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Fiabe devianti per una civiltà in rovina
Fiabe devianti per una civiltà in rovina
Fiabe devianti per una civiltà in rovina
E-book211 pagine3 ore

Fiabe devianti per una civiltà in rovina

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Info su questo ebook

Fiabe devianti, per una civiltà morente. Fiabe atroci e dubbie, destinate a bimbi e adulti. Bimbi e adulti uniti, e più o meno eguagliati, dal medesimo bisogno esistenziale: assimilare la realtà senza rigettare la vita o esser da questa rigettati.
Le fiabe classiche fanno vivere ed elaborare ai bambini, in un modo avventuroso e simbolico, per loro comprensibile e non traumatico, i passaggi e i problemi che scandiscono lo sviluppo psichico in senso freudiano. Ma oggi quella società, quella cultura, quella morale, quella normalità, presupposte dalle fiabe classiche e da Freud stesso, sono tramontate. Quell’ordine di valori, certezze, ruoli e identità è stato travolto. I riferimenti, i capisaldi sono venuti meno. È tempo di fiabe che guidino a prepararsi per sopravvivere in un mondo disorientante e caotico, che vive la sua stessa dissoluzione, e che, per risorgere, abbisogna di eroi di un altro ordine.
Con prefazione di Mario Marchisio.
LinguaItaliano
Data di uscita15 dic 2022
ISBN9791255041887
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    Anteprima del libro

    Fiabe devianti per una civiltà in rovina - Marco Della Luna

    SIMBOLI & MITI

    MARCO DELLA LUNA

    FIABE DEVIANTI

    PER UNA CIVILTÀ MORENTE

    LOGO EDIZIONI AURORA BOREALE

    Edizioni Aurora Boreale

    Titolo: Fiabe devianti per una civiltà morente

    Autore: Marco Della Luna

    Collana: Simboli & Miti

    Con presentazione di Mario Marchisio

    Editing a cura di Nicola Bizzi

    ISBN versione e-book: 979-12-5504-188-7

    Immagine di copertina: Henri Rousseau: Le Rêve, 1910

    (New York, Museum of Modern Art)

    LOGO EDIZIONI AURORA BOREALE

    Edizioni Aurora Boreale

    © 2022 Edizioni Aurora Boreale

    Via del Fiordaliso 14 - 59100 Prato - Italia

    edizioniauroraboreale@gmail.com

    www.auroraboreale-edizioni.com

    Questa pubblicazione è soggetta a copyright. Tutti i diritti sono riservati, essendo estesi a tutto e a parte del materiale, riguardando specificatamente i diritti di ristampa, riutilizzo delle illustrazioni, citazione, diffusione radiotelevisiva, riproduzione su microfilm o su altro supporto, memorizzazione su banche dati. La duplicazione di questa pubblicazione, intera o di una sua parte, è pertanto permessa solo in conformità alla legge italiana sui diritti d’autore nella sua attuale versione, ed il permesso per il suo utilizzo deve essere sempre ottenuto dall’Editore. Qualsiasi violazione del copyright è soggetta a persecuzione giudiziaria in base alla vigente normativa italiana sui diritti d’autore.

    L’uso in questa pubblicazione di nomi e termini descrittivi generali, nomi registrati, marchi commerciali, etc., non implica, anche in assenza di una specifica dichiarazione, che essi siano esenti da leggi e regolamenti che ne tutelino la protezione e che pertanto siano liberamente disponibili per un loro utilizzo generale.

    PRESENTAZIONE
    di Mario Marchisio

    Quando si tratta di narrare cose a prima vista impossibili, le opzioni fondamentali si riducono a due: la via del fantastico e quella del meraviglioso. Mentre la prima via non postula nel lettore alcun assenso circa la credibilità dei fatti narrati, e si limita a elaborare una serie di artifici atti a renderli in qualche modo credibili – mira cioè a sospendere, anche solo per pochi minuti, l’incredulità di chi legge –, la seconda presuppone la piena e indiscussa accettazione dei fatti.

    L’Autore esordisce con questa raccolta di fiabe imboccando saggiamente la seconda via, quella appunto del «meraviglioso», come si addice a un genere letterario che cerca di affascinare i lettori senza porsi il problema della credibilità. Della Luna è di certo un affabulatore nato: egli trae dal suo baule magico una cornucopia di personaggi ora dolcissimi ora atroci, e li scatena sulla scena nella giostra inarrestabile di metamorfosi, rovine ed insperate salvezze messa in moto con un’arte ammirevole, tutta giocata intorno all’eterna polarità che si contende l’animo umano. Il Bene e il Male risultano perciò sempre in primo piano, anche scambiandosi le parti, con tutto l’armamentario dei loro simboli, non escluse le più inquietanti sfumature. Va inoltre osservato come lo stile di queste fiabe si avvalga di una scrittura liquida, elastica, luminosa, capace di scivolar via senza mai incresparsi: il contrasto con la violenza anche brutale dei fatti narrati non potrebbe essere maggiore

