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La via per Ankhorus
La via per Ankhorus
La via per Ankhorus
E-book280 pagine

La via per Ankhorus

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Info su questo ebook

Nell’anno 2600 la Terra è in pericolo. La grande diga di Gibilterra, un’opera ciclopica che ha il compito di proteggere il grande continente Atlantropeo, sta per cedere sotto la forza degli oceani. L’unica via di scampo per l’umanità è emigrare su un pianeta abitabile.
Le ricerche indicano come scelta migliore Ankhorus, distante 36 anni luce dalla Terra. Di tutte le sonde inviate allo scopo di raccogliere informazioni si è persa ogni traccia. Ma il tempo corre e pertanto è necessario inviare una missione esplorativa con equipaggio.
Molti sono i giovani che rispondono alla chiamata. Tra loro ci sono i protagonisti del romanzo: Jug e Angus, che partiranno, mentre Kyron e Yanna saranno dichiarati non idonei.
La via per Ankhorus è un’avventura mozzafiato che corre nello spazio e nel tempo, mettendoci di fronte ai grandi misteri della Terra e dell’Universo.
LinguaItaliano
Data di uscita25 feb 2021
ISBN9791280324023
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    Anteprima del libro

    La via per Ankhorus - Andrea Pansecchi

    ANDREA PANSECCHI

    LA VIA PER ANKHORUS

    EDIZIONI IL VENTO ANTICO

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    About this Book

    Nell’anno 2600 la Terra è in pericolo. La grande diga di Gibilterra, un’opera ciclopica che ha il compito di proteggere il grande continente Atlantropeo, sta per cedere sotto la forza degli oceani. L’unica via di scampo per l’umanità è emigrare su un pianeta abitabile. Le ricerche indicano come scelta migliore Ankhorus, distante 36 anni luce dalla Terra. Di tutte le sonde inviate allo scopo di raccogliere informazioni si è persa ogni traccia. Ma il tempo corre e pertanto è necessario inviare una missione esplorativa con equipaggio. Molti sono i giovani che rispondono alla chiamata. Tra loro ci sono i protagonisti del romanzo: Jug e Angus, che partiranno, mentre Kyron e Yanna saranno dichiarati non idonei.

    La via per Ankhorus è un’avventura mozzafiato che corre nello spazio e nel tempo, mettendoci di fronte ai grandi misteri della Terra e dell'Universo.

    Serie

    Avventura Pura

    PROLOGO

    Sul ponte di comando, le sei poltrone dietro la consolle erano vuote.

    Solo il monitor parabolico dava segni di vita, con i sistemi solari e le costellazioni che si susseguivano una dietro l’altra, strisce luminose troppo veloci per un occhio umano, ma non per il computer di bordo che le riconosceva e ne mostrava i nomi e le informazioni estratte dalla banca dati.

    Nessuno osservava lo spazio nero e infinito.

    Alla sala si accedeva tramite un corridoio appena rischiarato da fievoli luci blu piazzate lungo le pareti.

    In fondo, due porte, una di fronte all’altra.

    Quella di sinistra, rinforzata e dotata di una placca per l’apertura a riconoscimento, conduceva al Centro Operativo Automatico.

    Quella di destra era una normale porta scorrevole che portava alla sala del personale, al cui interno erano disposte sei capsule metalliche chiuse, con un oblò sulla parte alta del coperchio.

    Dentro, tre uomini e tre donne in stato di incoscienza.

    Su un monitor che ne riportava i parametri vitali, una luce rossa lampeggiava.

    All’improvviso, un allarme suonò nel ponte di comando. Sul monitor, sovrimpressa all’immagine di un sistema solare, lampeggiava in rosso una scritta.

    OBIETTIVO IN AVVICINAMENTO!

    Una stella, identificata in verde come SOLE, con sei corpi celesti orbitanti. A seguire, altre note grafiche indicarono i pianeti come SATURNO, GIOVE, MARTE, TERRA, VENERE, MERCURIO.

    Eseguita la procedura di identificazione di ognuno, il computer spostò l’immagine sul terzo pianeta.

    OBIETTIVO INDIVIDUATO!

    Una serie di rapidi calcoli apparve su un angolo del monitor mentre il computer calcolava l'orbita e i dati di rotazione.

    Errore, parametri di base errati

    Ricalcolo angolo eclittico....

    23,27°...

    Ricalcolo giorno siderale...

    Avvio simulazione di avvicinamento.

