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Il destino ultimo
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E-book167 pagine3 ore

Il destino ultimo

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Info su questo ebook

Che cosa sazia l’uomo? Quale felicità corrisponde pienamente alle attese del suo cuore? Che cosa lo attende alla fine del suo cammino? Questo libro delinea come il destino ultimo è pensato al di fuori del cristianesimo, nelle diverse filosofie e religioni e come esso è concepito a seguito dell’incontro con Cristo. Non c’è nessuno che prenda così sul serio la felicità dell’uomo come il cristianesimo. Solo in esso è possibile rinvenire un’idea di compimento che salvi tutto l’uomo. (dall’Introduzione) «È un libro di sana ed intelligente apologetica della fede. (...) Tu hai preso la verità dell’esperienza cristiana e hai fatto un’ermeneutica radicale, profonda, significativa, della grande questione della morte e di ciò che sta oltre essa. (…) la fede per te è un criterio interpretativo e di giudizio, perché se la fede c’è allora giudica.» (dalla Prefazione di S. Ecc. mons. Luigi Negri)
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2015
ISBN9788867880676
Il destino ultimo

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    Anteprima del libro

    Il destino ultimo - Angelo Pizzetti

    Angelo Pizzetti

    Il destino ultimo

    In copertina: Van Gogh, Ramo di mandorlo in fiore.

    "Il Signore ci primerea, è il primo, ci sta aspettando! Il Signore è come il fiore di mandorlo, il primo fiore della primavera" (Papa Francesco)

    Copyright © 2015 by IF Press srl

    IF Press srl - Roma, Italia

    office@if-press.com - www.if-press.com

    ISBN 978-88-6788-067-6

    ISBN: 978-88-6788-067-6

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Ringraziamenti

    S’io m’intuassi come tu t’inmii

    DANTE

    Alla Virgo Pulcherrima

    E al suo Bambino

    Che tra l’altro è anche nostro Signore

    Indice

    Ringraziamenti

    Sigle

    Prefazione S. Ecc. mons. Luigi Negri

    Introduzione

    Prima parte Le ombre e le immagini

    CAPITOLO PRIMO Il nulla: l'annientamento come destino

    CAPITOLO SECONDO Il tutto: perdersi nella totalità

    CAPITOLO TERZO Paradiso in terra: nei limiti del finito

    CAPITOLO QUARTO Paradiso in cielo: presso Dio

    Seconda parte Lo splendore della verità

    CAPITOLO PRIMO L'incontro con Cristo: origine di un nuovo orizzonte

    CAPITOLO SECONDO Unità e Trinità di Dio

    CAPITOLO TERZO Incaranzione, passione, morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo

    CAPITOLO QUARTO La donna vestita di sole (Ap 12): Maria, la Chiesa, la creazione redenta

    Conclusione

    Bibliografia

    Sigle

    AAS Acta Apostolicae Sedis. Commentarium officiale (Romae 1909ss.)

    CCC Catechismo della Chiesa Cattolica, Vaticana, Città del Vaticano 1992.

    COD Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Herder, Friburg 1962.

    CCG Corpus Christianorum, Series Graecae, Brepols, Turnholti .

    CCL Corpus Christianorum, Series Latina, Brepols, Turnholti.

    DCEBenedetto xvi, Deus caritas est. Lettera enciclica, in AAS 98 (2006), pp. 217-252.

    DZDenzinger Heinrich, Enchiridion symbolorum definitiorum et declarationum de rebus fidei et morum (edizione bilingue curata da P. Hünermann. Versione italiana: A. Lanzoni G. Zaccherini (a cura), Dehoniane, Bologna 1996².

    DEI Dizionario Enciclopedico Italiano (Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani), Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1970.

    GSConcilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et Spes. Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, in AAS 58 (1966) pp. 1025-1120.

    LG Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen Gentium. Costituzione dogmatica sulla Chiesa, in AAS 57 (1965) pp. 5-75.

    MBR Magnum Bullarium Romanum, Akademische Druck – Verlagsanstalt, Graz 1964.

    MR Messale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI [Conferenza Episcopale Italiana], Libreria Editrice Vaticana 2007.

    PG Patrologiae Graecae, Brepols, Turnhout.

    PL Patrologiae Latinae, Brepols, Turnhout.

    RHGiovanni Paolo II, Redemptor Hominis. Lettera enciclica, in AAS 71 (1979) pp. 257-324.

    SS Benedetto xvi, Spe Salvi. Lettera enciclica, in AAS 99 (2007), pp. 985-1027.

    UDUfficio Divino rinnovato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI, Liturgia delle Ore secondo il rito romano. Libreria Editrice Vaticana 1975.