    Mettendo a frutto la grande lezione della letteratura fiabesca, il nostro autore non ferma di fronte ad alcun eccesso. Nel suo mondo, una regina può trasformarsi in un mostro volante dalle orribili fattezze e ingoiare tutt’intero il re suo marito dopo aver offerto in olocausto al demonio Sarcofas la figlioletta nascitura (Mico e il Mostro Nero). Un uomo, a sua volta, stipula un accordo col diavolo per ottenere l’eterna giovinezza: ma dovrà divorare – allo scadere di ogni annata – un proprio figlio maschio, appena partorito e senza che il neonato abbia modo di gettare un solo sguardo sul genitore antropofago (Stellino e i suoi fratelli). Altrove, un figlio scopre che i suoi genitori, al servizio di oscure potenze, si tramutano nottetempo in lupi e, proni davanti a un loro gigantesco simile, ricevono l’ordine perentorio di sacrificare il bambino, consegnandolo alla belva affinché possa cibarsene (Rufino nella Valle Beata).

    Intorno al tema del cibo ruota poi un gioiello narrativo come I bimbi del Cuoco, mirabolante caleidoscopio di resurrezioni «cloacali» (non aggiungo altro per non diminuire di un’oncia il piacere di chi leggerà questa fiaba, forse la più riuscita).

    Nel mondo di Marco Della Luna, infine, si può addirittura peccare post-mortem, come avviene a un personaggio ne Il volo di Flavio, o una fanciulla può chiedere a suo padre, ottenendo l’assenso all'incesto, di unirsi in matrimonio col fratello (così nello scorcio conclusivo del già citato Mico e il Mostro Nero); e con un rocambolesco idillio edipico all'orizzonte termina l’avventura di Camilla, La bimba fatata.

    Fiabe demoniache, dunque, nonché sadiche, perverse... «Demoniache» non soltanto nel senso di «diaboliche», ma anche in quello di vicissitudini in cui spicca l’azione di un daimon, uno spirito pericoloso e tuttavia di natura tutt’altro che infernale. Non è un caso allora che un'intensa vena satirica serpeggi fra le pagine di questo libro, in un continuo contrappunto che ne vivacizza il disegno rendendolo ancor più complesso e sorprendente. Ad esempio, non si sottraggono all'ironia e al dissimulato sarcasmo dell’Autore le credenze religiose e i loro rappresentanti, né l’illusione novecentesca che esalta i presunti prodigi della scienza psicologica. Si veda in particolare, su quest’ultimo argomento, Il caso di Cappuccetto Rosso, paradossale continuazione della celebre fiaba.

    Se i temi truculenti e sanguinosi possono a tratti ricordare alcuni aspetti delle saghe nordiche (penso a Beowulf), o certe fiabe goticheggianti raccolte dai fratelli Grimm, l’ordito della narrazione ingloba – senza scosse o sbavature – anche suggestioni dalle Mille e una notte così come dalla mitologia greca e dai poemi epici indiani. Ed è proprio all’insegna dell’antica sapienza indù che si concludono le fiabe di Marco Della Luna. Con Samudra, infatti, abbandonando in un sol colpo le efferatezze contenute nei testi che lo precedono, egli evoca suggestivamente l’intera vicenda umana nella sua sostanza di sogno, la stessa materia di cui noi tutti, volenti o nolenti, siamo intrisi fino al midollo.

    La lettura di un'opera come Fiabe devianti rappresenta a mio avviso un’esperienza che il lettore intelligente, e a maggior ragione se colto, non dovrebbe permettersi di tralasciare.

    Mario Marchisio,

    Torino, 2 Dicembre 2022.

    STELLINO E I SUOI FRATELLI

    C’era una volta un mercante che si era grandemente arricchito grazie a fortunati commerci con le terre del lontano Oriente. Possedeva tre magnifiche navi, abitava in un grande palazzo e aveva per moglie la fanciulla più bella della città. Inoltre era un grande campione di scacchi e nessuno riusciva a batterlo. E forse nessuno era più felice di lui; ma un giorno incominciò a sentirsi invecchiare, e prese a temere il momento in cui avrebbe dovuto lasciare tutti i suoi beni terreni.