    Il computer tracciò una parte dell’orbita terrestre e la linea di rotta in quella direzione. Poi generò un pianeta virtuale, ne accelerò la rotazione e lo portò avanti fino a incrociare la rotta della navetta calcolandone l’entrata in orbita.

    Individuazione tangente orbitale...

    Calcolo della velocità di avvicinamento...

    Tempo stimato per l’entrata in orbita...

    72:15:37.

    Il conto alla rovescia era iniziato.

    Inizio Fase 2...

    Manovra di avvicinamento in corso...

    Sblocco celle di criosonno.

    Nella sala personale, la luce rossa sui coperchi delle capsule divenne verde e sui monitor apparve la scritta:

    RISVEGLIO GUIDATO IN CORSO

    Il liquido nel quale erano immersi i corpi dei componenti dell’equipaggio iniziò a defluire dai tubi inseriti nella parte inferiore delle capsule.

    I coperchi si aprirono lentamente e gli occupanti si svegliarono.

    Uno degli uomini aprì gli occhi e li sbatté più volte nel tentativo di schiarirsi la vista. Si passò le mani sul viso per liberarsi dalla sostanza gelatinosa gialla che faticava a staccarsi dal corpo.

    Era alto, biondo e di carnagione chiara. Indossava una tuta blu di gomma opaca. Sul petto, all’altezza del cuore, la scritta UVO era contornata da un triangolo composto da tre nastri intrecciati. Sotto al simbolo, una targhetta riportava il nome: J.U. Gapaca.

    PARTE PRIMA - LA NUOVA TERRA

    CAPITOLO 1

    Neogenova – anno 2600

    Kyron Nicriman era sul marciapiede, fermo al semaforo rosso.

    Esile e minuto com’era, la massa frenetica di persone che si accumulò dietro di lui sembrò inghiottirlo e quasi schiacciarlo.

    Il traffico nell’incrocio era schematico. I veicoli si muovevano all’unisono, come fossero gestiti da un unico cervello.

    Nonostante le spinte, Kyron riuscì a mantenere la sua posizione. Ogni tanto un’ombra attraversava il suo volto. Guardava le magnetovie, che passavano tra gli enormi palazzi a molte decine di metri di altezza. I grossi cilindri metallici flessibili correvano su guide in tubi intrecciati, che li avvolgevano senza mai toccarli.

    Sui lati, due linee verdi e blu orizzontali erano interrotte, di tanto in tanto, dalla scritta MVA.

    Due convogli si incrociarono e, per uno strano gioco di luci, a Kyron parvero scontrarsi. Il convoglio più alto entrò in un’apertura automatica di un edificio, rallentò e la parete si richiuse dietro di esso.

    Scattò il verde.

    Kyron si era distratto e venne quasi buttato a terra dalla ressa impaziente di attraversare la strada.

    Sul marciapiede il caos, il degrado e la sporcizia contrastavano con il traffico ordinato. Non era difficile essere avvicinati da uno dei tanti mendicanti o addirittura rapinati in mezzo alla folla, senza che nessuno intervenisse.

    Anche se a lui non era mai successo, solo l’idea gli toglieva la serenità. Camminava con malcelata preoccupazione e cercava di evitare il contatto con le persone che incontrava.

    Li guardava e cercava nei loro occhi la sua stessa apprensione.

    Ma non la trovava, erano tutti distratti, con lo sguardo perso nel vuoto o intenti a scrutare il monitor del loro iboard, incuranti del rischio che qualcuno avrebbe potuto aggredirli, strappare loro dalle mani quello che avevano e magari buttarli a terra.

    È per incoscienza che erano così tranquilli?

    Incrociò lo sguardo di un uomo. In lui lesse la stessa inquietudine, lo stesso suo modo di guardare tutti negli occhi. Notò che stringeva con forza la maniglia della sua valigetta.

    Ecco uno che è consapevole dei pericoli che lo circondano, pensò. Forse era già stato rapinato per strada o forse, come lui, aveva solo paura che succedesse.

    Si rese conto di quanto anche lui stringesse la tracolla dello zaino, tanto da trovarsi con la mano informicolita.

    Intanto era arrivato.

    Finalmente poteva lasciare il marciapiede.

    Accelerò il passo, posò il dito su una placca metallica e la porta scorrevole si aprì. Entrò nell’ascensore, si affrettò a premere il pulsante di chiusura delle porte.

    L’ascensore iniziò la sua salita e un altro sbucò da sotto a sostituire quello appena partito.

