Il potere segreto della Bibbia: Per scoprire Dio e se stessi
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Info su questo ebook
Infatti, cercare di comprendere la Bibbia senza una contestualizzazione linguistica, storica, a volte anche archeologica, è un’impresa spesso fallimentare. Ma come possiamo trarne insegnamento se il suo significato più profondo ci sfugge?
Simone Venturini in questo libro ci offre una prospettiva inedita: e se la chiave di lettura fosse dentro di noi, laddove l’anima sconfina con il mistero di Dio?
A partire dalla conoscenza di sé e dall’esperienza che facciamo di Dio nei momenti più intimi della nostra vita, è possibile leggere la Bibbia in modo diverso, al riparo da anacronismi o tendenze fideistiche, scoprirne il suo senso profondo e il suo potere nascosto. E aiutarci a capire chi siamo, qual è la nostra missione e chi è veramente Dio.
Simone Venturini
Simone Venturini è nato a Fano nel 1966. Dopo gli studi presso l’Istituto Teologico Marchigiano, consegue il Dottorato di Ricerca in Scienze Bibliche all’Istituto Biblico di Roma. Direttore emerito della Biblioteca dell’Università Lateranense, dal 2004 lavora presso l’Archivio Segreto Vaticano, inoltre è docente di Scienze Bibliche presso l’Università della Santa Croce. Ha tradotto numerosi saggi dall’inglese e curato alcune opere a carattere biblico, come La Bibbia per la famiglia (1993-1999). È autore di diversi libri, fra i quali: Il Vangelo del bambino interiore (2008), Il libro segreto di Gesù (2011, con ben nove edizioni), I grandi misteri irrisolti della Chiesa (2012), Il libro segreto di Papa Ratzinger (2013), La Bibbia riscritta e commentata (2015).
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Anteprima del libro
Il potere segreto della Bibbia - Simone Venturini
Introduzione
Questo libro è frutto del mio percorso di vita e la sintesi delle ricerche degli ultimi anni. Esso nasce dall’esperienza dolorosissima vissuta la scorsa estate, quando sono cadute immagini e idoli e ho finalmente conosciuto il Dio che vive non fuori ma dentro di me. Il libro rappresenta anche il mio primo contributo alla costruzione di un mondo diverso, unito intorno all’unica umanità e all’unico Dio che la Bibbia ci fa scoprire.
La Bibbia è il libro in cui il divino e l’umano si compenetrano sino a fondersi insieme, diventando quasi inscindibili l’uno dall’altro. La Bibbia non può essere definita né parola di Dio né parola di uomo, piuttosto parla delle persone che l’hanno scritta e che hanno fatto esperienza di Dio. Egli, infatti, è reale ma inconoscibile e ciò che ne sappiamo viene solo dall’esperienza che uomini e donne hanno fatto di Lui.
La Bibbia parla di persone che hanno provato le nostre emozioni, paura e gioia, odio e amore. Persone che sono vissute in un tempo e una cultura specifiche che occorre conoscere se si vuole penetrare il senso dei racconti di quello che potremmo definire il Libro per antonomasia, ma si tratta solo del primo passo. La Bibbia va letta in profondità, superando le contraddizioni superficiali e le interpretazioni della teologia: solo così essa diventa una vera e propria guida universale alla scoperta di se stessi e di come trovare il vero Dio, quello che abita dentro di noi, oltre il mare oscuro dell’angoscia.
Le pagine della Bibbia nascondono un mondo vivo e reale. Al di là di usanze e credenze ormai definitivamente tramontate, il mondo segreto della Bibbia è una dimensione che può ancor oggi dar senso e speranza all’esistenza di uomini e donne ogni giorno alle prese con problemi e interrogativi. Attraverso simboli e modi di dire, comuni ad altre civiltà, la Bibbia parla dell’uomo, delle sue paure, delle sue emozioni, del suo vissuto più profondo che sconfina nel mondo luminoso ed eterno di Dio.
Ti invito a visitare il mio blog, dove troverai tante altre informazioni e studi sulla Bibbia e il suo mondo straordinario.
www.simoneventurini.com
Simone Venturini
7 ottobre 2016
Il potere segreto della Bibbia
Alcune informazioni preliminari
Chi ha scritto la Bibbia?
La Bibbia non è un libro, ma una vera e propria biblioteca – in greco ta biblìa – che racchiude 74 volumetti suddivisi in due raccolte: l’Antico e il Nuovo Testamento. L’Antico Testamento narra la creazione della Terra, dell’uomo e della donna, la storia antica d’Israele, da Adamo fino all’occupazione della Palestina da parte dei Romani, nel 63 a.C., passando per le storie dei profeti e i detti degli antichi saggi. Il Nuovo Testamento racconta la vita di Gesù di Nazareth e le vicende della Chiesa antica fin verso la metà del II sec. d.C. L’Antico Testamento è stato scritto in ebraico e in aramaico, il Nuovo Testamento in greco. Queste e poche altre sono le cose certe che sappiamo della Bibbia, mentre restano numerosi gli interrogativi a cui non è possibile dare una risposta chiara e definitiva.
