Guarda sempre il cielo
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Info su questo ebook
Francesca Fersini è nata nel 1992 a Gagliano del Capo, un piccolo paese del Salento vicino a Santa Maria di Leuca. A diciannove anni si è trasferita a Ivrea, in provincia di Torino, tra le montagne che tanto ama. Nella città piemontese si è laureata in Infermieristica perché diventare infermiera è stata una vocazione. Il suo più grande sogno è stato da sempre quello di scrivere un libro e, in cuor suo, la promessa di scriverlo entro i suoi trent’anni. E così è stato. Ama leggere e scrivere, ascoltare le storie delle persone, vivere di emozioni e la vita la sorprende sempre.
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Anteprima del libro
Guarda sempre il cielo - Francesca Fersini
Francesca Fersini
Guarda sempre
il cielo
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7276-5
I edizione febbraio 2023
Finito di stampare nel mese di gennaio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Guarda sempre il cielo
Per gli infermieri e per tutti gli angeli del cielo
"Ci sono cose.
Piccole cose che non dimenticherò.
Che sono niente e invece,
restano più forti di tutto."
(Margaret Mazzantini)
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima.
(Trad. Ginevra Bompiani)
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Non aver paura
Sembra assurda la vita, un giorno ti svegli e senti che qualcosa cambierà di nuovo. Resto a guardare il soffitto, mi piace il caldo del piumone e le prime luci del mattino. Di fronte al mio letto, al di fuori della mia camera, un quadro della natura, alberi in lontananza tinteggiati di giallo ocra che ondeggiano nel vento, un campo arido e povero di granoturco ormai spazzato via, grezzo, inaridito. Penso a quanto sia appagante dormire fino a tardi, decisamente meglio che svegliarsi alle cinque del mattino dopo otto sveglie rimandate a quattro minuti una dall’altra, perché in effetti, quei minuti sono sacri, ti danno la possibilità di rigenerare il tuo corpo ancor prima di attivarlo. Oggi non ci voglio pensare, voglio godermi questa vagabondaggine che straborda e uccide ogni mia idea di fare e strafare cose, come l’idea di svegliarmi presto. Quando faccio il turno del mattino è dura: mi stiracchio, allungo i miei muscoli, mi trascino in bagno, lascio scorrere l’acqua calda. Lo scorrere dell’acqua mi fa pensare a quante cose ci lasciamo scivolare nella vita e quanta ricchezza possediamo senza rendercene conto. Mi vesto con le prime cose che trovo nel buio del mio armadio, ultimamente non m’importa di vestire alla moda e quindi pantaloni e maglioncino rigorosamente neri, mi fanno sentire a mio agio. Capelli spettinati, un po’ di trucco, una linea di matita, una spazzolata di rimmel alle mie ciglia lunghe e folte soltanto perché gli occhi almeno si vedono. Mascherina chirurgica, borsa, controllo se c’è il tesserino, le chiavi dell’armadietto, le chiavi della macchina. Bacio i miei cani e sono pronta. Esco di casa che è ancora notte ed è snervante l’atmosfera che tira, sembra di guidare dentro nuvole di fumo e nebbia fitta che a tratti di strada sparisce del tutto, i vetri che si appannano con i miei sospiri e le mie mani gelate sul volante e tutte le volte, appena all’angolo della mia strada, accendo il riscaldamento a trenta gradi neanche fossi in Siberia. Radio Italia mi tiene compagnia, le migliori canzoni le trasmettono a quell’ora quando tutti dormono. A volte canto, a volte penso, a volte guardo le case e le finestre illuminate, cerco di immaginare la vita di ogni persona dentro quelle mura. Chissà quanta miseria, quanta ingratitudine, quanta speranza. Quando arrivo