    Dopo i primi innumerevoli piani all’interno dell’edificio, le pareti laterali scomparvero e l’abitacolo di vetro restò agganciato solo nella parte posteriore.

    La quantità di ascensori in movimento e le magnetovie che entravano e uscivano, rendevano molto dinamiche le pareti sia di quello che dei palazzi circostanti. Man mano che saliva, la sua parete era sempre meno frequentata.

    Guardò giù. Le persone non erano più distinguibili, neppure il marciapiede si vedeva, e tutto sembrava avvolto da una strana foschia grigia dall’aspetto innaturale.

    L’ascensore si fermò e le porte si aprirono. Kyron uscì senza fretta e diede un’ultima occhiata all’orizzonte. Il suo edificio era uno dei più alti e da lì si poteva vedere quasi tutta Neogenova. Fissò immobile l’immensa distesa di grattacieli di diverse altezze.

    Si incamminò nel corridoio cieco. Era stretto, senza aperture e poco illuminato, ma ben tenuto. Dalle porte degli appartamenti trapelavano le voci delle persone all’interno.

    Appesi ai muri, i fogli elettronici trasmettevano le notizie del giorno. Di solito Kyron li ignorava, ma quella volta no. Una notizia che girava dalla mattina gli dava parecchia preoccupazione, l’incidente alla diga di Gibilterra.

    Si fermò per un attimo a leggere l’articolo poi, senza distogliere lo sguardo dal manifesto elettronico, poggiò il dito sulla placca metallica e la porta accanto si aprì.

    Entrò in casa.

    L’ampio ingresso terminava in una scala che conduceva al piano superiore. Kyron entrò in uno stanzino sulla destra, si tolse le scarpe e si infilò un paio di ciabatte.

    Che belle le vecchie abitudini, sospirò.

    «Kyron, sei tu?» chiese una voce femminile da sopra.

    «Sì, ma’, sono io.»

    «Cominciavo a preoccuparmi, sei in ritardo.»

    «Oggi i semafori verdi erano più rari della moto di papà» replicò con un filo di ironia. «A proposito, dov’è papà?»

    La madre di Kyron si affacciò alle scale e abbassò la voce.

    «E dove vuoi che sia? In garage. Vallo a chiamare e venite su, la cena è pronta.»

    «Ok» rispose Kyron.

    Attraversò un altro corridoio, una zona adibita a dispensa, occupata in buona parte da una scaffalatura piena di ogni sorta di materiali: alimenti, pezzi di macchinari, giochi per bambini e apparecchiature elettroniche.

    Aprì la porta del garage. Dalla serranda esterna, semiaperta, la luce del sole entrava di taglio.

    Suo padre era seduto a fianco dello Speeder.

    Con i suoi quattro metri di lunghezza, le ruote incredibilmente alte e larghe, era impressionante. Lo vedeva da quando era nato ma lo emozionava sempre e, per un attimo, rimase fermo ad ammirarlo. Un tempo era un mezzo circolante ma le restrizioni degli anni ’80 lo avevano reso illegale, così lo avevano adattato per le gare di Speeder.

    Omar, suo padre, correva nei campionati amatoriali. Quando Kyron era piccolo, lo portava spesso alle corse con la speranza che un giorno avrebbero condiviso la stessa passione, ma il figlio non si era mai entusiasmato per quelle sfide e, col tempo, Omar ci aveva rinunciato.

    L’acciaio lucido delle pale a elica dentro le ruote creava uno strano gioco di ombre che Kyron sfruttò per non avere il sole in faccia. Si avvicinò e posò una mano sulla cinghia che separava i due mezzi battistrada della ruota anteriore.

    «Attento! Potrebbe muoversi, stiamo testando la centralina» scattò suo padre.

    «Ciao, ragazzo», disse Davis, steso sotto il propulsore che riempiva il corpo centrale. Dai lati, nella parte posteriore, uscivano due enormi tubi di scarico.

    Davis era il migliore amico di Omar, un bravissimo meccanico che si trovava sempre, suo malgrado, a sistemare le cose dopo che Omar ci aveva messo le mani da solo.

    «Che cosa ha rotto stavolta?» chiese Kyron. Era chiaro che alludeva al padre. Era un bravo pilota ma, come meccanico, era una vera schiappa.

    «Dovresti convincere tuo padre a chiamarmi subito quando c’è un guasto, così dovrei riparare una sola cosa» rispose Davis mentre usciva da sotto al mezzo.

