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La bellezza della fede: Conversazioni sul credere, oggi
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La bellezza della fede: Conversazioni sul credere, oggi
E-book109 pagine1 ora

La bellezza della fede: Conversazioni sul credere, oggi

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Info su questo ebook

Se, in passato, il cristianesimo era parte del patrimonio nazionale, oggi la fede è vissuta con riservatezza e non pochi fraintendimenti. Credere, oggi, è vivere un incontro che non lascia indifferenti. Quando accolta, la fede cambia la vita fino alla santità.

L’autore di questo libro si è messo in ascolto di persone che vivono la fede in maniera diversa: da figure apicali a giovani impegnati. Egli interroga idealmente tutto il popolo di Dio. E nel dialogo ha scoperto che ai giorni nostri credere è ancora bello.
LinguaItaliano
Data di uscita12 giu 2021
ISBN9788893721332
La bellezza della fede: Conversazioni sul credere, oggi

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    Anteprima del libro

    La bellezza della fede - Emiliano Tognetti

    Tognetti

    I SANTI: UOMINI E DONNE PIENAMENTE REALIZZATI

    LÉON BLOY PARLAVA DELLA TRISTEZZA DI NON ESSERE SANTI E PER Paolo Curtaz questo è un punto cardine nel suo discorso sulla santità. Per lo scrittore e teologo valdostano, infatti, la santità è la fioritura dell’umanità ed essere santi è, in un certo senso sinonimo di donne e uomini pienamente realizzati.

    Nel corso dell’intervista abbiamo toccato vari punti: dalla bellezza all’autorevolezza di Gesù, dall’amore di coppia di Maria e Giuseppe, ma anche delle famiglie di oggi, alla custodia del creato fino alla morte che, in un certo senso, è nostra compagna di vita.

    Curtaz offre spunti di riflessione interessanti. Nella lettura del Vangelo ci esorta a non soffermarci sulla distinzione fra buoni e cattivi perché a Gesù preme la nostra conversione più che il giudizio morale. È bene migliorare piuttosto il nostro livello di consapevolezza che nel mondo di oggi può portarci all’atteggiamento di apertura e cura verso l’Altro e il pianeta in cui si traduce la santità. In questa direzione dovrebbe operare anche la Chiesa, soprattutto quella occidentale. Solo così le nuove generazioni potranno fare nuove e grandi cose. L’invito dello studioso è quello di vivere nel presente, nonostante le difficoltà, perché «non dobbiamo rimpiangere le cose del passato, ma andare avanti con Lui. E questa mi sembra una bella cosa».

    Teologo e scrittore, PAOLO CURTAZ (Aosta 1965) è autore di numerosi libri di spiritualità, commenti alle Scritture, saggi sulla fede, testi per le coppie e libri per ragazzi, molti dei quali tradotti in diverse lingue. È considerato una delle voci spirituali capaci di intercettare le domande di senso dell’oggi e la sua ricerca unisce la meditazione della Parola alla condivisione della vita con le migliaia di persone, credenti e non, che incontra ogni anno durante conferenze, pellegrinaggi, attività online.

    Intervista a Paolo Curtaz, teologo e scrittore

    Questo libro ha per titolo La bellezza della fede e quindi la prima domanda non può che essere: Gesù è bello? In molti passi egli sembra avere una forza di attrazione irresistibile ed è la bellezza dell’amore. Oggi possiamo cogliere la sua bellezza? Se sì, come?

    È interessante. Giustamente tu citi la sua bellezza che in diversi testi – soprattutto nel Vangelo di Marco – diventa autorevolezza.

    La gente è affascinata dal fatto che sia autorevole e non autoritario e addirittura Marco, che ha un po’ il dentino avvelenato, dice «non come gli scribi» (Mc 1,22) perché questi ultimi confondevano autorità e autorevolezza. In che senso Gesù aveva un grande fascino fino al punto che qualcuno si alzò e lo seguì (Mt 9,9)? Probabilmente perché Gesù viveva ciò che diceva e diceva ciò che viveva.

    Anche noi oggi siamo affascinati da persone autentiche e significative, da testimoni; quindi la sua bellezza consiste soprattutto nel fuoco interiore del cercare la presenza di Dio.

    Come cristiani noi crediamo che Gesù è vivo qui e oggi: quindi noi possiamo accedere a Lui attraverso un cammino di vita interiore, di spiritualità e in particolare nella meditazione della Parola, nella preghiera, nel servizio ai fratelli. Ci sono momenti di grazia, che non dipendono da noi, in cui abbiamo questo rapporto quasi diretto con la presenza del Signore, come se fosse qui ora e questo è testimoniato da centinaia di migliaia di pagine di storie di persone normali o di grandi mistici che hanno sperimentato l’imprinting interiore, che è addirittura il fine della nostra fede: incontrare il volto di Dio attraverso Gesù.

