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La religione Sikh: Dio è uno solo
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La religione Sikh: Dio è uno solo
E-book360 pagine5 ore

La religione Sikh: Dio è uno solo

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Info su questo ebook

La religione Sikh è stata fondata in India da Guru Nanak nella forma dei Dieci Guru (1469-1708). Il decimo maestro, Guru Gobind Singh terminò la serie dei Guru incarnati e proclamò la Guru Granth Sahib (Sacra Scrittura), come l’ultimo Guru per l’eternità. Guru Granth Sahib venne scritto e compilato dagli stessi Guru, ed è quindi autentico.
A nessuno è consentito di cambiare nemmeno una un paragrafo o una virgola delle sue 1430 pagine. Guru Granth Sahib non narra le vite dei Guru, ma è dedicato interamente alla gloria di Dio Onnipotente. Il Sikhismo non è una mescolanza o una variante delle religioni precedenti, ma è una rivelazione completamente nuova.
Gli insegnamenti che i Guru hanno donato al mondo sono arrivati a loro direttamente da Dio, cosa che i Guru stessi confermano: ‘Questa Parola viene da Lui, che ha creato il mondo’ (Guru Nanak).
Il Sikh Missionary Center ha pubblicato questo libro nel 1990. Per far conoscere al pubblico di tutto il mondo il Sikhismo, questo libro è stato mandato finora in quattromilacinquecento biblioteche in tutto il mondo, ed ancora adesso viene mandato ad altre biblioteche.
LinguaItaliano
Data di uscita23 mar 2021
ISBN9788892721418
La religione Sikh: Dio è uno solo

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    Anteprima del libro

    La religione Sikh - Guru Nanak

    Sikh

    PREFAZIONE

    Il Sikh Missionary Center ha pubblicato questo libro nel 1990. Per far conoscere al pubblico di tutto il mondo il Sikhismo, questo libro è stato mandato finora in quattromilacinquecento biblioteche in tutto il mondo, ed ancora adesso viene mandato ad altre biblioteche. Inoltre è stato mandato ad oltre duemila insegnanti di religione negli USA e in Canada. È su Internet dal 1996. Se si ricerca Sikh religion su Yahoo, Aol, Google, Altavista, Excite, ecc., vi si trova il libro.

    È stato tradotto in russo e sono state distribuite cinquemila copie in Russia e nelle nazioni vicine, incluso Israele.

    È stato pubblicato in spagnolo e mandato a tutte le biblioteche di ogni paese di lingua spagnola.

    Sarà presto pubblicato in punjabi e poi distribuito soprattutto in India.

    Sono in corso le traduzioni francesi e tedesche, e la versione francese sarà spedita in millecinquecento biblioteche. La versione tedesca sarà mandata alla maggior parte delle biblioteche tedesche.

    Aprile 2005

    Sikh Missionary Center

    INTRODUZIONE

    La religione Sikh è stata fondata in India da Guru Nanak nella forma dei Dieci Guru (1469-1708). Il decimo maestro, Guru Gobind Singh terminò la serie dei Guru incarnati e proclamò il Guru Granth Sahib (Sacra Scrittura), come l’ultimo Guru per l’eternità.

    Guru Granth Sahib venne scritto e compilato dagli stessi Guru, ed è quindi autentico. A nessuno è consentito di cambiare nemmeno un paragrafo o una

    virgola delle sue 1430 pagine.

    Guru Granth Sahib non narra le vite dei Guru, ma è dedicato interamente alla gloria di Dio Onnipotente. Il Sikhismo non è una mescolanza o una variante delle religioni precedenti, ma è una rivelazione completamente nuova. Gli insegnamenti che i Guru hanno donato al mondo sono arrivati a loro direttamente da Dio, cosa che i Guru stessi confermano:

    ‘Questa Parola viene da Lui, che ha creato il mondo’

    (Guru Nanak)

    Per ottenere la salvezza, il Sikhismo rifiuta i digiuni, i riti e i rituali. Respinge lo yoga, la mortificazione del corpo, le penitenze e la rinuncia. Il Sikhismo non crede nell’adorazione degli dei, delle pietre, delle statue, degli idoli, delle immagini, delle tombe e dei crematori. Si glorifica solo Dio, il Senza Forma. I Guru hanno predicato la religione Sikh come rigorosamente monoteistica è necessaria soltanto la fede nell’Unico Essere Supremo.

