L'altra faccia dell'anima. Il lato oscuro
Di Conny Race
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Anteprima del libro
L'altra faccia dell'anima. Il lato oscuro - Conny Race
◆ 1 ◆
La prima notte
Di notte.
Ricordo ancora la prima notte che ti incontrai.
Era una calda sera di primavera, la capitale era deserta e ai piedi dell’imponente Castel Sant’Angelo, proprio su quella panchina illuminata dal riflesso di un vecchio lampione ti vidi: jeans, giacca di pelle nera, cappello di cotone scuro, di quelli stretti che fanno da cornice al viso.
Mi avvicinai incuriosita o attratta da quell’energia che emanavi e che percepivo ancor prima di focalizzare la tua immagine, io con quel vestitino a fiori e con quegli stivaletti in pelle, connubio perfetto tra l’ingenua purezza e la sfrontata libertà di osare. Alzasti il capo e in quell’attimo i nostri occhi si riconobbero. Quegli occhi... facevano più luce di quel vecchio lampione, di un verde smeraldo, proprio come la mia pietra preferita: penetrasti dentro di me, mi leggesti, mi donasti qualcosa, volutamente credo, un regalo che non pensavo potesse esistere in questo superficiale mondo, quel seme che prima o poi germoglia e ti fa riconoscere l’altra parte della mela.
La tua anima gemella, la persona che ti completa, il tuo tutto.
- Ciao! Ti serve aiuto, ti sei persa?
esordì lui.
La mia mente: Sì, persa nei tuoi occhi! Ma poi la bocca parlò:
- No grazie, sto bene, avevo bisogno di fare due passi al chiarore della luna... non trovi sia una bellissima serata?
- Anche tu ti rigeneri lontano dal caos del giorno?
mi chiese.
- A volte vorrei che la pace della notte durasse per sempre
- Ti capisco. Anche io penso che il caos del giorno ci confonda le idee, al contrario il silenzio della notte ci dà molte risposte
- Cerchi risposte?
chiesi incuriosita.
- Tutti al mondo cercano delle risposte, scommetto anche quel venditore di crêpes lì all’angolo
rispose ironicamente.
In quel momento le nostre risate avevano un unico suono, i miei occhi socchiusi come due mezze lune e i tuoi grandi occhi verdi e puri brillavano come due stelle luccicanti. A quel punto entrambi avemmo anche lo stesso pensiero - Ti va una crêpe? - e quella risata fu interrotta da un breve ma intenso silenzio. Quel silenzio che disse più di mille parole.
Se qualcuno in quel momento avesse potuto dare voce a quel silenzio, avrebbe descritto le emozioni dell’uno e dell’altro con queste parole:
(Lei): Mi sono persa completamente in lui, sento un piacevole imbarazzo, credo di essere diventata rossa in viso, provo una sensazione ambigua ma forte allo stesso tempo, un’energia così pura e semplice: sembra di essere coordinati sulla stessa frequenza, i nostri corpi comunicano, i nostri occhi si cercano, persino i nostri pensieri si parlano. (Lui): Riesco a vedere la meravigliosa luce che emani, sei diversa dalle altre, come se per tutta la vita ti avessi cercata e in questo preciso momento ti avessi riconosciuta. Il suono sensuale e puro del tuo sorriso, i tuoi capelli castani e lunghi accarezzati da questa brezza che profuma di primavera, brezza che sposta leggermente il vestito dalle tue gambe rendendoti ingenuamente sensuale.
Fu un attimo, ma che ebbe il tempo di svelare molteplici dettagli dell’uno e dell’altra.
- Il mio gusto preferito è cioccolato bianco
proseguì lui. Ed io:
- Il mio bigusto, bianco e fondente!
Solo oggi, conoscendo il finale di questa storia, potrei dirvi che in quelle risposte era racchiusa l’essenza di entrambi, ma questa è una verità che vi lascerò scoprire poco alla volta.
Iniziammo a mangiare quella crêpe seduti vicini, su quella panchina illuminata da quel vecchio lampione, iniziammo a parlare dei nostri hobby, delle nostre ambizioni e dei nostri progetti futuri.
- Mi occupo della parte pubblicitaria e grafica di un’azienda di cosmetici, in realtà è di mio padre, ma non sono uno che cerca favoritismi. Mi piace pensare che quello che posseggo l’ho guadagnato con il mio duro lavoro - spiegò lui, poi aggiunse - tu invece?
- Un giorno mi piacerebbe aprire una piccola ma curata libreria stile vintage dove le persone non vengano soltanto a leggere libri ma ad assaggiare dolcetti e a rilassarsi con lezioni di yoga-in-reading
risposi soddisfatta.
- Yoga-in-reading? Cosa significa?
chiese con aria perplessa.
