersi se siamo utili o meno alla causa, nemici o complici. A tutti capita un giorno qualsiasi di aprire gli occhi e sentirsi improvvisamente nemici, o peggio ancora complici di coloro che si pensava lo fossero, giusto il giorno precedente. Tutti pronti a chiudere un occhio, il proprio o quello altrui, pur di far parte di questo o quel gruppo. Pur di mischiarsi, come da secoli sanno fare il latte e il caffè. Sta bene, se non fosse che il latte e il caffè si odiano, uno una semplice pianta che desidera dissetarsi ai raggi del sole e l'altra una linea vitale sottratta a delle labbra tremanti appena approdate nel mondo. Quell'anima di artista, dunque, diventa un'arma per convincere e così riuscire. L'orazione, così efficace nel farvi ridere e piangere e dimenticare il vostro mondo, muta nell'orrido cadere di una goccia sulla vostra fronte affannata.

    Io sono l'anima.

    Non ho avuto modo di esprimermi prima, se non dando spirito a questo gigante dall'infinito talento. Di cui mi sono innamorata. Si, l'anima si può innamorare, potevate immaginarlo? Non sono una matita colorata, con cui dare forma ai pensieri che avete già dentro di voi. Io sono il dentro, la stoffa, sono ciò che sta sotto il cappello. Reagisco, come reagisce una sostanza chimica, oppure come un popolo che si riversi nelle strade al grido di:

    Pane!

    Allo stesso modo in cui una radice cerca l'acqua. Addio, starò finalmente con il corpo che ho sempre amato, che anche mangiato dalle mosche volerà, saprà farvi ridere ancora e ancora, soffiandovi con la proboscide nell'orecchio e vibrando nell'aria. Addio!>>

    3. Sarebbe stato certo un finale degno di nota

    Quanta poesia sprecata, che peccato. Se solo quell'anima non fosse stata una rarità. È facile constatare come spesso sia più semplice apprezzare le pietre più di buffi animali, piante rampicanti o perfino altri esseri umani. La gente si innamora di piccole pietruzze colorate. Pietre! Il loro valore e la loro purezza dipende perlopiù dal modo in cui riflettono la luce. Guerre centenarie, invasioni di interi continenti sono nate e continuano ancora oggi per poter stringere tra le mani delle pietre. Non è forse incredibile? Ci sono di certo rocce più o meno bianche e grigie in tutti gli angoli del pianeta, ma è l'amore per la rarità a spingere alla guerra. Quella stessa rarità che attira senza dubbio l'attenzione quando si parla di anime pure. Come determinare il valore di un'anima? Non è solo la luce che ricade su quel mistero a far salire il prezzo come si lievita la pasta.

    Cosa avranno mai in comune dunque pietre e anime? Un minerale viene strappato dal suo destino millenario e silenzioso per poterlo trasformare, per renderlo immortale agli occhi degli uomini. Per certi versi un'anima segue un destino simile a quello di una pietra. Saltando da un secolo all'altro, la coppa d'oro di un re potrà mutare in un paio d'orecchini indossati da una serva, per poi diventare quell'anello che custodite gelosi nel vostro dito anulare. Alcune anime spariscono per poi ritornare, mentre altre scompaiono come polvere in una strada di campagna.

    Sparite in un pozzo, un luogo in cui si smarriscono tutte le più belle intenzioni. Ogni anima ha una storia a sé, è un libro ancora da scoprire, le cui pagine scricchiolano sotto le dita curiose di un adolescente.

    Cosa toccò dunque in sorte ad un'anima tanto verbosa?

    Forse un po' di riposo. Certo, non fate quella faccia, le anime hanno bisogno di riprendersi, talvolta, soprattutto quelle che hanno imparato ad amare. Non è però il destino riservato a quest'anima. La maledizione che tocca in sorte a terre ricche di diamanti, oro giallo e oro nero è quella di diventare essa stessa un'unità da barattare. Lo scambio diventa impari e comporta guerre, fame e in qualche caso non raro la schiavitù. Non vi sembri drastico, è ciò che accade quotidianamente. È la fatua promessa di dimenticare le proprie origini in cambio del progresso. E cosa sarà mai il progresso per un bambino che non conosce pace, se non un ascensore che va veloce, ma sempre e solo verso il basso?

    Amare tanto quel corpo da voler sparire omaggiandolo con un colpo di teatro. Quale fu però il suo destino? Quello di essere acciuffato per i capelli da un venditore di anime, il suo fato reso ancora una volta umano. E cosa c'è di più umano che chiudere tutto dentro una scatola, riducendo perfino i sogni a qualcosa che si possa infilare a forza in una scatola di latta?

    Chissà, probabilmente sono solo un paio di scarpe che ragiona di fronte ad un muro, in questa notte arrotolata nel silenzio. Sento il respiro lento di questo venditore di anime sospeso su un letto troppo grande per lui, giusto sopra i miei lacci. Le coperte color miele si alzano e si abbassano al ritmo di qualche organo nascosto, regolare.

