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Ankhorus - Gli occhi di Seth
Ankhorus - Gli occhi di Seth
Ankhorus - Gli occhi di Seth
E-book280 pagine

Ankhorus - Gli occhi di Seth

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Info su questo ebook

Quando le arche giungono ad Ankhorus, dopo la fuga dal cedimento della diga di Gibilterra, trovano un pianeta cupo, consumato da guerra e distruzione e governato da un oscuro e potente dittatore: Seth, il dio egizio del Caos. Kyron viene fatto prigioniero e quindi liberato da un gruppo di ribelli composti da Umani e Manakan e capeggiati da Yanna e Yevam.
Per sconfiggere Seth, però, è necessario recuperare un’arma sulla Terra e poi sfruttare l’anomalia per sorprenderlo.
Il ritorno, circa 60 anni dopo l’evacuazione, li catapulta in un luogo ostile, sommerso dalle acque e diviso da anni di guerre tra le pur ridotte popolazioni delle terre emerse.  Il viaggio porterà Yanna, Kyron e Yevam a scoprire molto su loro stessi, sul passato dell’umanità, della Terra, di Ankhorus e anche di Seth. Kyron dovrà fare una scelta che potrebbe cambiare la sua vita ma anche il destino di un intero pianeta.
La via per Ankhorus è ancora lunga e il futuro non è ancora scritto.
Ankhorus – Gli occhi di Seth un’avventura mozzafiato nello spazio e nel tempo che non dimenticherete facilmente.
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2022
ISBN9791280324306
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    Anteprima del libro

    Ankhorus - Gli occhi di Seth - Andrea Pansecchi

    ANDREA PANSECCHI

    ANKHORUS

    GLI OCCHI DI SETH

    Immagine che contiene testo, clipart, foglia Descrizione generata automaticamente

    EDIZIONI IL VENTO ANTICO

    PAGINA DI BENVENUTO 

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    Informazioni su questo libro

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    Indice

    Serie

    Avventura Pura

    ABOUT THE BOOK

    Quando le arche giungono ad Ankhorus, dopo la fuga dal cedimento della diga di Gibilterra, trovano un pianeta cupo, consumato da guerra e distruzione e governato da un oscuro e potente dittatore: Seth, il dio egizio del Caos. Kyron viene fatto prigioniero e quindi liberato da un gruppo di ribelli composti da Umani e Manakan e capeggiati da Yanna e Yevam.

    Per sconfiggere Seth, però, è necessario recuperare un’arma sulla Terra e poi sfruttare l’anomalia per sorprenderlo.

    Il ritorno, circa 60 anni dopo l’evacuazione, li catapulta in un luogo ostile, sommerso dalle acque e diviso da anni di guerre tra le pur ridotte popolazioni delle terre emerse.  Il viaggio porterà Yanna, Kyron e Yevam a scoprire molto su loro stessi, sul passato dell’umanità, della Terra, di Ankhorus e anche di Seth. Kyron dovrà fare una scelta che potrebbe cambiare la sua vita ma anche il destino di un intero pianeta.

    La via per Ankhorus è ancora lunga e il futuro non è ancora scritto.

    Ankhorus – Gli occhi di Seth un’avventura mozzafiato nello spazio e nel tempo che non dimenticherete facilmente.

    ANTEFATTO

    Da: La via per Ankhorus

    Terra, anno 2600

    Il mondo è diverso da un tempo. Tante cose l’hanno cambiato.

    Il colpo di grazia è arrivato nell’anno 2112. Un lampo gamma ha investito la terra sconvolgendo ogni equilibrio.

    I poli si sono spostati, terremoti e inondazioni hanno fatto ripiombare l’umanità in un secondo medioevo. Anche l’asse di rotazione terrestre si è spostato. La fascia equatoriale è ormai invivibile a causa delle alte temperature e ai poli sono cresciuti uragani perenni.

    Tutta la popolazione si è concentrata nella fascia intermedia.

    La federazione atlantica si è sviluppata all’interno dell’ex bacino mediterraneo. La grande diga di Gibilterra, un’enorme muraglia, la protegge dall’oceano. Il livello dei mari, però, continua ad aumentare e la diga sembra non poter reggere ancora a lungo.

    Nell’anno 2600 viene organizzata una campagna di reclutamento per una missione con lo scopo di verificare la vivibilità di un pianeta distante 36 anni luce dalla terra.

    Molti ragazzi e ragazze rispondono alla chiamata. Tra loro ci sono i fratelli Yanna e Angus Spavin, orfani della provincia del Cadore, il loro amico Julius Urso Gapaca, detto Jug, figlio del ricco e potente banchiere Jethro Gapaca e il giovane Kyron Nicriman, figlio di un minatore in pensione di Neogenova.

