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La tana del serpente bianco
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E-book271 pagine4 ore

La tana del serpente bianco

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Info su questo ebook

Quando Adam Stalton viene richiamato dal nonno nel Derbyshire, in Inghilterra, non può immaginare con quali oscuri e intriganti misteri dovrà confrontarsi. Cosa celano dietro i loro inspiegabili comportamenti l’algida e sensuale “vicina di casa” Lady Arabella o l’oscuro ed enigmatico Sir Edgar Caswal?
Dalle leggende druidiche ai riti vodoo, dagli studiosi dell’occulto alle creature infernali, in questo libro ci sono tutti gli ingredienti che hanno reso grande il nome di Stoker.
(Traduzione dell'opera eseguita sulla versione originale del 1911, senza i tagli successivi, per mantenerne l'integrità e le intenzioni dell'autore)
LinguaItaliano
EditoreNero Press
Data di uscita1 apr 2020
ISBN9788885497436
La tana del serpente bianco
Autore

Bram Stoker

Bram (Abraham) Stoker was an Irish novelist, born November 8, 1847 in Dublin, Ireland. 'Dracula' was to become his best-known work, based on European folklore and stories of vampires. Although most famous for writing 'Dracula', Stoker wrote eighteen books before he died in 1912 at the age of sixty-four.

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    Anteprima del libro

    La tana del serpente bianco - Bram Stoker

    Infinito

    La tana del serpente bianco

    di Bram Stoker

    Titolo originale: The lair of white worm

    Immagine di copertina a cura di Laura Platamone

    Traduzione: Sergio Vivaldi

    Editing: Daniele Picciuti

    Produzione digitale: Daniele Picciuti

    ISBN: 9788885497436

    Nero Press Edizioni

    http://neropress.it

    © Associazione Culturale Nero Cafè

    Edizione digitale marzo 2020

    Bram Stoker

    La tana del serpente bianco

    INDICE

    Capitolo I

    Capitolo II

    Capitolo III

    Capitolo IV

    Capitolo V

    Capitolo VI

    Capitolo VII

    Capitolo VIII

    Capitolo IX

    Capitolo X

    Capitolo XI

    Capitolo XII

    Capitolo XIII

    Capitolo XIV

    Capitolo XV

    Capitolo XVI

    Capitolo XVII

    Capitolo XVIII

    Capitolo XIX

    Capitolo XX

    Capitolo XXI

    Capitolo XXII

    Capitolo XXIII

    Capitolo XXIV

    Capitolo XXV

    Capitolo XXVI

    Capitolo XXVII

    Capitolo XXVIII

    Capitolo XXIX

    Capitolo XXX

    Capitolo XXXI

    Capitolo XXXII

    Capitolo XXXIII

    Capitolo XXXIV

    Capitolo XXXV

    Capitolo XXXVI

    Capitolo XXXVII

    Capitolo XXXVIII

    Capitolo XXXIX

    Capitolo XL

    L'autore

    Capitolo I

    L’arrivo di Adam Salton

    Adam Salton giunse al Great Eastern Hotel e ad attenderlo trovò un biglietto del suo pro-zio, Richard Salton, con cui, quando ancora risiedeva nell’Australia Occidentale, aveva scambiato molte lettere e del quale, quindi, riconosceva la scrittura. Nella prima lettera, risalente a poco meno di un anno prima, il vecchio gentiluomo reclamava la loro parentela, affermando di aver da poco appreso dell’esistenza di Adam e di avergli scritto appena ottenuto, non senza qualche difficoltà, l’indirizzo. L’ultima, arrivata poco tempo prima, presentava l’invito a fermarsi al Poggio per tutto il tempo che desiderava.