    Allora si consultò col suo amico Padre Asmodio, abate dei benedettini, e gli chiese che cosa potesse fare per non invecchiare. L’abate rifletté a lungo, quindi lo prese a braccetto e si chiuse a catenaccio con lui nella cappella e sottovoce gli disse che poteva fare un patto col Diavolo dandogli l’anima in cambio dell’eterna giovinezza, ma che questa via era troppo rischiosa. Così gli consigliò, visto che era un campione imbattibile, di sfidarlo piuttosto a scacchi e, dopo averlo sconfitto, di chiedergli in premio l’eterna giovinezza. Il Diavolo apprezzava molto gli uomini audaci e abili al gioco, ed era molto generoso con loro. Si diceva che avesse fatto doni persino agli sfidanti che aveva battuti, per consolarli della sconfitta subita.

    Al mercante piacque molto il suggerimento, e lo accettò. Tosto Padre Asmodio evocò il Diavolo, e il mercante lo sfidò. Il Diavolo accettò la sfida senza farsi pregare, anzi di buon grado; e, siccome conosceva che cosa il mercante voleva da lui, al termine di una combattuta partita in cui l’abate faceva da arbitro, si lasciò sconfiggere. Però fece la faccia scura e avvilita, pregò il mercante di non dire ad alcuno che il Diavolo era stato vinto agli scacchi, e gli promise che, se si impegnava a tener segreta la cosa, gli avrebbe insegnato qualsiasi incantesimo avesse voluto.

    Al mercante non parve vero che il Diavolo gli offrisse una tale grazia, promise il silenzio, e chiese in cambio che gli insegnasse la magia dell’eterna giovinezza. Il Diavolo accettò e gli disse che sarebbe rimasto giovane se ogni anno avesse generato un figlio e l’avesse mangiato. Bada bene lo ammonì di mangiarlo vivo non appena nato, prima che gli si aprano gli occhi, perché, se riuscirà a vederti quando lo mangi, non ti farà ringiovanire, ma ritornerà dall’Aldilà per avvertire sua madre di ciò che fai e per vendicarsi. E ricordati, che, dopo che avrai mangiato il primo, ne dovrai mangiare uno ogni anno, senza ritardare di un giorno, altrimenti invecchierai d’un colpo. Indi, prima che il mercante potesse domandare od obiettare alcunché, svanì in un soffio d’aria gelida.

    Il mercante rincasò quella notte col cuore greve, si coricò rabbrividendo come se avesse la febbre alta, e riuscì a trovare il sonno solo dopo essersi giurato che non avrebbe mai fatto simili cose. Ma al mattino seguente, quando si guardò allo specchio, vide che nella barba gli erano comparsi tre peli bianchi, e capì che doveva fare come aveva detto il Diavolo, altrimenti sarebbe venuta prima la vecchiaia e poi la morte.

    Nove mesi dopo, quando il primo bimbo doveva nascere, allontanò tutti dalla stanza da letto della moglie dicendo che voleva personalmente assisterla nel parto, serrò le porte col chiavistello, aiutò il bimbo a venire alla luce, lo portò dietro un paravento e lo divorò tutto, anche le ossa. Poi tornò presso la moglie che lo implorava di dirle se il neonato stava bene, se era maschio o femmina, e le dichiarò che purtroppo era nato senza vita, che si era cercato di rianimarlo, ma invano; e la pregò che non si tormentasse, perché presto ne avrebbero avuto un altro.

    E così fu, non una, ma diverse volte, finché la moglie non morì di dolore e di sospetto. Intanto il mercante, come se il tempo per lui si fosse arrestato, restava giovane e vigoroso. Così gli fu facile trovare una nuova sposa. Ne scelse una di forte tempra e di larghi fianchi, che potesse dargli molti figli.

    Dapprincipio, tutto andò per il meglio con la seconda moglie; ma dopo il terzo figlio che nasceva in segreto, che nessuno vedeva, e che il padre dichiarava nato morto, le voci incominciarono a correre, e la gente mormorava che il mercante fosse diventato uno stregone. Così egli dovette lasciare in segreto la città a bordo delle sue navi, e andò a vivere in un altro reame, dove nessuno lo conosceva.

    Grazie alle sue ricchezze, gli fu facile farsi amare dagli abitanti e trovar moglie, e ricominciare il suo rito magico di giovinezza. E in tal guisa andò avanti per molto, molto tempo. Sovente le mogli morivano di parto o sfinite dalle troppe gravidanze, e ogni volta che ciò avveniva, il mercante ereditava i loro beni e diveniva sempre più ricco. Quando sentiva che la gente incominciava ad insospettirsi e a mormorare di stregoneria, si dileguava prontamente, trasferendosi altrove prima che potesse venire arrestato. In questo gioco era divenuto abile come in quello degli scacchi.

    Dopo qualche tempo, aveva scelto di abitare nei paesi al di là del mare, dove, per volere del dio locale e del suo profeta, a ogni uomo era permesso avere più mogli contemporaneamente. In tal modo egli era sicuro di avere almeno un figlio all’anno per ringiovanire.

