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Superare l'attaccamento: Applicando l'insegnamento Dzogchen nella vita quotidiana
Superare l'attaccamento: Applicando l'insegnamento Dzogchen nella vita quotidiana
Superare l'attaccamento: Applicando l'insegnamento Dzogchen nella vita quotidiana
E-book153 pagine2 ore

Superare l'attaccamento: Applicando l'insegnamento Dzogchen nella vita quotidiana

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Info su questo ebook

All'inizio del XII secolo in Tibet il grande maestro Sachen Kunga Nyingpo ebbe la visione di un bodhisattva della saggezza che gli trasmise un insegnamento essenziale composto da quattro versi:
  • se sei attaccato a questa vita, non sei un vero praticante spirituale;
  • se sei attaccato ai tre regni (del samsara) non sai rinunciare;
  • se sei attaccato al tuo interesse personale, non hai il bodhicitta;
  • se sorge l'attaccamento ai concetti, non hai il modo di vedere (corretto).
Nel suo commento orale Chögyal Namkhai Norbu spiega che non possiamo liberarci dagli attaccamenti se non impariamo a mantenere lo stato della presenza o della contemplazione, e ci indica come mantenerlo costantemente nella vita quotidiana, anche di notte nei sogni.
In questo modo ci permette di acquisire una comprensione pratica e storica della via dell'autoliberazione nota come insegnamento Dzogchen.
LinguaItaliano
Data di uscita13 gen 2021
ISBN9788892720992
Superare l'attaccamento: Applicando l'insegnamento Dzogchen nella vita quotidiana

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    Anteprima del libro

    Superare l'attaccamento - Chögyal Namkhai Norbu

    tibetani

    L’Autore

    Nato in una famiglia di grandi praticanti in un villaggio nella contea di Derghe, nella zona orientale dell’altopiano tibetano, Chögyal Namkhai Norbu (1938-2018) è stato uno dei principali maestri di Dzogchen della nostra epoca e ha fatto parte dell’ultima generazione di tibetani che ha potuto ricevere un’istruzione tradizionale e completa in Tibet.

    Riconosciuto come reincarnazione dell’eminente maestro Dzogchen Adzom Drugpa (1842-1924), ha studiato con rinomati maestri di diverse tradizioni buddhiste in importanti collegi monastici, mostrando un’eccezionale capacità di apprendimento, sino a completare gli studi tradizionali in filosofia, lettere e medicina. Suoi maestri sono stati anche lo zio materno Khyentse Chökyi Wangchug e lo zio paterno Ugyen Tendzin che ha realizzato il corpo arcobaleno, la realizzazione più elevata di un praticante Dzogchen.

    Nel 1959 Chögyal Namkhai Norbu è stato invitato in Italia dal professor Giuseppe Tucci (1894–1984), illustre studioso delle culture del Tibet e del subcontinente indiano, per lavorare presso l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, e dal 1962 al 1992 è stato Professore di Lingua e Letteratura Tibetana e Mongola presso l’Università L’Orientale di Napoli. Proprio a Napoli negli anni ’60 ha iniziato a dare istruzioni sullo Yantra Yoga – un’antica forma di yoga tibetano che combina movimento, respirazione e visualizzazione – a un piccolo gruppo di studenti; successivamente, su richiesta di un sempre crescente seguito di discepoli occidentali, ha iniziato a dare insegnamenti Dzogchen. Intorno a lui si è così costituito il primo nucleo di ciò che è poi divenuta la Comunità Dzogchen, un’associazione internazionale di persone che condividono un profondo interesse per la conoscenza e la pratica di questo antico percorso spirituale. Chögyal Namkhai Norbu ha viaggiato in tutto il mondo, dando insegnamenti e partecipando a conferenze internazionali. Prolifico autore di libri sullo Dzogchen, sullo Yantra Yoga e sulla storia e la cultura tibetana, ha fondato A.S.I.A. e l’Istituto Shang Shung (ora Atiyoga Foundation), due organizzazioni che si dedicano a sostenere il popolo tibetano e a preservarne la cultura. Con il suo stile semplice e comunicativo, Chögyal Namkhai Norbu ha raggiunto un vasto pubblico e non ha mai dato importanza ai numerosi titoli onorifici che possedeva. Alle domande sulle sue precedenti incarnazioni rispondeva: Sono solo Namkhai Norbu. Questa per me è la cosa più concreta, più importante.

    Se sei attaccato a questa vita,

    non sei un vero praticante spirituale.

    Se sei attaccato ai tre regni [del samsara],

    non sai rinunciare.

    Se sei attaccato al tuo interesse personale,

    non hai il bodhicitta.

    Se sorge l’attaccamento ai concetti,

    non hai il modo di vedere [corretto].

    PARTE PRIMA

    Le tre vie

    Introduzione

    L’insegnamento Dzogchen,¹ come ogni insegnamento, si basa su tre principi, ossia la base, la via e il frutto: la base è la nostra vera natura che dev’essere scoperta e compresa, la via è il mezzo o metodo che usiamo per scoprire la nostra vera natura, e il frutto è il livello di realizzazione che otteniamo seguendo e applicando l’insegnamento che riguarda la base e la via.

    Anche la via ha tre principi, chiamati tawa, gompa e chöpa, ossia il punto di vista (tawa), la pratica o meditazione (gompa) e il comportamento (chöpa). Di questi tre principi della via, il più importante è il punto di vista. Il principio del punto di vista consiste nel rivolgere lo sguardo alla nostra condizione e ai limiti che poniamo a noi stessi: l’origine di questi limiti sono i nostri attaccamenti, ed è da questi attaccamenti che derivano la nostra visione dualistica e tutti i relativi problemi. Dobbiamo integrare questa conoscenza nella vita quotidiana: per questo motivo l’insegnamento Dzogchen ci dice sempre di essere presenti e lavorare con le circostanze.