    «In realtà» proseguiva «mi auguro che decidiate di stabilirvi qui. Vedete, mio caro ragazzo, siamo gli ultimi della nostra famiglia e mi sembra naturale che mi succediate quando la mia ora sarà giunta e il momento non può essere tanto lontano. Sono ormai vicino agli ottant’anni e per quanto i membri della nostra famiglia abbiano sempre goduto di lunga vita, l’esistenza non può essere prolungata oltre limiti ragionevoli. Sono pronto ad accogliervi e a rendere la convivenza il più felice possibile. Venite, quindi, non appena ricevuta questa mia e riceverete la migliore delle accoglienze. Vi invio, nel caso in cui possa facilitare il viaggio, un assegno da 500 sterline. Affrettatevi, dunque e potremo avere quanti più anni felici ci sarà possibile. Tengo davvero a che tutto si risolva rapidamente, perché il mio tempo volge al termine, mentre a voi rimangono molti anni felici. Se vorrete darmi il piacere di incontrarvi, inviatemi una lettera quanto prima. Poi, quando arriverete a Plymouth o Southampton (o qualsiasi altro porto sarà la vostra meta) mandate un telegramma e verrò ad accogliervi personalmente».

    Il messaggio di Adam Salton arrivò il lunedì, con la posta del mattino. Il giovane scriveva di voler viaggiare con la stessa nave che avrebbe trasportato la lettera e che sarebbe stato quindi pronto a incontrare il pro-zio fin dall’arrivo della lettera.

    «Attenderò il vostro arrivo sulla nave, signore. Eviteremo così qualsiasi inconveniente».

    Fu impossibile per Mr Salton evitare una lunga attesa al nipote, non importa quanto velocemente avrebbe viaggiato. Diede quindi istruzioni di preparare la carrozza, fissando la partenza alle 7.00 del mattino successivo per Stafford, dove avrebbe preso la coincidenza delle 11.40 per Euston, arrivando così alle 14.10. Da lì, in carrozza fino a Waterloo per imbarcarsi sul treno delle 15.00 per Southampton, dove sarebbe arrivato alle 17.38. Sarebbe rimasto quella notte con Adam, sulla barca, un’esperienza nuova per lui, o in un albergo, se così avessero scelto. Sarebbero comunque ripartiti la mattina successiva di buon’ora. Aveva dato istruzioni al segretario di mandare il cocchiere con la sua carrozza personale a Southampton pronto per il viaggio di ritorno e di organizzare i cambi dei cavalli usando solo quelli di sua proprietà. Sperava di mostrare al nipote, che aveva vissuto solo in Australia, qualcosa dell’Inghilterra centrale durante il tragitto. Aveva un buon numero di cavalli allevati e addestrati nelle sue proprietà e poteva essere sicuro di offrire al giovane un viaggio memorabile. I bagagli sarebbero stati spediti lo stesso giorno via treno a Stafford, dove uno dei suoi carri avrebbe provveduto al ritiro. Durante il viaggio verso Southampton, Mr Salton si chiese spesso se il nipote fosse emozionato quanto lui all’idea di incontrare un parente tanto vicino per la prima volta e riusciva con difficoltà a nascondere la sua impazienza. Lo scorrere infinito delle rotaie e i numerosi cambi per raggiungere il porto di Southampton servirono solo ad aumentare il nervosismo.

    Iniziò a trafficare con la maniglia non appena il treno si fermò al porto, ma la porta gli venne strappata di mano da un giovane che entrò dicendo: «Come state, zio? Volevo incontrarvi al più presto ma è tutto così nuovo e insolito e non sapevo come muovermi, poi ho pensato che gli impiegati delle ferrovie mi avrebbero potuto aiutare, ed eccomi qui. Sono davvero felice di vedervi, signore. Ho sognato questo momento per migliaia di chilometri e ora vedo che la realtà supera ogni immaginazione!»

    Mentre parlava, i due uomini si stavano affettuosamente stringendo le mani. Il giovane continuò: «Sapevo che si trattava di voi dal primo momento che vi ho visto. Sono davvero felice che la realtà si riveli migliore del sogno!»