    La Osiris parte l’anno dopo con un equipaggio di civili e militari, ma non tutti riescono a farne parte.

    Su Ankhorus, però, le cose non vanno come programmato. Il pianeta è vivibile e abitato da una specie molto avanzata e pacifica, i Manakan, ma è molto più lontano del previsto. Un’anomalia spazio-temporale si frappone tra i due sistemi cambiando e piegando lo spazio e il tempo.

    È Yevam, un Manakan molto saggio, a svelarne l’esistenza e a spiegare loro cosa sta succedendo.

    Il piano sarebbe stato semplice: rispedire una sonda con tutti i dati e le informazioni di Ankhorus per permettere all’umanità di trasferirsi entro vent’anni.

    Le sonde svaniscono in questa anomalia e Jug, con altri compagni, decide di tornare sulla Terra.

    Arrivano nell’anno 500, oltre duemila anni prima del previsto.

    Nascondono la loro navetta in una caverna a Kuelap, nelle Ande e Jug la usa per ibernarsi fino al 1947.

    In quell’anno viene svegliato da Yevam, il Manakan conosciuto su Ankhorus.

    Scopre che i Manakan sono nascosti sulla terra da centinaia di migliaia di anni e che la loro storia si è intrecciata più volte con quella dei terrestri.

    Jug e Yevam, seguendo vecchi indizi tra Sudamerica ed Egitto, trovano le mappe dell’anomalia, unico strumento che ne consentirebbe l’attraversamento in sicurezza.

    Jug le memorizza e Yevam le utilizza per riportare a casa il suo popolo.

    Jug torna, quindi, in ibernazione.

    Terra, anno 2615

    Le arche per l’evacuazione sono praticamente ultimate e il generale Kisshan, vecchio istruttore di Jug e Angus, dirige le operazioni.

    Jug si palesa e si fa recuperare dalla caverna. È ormai molto anziano ed è costretto a spiegare al generale cosa è successo.

    Scoperte le potenzialità dell’anomalia, il generale, supportato dalla classe politica federale, vuole le mappe. Lo scopo è assumerne il controllo per poter arrivare ad Ankhorus e governarlo.

    Jug scopre il piano e scappa. Sa che non potrà più tenere per sé le informazioni che ha nel cervello. Ormai è troppo anziano. Ricontatta Kyron e Yanna perché lo aiutino a tornare alla navetta ancora nascosta nella caverna a Kuelap. Lì Jug ha una macchina per il trasferimento mnemonico. Il piano di Jug è quello di trasferire la sua memoria a Kyron.

    Il generale, però, li fa seguire dal maggiore Vicarus.

    Sulle Ande il Maggiore, assetato di potere, tenta di impadronirsi dei ricordi di Jug.

    Nello scontro, Vicarus e la sua scorta vengono uccisi, ma viene ferito anche Jug che, poco dopo, muore.

    PROLOGO

    Il piano di Jethro

    Tenuta dei Gapaca – 28 Marzo 2615

    Jug è morto, continuava a ripetersi Yanna, Jug è morto.

    Un pensiero continuo, un ronzio incessante nella testa che la faceva impazzire.

    Guardò Kyron che guidava il Jet del maggiore Vicarus. Un Jet militare che non aveva neppure mai visto.

    La mente di Jug c’era ancora?

    Era lì, dentro? Quanto era rimasto di lui?

    Tranquilla, ci rivedremo, le aveva sussurrato prima del trasferimento di memoria, digli di raccontare i momenti.

    Cosa voleva dire? Delirava? Yanna non si dava pace.

    Nessuno dei due parlò durante tutto il viaggio. Quando passarono sopra la diga di Gibilterra, fu Yanna a rompere il silenzio.

    «Kyron, guarda.»

    «Che c’è?» Kyron ridusse la velocità del Jet.

    «Il muro della diga.»

    Dal lato oceanico non si vedeva più, sovrastato in quasi tutta la lunghezza dal livello del mare.

    Lo oltrepassarono.

    «Cosa succede laggiù?»

    Parte del muro e l'acqua dell'oceano si riversava sulla strada di manutenzione fino a tuffarsi nel bacino mediterraneo.

    Altri pezzi di muro si staccarono e rotolarono lungo la parete allargando la voragine. Una quantità infinita di detriti precipitò nel bacino interno.

    «Sta cedendo», disse Yanna.

    Nella sala di controllo di Constantine uno degli addetti al radar attivò l’Iboard.