    Il Sikhismo riconosce l’esistenza della medesima Luce Divina in ogni essere umano, ricco o povero, senza distinzione di casta, credo, colore, razza, sesso, religione o nazionalità. Quindi le porte del tempio Sikh, detto Gurdwara (La Casa del Guru), sono aperte a tutto il mondo, senza pregiudizi o discriminazioni sociali. Ogni essere umano ha lo stesso diritto ad entrare nel Gurdwara ed unirsi nel servizio.

    L’istituzione del Langar (La Mensa gratuita del Guru) è dovuta al primo Guru, ed è stata in seguito consolidata dagli altri Guru. Le regole del Langar impongono a tutti di sedere nella stessa fila e di condividere lo stesso cibo. Questa istituzione mette quindi in pratica il concetto di uguaglianza. Il terzo Guru stabilì poi che nessuno potesse avere udienza con lui se prima non avesse mangiato nel Langar. Persino Akbar, l’imperatore dell’India, dovette sedere assieme alla gente comune prima di poter vedere il Guru.

    Prima di iniziare a tradurre il Gurbani (la Parola Divina), riconosciamo i nostri limiti perché non esiste una versione autentica tradotta in altre lingue della nostra sacra scrittura che ci possa guidare. Il motivo è che una traduzione rifletterebbe la capacità del traduttore di comprendere entrambe le lingue, inoltre le sue convinzioni religiose traspirerebbero dalla traduzione. Inoltre nel caso delle nostre scritture ci sono delle difficoltà di traduzione. Ad esempio, Sidh Gosht (il dialogo di Guru Nanak con i Sidhas) il concetto di NAM, l’esortazione Nam Japo, il concetto di Sehaj Anand e di Onkar sono difficilissimi da tradurre. La parola nome non è assolutamente equivalente a NAM. Pertanto la traduzione diviene un compito immenso, in quanto coloro che parlano altre lingue non conoscono il concetto di vero nome né possono comprendere la pratica del Nam Japna. Non esiste un vocabolario che aiuti a tradurre questi pensieri ed altri ancora più astratti presenti nel Guru Granth Sahib.

    Leggendo questo libro bisogna ricordare che è sempre impossibile tradurre una lingua in un’altra. La traduzione non è una scienza esatta, e quindi non si può ottenere una interpretazione letterale del Gurbani. Non può esistere un’accurata traduzione delle nostre scritture. Noi, gli autori, ci siamo sforzati di tradurre il Gurbani mantenendo la quintessenza del suo messaggio in esso ordinato dai Guru.

    Tutte le citazioni vengono dal Guru Granth Sahib se non sono diversamente indicate. La traduzione dei versi originali è stata presa da vari autori, scegliendo la più adatta, e il Sikh Missionary Center ringrazia questi autori. Lo scopo di questo libro è di spargere la dottrina del Sikhismo come è stata formata dai Guru. Non ci sono limiti alle lodi dell’Onnipotente, ma gli autori hanno tentato di esprimere il Divino Messaggio dei Guru e la Gloria del Suo Regno in pochi termini semplici.

    Nam è il tema centrale degli inni del Guru Granth Sahib. Il Potere del Nam è glorificato ed ammirato nelle scritture dei Sikh. È la cura di ogni sofferenza. Nel Guru Granth Sahib, Nam è un altro nome di Dio. È Nam che sostiene l’universo e tutti gli esseri. Non è un’astrazione mentale, è la sorgente di tutta la vita, spirituale e materiale. Nulla è tanto perfetto da poter esistere separatamente o indipendentemente da Nam.

    La rinascita in forme inferiori è la maledizione e la punizione per le azioni commesse. L’anima passa attraverso vite animali con indicibili sofferenze. La vita umana è una benedizione, il coronamento della Sua Creazione. L’uomo ha la capacità di essere consapevole di esistere, e ha la capacità di raggiungere le vette più alte della crescita spirituale. La forma umana fornisce l’opportunità di un progresso morale e spirituale. Senza l’uomo non esisterebbe nessuna religione o filosofia. I Guru dei Sikh cantano la nobiltà dell’essere umano perché ha la coscienza del Divino, ed è solo attraverso la forma umana che si può raggiungere la salvezza meditando sul Nam. L’uomo non può trovare la salvezza con delle acrobazie intellettuali o delle avventure speculative o mediante le trance, ma solo con la meditazione sul Nam. Quando i Guru o i Bhakta (santi) cantano le lodi del Signore, le cantano per gli uomini e li incoraggiano ad avvicinarsi alle vette più alte della gloria spirituale. L’esortazione Nam Japo dei Guru è diretta all’uomo perché la più alta meta spirituale è a portata di tutti gli uomini e soltanto a loro. Nam Japo mira all’evoluzione spirituale, che è lo scopo ultimo dei Guru dei Sikh.