    L’incontro seguì gli ottimi auspici sotto cui era iniziato. Adam, intuendo la curiosità dell’anziano per la nave, suggerì di passare la notte a bordo, così da poter partire a qualsiasi ora e verso qualsiasi destinazione l’altro desiderasse. La pronta disponibilità ad adattarsi ai suoi programmi vinse definitivamente l’affetto di Mr Salton. Accettò cordialmente l’invito e diventarono subito buoni amici, come se si conoscessero da tanto tempo. Il cuore del vecchio, rimasto vuoto così a lungo, trovò una nuova gioia. Allo stesso modo, il giovane trovò all’arrivo nel vecchio continente un benvenuto e un ambiente in pieno accordo con i sogni avuti nel corso di vagabondaggi solitari, insieme alla promessa di una vita nuova e piena di avventure. Di lì a poco, il vecchio mostrò di averlo pienamente accolto abbandonando i formalismi e usando il suo nome. Il giovane accettò con tutto il cuore di essere considerato un futuro compagno, quasi un figlio vista la loro differenza di età.

    Dopo una lunga chiacchierata su alcuni argomenti di comune interesse, si ritirarono nella cabina che avrebbero diviso. Richard Salton, appoggiando con affetto le mani sulle spalle del ragazzo – per quanto Adam avesse ventisette anni era e sarebbe sempre stato un ragazzo per lui – disse: «Sono davvero felice di scoprire che tu sei la persona che sei, mio caro ragazzo, il tipo di giovane uomo che ho sempre sperato di avere come figlio, quando ancora nutrivo speranze di questo tipo. Ma quello, mio caro ragazzo, è il passato e grazie a Dio c’è una nuova vita davanti a noi da condividere. Ho scelto di attendere prima di discutere un argomento a cui tengo in modo particolare. Non volevo legare la tua giovane vita alla mia vecchiaia fino a quando non avremmo avuto entrambi una familiarità da giustificare questa conversazione. Ora posso, o almeno questa è la mia opinione, discuterne liberamente, perché da subito ho visto in voi mio figlio. E così sarà, se Dio vuole, se questa sarà la vostra scelta».

    «Lo sarà, signore, statene certo!»

    «Grazie, Adam».

    Al vecchio si velarono gli occhi e tremò la voce. Dopo un lungo silenzio, continuò.

    «Quando ho avuto notizia della tua venuta ho scritto testamento. Era bene che proteggessi i tuoi interessi, da quel momento in poi. Questo è il documento, tienilo tu, Adam. Erediterai tutti i miei averi e se l’amore e i migliori desideri o la loro memoria possono rendere la vita felice, allora avrai una vita felice. E ora, mio caro ragazzo, andiamo a dormire. Partiremo domattina presto e ci attende un lungo viaggio. Spero non avrai problemi a viaggiare in carrozza. Avevo pensato di farci inviare la vecchia vettura nella quale mio nonno, il tuo pro-pro-pro-zio, si recò a corte ai tempi di re Guglielmo IV. È un ottimo mezzo – costruivano molto bene a quei tempi – ed è mantenuta in perfetto stato. Ma credo di aver fatto ancora meglio: ho fatto mandare la vettura che uso io stesso per viaggiare. I cavalli provengono dai miei allevamenti e cambi alle stazioni di posta ci faranno andare lontano. Spero ti piacciano i cavalli? Sono da molto tempo una delle mie più grandi passioni».

    «Li adoro, signore e sono felice di poter dire che ne possiedo molti anche io. Mio padre mi donò un allevamento di cavalli quando avevo sedici anni. Mi ci sono dedicato anima e corpo e ha prosperato. Prima di partire, il mio segretario mi ha dato un promemoria dove si stima che possiedo oltre mille cavalli, la maggior parte molto validi».

    «Ne sono felice, ragazzo mio. Un nuovo legame tra noi».

    «Immaginate, signore, quanto sarà piacevole vedere così tanto dell’Inghilterra centrale. E in vostra compagnia!»

    «Grazie ancora, ragazzo mio. Ti racconterò della tua futura casa e dei suoi dintorni durante il viaggio. Viaggeremo alla vecchia maniera, ti avverto. Mio nonno viaggiava con una carrozza a quattro cavalli e noi faremo lo stesso».

    «Oh, grazie, signore, grazie. Potrei prendere le redini di tanto in tanto?»

    «In qualsiasi momento vorrai, Adam. La squadra è tua. Ogni squadra che useremo sarà tua, un giorno».

    «Siete troppo generoso, zio!»