    Omar rise e gli tirò lo straccio con cui si era pulito le mani.

    «Ho riparato il sistema di slittamento dei propulsori, era quello che tranciava la cinghia se si giravano le eliche verso l’alto. Ora può di nuovo volare.»

    Davis abitava esattamente il piano sopra di loro e per Kyron era una specie di zio. Era abituato a vederlo spesso per casa, dove entrava attraverso la scala che collegava i garage dei due appartamenti.

    Kyron guardò suo padre. Era un uomo di bell’aspetto, un po’ sovrappeso, ma le braccia forti ricordavano un fisico che in gioventù doveva essere stato robusto e atletico.

    «Io davvero non capisco perché sgobbate tanto, lo puoi usare solo in pista, i mezzi volanti sono diventati illegali, lascia perdere» disse.

    «Lo sai che non lo farò mai» replicò il padre.

    «Dai, andiamo che è pronta la cena. Davis, mangi con noi?»

    «No, vado a farmi una doccia, stasera esco con una» rispose mentre raccoglieva i suoi attrezzi

    «Ok, buon divertimento.»

    Davis abbassò il sollevatore e lo spostò non appena il mezzo rimase in equilibrio da solo.

    «Un attimo, Kyron» lo fermò Omar. Aprì un cassetto e tirò furi delle cuffie. Le indossarono.

    «Non sento più nulla» urlò Kyron.

    «Aspetta.» Omar toccò un tasto nell’archetto. «Ora mi senti?»

    «Si.»

    «Va regolato il filtro di frequenza così possiamo sentirci ma non sentiremo il motore.»

    «Ma che…» Kyron non aveva capito cosa stessero per fare quei due.

    «Pronti per il test!» Davis, dopo aver settato alcuni strumenti, fece un cenno ad Omar che salì sullo Speeder.

    «Il test? Qui dentro?» obiettò Kyron, inascoltato.

    Nel silenzio delle cuffie antirumore sentì il fischio dei propulsori dello Speeder. Da sotto la scocca uscirono quattro perni e le ruote si staccarono da terra.

    Davis fece un cenno di approvazione e, con le mani, invitò Omar a sollevarlo. Aumentò la potenza e qualche frequenza si avvertì anche dalle cuffie. La polvere spostata e l’effetto ondulato del calore nell’aria spinsero Kyron a indietreggiare di qualche passo.

    Le ruote si girarono in posizione orizzontale. Lo spostamento d’aria e polvere costrinse Kyron e Davis a mettersi una mano davanti agli occhi.

    Lo Speeder si sollevò e iniziò a fluttuare nel garage.

    «Perfetto! Come vanno i giri?» urlò Davis.

    «Siamo al 10%» rispose Omar.

    «Prova l’atterraggio automatico.»

    I perni rientrarono, le ruote si misero dritte in un attimo e i retrorazzi rallentarono la caduta.

    L’atterraggio fece vibrare il pavimento.

    Omar spense tutto e si tolsero le cuffie.

    «Va che è una meraviglia!»

    Kyron sorrise «Tu sei pazzo.»

    Risero, il padre tentò un abbraccio ma lui gli sfuggì rapidamente.

    «E lavati quelle mani, che mi sporchi e poi mamma ci sgrida tutti e due.»

    «Bene. Io ora scappo o faccio tardi» disse Davis.

    «Anche noi» sottolineò Kyron.

    Padre e figlio ripercorsero il corridoio di servizio. Omar notò l’aria preoccupata del ragazzo.

    «Ma che hai? Sembri turbato, problemi a scuola?»

    «No, no.»

    Mentiva, e infatti anche la madre se ne accorse.

    «Che c’è? Sembri uscito da un funerale» disse appena lo vide.

    Kyron si chinò a baciarla. Era stata una bella ragazza, esile, ma con il seno prosperoso. Ora, dopo le operazioni subite, aveva una gamba artificiale e non sempre camminava bene. Ma non si era mai lasciata andare e curava molto il suo aspetto fisico. Raramente la si vedeva struccata o mal vestita. Persino ora, pur zoppicante e presa dalle faccende di casa, aveva i capelli ben pettinati, il trucco a posto, lo smalto alle unghie e, sotto il grembiale, un bellissimo vestito azzurro.

    «Mamma, quando ti decidi a far vedere quella gamba? Riavviala o ti rovini anche l'anca.»