    "Se ci fosse qualcuno pari a Te, o Dio, io loderei Te prima di lui (poiché nessuno Ti è uguale o rivale), quindi ti loderò prima di Te Stesso. Il Tuo nome dona la vista a me che sono cieco.

    (Slok Mohalla 1, pag 1242, Guru Granth Sahib)

    Con devozione totale e piena umiltà, salutiamo il nostro Signore, Supremo Re.

    Marzo 1990

    Sikh Missionary Center

    Guru – La Luce Divina

    La parola Guru è così popolare in India che per comprendere il concetto fondamentale di Guru nel Sikhismo, bisogna togliersi completamente dalla mente il suo significato comune. Il termine guru è sovente usato per indicare un bramino, un insegnante di yoga, o una guida o persino un insegnante di scuola, ed è diventato così abusato che uno studioso ha descritto questi guru come ‘stoppini che puzzano dopo che la fiamma si è spenta’.

    Il termine ‘Guru’ nel Sikhismo non è usato per un insegnante, una guida o un esperto e nemmeno per un essere umano.

    GU significa tenebre

    RU significa Luce

    Nel Sikhismo la parola ‘Guru’ descrive la Luce che scaccia tutte le tenebre, chiamata JOT (Luce Divina).

    Dio era seduto in una trance assoluta prima della creazione del mondo, ed il Sikhismo si riferisce a Lui come il Guru:

    "Come potrò dire la Gloria del Guru

    Poiché il Guru è la Fonte sempre desta della Luce

    Fin dall’inizio del tempo ed attraverso i tempi

    Egli è il Perfetto Signore Iddio."

    (Asa Mohalla, Pag 397, Guru Granth Sahib)

    Nel Sikhismo Dio Stesso è il Guru, e quindi, dice Guru Nanak, meditate su quel Guru ventiquattrore su ventiquattro.

    "Il Guru è Lui stesso il Dio Trascendente, il Signore Supremo

    Disse Nanak: medita su quel Guru."

    (Asa Moh. 5, Pag 387)

    Nella religione Sikh la parola Guru è stata impiegata per l’Onnipotente, il Senza Forma e l’Infinito. Come si possono descrivere le sue sembianze? dice Guru Nanak:

    "Il Guru è Onnipotente, il Guru è Senza Forma

    Alto, Inaccessibile e Infinito,

    La sua Lode è indicibile

    Cosa mai può essere detto?"

    (Sri Rag Moh. 5, Pag 52)

    Il Guru è la Luce Divina dei tre mondi:

    "Il Guru è il Benefico, il Santuario della Pace

    La Luce dei tre mondi"

    (Slok Moh. 1, Pag 37)

    Un mondo è quello che è sopra di noi fino all’infinito, il secondo mondo è ciò che è sotto di noi fino all’infinito, e il terzo mondo è quello che è al nostro livello fino all’infinito. La Luce Divina che tutto pervade e illumina tutti i tre mondi ha fatto sì che Lui Stesso fosse chiamato ‘Guru Nanak’:

    Jot-roop Har aap Guru Nanak kahayo

    (Swayai Moh. 5, Pag1408)

    "Guru, la Personificazione della Luce Divina,

    Ha fatto sì che Lui Stesso sia chiamato Guru Nanak."

    Guru Nanak fu quindi la Personificazione della Luce Divina:

    ‘Guru Nanak Dev Govind roop’

    (Basant Moh. 5, Pag 1192)

    Guru Nanak è la Personificazione della Luce Divina

    Il Guru nel Sikhismo è un Profeta perfetto, un Messaggero di Dio in cui la Luce Divina risplende pienamente, visibilmente e completamente. Così egli porta i devoti, i ricercatori della Verità alla nascita spirituale. Attraverso di lui la Gloria del Signore è trasmessa all’umanità. Per le sue prerogative Divine, il Guru, benché umano nella forma, è Divino nello Spirito.