    Come già hai anticipato, tutte le persone che incontrano Gesù, siano esse buone o cattive, non restano indifferenti; odiano o amano Gesù, ma non riescono a distogliere lo sguardo da lui. Un esempio è Maria Maddalena, che da una vita brutta passa a una vita piena di coraggio e di fede in Gesù. Le persone che oggi vivono una vita brutta come possono prendere esempio dalla Maddalena? Quali suggerimenti e consigli oggi ci offre questa discepola che è rimasta abbagliata dal maestro?

    Penso che la Maddalena non sia la persona giusta per rispondere a questa domanda. Nel senso che la figura di Maria Maddalena in realtà è un po’ la sintesi di tre figure diverse e nei Vangeli si fa confusione: c’è Maria sorella di Marta, poi la famosa peccatrice al capitolo 10 di Luca che è la prostituta del villaggio e, infine, Maria di Magdala che probabilmente è una delle tre donne che seguivano Gesù insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni. In generale, nel Mes-sale stesso si riconosce che questa figura è stata, come dire, sintetizzata: ma ciò non vuol dire che adesso dobbiamo cancellare tutti i dipinti della crocifissione con la Maddalena pentita!

    Ho ascoltato la tua domanda e sono rimasto un po’ perplesso, nel senso che mi sembra che questa distinzione buono-cattivo in realtà non ci sia nei Vangeli. Gesù stesso chiede: «Perché mi chiami buono?» (Lc 18,19). Gesù va oltre, potremmo dire che è orientato alla conversione, al riconoscimento del volto di Dio. Mi viene in mente il ricco Epulone di Luca (16,19-31) che non è cattivo, ma è distratto e non vede il povero che muore alla sua porta.

    Con cattivo io intendo persone come Caifa nel Vangelo di Pasqua, ad esempio.

    Sì, anche se peraltro lui aveva le sue buone ragioni! Paradossalmente, questo secondo me è il grande messaggio del Vangelo: se fosse così semplice, non ci sarebbero grandi peccatori e grandi santi! L’incontro con Dio attraverso Gesù, attraverso la comunità, con una testimonianza viva, mi porta a pensare che Dio mi vede come il grano maturo, mentre io mi vedo ancora come un seme piantato in terra e quindi svicolerei un po’ da questa distinzione etica verso una più esistenziale del santo. Se vuoi la Maddalena, o meglio Maria di Magdala, è l’esempio del discepolo, è ciò che io potrei diventare, ciò che io posso essere. Prendere consapevolezza e mettermi alla sequela del Signore nel discepolato, cioè avere Gesù come maestro di vita: questo ancora oggi è l’unico modo; però avviene solo se io intuisco inizialmente che quella è la strada, perché nessuno si converte a forza, con la paura, con il senso del dovere.

    Il principe Myškin ne L’idiota di Dostoevskij afferma: «La bellezza salverà il mondo». Oggi il concetto di bellezza è decisamente frainteso, accostato in maniera automatica a quello di estetica e dell’apparire. Gesù ci ricorda nel Vangelo di Luca (11, 36) che il punto di partenza per essere belli è invece l’interno. Nel mondo di oggi come possiamo aiutare i nostri fratelli a capire dove si trovi la vera bellezza?

    Credo che una delle difficoltà che oggi viviamo e di cui siamo pienamente consapevoli, nonché un po’ travolti, è questa emorragia dell’umano che sta coinvolgendo il mondo occidentale; dell’umano che vuol dire di quello che sarei riuscito a costruire. Addirittura alcuni sociologi sostengono che stiamo assistendo a un tale sfaldamento dell’umanità per cui i concetti che per noi cristiani erano il senso della vita, cioè ascoltare Dio, vederlo in un fiore e via dicendo per molti non lo sono più. Potrei dire che oggi la difficoltà principale dell’intuizione di grandi santi, penso a Charles de Foucauld, è quella di una pre-evangelizzazione, cioè riuscire ad aiutare le persone ad avere quel minimo di attenzione, di consapevolezza di sé per cui poi sono in grado di accogliere la Parola. In questo credo che la Chiesa abbia molto da fare, soprattutto la Chiesa occidentale che non viene più percepita come maestra di umanità. E non certo per colpa degli altri, ma nostra, perché, come dice san Paolo: «Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8). In realtà noi passiamo da uno scandalo all’altro; ma al di là dei grandi scandali vediamo che molto spesso i cristiani – e questo è un leitmotiv della predicazione di papa Francesco – sono i primi a non vivere umanamente, ma nell’ipocrisia e nell’incoerenza. Da questo punto di vista è presente sempre

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