    Prefazione

    S. Ecc. mons. Luigi Negri

    Caro don Angelo, come ti dissi qualche anno fa ancora a Milano e prima della decennale avventura nell'episcopato, il tuo libro mi aveva colpito moltissimo, perché è un libro di sana ed intelligente apologetica della fede. Il mio maestro Bontadini, grande filosofo del secolo scorso, e con lui mons. Giussani mi hanno insegnato che l'apologetica è una dimensione interna all'esperienza della fede e alla coscienza critica di essa. Tu hai preso la verità dell'esperienza cristiana e hai fatto un'ermeneutica radicale, profonda, significativa, della grande questione della morte e di ciò che sta oltre essa. Per esempio l'esame critico nei confronti del nichilismo, del buddismo, del comunismo, dell'Islam – con una sana anticipazione di quello che poi è terribilmente accaduto sotto i nostri occhi – dimostra che la fede per te è un criterio interpretativo e di giudizio, perché se la fede c'è allora giudica. Benedetto XVI mi confidò in un colloquio: «se non c'è giudizio non c'è fede», anzi, terribile a dirsi oggi, mi disse: «se non c'è lotta non c'è fede».

    Tu, dunque, hai insegnato ed insegni attraverso questo libro che la fede giudica e nel giudizio incontra formulazioni diverse – teoriche, religiose, filosofiche – sapendo valorizzare il positivo e superando il negativo.

    Quando l'ho letto mi è venuta in mente la bellissima frase di San Giovanni Paolo IIal Meeting per l'amicizia fra i popoli del 1982: « Sì, la fede vissuta come riverbero e in continuità con quei primi incontri che il Vangelo documenta, la fede vissuta come certezza e domanda della presenza di Cristo dentro ogni situazione e occasione della vita, rende capaci di creare nuove forme di vita per l'uomo, rende desiderosi di comunicare e conoscere, di incontrare e valorizzare».

    La seconda parte del testo riprende il cammino dall'uomo verso Gesù Cristo e di Gesù Cristo verso l'uomo, nella Chiesa e per la Chiesa. Un tale procedimento ha certamente il vantaggio di riproporre il complesso del dogma cattolico con molta profondità e con molta semplicità, a cui si deve aggiungere l'utilizzo di un linguaggio accessibile a moltissimi.

    Grazie dunque di questa tua fatica che trova finalmente, dopo un po' di anni, la possibilità di essere pubblicata e a cui formulo i migliori auguri.

    + Luigi Negri

    Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa

    Introduzione

    Spesso si associa la parola destino a qualcosa di ineluttabile, da cui non si può sfuggire. Qui invece il destino è inteso nel senso di destinazione ultima, dunque è sinonimo della parola compimento, il destino ultimo come compimento dell'uomo e del cosmo.

    Quid animo satis? Che cosa sazia l'uomo? Quale felicità corrisponde pienamente alle attese del suo cuore?

    L'espressione " ex umbris et imaginibus in Veritatem", attraverso le ombre e le immagini allo splendore della Verità, che il cardinal John Henry Newman volle come epigrafe per la sua tomba[1], aiuta a comprendere la profondità di quanto espresso nelle pagine che seguono.

    Le più diverse concezioni filosofiche e religiose rappresentano quelle ombre e quelle immagini che vogliono offrire la risposta riguardo al senso del vivere dell'uomo, la verità del suo essere, il suo compimento.

    La fede cristiana non annuncia un'idea o una filosofia.

    Invita all' incontro con lo stesso splendore della Verità che è una persona viva e contemporanea: Gesù Cristo.

    La concezione cristiana è mutuata da una realtà già presente: Cristo risorto. Affermare l'idea cristiana del compimento non può far dimenticare che si tratta di una esperienza già embrionalmente in atto.

    Il compimento coincide per l'uomo con la felicità; essa rivela la sua inequivocabile attualità in quanto è l'orizzonte verso cui ogni uomo si protende, la soddisfazione totale e definitiva del suo desiderio.

    Scrive Pascal: Tutti gli uomini cercano la felicità non ci sono eccezioni. Sebbene con mezzi diversi, tutti tendono a questo fine. Qualcuno lo fa andando in guerra, altri evitandola, ma sono tutti spinti dallo stesso desiderio. La volontà non muove un passo se non in questa direzione. Questo è il motivo di ogni azione di ogni uomo, anche di quelli che si impiccano. [2]

    Spesso però, e nei nostri tempi più che mai, questo problema si manifesta più come un impeto atematico verso un orizzonte assai nebuloso, piuttosto che come una tensione chiara ad un ideale intravisto e amato.

    Soprattutto nei giovani oggi vi è il prevalere di una insoddisfazione di fronte al fatto che la vita così come è nel presente non basta, ma senza poi sapere precisamente cosa si vuole.