    Il corpo di Guru Nanak fu una piattaforma da cui Dio Stesso parlò e diede il suo messaggio: Gurbani (Divina Parola dei Sikh). Dio si è manifestato attraverso Guru Nanak:

    Gur meh aap samoai sabad vartaya

    (Var Malar ki Moh. 1, Pag 1279)

    "Nel vero Guru (Nanak) Egli installò il proprio Spirito

    Attraverso di Lui Dio stesso parlò."

    In un altro punto del Gurbani si afferma: Gur meh aap rakhaya kartarey.

    (Maru Mohalla 1(15), Pag 1024)

    Dio si è rivelato nel corpo di Guru (Nanak).

    Dio è nel Guru ed il Guru è in Dio. Benché Dio sia ovunque e in ognuno, le Sue caratteristiche sono illuminate attraverso il Guru. Il JOT (Luce Divina) che ha avvolto il corpo di Guru Nanak e la primeva JOT di Dio, sono quindi una e medesima:

    ‘Gur Nanak Nanak har soai’

    (Gaund Moh. 5, Pag 865)

    Nanak, il Jot di Nanak e Dio sono la stessa cosa.

    Anche le Jamansakhi (biografie) rivelano che Dio parlò a Guru Nanak e disse:

    Mei aad parmeshar aur tu gur parmeshar

    Io sono il Dio originale e tu sei il Guru Dio.

    Guru Nanak non ha mai detto che solo i sui discepoli e devoti potessero raggiungere la salvezza o andare in paradiso. Poiché era la personificazione della Luce Divina, e poiché la Luce Divina non appartiene a nessuna setta o religione, egli si pose a garanzia di tutta l’umanità e disse: Chiunque mediti sull’Unico Dio, il Senza Forma, otterrà la salvezza.

    "Jo jo japai so hoi punit

    Bhagat bhai lavai man hit"

    (Gauri Sukhamani Moh. 5, Pag 290)

    "Diventerà puro colui che ripeterà il Suo Nome

    Con devozione, affetto e profondo amore."

    Quando Guru Nanak trasmise a Bhai Lehna lo stato del Guru (i devoti di Bhai Lehna lo chiamarono poi Guru Angad), il JOT fu trasmesso, e anche Guru Angad divenne la personificazione della Luce Divina. Lo stesso Guru Nanak allora si inchinò a Guru Angad Dev. Non si inchinò al suo corpo, ma alla Luce Divina (Guru) che aveva trasmesso per il suo Potere Divino. Allo stesso modo tutti i nove Guru furono la personificazione del JOT di Guru Nanak¹. Il decimo maestro, Guru Gobind Singh, trasmise poi lo stato di Guru alla ‘Adi Granth’ (la Sacra Scrittura dei Sikh), che divenne così la incarnazione della Luce Divina e fu chiamata Guru Granth Sahib. Guru Gobind Singh si inchinò allora al Guru Granth Sahib e chiese ai suoi Sikh di fare altrettanto. Alcuni lo chiamano ancora ‘Adi Granth’, il che è errato e irrispettoso verso il Guru. Guru Nanak JOT è quindi preservato nel Guru Granth Sahib, ed è il Guru Vivente per sempre. Per i Sikh, il Guru Granth è la manifestazione dello Spirito del Guru, ed in esso Guru Nanak continua a vivere nella Fede dei Sikh.

    Il Sikhismo si adopera per innalzare l’anima dell’uomo, liberandola dalle catene del Maya (materialismo). Mira ad una vita virtuosa che porta alla realizzazione di uno stato di Beatitudine Eterna. Lo scopo dell’insegnamento di Guru Nanak era di istruire sul Vero Nome, per salvare l’umanità dall’affondare nell’oceano di miserie della vita mondana e di far riunire le anime col loro Creatore, emancipandole dai cicli di reincarnazione e spezzando le barriere e i vincoli delle sofferenze. Questo è il carattere essenziale della fede Sikh.

    Per la religione Sikh, la legge del Karma ed il fatalismo sono concetti ripugnanti perché non si conciliano con la Pietà del Signore Onnipotente. Nel Sikhismo non esiste la concezione di dannazione eterna o del fuoco eterno creato da un dio vendicativo. La grazia del Guru cancella le macchie di migliaia di azioni malvagie del passato e del presente, ed è anche la salvezza del futuro. La meditazione su Nam (Nome di Dio) brucia infiniti peccati.