    Ora dorme, ma cosa fa esattamente un venditore di anime quando è sveglio?

    Meglio ritrarlo attraverso ciò che lo rende così vitale: la compravendita.

    4. La compravendita

    Dall'aria sciolta nel vento, saltando fino all'acqua che gorgoglia nel lavandino, tutto è un profilo estratto- rinchiuso- venduto- distribuito- rivenduto- rinchiuso ancora- rivenduto ancora. Smarrirsi risulta semplice, se si osserva solamente la scatola. Una bella confezione, sbuffi di luce in grado di interessare, rapire perfino. Le anime se messe in mano agli umani non sono che scatole. O meglio, la maggior parte di esse giace in una scatola, grande come un pacchetto di fiammiferi o una scatola di latta dei biscotti. Certe anime possono stare tanto di quel tempo in una scatola di biscotti, da sentirsi dei prodotti dolciari. Non si può mai sapere, con le anime. Io mi sento una scarpa. Ad esempio ragiono da scarpa, cammino da scarpa e se mai dovessero domandarmi l'ora saprei menzionare solo i numeri dall'uno al sei delle mie stringhe e le cinque dita che le legano.

    Rinchiuse in scatole o cornici, le anime comuni aspettano dormienti che il loro valore di mercato aumenti, così da cambiare mano. Nella speranza di poter sparire. Ci sono poi anime semplici, anime degli oggetti. Non risplendiamo, non appariamo, non abbiamo peso e perciò possiamo ancora dirci libere. In precedenza io sono stata l'anima di una lampadina che si accendeva e spegneva in un frigorifero, un quadro che si lanciava dai muri, un disco di musica classica.

    Ora, sono un paio di scarpe e mi piace esserlo. Stare vicino ad un umano senza essere notato mi permette di studiarlo, di accumulare qualche ricordo in più. I quadri, le lampadine e i dischi non hanno poi tanto da raccontare. Restano fermi in stanze fatte di nasi che li scrutano, mani lunghe che toccano manopole o frutti.

    Si parlava però di anime scoperte, estratte come gas e inserite in altri corpi o dentro scatole. La scatola è importante, per la scienza umana della vendita.

    Perché mai si dovrebbe cambiare la propria anima, altrimenti?

    In altri, tristi casi, il cambio di anima non è una scelta. Così da un comico, quell'anima pura arrivò in qualche modo ad un ragazzo della metropoli. Un ragazzo che, per sua sfortuna, era nato con un'anima di un certo valore commerciale in una famiglia dal basso potenziale patrimoniale.

    Forse era nel destino di quell'anima, essere trafugata. Stavolta venne venduta da un padre senza tante altre possibilità. Tutto ebbe inizio quando il medico chiese di poter sottoporre il ragazzo ad una comune lastra ai raggi Y, comunemente detta animogramma.

    <>

    Sbottò a dire il medico, davanti agli occhi increduli del padre. Il figlio, fuori dalla porta, disegnava ignaro su una panchetta di legno. Il padre vide aprirsi sotto di sé una miniera, la risposta alle sue preghiere e soprattutto alle bollette. Come avrebbe spiegato però tutto questo ad un ragazzino, a suo figlio? Uscirono di corsa dall'Ospedale Giallo, nella tasca il biglietto da visita di un noto venditore di anime, pronto a pagare da subito una bella somma per quel prodigio.

    Arrivato a casa, quell'uomo aprì un monologo con la foto ingiallita della sua defunta moglie. Un dialogo immaginario che durò tutta la notte.

    <>

    Come ogni monologo recitato di fronte ad una stampa, non ricevette risposta. In compenso, quell'uomo si sentì solo, un padre smarrito, un marito in lacrime. Quando fuori iniziò a fare giorno, mise da parte foto e amore filiale, si armò di pragmatica e chiamò il venditore. Pensò di avere davanti una scala verso il cielo o una miniera d'oro, ma forse fu solo l'entrata di un pozzo oscuro.

    Perfino il monologo con la fotografia ingiallita cambiò.Una scala.

    <>

    Una miniera.

    <>

    Un pozzo.

    Il sole in cielo colorò in qualche modo una colazione grigia, avvelenata, mentre si preparava ad andare a lavoro. La decisione era presa. La nonna, nella stanza accanto, singhiozzava silenziosa parlando con la stessa foto ingiallita. Quella notte, illuminata dai lampioni come tante altre notti prima, alcune figure entrarono silenziose. Non passò tanto tempo e il ragazzo si perse in una morte indotta, fatta di sogni di cemento e luci che puzzavano di plastica. Nella stanza si lavorava per prendere l'anima, che ci mise del tempo prima di riversarsi nella scatola di mogano vicino al comodino. Un'altra anima, grigiastra e con delle striature scure, venne usata per rimpiazzarla. Il ragazzo al mattino aprì gli occhi, confuso.

    <>

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