    «No davvero. Solo il piacere egoista di un vecchio. Non accade tutti i giorni che l’erede di una famiglia torni a casa. A ogni modo, è meglio riposare adesso. Ti racconterò il resto domani mattina».

    Capitolo II

    I Caswall di Castra Regis

    Mr Salton era persona mattiniera ma, per quanto si fosse svegliato presto il giorno successivo e per quanto ci fosse una scusa per non prolungare il riposo nel costante cigolio dei motori di carico della nave, al risveglio sorprese Adam disteso sull’altra stuoia intento a fissarlo. Il giovane gli aveva lasciato il divano, occupando il materasso più basso. Il vecchio, nonostante si mantenesse in esercizio e fosse ancora in forze, era stanco a causa del viaggio del giorno precedente e della lunga e densa chiacchierata che lo aveva seguito. Era quindi lieto di rimanere disteso e riposare il corpo, mentre la mente era impegnata a immagazzinare tutto quanto poteva dei dintorni. Anche Adam, date le abitudini pastorali con le quali era cresciuto, si svegliò all’alba, se non prima, ed era pronto a iniziare la giornata in qualsiasi momento il compagno lo desiderasse. Non c’è da meravigliarsi quindi se, nel momento in cui realizzarono entrambi di essere in attesa dello stesso segnale, si alzarono all’unisono e cominciarono a vestirsi. Il valletto aveva preparato una colazione anticipata, come richiesto la sera precedente e in poco tempo i due sbarcarono in cerca della carrozza.

    Guidati dal segretario, che li attendeva ai moli, zio e nipote raggiunsero la vettura. Mr Salton ne indicò con orgoglio al giovane compagno la comodità e l’adattabilità a ogni tipo di viaggio. Adam si trovò ad ammirare una sorta di calesse a due posti, di eccellente fattura e con tutte le modifiche necessarie per mantenere un’andatura sostenuta in sicurezza, alla quale erano attaccati quattro splendidi cavalli, con un cocchiere per ogni coppia.

    «Guarda tu stesso» disse fiero il vecchio «è dotata di tutte le necessità per un viaggio comodo. Silenzio e isolamento ma anche velocità. Niente ostacola la vista dei viaggiatori e nessuno sarebbe in grado di origliare una conversazione. Ho usato questo calesse per un quarto di secolo e non ne ho mai visto un altro più adatto al viaggio. Lo scoprirai tu stesso tra poco. Stiamo per attraversare il cuore dell’Inghilterra e durante il viaggio ti racconterò quello di cui volevo parlarti la scorsa notte. La nostra strada toccherà Salisbury, Bath, Bristol, Cheltenham, Worchester, Stafford e infine, casa».

    Il viaggio iniziò nel silenzio, con Adam a sgranare gli occhi fino a farli sembrare la parte più grande di lui nel tentativo di abbracciare l’intero orizzonte. Poi chiese: «Signore, il nostro viaggio ha forse qualcosa a che fare con quanto stavate per dirmi ieri sera?»

    «Non direttamente, ma indirettamente, tutto quanto».

    «Non vorreste dirmelo adesso? Nessuno sarebbe in grado di origliare. Se qualcosa vi costringesse a bloccarvi, interrompetevi pure. Capirò».

    Il vecchio Salton rispose: «Cominciamo dall’inizio, Adam. Il tuo saggio sui «Romani in Britannia» mi ha fatto pensare – oltre a dirmi dove ti trovavi. Ti ho scritto subito e ti ho chiesto di tornare a casa perché ho capito che, se eri appassionato di storia – come pareva ovvio – questo era il posto in cui ti saresti dovuto trovare, oltre a essere il tuo luogo d’origine. Se sei stato capace d’imparare così tanto sulla storia dei Romani in Britannia quando vivevi nell’Australia Occidentale, dove non possono esservi loro testimonianze, allora mi domando cosa saresti capace di fare se i tuoi studi avvenissero sul territorio. Ci dirigiamo nel cuore dell’antico regno di Mercia, dove restano tracce delle varie popolazioni che avrebbero poi composto la Bretagna».