    Il canto della Gloria del Signore con la Parola Divina, può redimere un peccatore pentito, e con questo la dottrina del Karma cessa di essere. Questo è lo splendore della Dottrina di Guru Nanak della Grazia e della Compassione di Dio.

    L’India prima di Guru Nanak

    Dopo il suo picco, il buddismo in India cominciò a degenerare. Le statue di Buddha e dei Bodhisattva divennero comuni e vennero poste nei templi. I monaci buddisti predicavano la non-violenza e la non-resistenza, cosa che rese la gente non-aggressiva anche nell’autodifesa.

    Quando il buddismo venne espulso dall'India, la società hindu riprese i suoi dei e si mise ad adorare le loro immagini di pietra. I preti hindu che per secoli si erano auto-nominati custodi della religione e dei suoi insegnamenti, avevano ridotto la religione ad una farsa, officiando riti e cerimonie superstiziose vuote di ogni significato.

    I capi degli hindu trascuravano di insegnare la realtà spirituale al popolo, che era sprofondato nella superstizione e nel materialismo. La religione divenne confusa con la divisione in caste e con i tabù sul cibo e sul bere… scrive Dr. S. Radhakrishnan, un filosofo che è stato presidente dell’India.

    La società hindu era dominata dal sistema delle caste, e la religione divenne il privilegio della casta superiore dei bramini. I libri sacri non erano accessibili alle altre caste, e del resto erano a loro incomprensibili in quanto scritti in sanscrito, lingua sconosciuta alle masse. La lettura, la scrittura e l’insegnamento della religione erano monopolio assoluto dei bramini. La casta più bassa era quella degli intoccabili, il solo contatto con l’ombra di uno di loro era considerato come una contaminazione per tutte le caste superiori. Questa era la condizione dell’India quando gli invasori mussulmani cominciarono ad arrivare in gran numero. Per loro, da Mahmood di Gazni ai Moghul del sedicesimo secolo (il tempo di Guru Nanak), il Punjab era la porta dell’India. Gli invasori massacravano uomini, donne e bambini senza pietà, saccheggiavano le loro case, dissacravano e demolivano i templi e ne rubavano le ricchezze. Gli hindu furono convertiti all’Islam con la spada. I nobili, gli studiosi , i sufi, i poeti e i filosofi che accompagnarono gli invasori si sistemarono nelle diverse regioni indiane, e gettarono le basi della cultura hindu-mussulmana.

    Molti storici mussulmani hanno narrato questi eventi. Daremo alcuni esempi del trattamento degli hindu da parte dei mussulmani.

    Saha Ul Din, re di Gazni (1170-1206) mise a morte a sangue freddo Prithwi Raj, re di Ajmer e di Delhi, massacrò migliaia di abitanti di Ajmer e fece schiavi gli altri.(dal Kamiu-t Tawarikh di Asir) Nel Taj Ul Ma’asir di Hassn Nizam i Naishapuri, si narra che quando Qubt ul Din Aibak (1194-1210) conquistò Meerat, distrusse tutti i templi hindu e fece costruire delle moschee al posto loro. Nella città di Aligarh convertì con la spada gli hindu, decapitando coloro che non volevano lasciare la propria religione.

    Abdulla Wassaf scrive che quando Ala Ul Din Khilji (1295-1316) conquistò la città di Kambayat nel golfo di Cambay, uccise tutti i maschi adulti per la gloria dell’Islam, facendo scorrere fiumi di sangue, portò tutte le donne, l’oro e i gioielli nel suo paese, e fece sue schiave ventimila vergini.

    Ala Ul Din chiese al suo Qazi¹ cosa prescrivesse per gli hindu la legge mussulmana. Il Qazi rispose: Gli hindu sono come fango; se gli si chiede dell’argento essi devono umilmente consegnare il proprio oro. Se un mussulmano desidera sputare in bocca a un hindu, costui deve spalancare la bocca. Dio ha creato gli hindu perché siano schiavi dei mussulmani. Il profeta ha detto che se gli hindu non accettano l’Islam, devono venire imprigionati, torturati e infine messi a morte, e le loro proprietà devono essere confiscate. Sayad Mohammad Latif scrive nella sua storia del Punjab: In quei giorni vi era grande odio e gelosia fra gli hindu e i mussulmani, e tutta la popolazione non islamica venne sottoposta a dure persecuzioni".