    «Torre di controllo? Qui centro radar... abbiamo rilevato un velivolo militare sulla diga. Comunicare codice di missione.»

    «Qui torre di controllo, non ci risultano missioni in quell’area, nessun codice da comunicare.»

    «Avvisate il generale che abbiamo un problema con uno dei nostri velivoli.»

    Poco dopo il generale Kisshan irruppe nella sala radar e si diresse al tavolo centrale.

    Alle sue spalle il tecnico che lo aveva fatto chiamare. Sul tavolo apparve il muro della diga con un puntino nero. Il tecnico toccò l'immagine e la ingrandì.

    «È uno dei nostri Jet…»

    Il generale riconobbe subito la traccia radar del Jet del maggiore Vicarus. Non doveva essere lì.

    «Ammiraglio, faccia decollare immediatamente due caccia d'assalto, li ragguaglierò sulla missione in volo.»

    ***

    «Dove andremo?» chiese Yanna preoccupata.

    «Non lo so… se almeno riuscissimo a nascondere il caccia…»

    «C'è solo una persona che può aiutarci», disse Yanna.

    Kyron la guardò. Scosse nervosamente la testa.

    «No, no, non ci penso neanche a chiamare Jethro. Per dirgli cosa? Che suo figlio è tornato, che è più vecchio di lui e che è morto? Ci odiava prima, figurati ora.»

    «Non abbiamo scelta», insistette lei, «presto ci troveranno.»

    Kyron, con un sospiro, attivò l’Iboard. Apparve l'immagine cupa e rude di Jethro. Aveva perso gran parte della sua sicurezza e quella tracotanza da vincente che lo rendeva così carismatico.

    «Signor Gapaca? Sono Kyron.»

    «Kyron?» si strofinò gli occhi, si mise gli occhiali e guardò con più attenzione il monitor.

    «Che vuoi?» chiese senza scomporsi.

    «Jethro, devo essere sbrigativo, io e Yanna siamo in pericolo, il generale Kisshan ci dà la caccia, abbiamo rubato un jet militare e abbiamo bisogno di nasconderci.»

    «Cosa avete fatto?» chiese Jethro sconvolto, «spiegatemi bene… voi combinate chissà cosa, rubate un caccia e volete che io vi aiuti a nascondervi? E perché mai dovrei farlo?»

    «Abbiamo Julius con noi», rispose Yanna.

    Jethro cambiò espressione.

    «Julius? Ma come è possibile? E dov'è? Perché non è lì con voi?» balbettò.

    «É difficile da spiegare… è tornato… il generale voleva delle informazioni che aveva solo lui. Siamo scappati ma…»

    «Ma?» la incalzò lui.

    «Non so come dirlo, Julius... non ce l’ha fatta…»

    «Volete dire che…» non continuò.

    Una spia suonò sulla plancia.

    «Cristo, ci hanno beccato!» urlò Kyron.

    Dal comunicatore arrivò una voce.

    «Attenzione, vi trovate su un veicolo militare di proprietà della federazione atlantica, vi invitiamo a seguirci pacificamente fino al comando dove sarete tratti in arresto. Avete sessanta secondi per invertire la rotta o sarete abbattuti.»

    «Jethro, non c’è tempo, ci hanno trovato! Dobbiamo liberarci del jet», gridò Yanna.

    «Mettete il jet in camuffamento visivo, scollegate il trasponder e tutti i comunicatori e volate a bassa quota. Dovrai volare manualmente, Kyron. Arrivate a Venezia, atterrate sul tetto del grattacielo più alto del distretto commerciale e lasciate il jet acceso. Non lo vedrà nessuno per diverse ore. Su quel tetto ci sarà un flybus privato che vi porterà da me.»

    «Ok, tutto chiaro, a tra poco, allora.»

    Kyron chiuse la comunicazione.

    ***

    Il frastuono del jet a bassa quota fece vibrare i vetri dei palazzi al suo passaggio, atterrò sul tetto dell’edificio, la rampa si abbassò e ne rivelò l’interno.

    I ragazzi scesero dal Jet. Kyron teneva in braccio il corpo di Jug. Un forte vento caldo e carico di umidità lo fece barcollare.

    Ad attenderli c'era una ragazza in tailleur bianco con pantaloni affusolati dai quali spuntavano solo i tacchi alti.

    Alle sue spalle, in formazione, un gruppetto di assistenti tutti in completo nero.

    Li invitò a seguirla sul flybus.

    «Posatelo qui.»

    Con modi garbati indicò loro una barella agganciata ad una parete del flybus.

    Kyron posò l'amico e si sedettero in due posti vicini. La ragazza guardò il cadavere con un certo stupore.