    Dopo una breve pausa, Adam disse: «Immaginavo aveste qualche altra ragione più definita, più personale per farmi fretta. Dopo tutto, la storia può attendere, tranne quando avviene».

    «Hai indovinato, ragazzo mio, avevo un motivo. Volevo tu fossi qui quando un evento piuttosto importante della nostra storia locale si sarebbe verificato».

    «Di cosa si tratta, se posso chiedere, signore?»

    «Certo, il feudatario di questa parte del paese – di diverse contee – è sulla via di casa e ci sarà una grande festa di benvenuto a cui potresti desiderare di partecipare. È un evento di grande importanza perché per oltre un secolo i diversi proprietari che si sono succeduti – con l’eccezione di un breve periodo – hanno vissuto all’estero».

    «Per quale motivo, se posso ancora chiedere, signore?»

    «Ma ovvio, è la ragione per cui ho sperato potessi essere qui, perché potessi imparare. Abbiamo una lunga parte di viaggio senza nulla da segnalare fino a Salisbury, quindi farei meglio a cominciare adesso.

    «La grande casa patronale di questa parte del paese è Castra Regis, il seggio della famiglia Caswall. L’ultimo proprietario a vivere qui fu Edgar Caswall, pro-pro-pro-zio dell’uomo che sta per arrivare qui, ed è stato l’unico a rimanere anche solo per un breve periodo. Suo nonno, a sua volta chiamato Edgar – mantengono la tradizione del nome Cristiano di famiglia – litigò con la famiglia e si trasferì all’estero senza mantenere alcun rapporto, buono o cattivo, con i parenti. Suo figlio nacque, visse e morì all’estero. Il nipote, anch’egli nato all’estero, ha vissuto fuori dall’Inghilterra fino all’età di trent’anni, la sua età attuale. Questa è stata la seconda linea degli assenteisti. Il bis-bis-nonno dell’attuale Edgar abbandonò a sua volta la famiglia e si trasferì all’estero per non fare più ritorno. A causa di tutto questo Castra Regis non ha mai conosciuto i suoi proprietari per sei generazioni, oltre cent’anni. È stato comunque ben amministrato e nessun amministratore o affittuario ha mai avuto da lamentarsi. Ad ogni modo, c’è una certa attesa per l’incontro con il nuovo proprietario e siamo tutti tesi per l’evento. Anche io lo sono, per quanto io sia proprietario del mio terreno che, pur adiacente, rimane abbastanza isolato da Castra Regis.

    «Qui siamo in un territorio nuovo per te. Quelle sono le guglie della cattedrale di Salisbury. Quando la lasceremo ci addentreremo nel vecchio territorio romano e sicuramente vorrai dedicargli la tua attenzione. Dovremo quindi lasciare in sospeso il nostro discorso su Mercia, almeno per il momento. Ma non preoccuparti, il mio vecchio amico, Sir Nathaniel de Salis, libero proprietario anche lui, risiede nelle vicinanze di Castra Regis, non sul territorio che ne è parte. La sua proprietà, la Torre del Fato, è oltre il confine con la contea di Derby, sui Monti Pennini. Starà con me per le festività di benvenuto a Edgar Caswall. Ti piacerà. È uno studioso di storia e presidente della Società Archeologica della Mercia. Sa più lui di questa parte del paese, della sua storia e tradizioni, di chiunque altro. Sospetto sia arrivato prima di noi e potremo fare una lunga chiacchierata dopo cena. È anche il nostro geologo e storico naturale locale. Troverete molti interessi in comune. E poi, conosce molto bene il Peak District, le montagne, le caverne e tutte le leggende antiche di quella zona».

    Gli occhi di Adam rimasero concentrati sul percorso fino all’arrivo della carrozza a Stafford e il nome di Sir Nathaniel fu fatto solo quando Mr Stalton dichiarò di essere ormai all’ultima parte del viaggio.

    Il sole tramontava all’orizzonte mentre proseguivano verso il Poggio, la dimora di Mr Salton, ma era ormai troppo buio per apprezzarne i dintorni. Adam notò solo che si trovava in cima a una collina, ma non alta quanto quella su cui sorgeva il Castello. In cima alla torre di quest’ultimo sventolava una bandiera e la struttura era punteggiata da luci palpitanti, senza dubbio si trattava delle decorazioni per le festività del giorno dopo. Adam si riservò di soddisfare la curiosità la mattina successiva.