    Mentre dimorava nella capitale di uno di quei paesi, si invaghì di una schiava infedele di nome Esther, e la prese in moglie, e poco dopo aspettava un figlio da lei, e anche dalla sorella di lei, di nome Ruth, che pure aveva comperata al mercato degli schiavi. Erano gli unici due figli che aspettasse per quell’anno, e stava ben attento a non perderli, perché l’anno oramai volgeva alla fine.

    Avvenne che, verso il tempo in cui Esther doveva partorire, una notte le parlò il dio dei suoi padri, e le disse: Lèvati, figliola, ed esci dalla casa del mercante senza farti notare, se vuoi che tuo figlio viva. Davanti all’uscio troverai un asinello. Montagli in groppa ed esso ti porterà nel deserto alle tende di un pastore servo mio. Là lo darai alla luce, e io farò di lui un vindice di sangue innocente.

    Esther obbedì, e dopo poche ore giungeva alla tenda del pastore, che la accolse con riverenza. Colà la raggiunsero le doglie, ed egli la aiutò a sgravarsi. Il bimbo nacque forte e sano, e fu chiamato col nome di Stellino, perché era nato alla luce delle stelle e si sperava che qualcuna di esse gli portasse fortuna.

    Intanto il mercante, in preda all’ira e temendo che Esther fosse fuggita per aver scoperto il suo segreto e che andasse a denunciarlo al sultano, la cercava in ogni dove. Finalmente, dopo qualche giorno, guidato da un genio cattivo che aveva evocato con la sua stregoneria, arrivò alle tende del pastore, e quivi trovò Esther che, confidando nella parola del suo dio, allattava serenamente il bimbo al seno. Allora con la scimitarra tagliò la testa al pastore, poscia strangolò Esther nel suo letto, affinché non ci fossero testimoni. Infine, ansimando, si portò alla bocca Stellino, che era rotolato in terra dal letto mentre la sua mamma veniva soppressa; ma questi aveva già quasi aperto le palpebre, e l’ultima cosa che vide prima di morire fu la faccia di suo padre che si apprestava a mangiarlo.

    Rammentando che il Diavolo gli aveva detto che la carne di un figlio con gli occhi già aperti non l’avrebbe fatto ringiovanire, il mercante considerò che gli restava solo un altro figlio in arrivo, e che se non l’avesse potuto avere a disposizione entro l’imminente scadere dell’anno, sarebbe invecchiato d’un colpo di quasi un secolo. Così si precipitò fuori dalla tenda per montare a cavallo e correre a mettere sotto chiave Ruth prima che anch’ella potesse scappare con la creatura che stava per dare alla luce.

    Ma Stellino l’aveva prevenuto ed era apparso come fantasma al cavallo spaventandolo tanto che l’animale era fuggito nel deserto, sicché il mercante dovette ritornare a casa con le sue proprie gambe.

    Stellino nel frattempo lo precedette e apparve in sogno a sua zia Ruth, spiegandole quel che era successo e quel che il mercante faceva dei figli che generava. Poi la rincuorò, promettendole di aiutarla a fuggire e a mettersi in salvo in modo che potesse avere il suo bambino senza che venisse subito divorato.

    Zietta cara, vai svelta nella scuderia e attacca al calesse più leggero il corsiero più veloce, poi fuggi attraverso le porte della città: io addormenterò le guardie in modo che non ti fermino.

    Ruth fece come Stellino esortava, e in breve sfrecciò sul calesse attraverso le porte della città sotto il naso delle guardie addormentate.

    Zietta, ora dirigi il corso del cavallo verso occidente, verso la terra dove vive la tua gente, e non fermarti mai; io cercherò di trattenere il mercante, che sicuramente si metterà ad inseguirti.

    Alcune ore dopo, sul far del giorno, infatti, il mercante comparve dietro di loro all’orizzonte su un cocchio trainato da quattro stalloni indemoniati, che lentamente ma inesorabilmente guadagnavano terreno sulla povera Ruth.

    Allora Stellino, per arrestare l’inseguimento, fece scaturire dalle sabbie un fiume impetuoso davanti al cocchio del mercante. Ma quegli tramutò i suoi stalloni in coccodrilli, che portarono il loro padrone oltre i flutti. Indi ridivennero cavalli e ripresero l’inseguimento.

    Allora Stellino fece crescere davanti a loro una folta selva di piante spinose, che si estendeva fino all’orizzonte. Ma il mercante tramutò i suoi destrieri in draghi che, con le fiamme che lanciavano dalle loro fauci, in poco tempo si aprirono un varco attraverso la selva; indi ripresero la forma di cavalli e ritornarono all’inseguimento.

    Quando vide che si stavano nuovamente avvicinando, Stellino fece sorgere dalla sabbia un’alta rupe tra loro e il calesse della sua zia. Ma il mercante stregone tramutò i quattro destrieri in

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