La Bibbia è un libro complesso e non di semplice lettura, soprattutto perché non è stata scritta da un solo autore. Ciò è particolarmente vero per i racconti che riguardano il periodo più antico della storia umana, l’era dell’homo habilis: ben due milioni d’anni fa. Chi furono gli autori dei racconti contenuti nei primi undici capitoli del primo libro della Bibbia, la Genesi? Chi scrisse le pagine epiche e misteriose dell’attraversamento del Mar Rosso, delle piaghe d’Egitto e dei dieci comandamenti? Per gran parte dell’Antico Testamento è pressoché impossibile tracciare l’identikit degli uomini e delle donne che lo composero. Sappiamo invece qualcosa di più sugli autori del Nuovo Testamento, perché vissero in un periodo storico un po’ più vicino a noi e tuttavia distante quasi duemila anni! Così, in mancanza di meglio, sono state formulate delle ipotesi, basate per lo più su complessi ragionamenti più che su dati concreti.
Gli esperti pensano che il Pentateuco, ossia i primi cinque libri della Bibbia – Genesi, Esodo, Numeri, Levitico e Deuteronomio –, siano costituiti da tradizioni e documenti antichi raccolti e accostati insieme da anonimi autori vissuti in Giudea intorno al VI sec. a.C. I cosiddetti libri storici – Giosuè, Giudici, Primo e Secondo libro di Samuele, Primo e Secondo libro dei Re, Primo e Secondo libro delle Cronache, Primo e Secondo libro dei Maccabei – sarebbero stati composti da autori vissuti tra il VI e il II sec. a.C., i quali narrarono la storia d’Israele a partire dalle informazioni in loro possesso, le più antiche delle quali risalgono all’XI sec., ai tempi del re Saul.
Probabilmente neppure Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele e gli altri profeti scrissero di propria mano i loro libri, che furono invece laboriosamente composti dai discepoli che ne tramandarono la memoria fra l’VIII e il II sec. a.C.
I vangeli, infine, non proverrebbero dalla penna di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, poiché furono scritti dai loro seguaci tra il 70 e il 90 d.C.
Queste, in breve, sono le teorie elaborate in oltre due secoli di studi e ricerche, principalmente tra i secoli XIX e XX, nelle più prestigiose università tedesche e inglesi.
Già così possiamo intuire qualcosa della complessità della Bibbia, i cui autori appartengono a una cultura assai diversa dalla nostra e che soprattutto erano consapevoli di vivere in un mondo oggi ormai confinato tra le pagine dei libri di fiabe. Gli autori della Bibbia, infatti, credevano che la Terra fosse una sorta di enorme isola circondata dalle acque di un mare inquietante, popolato da mostri marini e che rappresentava una minaccia costante per il mondo e suoi abitanti. Il cielo non era solo la distesa azzurra rasserenante e poetica, poiché pendeva come una vera e propria spada di Damocle sulla testa degli uomini: da lì potevano staccarsi le stelle e cadere sulla Terra, le sue botole potevano aprirsi, lasciando così disastrosamente defluire le acque che si trovavano sopra la volta celeste, immaginata come una barriera rigida e impermeabile.
La possibilità di vita sul pianeta era garantita da un essere supremo che gli ebrei ancor oggi non osano nominare riferendosi a Lui con l’appellativo Adonay, Signore. Egli non permetteva alle acque del mare di inondare la Terra, né alle forze del Male – i demòni – di ostacolare la realizzazione dei Suoi progetti. In altre parole, il Dio degli ebrei garantiva la sopravvivenza del cosmo costantemente minacciato dalle forze del caos.
Un mondo in cui credevano anche i pochissimi uomini i cui nomi tramandati dalla Bibbia coincidono con gli autori dei libri da loro scritti. Giasone di Cirene, per esempio, la cui opera storica fu sintetizzata dall’autore del Secondo libro dei Maccabei nel II sec. a.C.; Paolo di Tarso, che scrisse di suo pugno molte delle lettere inviate alle comunità cristiane del I sec. d.C.; Giovanni, autore dell’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia, scritto intorno al 90 d.C. Tra questi, solo di Paolo la Bibbia permette di tracciare anche un breve profilo biografico, per il resto si tratta di uomini la cui identità è sepolta sotto la spessa coltre di polvere della storia.
Ciò che gli antichi autori della Bibbia hanno in comune con noi, uomini del XXI sec., è solo una cosa: l’anima. Lì vivono le immagini, i simboli e le figure che popolano ancor oggi i nostri sogni, le apparizioni
e tutto il mondo invisibile che vive dentro di noi. Se, infatti, alcuni brani sono più famosi di altri e sono entrati nel patrimonio culturale di popoli e nazioni è proprio in virtù della ricca e nascosta simbologia che gli autori biblici impiegarono per raccontare le loro storie. Racconti sempre attuali, in grado d’interpellare uomini e donne di ogni tempo. Ed è proprio questa attualità che vorrei mettere in rilievo con questo libro.