    Il suo pro-zio fu ricevuto all’ingresso da un uomo distinto, più o meno della stessa età, che disse, accogliendolo con affetto: «Sono arrivato in anticipo, come mi avevi chiesto. Suppongo questo giovane sia tuo nipote. Sono felice di incontrarvi, Mr Adam Salton. Sono Nathaniel de Salis e vostro zio è il mio più vecchio amico».

    Nel momento stesso in cui i loro sguardi si incrociarono, Adam pensò di trovarsi faccia a faccia con un amico perduto. L’incontro era l’ennesimo segnale di benvenuto.

    L’intesa tra Adam e Sir Nathaniel fu immediata. Questi era un uomo di mondo, aveva viaggiato e, su alcuni argomenti, studiato molto. La sua conversazione era brillante, com’era lecito attendersi da un diplomatico, anche nei momenti meno stimolanti. Ma era stato toccato e, entro certi limiti, galvanizzato dall’ammirazione e dal desiderio del giovane di imparare da lui. Di conseguenza il loro scambio, da subito amichevole nei toni, rivelò presto un sincero interesse, che non sfuggì al vecchio diplomatico e che non mancò di sottolineare in privato a Richard Salton il giorno dopo. Mr Salton desiderava che Adam imparasse quanto più possibile sugli eventi a venire. Sir Nathaniel aveva quindi riordinato i propri pensieri durante il viaggio dal Peak District per meglio organizzare la narrazione e Adam aveva solo da ascoltare per soddisfare il desiderio di conoscenza.

    Conclusa la cena i domestici si ritirarono, lasciando i tre uomini in compagnia del vino. Sir Nathaniel cominciò: «Secondo quanto mi dice vostro zio… a proposito, credo sia meglio parlare di voi due come zio e nipote invece di usare il vostro esatto grado di parentela. In effetti, vostro zio è un così caro e vecchio amico che, con il vostro permesso, abbandonerò le formalità e parlerò di te e con te come Adam, come se tu fossi suo figlio».

    «Con molto piacere, signore» disse il giovane «non potrebbe esserci gioia più grande».

    La risposta scaldò il cuore dei due amici. Ne rimasero entrambi toccati ma, con la tipica riluttanza degli inglesi a trattare questioni sentimentali, lasciarono cadere l’argomento e si limitarono a proseguire la conversazione.

    Sir Nathaniel parlò per primo.

    «Mi pare di capire, Adam, che tuo zio ti ha aggiornato sui legami della famiglia Caswall?»

    «In parte, signore, ma avevo inteso che avrei avuto maggiori dettagli da voi, se vorrete essere così gentile».

    «Sarò lieto di dirti quello che so sull’argomento. Bene, dobbiamo ricordare, in relazione agli eventi della giornata di domani, che non meno di dieci generazioni sono coinvolte. Credo che per comprendere quanto sia ramificata la famiglia non esista miglior punto di partenza di una lista base. Tutto quello che poi andremo a considerare avrà il suo posto naturale e ordinato senza ulteriori complicazioni. Si è arrivati alla situazione attuale in un periodo di poco superiore ai centocinquant’anni. Più tardi forse ci troveremo ad andare ancora più indietro nel tempo, perché la storia della famiglia Caswall è parallela a quella dell’Inghilterra. Non dobbiamo preoccuparci delle date, i fatti saranno più chiari se manteniamo una visione generale.

    «Il primo Caswall nei nostri archivi è Edgar, capofamiglia e proprietario dei terreni, che divenne feudatario più o meno quando Giorgio III salì al trono. Aveva un figlio di circa ventiquattro anni. Ci fu un violento alterco tra i due. Nessuno in questa generazione ha idea di cosa lo abbia provocato ma, considerando le caratteristiche della famiglia, possiamo immaginare che, per quanto fosse una spaccatura profonda, si trattasse in realtà di un problema triviale.

    «A seguito del litigio il figlio lasciò

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