    Questa insoddisfazione si esprime allora come una forza cieca che si frantuma in mille direzioni senza sapere dove andare, spesso reagendo più che agendo, e senza ottenere alcun risultato positivo e costruttivo. Si reagisce alla vita con violenza, ribellandosi alla propria situazione, ma, non avendo alcun orizzonte ideale, le forze si disperdono e si frantumano.

    Oppure si inseguono emotivamente i mille suggerimenti che di volta in volta la realtà pone nell'esistenza, ma senza un chiaro giudizio di valore sul loro effettivo contenuto. Così l'impeto con cui nasciamo, il desiderio che ci costituisce, le energie che ci servirebbero per correre verso il destino, sono sprecate.

    Oggi, quindi, sempre più la vita si fa frenetica, e sembra che l'essenziale non sia dove andare, ma correre all'impazzata. Anche in certi cristiani si afferma sempre più l'idea che l'essenziale sia amare.

    C'è un inganno in tutto questo.

    Nella vita, infatti, più che correre, è importante andare nella giusta direzione, perché si avvicina di più alla meta chi cammina per la strada corretta che chi corre per quella sbagliata. [3] È meglio zoppicare sulla via che camminare speditamente fuori strada[4]. Così più importante che amare, è amare la realtà giusta.[5]

    Infatti, come afferma Sant'Agostino " omnis anima sequitur quod amat":[6] ogni anima segue il destino di ciò che ama, se uno ama la terra diventa terra, se uno ama il cielo diventa cielo. Questa tendenza a correre senza sapere dove andare ha radici ben più profonde.

    Come acutamente fa osservare Romano Guardini, mentre nel medioevo la conoscenza era al di sopra dell'azione, nell'età moderna la volontà assume il primato sull'intelletto, così che un accentuato attivismo domina tutto.

    Su questa mentalità ricade la colpa del fatto che l'uomo d'oggi assomiglia tanto spesso a un cieco che brancola nel buio; giacché la forza fondamentale su cui egli ha poggiato la sua vita, vale a dire il volere, è cieca. La volontà può volere, agire e creare, non però vedere [7].

    Si legge in una poesia: " A forza di guardare il cielo/ i nostri occhi che erano neri/ sono diventati azzurri"[8]. È, dunque, fondamentale fissare la meta del proprio cammino per capire quanto essa corrisponda alle esigenze fondamentali del proprio essere e attratti dalla loro bellezza dirigersi decisamente al destino. Poiché "noi non amiamo che il bello[9] è necessario chiarire ai nostri occhi e al nostro cuore la bellezza dell'ideale per amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente".[10]

    Infatti gli uomini troveranno pace non grazie al progresso della ragione e della necessità, ma grazie al riconoscimento morale di una bellezza superiore, che possa fungere da ideale per tutti, davanti alla quale tutti si prostrino e si pacifichino: ecco dunque che cos'è la verità in nome della quale tutti si abbraccerebbero e si metterebbero in azione per raggiungerla (la bellezza) [11].

    Non c'è nessuno che prenda così sul serio la felicità dell'uomo – non dell'uomo, ma dell'uomo concreto vivente – come il cristianesimo.

    Solo in esso è possibile rinvenire un'idea di compimento che salvi tutto l'uomo. È quanto cerchiamo di illustrare.

    Il percorso si articola in due parti: la prima delinea come l'idea di compimento è pensata al di fuori del cristianesimo, la seconda come essa è concepita a seguito della Rivelazione cristiana.

    Nella prima parte si intende presentare quattro tipologie in cui viene sintetizzata l'idea di compimento: il nulla, il tutto, il paradiso in terra, il paradiso in cielo. Come in Tipi psicologici di Jung[12], anche qui è difficile trovare una tipologia allo stato puro. Spesso vi sono sfumature diverse in ogni concezione filosofica e religiosa. Ma ultimamente ognuna può essere riportata a questi quattro. Di ogni tipo si faranno due o tre esempi.

    Ad ogni concezione segue quasi sempre la critica positiva e negativa. Infatti come dice Chesterton ogni errore è una verità impazzita [13]. Così, si cercherà di evidenziare la verità che in ogni concezione è affermata e l'errore in cui si cade, ovvero ciò che una concezione non salva dell'uomo.

    Nella seconda parte, è sviluppato il compimento così come lo si scopre nel cristianesimo.

    Come precedentemente si ritrovano quattro capitoli: il primo tratta dell' 'incontro con Cristo quale premessa sull'origine della visione cristiana. Seguono due capitoli che attraverso i due misteri fondamentali della fede cristiana presentano la concezione di compimento che ne deriva.

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