E forse il bacio
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Concepito nella forma di un dialogo a tre voci, questo breve saggio mette in scena sensazioni, significati, rituali e abitudini di quello che può forse essere considerato il gesto più bello del desiderio – un tema peraltro ricorrente in gran parte dei libri di Belinda Cannone. Lasciando interagire finzione e riflessione, ricordi sensuali e citazioni letterarie, l’Autrice riesce qui a tradurre con parole profonde e suggestive tutto ciò che silenziosamente si concentra nel tenero e intimo abbandonarsi alle dolcezze di un bacio.
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Anteprima del libro
E forse il bacio - Belinda Cannone
Belinda Cannone
E forse il bacio
Traduzione italiana di Chiara Contini
Mucchi Editore
© Stem Mucchi Editore
via Emilia est, 1741 - 41122 Modena
In copertina: Amor en Psyche di Cornelis Bos
© Museum Boijmans Van Beuningen
www.mucchieditore.it
info@mucchieditore.it
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instagram.com/mucchi_editore
Edizione digitale: aprile 2020
Produzione digitale:
Stem
Mucchi Editore
ISBN 978-88-7000-842-5
Indice
Colophon
Frontespizio
Prefazione
1. Delizie
2. Lineffabile
3. Alcune premesse
4. Tre scene iniziali
5. La nuvola
6. Conoscersi attraverso le labbra
7. Labbandono
8. Lingua (Hum!)
9. Il secondo luogo della dolcezza
10. Sotto l'androne
11. Tutto un mondo
12. La bellezza del gesto
13. Quella bocca rossa...
14. Al cinema
15. Il sesso dei baciatori
16. Stupidaggini
17. Sei rimpianti
18. Così la nostra umanità
Bibliografia
Autoritratto
§ 1. Prefazione all’edizione italiana
Quando le edizioni Alma di Parigi mi proposero di inaugurare una nuova collana intitolata «Pabloïd», mi spiegarono che quello strano nome evocava Pablo Picasso. Una volta, il grande pittore aveva infatti affermato che i temi fondamentali dell’arte erano (e sarebbero sempre stati) «la gravidanza, la nascita, la sofferenza, l’assassinio, la coppia, la morte, la rivolta – e forse il bacio». Questa dichiarazione attribuiva al bacio, a questo piccolo gesto della vita quotidiana, un’importanza davvero inaspettata.
Eppure davanti a questa serie di emblemi (così Picasso definiva quei grandi temi) non esitai un solo momento: dovevo subito scrivere un saggio sul bacio. Parlando con l’editore, mi ricordai quello che, di solito, si dice delle prostitute: non danno mai baci. Valorizzano i servigi elargiti dal loro corpo – anche i più innominabili – ma non apprezzano il bacio? Ma sì, è comprensibile: il bacio di Eros è un gesto di puro desiderio: il bacio più bello di tutti. E se si può fare l’amore senza amare, non si potrebbe baciare senza desiderare di essere baciati. Per dare e ricevere un bacio occorre quello slancio che ci spinge verso l’amata o l’amato, quell’intimo moto d’assenso a ciò che la persona amata rappresenta. Occorre l’amore.
Ebbene: già da molti anni io mi occupo del desiderio. Del desiderio di vivere, in generale; e qualche volta anche del desiderio fisico. Ed ecco che mi si offriva la possibilità di continuarne l’esplorazione attraverso la sua più compiuta metonimia. Quante cose interessanti ci fa scoprire il bacio d’amore! Per esempio: che il dare e il ricevere possono essere il medesimo gesto. Che la differenza tra i sessi viene meno, perché, in fondo, l’uomo e la donna praticano il bacio nello stesso modo. Che il bacio investe il nostro volto ovvero il luogo elettivo della nostra umanità. Che il bacio presuppone una straordinaria inventiva: perché nessun bacio assomiglia a un altro, anche quando non ci si bacia per la prima volta.
E poi: il bacio d’amore è certo il bacio sovrano, ma ne esistono molti altri, ispirati da Philía, la tenerezza, l’amicizia. Baci che diventano bacetti sulla guancia, baci sulla fronte, baci d’affetto. Insomma: non avevo dubbi che ci fosse abbastanza carne al fuoco per un libro. Un libro tanto più necessario perché, se è vero che altri autori si erano già dedicati a mostrare i baci (foto di strada, immagini di statue, di dipinti – tutto un materiale che il mio saggio si limita a sfiorare), nessuno – mi sembrava – aveva mai veramente riflettuto sul bacio, sulla sua storia, sul suo simbolismo. E dal momento che, su un tema come questo, non potevo permettermi di riuscire noiosa, decisi di esporre le mie riflessioni nella forma di una finzione: e inventai alcuni personaggi che conversano, vivono e, strada facendo, scoprono le diverse sfaccettature del bacio.