Una storia che giunge fino a noi
Il lavoro degli anonimi autori che scrissero la Bibbia durò probabilmente quasi un millennio, dall’XI sec. a.C. fin verso l’inizio del II sec. d.C. Fu un lavoro paziente, costituito da continue revisioni che approdò alla Bibbia come la conosciamo oggi. Si pensa che la raccolta di libri dell’Antico Testamento si completò intorno al I sec. a.C., mentre il Nuovo Testamento raggiunse il suo assetto definitivo nel III sec. d.C.
Alcuni dei fatti narrati nella Bibbia sono confermati dalla storia, poiché furono registrati negli annali delle grandi civiltà del passato. Per esempio, nell’obelisco nero di Salmanassar III, dove si enumerano le vittorie del re assiro su Israele; oppure sui frammenti di coccio trovati a Lachish – l’attuale Tell ed-Duweir – che riportano notizie quasi in diretta degli ultimi anni del regno di Giuda, intorno al 587 a.C.
Al di fuori però di queste e di pochissime altre testimonianze, non resta alcuna traccia dei fatti narrati nella Bibbia. Forse perché nel panorama dei popoli antichi Israele era ben poca cosa rispetto a nazioni grandi e potenti come l’Egitto, l’Assiria, Babilonia, la Persia e infine Roma.
Abbiamo invece una gran quantità di manoscritti, il più antico dei quali risale al III sec. a.C. e contiene una piccola parte dei libri di Samuele. Fu trovato a Qumrân, la nota località del Mar Morto in cui gli archeologi riportarono alla luce – fra il 1947 e il 1955 – oltre 800 manoscritti nascosti in undici grotte. Nel III sec. a.C. si scriveva su rotoli di papiro e pergamena, abitudine che durò circa seicento anni, fin verso il III sec. d.C., quando fra i cristiani invalse l’uso del più pratico e maneggevole codice, l’antenato dei nostri libri e quaderni.
A partire dal III sec. a.C. possiamo quasi seguire le tracce della Bibbia in corso d’opera, poiché numerosi sono i papiri e le pergamene trovate a Qumrân e in molte altre parti del mondo. Possediamo, per esempio, il papiro trovato nel 1902 in Egitto, datato intorno al II sec. a.C. e che contiene alcuni versetti del libro dell’Esodo e del Deuteronomio. Un intero rotolo del libro di Isaia, del I sec. a.C., fu trovato a Qumrân insieme a centinaia e centinaia di frammenti di pergamena e papiro che riportano almeno una piccola parte di quasi tutti i libri dell’Antico Testamento e databili tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.
Infine, abbiamo oltre cinquemila manoscritti – tra papiri e pergamene – che raccolgono libri singoli o gruppi di libri del Nuovo Testamento, il più antico dei quali sarebbe un frammento di papiro trovato nel 1955 nella settima grotta di Qumrân – chiamato 7Q5 – e che risalirebbe al 50 d.C. circa. Sulla base delle mie ricerche, presentate in Il libro segreto di Gesù e che approfondiscono studi condotti a partire dagli anni Settanta del Novecento, esso conterrebbe un piccolo brano del Vangelo di Matteo, precisamente i versetti 52-53 del capitolo 6.
Andando a ritroso nel tempo, purtroppo non abbiamo più alcun manoscritto anteriore al III sec. a.C. Forse che l’Antico Testamento non è così antico come si pensa? Oppure sarebbe frutto – come alcuni esperti sostengono – dell’abilità letteraria di un qualche scrittore vissuto a cavallo tra il IV e il III sec. a.C.? Probabilmente, prima del III sec. a.C., un fatto storico o il discorso di un profeta, per esempio, era tramandato in uno o più scritti profondamente diversi tra loro. Solo a partire dal I sec. a.C. fu raggiunta una certa uniformità, poiché prevalse una sola versione dell’Antico Testamento.
Chi fece questa scelta e sulla base di quali criteri? Sembra siano stati gli antenati dei ben noti Farisei a scegliere il testo che sarebbe poi diventata la Bibbia degli ebrei e, più tardi, anche quella usata dai primi cristiani. I criteri alla base di questa decisione ci sono però pressoché ignoti. Tutto ciò che possiamo dire è che il testo dell’Antico Testamento che oggi leggiamo nelle nostre bibbie è assai più completo e coerente rispetto agli scritti che probabilmente circolavano prima del III sec. a.C.
Ma abbiamo almeno qualche informazione indiretta sull’esistenza di documenti anteriori al III sec. a.C.? All’inizio del VI sec. a.C. il profeta Geremia avrebbe dettato le sue profezie al suo segretario, Baruc, il quale le trascrisse in un rotolo, forse di papiro, per ben due volte. Purtroppo Geremia gettò poi il rotolo nell’Eufrate, disperdendo per sempre la più vecchia testimonianza scritta in nostro possesso (cfr. Geremia cap. 51, v. 63). A distanza di poco più di un secolo, la Bibbia racconta che Esdra – l’uomo che aiutò gli Israeliti a riorganizzare la religione giudaica dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia – diede lettura del