    Bhai Gurdas, uno studioso Sikh, scrive: Mio Signore, è strano che gli uomini nel Kaly Yuga (l’era dell’oscurità e del falso) si comportassero come cani, felici di ingoiare qualunque cosa riuscissero ad azzannare. I governanti peccavano come pastori che uccidono le proprie greggi. Il popolo era così ignorante da non saper più distinguere il bene dal male. Coloro che si facevano passare per benefattori erano dediti ad accumulare ricchezze con frodi ed inganni. L’amore tra uomo e donna era basato sul denaro, si univano e si lasciavano quando volevano. Il Qazi che sedeva sul trono della giustizia accettava denaro per sentenze ingiuste.

    Guru Nanak descrisse la situazione:

    "I re sono macellai

    La crudeltà è la loro lama

    Il senso del dovere e la responsabilità

    Hanno preso le ali e sono scomparsi."

    (Slok Moh. 1, Pag 145)

    Si è sempre creduto che quando in questo mondo la giustizia scompare e la falsità prende il sopravvento, dal Cielo arriva una chiamata per ristabilire la pace e la giustizia. Dalle scure nubi della falsità, dell’ipocrisia, dell’ingiustizia, della crudeltà e del bigottismo nacque un raggio di sole dai cieli, come disse Bhai Gurdas, un apostolo Sikh:

    "Il Cielo finalmente ascoltò le preghiere del popolo

    Guru Nanak fu mandato nel mondo.

    I discepoli si adunarono e bevvero il nettare dai suoi piedi di loto

    E realizzarono il Divino nell’era del materialismo.

    Guru Nanak ristabilì il Dharma,

    e fuse tutte le caste nell’unica casta dell’uomo.

    Mise sullo stesso livello il ricco e il povero

    E da questo Fondatore dell’Umanità

    discese una nuova razza colma di amore;

    Umilmente tutti si inchinano tra loro.

    Il Maestro e il discepolo divennero uno,

    e la sua canzone di Nam ci diede una nuova vita,

    Egli è il Salvatore in quest’era materialistica.

    Venne Nanak, e il mondo si illuminò

    Il sole sorse, l’oscurità fu dispersa.

    Ovunque il Guru mise piede nacque un tempio,

    I seggi dei Sidha, di antica fama, cambiarono nome,

    le case dello yoga divennero case del Guru

    fra gli uomini risuonarono i suo inni divini

    e nelle case dei suoi discepoli venne adorato il Signore.

    Il Guru si recò in ogni dove,

    cercando la sua gente in ogni angolo della terra.

    Un fiume di amore e pace

    Scorre in noi che cantiamo questo inno."

    (Bhai Gudas, Var 1, pauri 23-27)

    Finalmente il Cielo udì i lamenti e le preghiere degli oppressi e apparve il Salvatore dell’umanità, il Profeta della Pace, la Fonte dell’Amore Divino e Oceano di Virtù nel nome di Guru Nanak, il fondatore della religione Sikh.

    Guru Nanak Dev

    (1469-1539)

    Guru Nanak nacque nel 1469¹ a Rai Bhoeki Talwandi, noto oggi come Nankana Sahib, nella provincia del Punjab nel Pakistan occidentale. È un luogo a circa trentacinque miglia a nord ovest di Lahore. Suo padre, Mehta Kalu, era un Patwari, un contabile per le imposte governative sulle terre. La madre del Guru era Mata Tripta. Inoltre aveva una sorella maggiore, Bibi Nanki. Fin dall’infanzia, Bibi Nanki vide in lui la Luce Divina, ma non rivelò a nessuno il segreto. Lei fu la prima discepola di Guru Nanak.