- Immagina di stare su un prato inglese. Il retro della mia libreria me lo immagino proprio così, con un immenso prato inglese curato, con fiori di lavanda, gerbere gialle e arancioni e poi al centro del mio giardino una panchina circondata da un albero di glicine - sospirai e aggiunsi - è proprio da lì che condurrò le lezioni di yoga-in-reading: immagina poche persone sedute a fare esercizi di una sequenza prestabilita, accompagnati non dalla musica ma dalla voce di una lettrice. La musica fa volare la mente e apre l’immag inazione, la lettura ti porta esattamente dove lo scrittore v uole che tu sia , ti fa sentire quel lo che lui sente, ti fa vedere quel lo che lui vede. Poi, a l la fine del la lezione, ci sarà i l momento del la condivisione, la parte più interessante a mio av viso, dove og nuno spieg herà le proprie sensazioni e la propria interpretazione del testo letto
- È un calarsi completamente nella storia anche con il proprio corpo e la propria anima
annuì lui, ed io:
- Esatto! Un intreccio di sensazioni e di cultura per la mente e l’anima
- Ma come ci riesci?
chiese sorridendo lui.
- A fare cosa?
risposi.
- Ad avere così tante idee e a metterci così tanto entusiasmo
- Sai cosa fa battere forte il cuore di ognuno di noi?
gli domandai.
- L’amore!
rispose prontamente.
- L’amore è un sentimento che ha molteplici sfaccettature, per amore il cuore sicuramente batte forte ma può anche fermarsi, invece avere dei sogni e combattere per realizzarli, questo sì che ti fa sentire vivo. I sogni sono il filo conduttore che unisce mente, cuore anima e corpo, mentre la mente costruisce, il cuore batte, l’anima vola e il corpo si aziona
- Starei qui ad ascoltarti per ore
disse con aria incantata.
- Ore? - poi a g g iunsi con voce preoccupata - a proposito, ma che ore sono?
- Le due del mattino!
rispose.
- Oh cavolo! - esclamai - le mie amiche di stanza mi lasceranno dormire sul pianerottolo
- Ti accompagno, se vuoi
disse lui con tono premuroso.
- Non dovrei prendere passaggi dagli sconosciuti… o almeno è quello che mi hanno insegnato
gli dissi accennando un sorriso.
- Hai ragione, non mi sono neanche presentato, io sono Gabriel
- Io mi chiamo Micol
. E in quel momento le nostre mani si toccarono per la prima volta.
Una voce lontana pronunciava il mio nome Micol! Micol! Sveglia!
.
- Ancora un secondo vi prego
, erano le mie coinquiline, nonché amiche di Accademia che, come tutte le mattine, tentavano di svegliarmi.
I miei occhi si spalancarono come in un film horror: era tutto un sogno, non potevo crederci era così reale sentivo ancora il suo profumo (qualche nota di sandalo, cedro e cannella) e poi quella voce così calda e sensuale plasmata da quello strumento perfetto che erano le sue labbra. O mio Dio, le sue labbra…
◆2◆
Un incontro amaro
- Micol! Sei sveglia? - esclamò Nataly - stamani mi sembri con la testa tra le nuvole!
- Solo stamani? - rispose Tessa, poi aggiunse - dai sbrighiamoci che tra un’ora inizia la lezione
- Ragazze, avete interrotto il sogno più bello della mia vita, stavo per salire sulla moto di Gabriel
Tessa: La moto! Gabriel!! Ma quanto gelato hai mangiato ieri sera!!!
Micol: Voi iniziate ad andare io entrerò alla seconda ora, ho delle cose da sbrigare
Nataly: Ma come Micol, per quanto costa l’Accademia di scrittura dovresti sfruttare ogni secondo di ogni singola lezione!
Micol: È proprio questo il punto, devo trovarmi un lavoro pomeridiano. I costi dei corsi accademici sono veramente troppo alti e ho quasi finito tutti i risparmi. Comunque stamani ho un colloquio di lavoro, speriamo vada bene
Tessa: Fatti aiutare economicamente da tua madre
Micol: Sai come la penso in merito
Tessa e Nataly intonando un coro: Il sudore e la fatica ti avvicinano al tuo sogno ogni giorno più di prima
Micol: Esattamente! Il colloquio si svolgerà presso una nota azienda nel centro di Roma, non credo ci vorrà molto, ci vediamo più tardi a lezione
Tessa: Ok, ma sbrigati non perder ti nei tuoi pensieri come tuo sol ito!
Micol: Tranquille, sarò un fulmine
Mentre mi stavo preparando, non riuscivo a togliermi dalla testa il volto di Gabriel. Mi chiedevo come un sogno potesse risultare così reale e lasciarmi così tante emozioni. Uscii dalla porta di casa assorta nei miei pensieri magari ripercorrendo quelle strade l’avrei
incontrato... ma cosa dici Micol! Era solo un sogno!! esclamò una voce nella mia testa. Ero così pensierosa che attraversai la strada senza neppure guardare il semaforo, una macchina passante, una cabrio rossa, riuscì a frenare in tempo ma non abbastanza da evitare un’insignificante collisione, persi l’equilibrio e in un secondo mi ritrovai a terra con decine di persone attorno.
- Tutto bene signorina? - una voce proveniva da una strana sagoma sfocata che piano piano prendeva forma - come si sente signorina?
e quella forma mi ricordava sempre di più il mio Gabriel.
- Allora non sei un sogno, sei reale!
esclamai con voce poco chiara.