    Nel titolo di questo insegnamento, Superare i quattro attaccamenti, la parola Dzogchen non è presente. Si può quindi pensare che non sia Dzogchen, ma in realtà qualsiasi insegnamento è parte dello Dzogchen. Ad esempio, il tantra Dra Thalgyur è l’essenza dell’insegnamento Dzogchen: se avessimo la capacità di comprenderne e applicarne l’essenza, quell’unico insegnamento ci sarebbe sufficiente, ma se non ne abbiamo la capacità, gli altri insegnamenti possono esserci utili. Le persone non capiscono e non applicano gli insegnamenti allo stesso modo, ed è per questo che esistono scuole e tradizioni differenti. Così come nella vita esistono molte malattie e molti problemi a livello fisico, energetico e mentale, ma non c’è una medicina universale che può curare tutto ed esistono quindi diverse medicine, terapie e teorie, allo stesso modo gli insegnamenti sono molti e vari. Quello che insegnerò qui si intitola Shenpa Zhidral, ossia Superare i quattro attaccamenti.

    Il termine shenpa significa attaccamento, e qui si riferisce ai quattro (zhi) attaccamenti principali, mentre dral è il metodo per liberarsi dall’attaccamento. Se noi siamo liberi dall’attaccamento, non ci sono problemi. Superare i quattro attaccamenti è un testo che appartiene alla scuola Sakyapa² e in questa tradizione molti lo considerano il più importante insegnamento di Sachen Kunga Nyingpo, il primo dei grandi maestri che hanno fondato l’ordine dei Sakyapa.³

    Da ragazzo Sachen Kunga Nyingpo fece un ritiro personale di Mañjushri, durante il quale Mañjushri stesso si manifestò in una visione e gli comunicò quattro principi per liberarsi dai quattro attaccamenti in soli quattro versi che sono l’origine di questo insegnamento.

    Se sei attaccato a questa vita, non sei un vero praticante spirituale.

    Se sei attaccato ai tre regni[del samsara], non sai rinunciare.

    Se sei attaccato al tuo interesse personale, non hai il bodhicitta.

    Se sorge l’attaccamento ai concetti, non hai il modo di vedere [corretto].

    In seguito Sachen Kunga Nyingpo scoprì che questi quattro principi sono essenziali anche nella scuola Mahayana.⁵ Per esempio, nella tradizione Mahayana, la Prajñaparamita⁶ è la condizione reale che dobbiamo scoprire, e noi possiamo averne una reale conoscenza solo se siamo liberi dai quattro attaccamenti. Così lo Shenpa Zhidral è divenuto un insegnamento molto speciale ed essenziale dei Sakyapa.

    Successivamente il figlio di Sachen Kunga Nyingpo, Tragpa Gyaltsen, scrisse un breve commento a questi quattro versi, componendo un insegnamento meraviglioso sul modo corretto di liberarsi dai quattro attaccamenti. Tragpa Gyaltsen, che è stato uno dei maestri Sakyapa più aperti, aveva una conoscenza vasta ed estesa e aveva integrato i principi dello Dzogchen nella propria comprensione. Alcuni studiosi Sakyapa, più tradizionalisti, non accettano lo Dzogchen, e così pensano che Tragpa Gyaltsen non abbia veramente scritto questo commento. Tuttavia quasi tutti i maestri Sakyapa con un elevato livello di conoscenza lo accettano. In questo insegnamento parlerò anche del commento di Tragpa Gyaltsen.

    Comprensione intellettuale e comprensione per realizzarsi

    Imparare in modo intellettuale non è molto utile ai fini della realizzazione. Per diventare un professore famoso e fare belle conferenze bisogna avere una conoscenza intellettuale, altrimenti non si possono spiegare le cose correttamente, ma questo non ha nulla a che vedere con la realizzazione. Per realizzarsi bisogna comprendere il vero senso e integrarlo nella propria condizione, renderlo vivo; in questo modo qualunque insegnamento può funzionare perfettamente. Tuttavia molto spesso perfino un insegnamento interessante viene condizionato dalla comprensione intellettuale, e così non può funzionare. È molto importante comprendere questo fin dall’inizio: è una cosa che io ho sperimentato in prima persona.

    All’età di cinque anni sono andato a vivere in un monastero e, quando ne ho avuti nove, sono entrato in un collegio monastico. In monastero avevo imparato a recitare le preghiere, a cantare le melodie e avevo appreso tutto ciò che era necessario, ma tutte quelle cose, anche se non erano particolarmente difficili, non mi rimanevano in mente.

    Al collegio monastico era importante imparare il contenuto dei libri. Studiavamo, ad esempio, l’Abhidharmakosha:⁷ tutti ne conoscevamo il titolo e il relativo significato, perché il titolo ne richiamava il contenuto. Però memorizzare il titolo di un libro non era sufficiente, dovevamo comprenderne il significato. Così, per cinque anni, ho studiato duramente in collegio e alla fine di quel periodo pensavo di sapere tutto. In seguito sono andato a visitare tanti maestri e a studiare in altri due collegi, senza rendermi conto che in realtà non sapevo nulla: pensavo di conoscere non solo gli insegnamenti Sutra, ma anche il significato del Tantra, perché avevo studiato le istruzioni e i commenti dell’Hevajratantra e di altri testi. Ero orgoglioso, pensavo di essere molto erudito, ma quello che avevo acquisito fino a quel momento era solo una comprensione intellettuale.

    Ho incontrato anche diversi maestri Dzogchen, ma ne avevo sempre

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