    Gli studi del Guru

    All’età di sette anni Guru Nanak fu mandato alla scuola del suo villaggio. Il suo insegnante era Pandit Gopal Das, che fu colpito quando Guru Nanak gli chiese di spiegargli il significato delle lettere dell’alfabeto. L’insegnante non seppe rispondere, e allora il Guru scrisse il significato di ogni lettera. Questo fu il primo Messaggio Divino portato da Guru Nanak¹. Si tratta di una spiegazione della verità più profonda della natura umana e di Dio, ed il modo di realizzare Dio attraverso l’alfabeto. L’insegnante sbalordito si inchinò al Divino Maestro. Poi lo riportò dal padre dicendo: Mehtaji, tuo figlio è un Atvar (profeta) ed è venuto per salvare le vittime del Kaly Yuga. È destinato a divenire un Maestro universale, e non c’è nulla che io gli possa insegnare. Molti scrittori ritengono che Guru Nanak fosse stato mandato a diverse scuole hindu e mussulmane dove apprese i Veda e il Corano, e soltanto dopo iniziò la sua religione. Secondo Malcom, Guru Nanak disse di aver appreso quelle conoscenze da Khizr (il profeta Elia). C’è motivo di credere scrive Cunningham, che in gioventù egli familiarizzò con le credenze hindu e mussulmane, e che ebbe conoscenze del Corano e degli Shastra braminici.

    Sembra che questi storici non abbiano capito il fatto fondamentale della divinità di Guru Nanak. Egli nacque con uno stato divino, e quindi i suoi insegnamenti furono divini. Questi scrittori sembrano ignorare il fatto che Guru Nanak fosse l’incarnazione della Luce Divina. Era un essere celeste ed i suoi attributi divini lo misero al di sopra di tutta l’umanità e le sue scuole. Gli storici non sono riusciti a vedere lo splendore dello Jot del Guru. Lo Spirito Celeste non impara dalle istituzioni dell’uomo. Egli era un messaggero del Cielo, un maestro nato che insegnò all’umanità la strada della rettitudine e della verità. La divinità di Guru Nanak è al di sopra di ogni cosa umana. Il Messaggio che Guru Nanak diede a questo mondo proviene direttamente da Dio, come lui stesso conferma:

    "O Lalo¹, io narro la Parola Divina

    Così come viene da Dio."

    (Tilang Mohalla 1, pag 722)

    Io dico ciò che Lui mi comanda di dire.

    (Wadhans Moh 1, pag 566)

    Anche nella Jamansakhi si riporta che molte volte Guru Nanak disse al suo compagno Mardana²: O Mardana, suona il rebec³, che la Parola Divina sta arrivando. Ciò conferma il fatto che l’educazione delle istituzioni religiose hindu e mussulmane non hanno nessuna influenza sulla Parola Divina che Guru Nanak ricevette da Dio e consegnò a questo mondo. L’affermare che il Guru andò a diverse scuole per apprendere viola la santità del suo stato.

    La cerimonia del filo sacro

    All’età di nove anni, Guru Nanak, secondo le tradizioni delle alte caste hindu, fu preparato alla cerimonia del filo sacro detta ‘Janaeu’. Il prete di famiglia Hardyal, cominciò a recitare i mantra ed era pronto a cingere col filo il collo del Guru, ma lui si rifiutò. Tutti erano sbigottiti, e cercarono in ogni modo di persuaderlo senza successo ad indossare il Janaeu. Allora il Guru proclamò il seguente Sabad⁴ :

    "Benché gli uomini commettano infiniti furti, adulteri,

    falsità e parole violente, rapine e violenze,

    contro i loro compagni;

    il filo di cotone viene tuttavia filato

    ed il bramino viene per ritorcerlo.

    Una capra sarà sgozzata per la cerimonia e verrà cotta e mangiata

    E tutti diranno: indossa il Janaeu

    Quando sarà vecchio sarà gettato e ne sarà indossato uno nuovo,

    O Nanak il filo non si rompe se è forte."

    (Asa di Var Mohalla, 1, Pag 471)

    Il prete disperato chiese : O Nanak, che tipo di filo sacro vorresti indossare? Il Guru rispose:

    "Fila il filo della realizzazione/felicità

    con il cotone della compassione

    e con i nodi della castità

    dagli la torsione della verità.

    Questo farà un Janaeu per l’anima.

    Se hai questo filo, o bramino, cingimi.

    Un simile filo, una volta indossato

    mai si spezzerà, si sporcherà, brucerà o sarà perduto

    l’uomo che lo porterà sarà benedetto."

