Marielle, presente!
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Anteprima del libro
Marielle, presente! - Agnese Gazzera
Tolosa
Marielle, presente!
Marielle arriva in ritardo. Sempre, da sempre. Sul sagrato della chiesa dove da ragazza era catechista, fece attendere per due ore un gruppo di amici in partenza per una vacanza. Una ragazzina sbuffava seduta su una valigia, sarebbe diventata l’amore della sua vita. Quindici anni dopo, consigliera comunale di Rio de Janeiro, militante, femminista, Marielle si affaccia con un grande sorriso e un’ora di ritardo al suo ultimo appuntamento.
È il 14 marzo 2018, un mercoledì di un’estate tropicale che si avvia verso la fine, il termometro tocca i 33 gradi. L’aria è bollente, l’umidità inganna e il caldo addosso sembra ancor più estremo. Anche i refrigeranti
, le bibite ghiacciate vendute in strada, danno un sollievo che tradisce. La zona Centro di Rio de Janeiro, come in ogni giorno feriale, è affollata e in continuo movimento. A pochi passi dalla Baia di Guanabara, è il cuore economico della città, ma anche il quartiere delle sedi istituzionali, di monumenti e musei. Per tutto il giorno vanno e vengono turisti, venditori, colletti bianchi appesi ai badge che portano al collo. Sacralità e denaro convivono e si mischiano nella devozione biascicata della chiesa di San Giorgio, nei megafoni urlanti dei negozi, tra santini benedetti, rosari fluorescenti e accessori marchiati di griffe contraffatte. La sera tutto cambia. A fine giornata il rumore e il caos si disperdono nel buio, i lavoratori si allontanano sui taxi, scompaiono nella metropolitana, i dehors di bar e ristoranti si ritraggono contro i muri. I moradores de rua, gli abitanti della strada, tornano a vivere il marciapiede. È il loro letto, stendono cartoni a terra per dormire. Si svuota anche Cinelandia, la vasta piazza che all’inizio del Novecento ospitava i grandi schermi più belli della città e che di quello sfarzo conserva solo il nome. Ora banche e uffici sono i soli botteghini dove mettersi in coda. È quel che resta della Rio de Janeiro capitale del Brasile, tradita dai governanti che nel 1960 la sostituirono con l’esperimento Brasilia, città ideale
, figlia del progetto megalomane e utopico del presidente Juscelino Kubitschek.
Sulle banche, i cinema e i senzacasa, la finestra femminista e rivoluzionaria di Marielle Franco è un’idea di futuro che guarda, accesa, il tramonto di Rio. L’ufficio è al nono piano del parallelepipedo di cemento che si alza dietro gli orologi e le colonne bianche del palazzo Pedro Ernesto, sede del Consiglio comunale. Marielle lo occupa da poco più di un anno, dopo che nel 2016 è stata eletta consigliera comunale con 46.502 voti. Unica candidata a dichiararsi originaria della favela e nera, è anche l’unica donna tra i sei eletti del suo Partito Socialismo e Libertà (Psol): il suo è stato il quinto miglior risultato della città. Nei pantaloni blu a rose gialle e azzurre, con la sua chioma afro
, dopo un’altra lunga giornata in Comune la 38enne si chiude alle spalle la porta dell’ufficio, decorata da decine di adesivi colorati come le sue battaglie. Anche oggi Marielle è in ritardo al prossimo impegno, non ha in programma di tornare subito a casa. Nella sua agenda sovraccarica, che non si snellisce mai nonostante le insistenze della compagna, ha ancora l’incontro Jovens negras movendo as estruturas
. Un dibattito aperto, pensato per discutere con altre intellettuali e attiviste uno dei temi chiave del suo mandato politico: il ruolo delle donne nere nella società e negli spazi di potere. Lo ha voluto organizzare lei stessa, facendolo rientrare nel progetto 21 giorni di attivismo contro il razzismo
. Un’iniziativa nata attorno alla data della strage di Shaperville del 1960, quando la polizia sudafricana uccise 69 persone sparando su una protesta contro l’apartheid. Il titolo dell’incontro l’ha scelto lei, è una frase dell’attivista antirazzista afroamericana e potente voce del femminismo nero, Angela Davis. Tra i riferimenti principali del suo pensiero.
«Noi, donne nere, siamo inserite in tutti gli spazi della società. Siamo la maggioranza della popolazione come nere e come donne, eppure siamo costantemente costrette a smuovere le strutture per avere parità di diritti. Il 14 marzo riuniremo le giovani donne nere che hanno smosso le strutture per una società più egualitaria. Ci riuniremo per condividere i nostri strumenti di azione quotidiana, scambiare esperienze con le donne più vecchie che ci hanno sempre portato una prospettiva di resistenza, affetto, lotta e speranza in tempi migliori». L’invito all’incontro è un appello all’azione collettiva. L’appuntamento è alle 18, alla Casa das pretas di Lapa, la casa delle donne nere. Marielle, trattenuta in Comune nell’ennesima battaglia dell’opposizione, si fa aspettare per