    «Ma è davvero Julius?»

    Annuirono entrambi in silenzio.

    «Ma come mai è…»

    «Vecchio?» Yanna la tolse dall’imbarazzo di chiederlo. Lei annuì sollevata.

    «È una storia un po' lunga.»

    Le bastò.

    «Non c'è problema, ora siete al sicuro, tra poco saremo dal signor Gapaca», li rassicurò con un sorriso.

    Le porte scorrevoli si chiusero, il flybus salì di quota e si allontanò dal grattacielo con un sibilo.

    Dopo un volo di pochi minuti atterrarono sul retro della villa dei Gapaca.

    «Venite con me», disse la ragazza mentre la rampa si apriva.

    Yanna posò gli occhi su Jug e gli carezzò il viso.

    «Tranquilla, a lui pensiamo noi», le disse con voce suadente.

    Li accompagnò lungo una serie di corridoi e su una larga scalinata fino a una grande camera con un letto al centro della parete opposta.

    «Questa è la vostra camera, fate con comodo, lì c’è il bagno e la parete di fronte è interattiva, potete usare i comandi vocali, non ha bisogno di calibrazione. Se avete bisogno di qualcosa è sufficiente che chiediate di Rosanna con il comando vocale: chiamata interna. Il signor Gapaca vi aspetta per cena in sala verso le sette. Vi accompagnerò io.»

    «Grazie», risposero entrambi.

    Lei fece un accenno di inchino, indietreggiò e la porta automatica si chiuse.

    Kyron si sedette sul letto e accese la TV.

    «Sintonizzazione canale notizie.»

    La parete si accese con una serie di immagini di notiziari su tutti i recenti accadimenti. Kyron ne scorse alcuni ascoltando frammenti di notizie e passava da uno all'altro senza neppure finire di ascoltare.

    Yanna, nel frattempo andò a farsi una doccia.

    «Trovato nulla?» chiese lei avvolta in un asciugamano e con i capelli bagnati.

    Kyron non la guardò.

    «È pazzesco, nessun canale parla della diga, assolutamente nulla, da non credere.»

    «Kyron, adesso però rilassati un attimo, vieni qui»

    Si avvicinò, aprì l’asciugamano, si sedette sulle sue gambe e lo abbracciò.

    Lui chiuse gli occhi.

    «Smetti di pensare per un attimo», sussurrò lei e lo baciò. Lui la strinse a sé, come se temesse di farsela scappare. Le mani tremolanti e indecise esploravano il suo corpo, prima sui fianchi, poi lungo la schiena. Un brivido percorse il corpo di Yanna che interruppe il bacio con un gemito.

    Kyron con una mano risalì il collo e le sue dita si tuffarono tra i ricci. La tirò a sé per avere un altro bacio mentre l’altra mano era già arrivata sulla coscia.

    La TV rimase sintonizzata sui notiziari locali per qualche minuto poi, non rilevando più nessuno spettatore, andò in stand-by.

    Ora c’erano solo loro, nient’altro che loro. Quella camera e quella sera erano il loro luogo, il loro momento, e tutto sparì improvvisamente, come in un bel sogno.

    Yanna, avvolta in quell’abbraccio e coperta in parte dal lenzuolo, si sentiva finalmente in pace. Era come se il mondo si fosse fermato. Ora tutto era così lontano, come fosse solo un brutto sogno e niente di tutto quello che era successo fosse vero. Lo guardò ancora.

    «Dobbiamo alzarci, Jethro ci aspetta.»

    «Sai, è strano» disse Kyron.

    «Cosa?»

    «Mi aspettavo di avere nella mente un sacco di segreti, di avere tutte le risposte, grazie ai ricordi di Jug e, invece, ho solo qualche immagine e una serie di episodi sconnessi tra loro.»

    «In che senso?»

    «Ricordo solo delle brevi situazioni, come dei singoli momenti di vita.»

    «Momenti?» disse lei stupita, «come aveva detto Jug.»

    «Cosa ti aveva detto?»

    «Poco prima di fare il trasferimento di memoria mi ha detto: Digli di raccontare i momenti.»

    «Raccontare i momenti? Sarebbe a dire che dovrei raccontare uno di questi momenti che affiorano nella mia mente?»

    «Così sembra», rispose Yanna.

    «Strano, ma tanto vale provare. Allora, questo è uno dei più bizzarri: sono in piedi davanti a una piramide egizia e una donna di mezza età vestita di rosso mi dice: dobbiamo sbrigarci, entriamo.»

