Il valore dei dati nella Pubblica Amministrazione: Focus sulla gestione dell'emergenza sanitaria da Covid-19 nella Città di Bari
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Anche il Comune di Bari ha cercato di sfruttare al massimo tali dati e, tramite la costruzione di un apposito cruscotto direzionale, di fornire agli amministratori dati in grado di orientare le scelte politiche, tali da limitare il rischio di diffusione del virus.
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Anteprima del libro
Il valore dei dati nella Pubblica Amministrazione - Francesco Valle
CAPITOLO 1
Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: un po’ di storia
"Un sito in Comune è meglio di un cugino allo sportello" citava un famoso manifesto dei servizi online del Comune di Bari pubblicato nell’ottobre del 2015 (1).
Chissà se è vero... ma sicuramente la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica sono oggi al centro del funzionamento della Pubblica Amministrazione, consentendo l’erogazione di servizi in maniera sempre più rapida ed efficiente.
E' una storia che ha avuto inizio nel lontano 2001, con la nomina del primo ministro per l’Innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca, ex manager dell’IBM. Finalmente ci si rese conto che la Pubblica Amministrazione doveva puntare sul digitale per crescere e modernizzarsi.
Dopo due anni di lavoro, nel 2003, nacque il Codice della Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 maggio 2005, come D.Lgs. 7 marzo 2005, n. 82 (2).
L’Italia era tra le prime nazioni al mondo ad aver proposto un simile strumento normativo, frutto di una rielaborazione delle numerose leggi e norme che riguardano l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli uffici pubblici nei rapporti con cittadini e imprese, nonché la loro adozione nei rapporti giuridici tra privati.
Era composto da 76 articoli e suddiviso in VIII Capi, e introduceva formalmente concetti come il documento informatico, il sistema di gestione documentale, la Posta Elettronica Certificata (PEC) e la Firma Digitale, li associava ai servizi telematici, e definiva le relative modalità di attuazione.
Designava inoltre le Pubbliche Amministrazioni come gestori di dati pubblici, specificando che gli stessi debbano essere appunto pubblici, conoscibili, disponibili e trattati in modo sicuro.
Insomma, era il primo passo verso la tanto agognata digitalizzazione dei servizi informatici della Pubblica Amministrazione.
Da allora sono passati più di 15 anni, e sono state apportate molteplici modifiche (ad oggi è composto da 92 articoli e suddiviso in IX capi), ed è noto ai giorni d’oggi come Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) (3).
Il ruolo dell’AgID: Agenzia per l’Italia Digitale
Si sono susseguiti numerosi uffici e dipartimenti. Attualmente abbiamo l’Agenzia per l’Italia Digitale (nota anche come AgID), fondata nel 2012 come agenzia tecnica della Presidenza del Consiglio, con il compito di garantire la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana, e contribuire alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, favorendo l’innovazione e la crescita economica.