    Lei sbuffò, posò il piatto, si sedette e aprì un pannellino sopra al polpaccio.

    «Com’è andata a scuola?» chiese nel frattempo.

    «Bene.»

    Lei si voltò e lo guardò.

    «Wow! Che loquacità. Non darmi tutte queste informazioni che non ti sto dietro» rispose con sarcasmo.

    «Oggi è muto» intervenne Omar.

    Lei lo squadrò infastidita.

    «E tu non penserai mica di metterti a tavola vestito così. Va’ subito a toglierti quei vestiti zozzi da dosso e mettiti qualcosa di decente.»

    L’uomo, pentito di aver aperto bocca, accennò un’inutile protesta, quindi sbuffò e andò a cambiarsi.

    Un sibilo lieve segnalò che i circuiti dell'arto artificiale si erano riavviati. La donna si alzò, riprese i piatti e si diresse verso la tavola. Ora camminava benissimo.

    «Allora, che hai?» insistette.

    Kyron perse la pazienza.

    «Ma voi non li vedete i notiziari? Si parla dell’allarme della diga di Gibilterra e voi siete tranquilli? Oh, ma se cede, qua siamo tutti sott’acqua!»

    «Ma figurati! È su da quasi 200 anni, è impossibile che crolli, ci siamo nati tutti sotto quella diga e vivrà più di noi.»

    «Mi fa piacere che tu sia così tranquilla ma gli esperti dicono che, se il livello oceanico arrivasse a quello stradale, la parte alta non resisterebbe alla violenza delle onde e, se anche tutto il muro tenesse, la diga potrebbe tracimare.»

    «I media fanno sempre troppo allarmismo» si intromise il padre appena rientrato nella stanza.

    Si accomodarono a tavola.

    «TV, canale 118» ordinò Kyron.

    Sulla parete, una piccola spia si allargò e prese la forma di un grande monitor semitrasparente sintonizzato su NEWS 24. In studio un cronista virtuale recitava a ripetizione le funzioni della pagina, alla sua destra le notizie scorrevano a nastro continuo e alle sue spalle una serie di immagini da tutto il mondo facevano da contorno.

    Buona sera. Benvenuto nella pagina news 24. Seleziona la notizia di tuo interesse dall’elenco a lato. In evidenza troverai le ultime notizie.

    Il padre scosse la testa.

    «Ma perché non sei come tutti i tuoi coetanei che si sparafleshano film interattivi, fiction e passano il loro tempo nelle sale di virtual game?»

    La moglie sgranò gli occhi. «Ma che dici?»

    «Nostro figlio è un allarmista paranoico. Va a finire che il mondo crollerà solo per accontentare lui.»

    Gli si rivolse direttamente.

    «Rilassati, hai solo diciotto anni, goditi la vita!»

    «Shh, fatemi sentire» li zittì Kyron

    Puntò il dito verso l’elenco delle notizie e le ingrandì, relegando il cronista elettronico a un piccolo riquadro sulla sinistra.

    Le opzioni gli permisero di selezionare la lettura automatica delle notizie flash.

    Gibilterra. Onda anomala investe il piano stradale della diga, sei auto e un trasporto merci precipitano nel bacino mediterraneo.

    Notizie dalle terre oltreoceano. Strage di profughi colombiani sul confine nord. Gli Stati satellite bloccano cinque navi di profughi in fuga dai deserti equatoriali. Il governo federale nega ufficialmente di aver dato l'ordine, aperta un'inchiesta per strage.

    Guerra di Mongolia. Continuano gli scontri sul confine mongolo tra russi in fuga dalle zone alluvionate e il popolo mongolo.

    Kyron fece scorrere l’elenco velocemente.

    «Guerra, invasione, profughi …»

    Cliccò sul tasto ULTIM’ORA e selezionò la notizia dell’incidente sulla diga.

    Pare che il livello oceanico stia per raggiungere i limiti di guardia e la diga di Gibilterra è tenuta sotto costante osservazione. Nelle ultime ore ci sono state delle importanti novità che mettono in dubbio la tranquillità del bacino mediterraneo. Vediamo il servizio dalla diga di Gibilterra.

    Il servizio era stato girato quella mattina. L’inviata, pronta a registrare, si trovava su una diga di dimensioni ciclopiche. Il muro che tratteneva l’oceano era così largo che vi passava un’autostrada a otto corsie con, ai lati, quattro guide di magnetovie e due strade riservate ai mezzi di emergenza e manutenzione.

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