    Non appena ebbe finito la frase, gli occhi si chiusero in una smorfia di dolore, si portò le mani alle tempie e tutto il suo corpo si irrigidì. Un tremore lo percorse come se tutti i suoi muscoli vibrassero.

    «Kyron! Cos’hai?» urlò Yanna in preda al panico. Tentava inutilmente di svegliarlo. Dopo qualche secondo, le convulsioni cessarono di colpo.

    Kyron spalancò gli occhi e tirò un potente respiro.

    «Ma cosa diamine è successo?» urlò Yanna spaventata.

    Kyron non rispose, si tolse lentamente le mani dalla testa e la guardò. Aveva gli occhi arrossati, i muscoli del viso tirati e tremava.

    Un paio di respiri e rilassò il viso, si guardò attorno e sorrise.

    Yanna era sempre più spaventata.

    «Wow! Ma è incredibile!» rispose Kyron.

    «Cosa?» chiese Yanna impaziente.

    «Ora ho capito tutto»

    Kyron si alzò e tornò a sedersi sul letto.

    «Jug ha nascosto le informazioni e i ricordi in aree del cervello che si sbloccano tramite stimoli attivati dalla recitazione dei momenti che, a tutti gli effetti, funzionano da chiave di sblocco. Posso decidere se aprire ricordi o informazioni come file e richiuderli di nuovo per poterne aprire altri. Ha imparato a usare la mente come un hard disc. Davvero formidabile!»

    «Da non credere. Cosa dobbiamo fare?» chiese un po’ spaventata Yanna.

    «Io so cosa devo fare, anche se non so come. E so anche che sarà molto pericoloso», rispose.

    Un suono li fece sobbalzare, c’era qualcuno alla porta della camera.

    Si alzarono, raccolsero i vestiti e si rivestirono.

    Era Rosanna.

    «Buonasera. Prego, seguitemi.»

    Dopo alcuni corridoi entrarono nella sala da pranzo. La ragazza li fece entrare e rimase in attesa.

    «Grazie, vai pure», la congedò Gapaca.

    Jethro Gapaca, vestito di bianco, era rivolto verso la finestra.

    Avanzò verso di loro con passo lento e preciso. Sembrava misurasse la stanza a passi, dal bancone del bar prese un bicchiere di brandy già versato.

    Sorseggiò e li guardò. Non parlarono. Ogni cosa che veniva loro da dire sembrava fuori luogo.

    Yanna decise timidamente di rompere il ghiaccio.

    «Signor Gapaca, vede... noi...»

    «Jethro. Basta con signor Gapaca. Al momento mi sento in molti modi ma non di certo un signore.»

    I due si guardarono stupiti. La persona più scontrosa che avessero mai conosciuto, quell'uomo che non dava confidenza a nessuno, era davanti a loro e chiedeva di dargli del tu.

    Una cameriera uscì dalla cucina con un carrello da portate che sembrava uscito da un museo.

    Jethro posò quel poco che restava del brandy sul banco del bar e si diresse verso la tavola.

    Yanna e Kyron lo seguirono.

    «Comprendo il vostro disagio, ma capitemi, quando Julius, o Jug, come usavate chiamarlo, partì, io incolpai voi e vi odiai con tutte le mie forze.»

    «Di questo ci siamo accorti», lo interruppe Yanna. Kyron la guardò con rimprovero. Lei alzò le spalle. «Che c'è? È vero.»

    «Volevo liberarmi di tutto quello che me lo ricordava, ma più cose trovavo più mi rendevo conto che non sapevo niente di lui. Ho capito di aver perso mio figlio e che non ci sarebbe stata una seconda occasione. Tutto finito. Ero così concentrato su ciò che volevo lui diventasse da non accorgermi che era già diventato un uomo, e di gran lunga migliore di me. Ho venduto tutte le mie azioni, le attività e mi sono rinchiuso qua, ad attendere… ad attendere la fine dei miei soldi o della mia vita. Finché non mi avete chiamato.»

    Inspirò a lungo e soffiò nel vano tentativo di soffocare il pianto.

    «Ho capito che il destino mi ha concesso una seconda occasione. Ho capito che se non vi aiuto commetterò di nuovo lo stesso errore.»

    Voleva dire altro ma si accorse che le mani gli tremavano e che le lacrime gli avevano macchiato le maniche della giacca. Si pulì il viso con un tovagliolo, raccolse una forchetta dal tavolo e cambiò discorso.

    «Mangiate o si fredda tutto.»

    Jethro raccolse il tovagliolo, se lo passò sulle labbra e lo ripose accanto al piatto vuoto.

    «Bene, ragazzi, penso sia il

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