    (Asa di Var, Slok Mohalla 1, Pag 471)

    Il cobra serve il Divino Maestro

    Un giorno, il padre mandò il Guru a pascolare i bufali, e lui si addormentò sotto un albero e i bufali distrussero i raccolti nei campi dei vicini. Quando i vicini videro la devastazione si infuriarono e fecero un esposto a Rai Bular, l’ufficiale del distretto. Rai Bular convocò padre e figlio per sistemare la disputa. Il Guru disse che i raccolti non erano stati danneggiati, anzi erano stati benedetti da Dio. Rai Bular mandò ad ispezionare i campi, e con meraviglia di tutti non si videro danni, anzi i raccolti erano raddoppiati. Il campo dove si verificò questo miracolo è oggi noto come Kiara Sahib. Un altro giorno il Guru, mentre pascolava i bufali, cadde nuovamente addormentato all’ombra di un albero. Quando il sole fu alto sull’orizzonte, l’ombra si ritrasse. Un grande cobra uscì dalla sua tana e fece ombra con il suo cappuccio sul volto del maestro Divino. Rai Bular, che passava di lì per caso con il suo seguito, vide la scena e si convinse che il ragazzo era un uomo di Dio. Il cobra alla vista della gente tornò nella sua tana, e Rai Bular toccò i piedi del Guru con brande reverenza e divenne così suo discepolo.

    Il Guru va in isolamento

    Crescendo, il Guru evitò la compagnia cercando l’isolamento. Per giorni interi sedeva silenziosamente in solitudine meditando.

    I suoi genitori si preoccuparono per la sua salute, per loro il suo isolamento sembrava follia. Un giorno gli mandarono il loro medico Hari Das. Il medico gli prese il polso, e il Guru ritrasse il braccio dicendo: O medico, cosa stai facendo? Il medico rispose che lo stava diagnosticando. Allora il Guru rise e proclamò il seguente Sabad: "Mi hanno mandato un medico!

    Mi ha preso per mano per sentirmi il polso.

    Cosa può rivelare un polso?

    Il dolore giace nel profondo del cuore."

    (Malar ki Var, Mohalla 1, pag 1279)

    Hari Das, che aveva conoscenza delle malattie mentali chiese: Così pensi che io sia malato ed abbia bisogno di cure?, ed il Guru rispose: Soffri la malattia dell’anima. L’egoismo è una malattia, e ci divide dalla sorgente della vita, che è Dio. Hari Das chiese se vi fosse un rimedio. Il Guru rispose:

    "Quando l’uomo possederà il Nome dell’Uno Luminoso

    Il suo corpo diverrà come oro e la sua mente sarà pura;

    Tutti i suoi dolori e le malattie svaniranno,

    e sarà salvato, Nanak, dal Vero Nome." (Malar Mohalla 1, pag 1256)

    Il vero affare

    Malgrado le prove che si stavano accumulando della grandezza spirituale del Guru, Mehta Kalu non era convinto, e pensava che suo figlio sprecasse il suo tempo in vane contemplazioni. Volle iniziarlo al commercio, gli diede venti rupie e lo mandò alla città più vicina, Chuharkana, per comprare dei beni da rivendere per fare un guadagno. Venne mandato ad accompagnarlo il servo di famiglia Bala.

    Sulla strada, il Guru incontrò un gruppo di asceti affamati, e spese tutti i soldi per dar loro da mangiare, poi disse di aver fatto un vero affare, e si sedette sotto un albero fuori del villaggio. Bala tornò a casa e raccontò tutto a suo padre che si infuriò, ma il Guru gli spiegò che non poteva pensare ad un affare più vantaggioso. Il vecchio albero sotto cui era seduto è stato conservato, e si chiama Thumb Sahib, l’albero sacro in memoria del Guru.

    Il Guru rimase distaccato dagli affari del mondo, profondamente immerso nella meditazione.

    Il matrimonio del Guru

    Il successivo sforzo di farlo entrare nel mondo ordinario fu il matrimonio. La data del suo matrimonio è diversa nelle vari biografie, che lo fissano fra i suoi quattordici e diciotto anni di età.

    Sua moglie Sulakhni era la figlia di Bhai Mula, un abitante del distretto di Gurdaspur. Ebbe due figli, Sri Chand e Lakhmi Das. Presto suo padre si rese conto che perfino il matrimonio non lo distraeva dalla sua Missione Divina. Il Guru non sentiva il dovere di servire la propria famiglia, ma di trascenderla, per poter partecipare allo schema divino delle cose e rendere spirituale il

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