Ho sempre pensato che scrivere libri significhi crea-
re un’isola incantata in cui il lettore e il libro si incontrano, si appartano dal mondo per condividere l’universo segreto che vibra in mezzo alle pagine. È inevitabile pensare a Dante e a Paolo e Francesca, quando cedono al loro desiderio davanti al libro che descrive il bacio fra Lancillotto e Ginevra. Quel bacio galeotto che genera il loro bacio. E invero associare la lettura e il bacio è un’intuizione straordinaria.
Cari lettori, con questo libro voglio ancora una volta parlare al vostro orecchio e darvi – tra confidenza e riflessione – qualche notizia del mio modo di sentire e di pensare. Ecco dunque il bacio. Fra voi e me.
Belinda Cannone
Parigi, 22 ottobre 2016
Ringraziamenti
L’Autrice esprime la sua gratitudine a Chiara Contini, per avere condotto un lavoro di traduzione attento e pieno di dedizione e intelligenza. E a Giovanni Lombardo, son passeur sicilien de toujours.
§1. Delizie
Distesi sulla biforcazione di due rami di un grande faggio, scorgiamo in lontananza un capriolo imprudente che corre allo scoperto tra le mucche immobili. Il sole scivola giù attraverso il fogliame che stormisce lentamente ai soffi del vento – rumori che ci cullano. E quando mi chino sulle sue labbra, rotoliamo, nell’interminabile istante del nostro bacio, verso la cavità del mondo, senza domande, in una perfetta dilezione dove non ci manca niente. Mormoro che mai, mai vorrei privarmi dei nostri baci: «Mi ammaliano, mi inebriano, mi sembrano…» – qui mi fermo. Descrivere questi baci? Impossibile. Il loro effetto su di me? Forse. Il loro sapore? Ma un bacio ha davvero un sapore? «Tanti altri gesti possono essere imposti sia dal sentimento sia dalla concupiscenza… Ma il bacio no. Si può avere voglia di fare l’amore con qualcuno senza volerlo baciare. Si bacia solo per amore. – Quasi, risponde il mio fidanzato».
Di tanto in tanto si sente il ronzio di un motore d’auto, velocemente riassorbito nel silenzio frusciante della natura. E poi chiedo: «Si bacia ovunque?». E lui, goloso, annuisce. «No… Intendo dire ovunque nel mondo. Ci si bacia nel cuore delle foreste amazzoniche, sulle colline incolte d’Africa, nell’igloo eschimese?». Chissà? Dice che in Occidente ci si bacia da molto tempo, anche se non ha mai visto pitture preistoriche che rappresentino un bacio, ma una poesia – e cita la prima quartina del bel sonetto di Louise Labé:
Baise m’encor, rebaise moy et baise:
donne m’en un de tes plus savoureus,
donne m’en un de tes plus amoureus:
Je t’en rendray quatre plus chaus que braise.
Baciami ancora, baciami e ribacia:
dàmmene uno dei tuoi più gustosi,
dàmmene uno dei tuoi più amorosi:
Quattro più caldi tu ne avrai che bragia¹.
Allora, protetta dalle braccia del grande albero, mi chino di nuovo sul suo viso per assaporare la sua dolce bocca. Poi dico (con aria sognante): «Avevo cercato a lungo un androne per ospitare i nostri primi baci, te lo ricordi?» E, nel tentativo di sedermi (pericolosamente), proseguo: «Trovi che sia meglio il bacio dato o il bacio ricevuto?» Mentre lui riflette, io continuo: «Quante domande se ci si pensa! Quante! (scuoto la testa.) Per esempio quali sono i diversi tipi di bacio? Perché converrai che un bacio sul collo non è un bacio sugli occhi…
– Certo che no.
– … e che si deve distinguere un bacetto da un bacio vero e proprio
– Certo che sì.
– … e che … »
Qui m’interrompe: « Baciami ancora, baciami e ribacia…» Io eseguo (deliziosa esecuzione), poi dico: «Si bacia ogni giorno e in modi differenti, senza mai pensarci.
– Tanto meglio.
– Sì, ecco un’arte dell’improvvisazione. Baciare è inventare. A due. Ma sarei curiosa di…
– Conta su di me solo per i lavori pratici».
Il sole tramonta lentamente, come ha l’abitudine di fare nei giorni buoni, nei giorni in cui risplende senza bruciare, in cui bacia le pelli senza morderle («E mordicchiare? Credi che sia ancora baciare?»), in un cangiante naufragio rosa e arancio, che ci scaccia dal grande faggio. Camminiamo così a lungo, abbracciati, che abbiamo il tempo di vedere sorgere dalla terra tiepida le nebbioline danzanti della sera, mentre risuonano mille rumori leggeri in un concerto prossimo al silenzio.
1 Labé di Lione,