- Ci conosciamo?
disse l’uomo con espressione incerta.
- Stanotte mi hai offerto una crêpe, era buonissima
risposi imbarazzata.
Mentre cercava di rialzarmi, lui rispose sorridendo:
- Stanotte? Sono sicuro che dormivo beato nel mio letto e di non aver mangiato nessuna crêpe
In quel momento un velo cadde dai miei occhi. Lo vidi, abito blu scuro, camicia bianca, al collo una collana in caucciù dalla quale pendeva un ciondolo di diamanti neri, era una meravigliosa
àncora di quelle stilizzate che si vedono raramente in giro. Il mio sguardo salì alla sua barba, curata e lunga al punto giusto, circondava la sua bocca disegnata e perfetta proprio come i suoi occhi neri, piccoli ma intensi, di quelli che ti parlano senza parole.
Feci un colpo di tosse per spezzare quell’imbarazzo che mi si leggeva chiaramente in viso e dissi:
- Mi scusi, l’ho scambiata per un’altra persona
- Me ne sono accorto, stia tranquilla. Io non avrei mai potuto mangiare una crêpe di notte
esclamò.
Nell’udire quella frase, che aveva già urtato le corde della mia sensibilità, con tono polemico risposi:
- Scusi ma cos’ha contro le crêpes?!
e lui:
- Nulla, ma se la rendono così distratta eviterei di mangiarle di notte, comunque vuole che la porti in ospedale?
- Niente ospedale, sto bene! Mi lasci il braccio per favore, devo andare sono in ritardo
e scappai come un topo dal gatto.
- Che caratterino, certo che ce ne sono in giro di ragazze strambe!
disse ad alta voce l’uomo che mi aveva investita.
Ecco, lo sapevo! Sono in ritardo - pensai tra me e me - Micol,
Micol, perché riesci sempre a metterti nei guai? E ho pure dolore al braccio, uffa!
Arrivai all’indirizzo del colloquio. Accidenti!
esclamai. Un palazzone così alto non ricordo di averlo mai visto in vita mia. Solo in quel momento mi resi conto di essere stata convocata per lavorare in una delle aziende di cosmetici più importanti al mondo, la
PDC-Porter Des Cosmétiques con sede legale a Parigi.
Per un attimo pensai di scappare, chi avrebbe mai assunto una scrittrice alle prime armi, ma una voce nella mia testa mi sussurrò:
Il sudore e la fatica ti avvicinano al tuo sogno ogni giorno più di prima!
Dai Micol, puoi farcela!
dissi a voce alta, poi feci un respiro profondo ed entrai nell’edificio.
Tutto era così meravigliosamente lussuoso, anche le pareti sembravano brillare come se fossero ricoperte di glassa, i dipendenti sembravano tutti modelli, perfettamente curati e vestiti con gusto, ed io con quei pantaloni neri e la mia camicetta bianca mi sentivo la donna più triste e classica del mondo. Così dietro l’angolo mi sciolsi i capelli, due pizzicotti al viso per dare l’idea di essermi messa un velo di trucco e via.
- La signorina Micol Marconi?
esclamò una bellissima ragazza in tailleur nero.
- Presente! … Mmh… Eccomi!... Sono qui, arrivo!
- Prego, si accomodi nell’ufficio assunzioni
aggiunse.
Entrai in una stanza con un lungo tavolo alquanto inquietante, alla fine del quale due uomini con gli occhiali, molto seri e ben impostati mi chiesero di avvicinarmi alla loro postazione, si sentiva soltanto il ticchettio dei miei tacchi durante quel breve tragitto angosciante proprio come quel tavolo che mi aveva provocato una strana agitazione; lessero il mio curriculum con attenzione, uno sguardo alla mia immagine, qualche domanda e nel giro di sessanta minuti, con mia grande sorpresa, mi comunicarono che il posto era mio.
Mi assegnarono un piccolo spazio nella rivista interna dell’azienda e nello stesso giorno mi presentarono il team del mio settore. Ero un piccolo anello di una catena lunga circa dieci scrittori e mi avevano concesso la pagina dedicata alla sponsorizzazione delle creme profumate. Ero al settimo cielo! In fondo la giornata non è iniziata
poi così male! - pensai a parte l’ incidente, il ritardo e…"
In quell’attimo il mio entusiasmo fu spezzato da un ulteriore scontro, questa volta fisico.
- Stia attento!
esclamai a gran voce e indovinate un po’ chi era?
Lo stesso uomo arrogante, triste e affascinante del mattino, proprio quello che mi aveva investito con la sua cabrio rossa che con la stessa arroganza mi disse:
- Ancora lei?
- Per caso mi sta seguendo?
gli dissi con aria infastidita e lui:
- Si dà il caso che questa sia…
Interruppi il suo concetto e con aria piuttosto risentita aggiunsi:
- Guardi, ho appena ricevuto una bella notizia, non voglio di certo rovinarmi l’umore per una persona maldestra a cui non piacciono le crêpes!
- "Questa è buona! Maldestro io - e aggiunse - e poi non ho mai detto che non mi