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Guida PNRR digitale: LE NOVITA’ PER IMPRESE, PA E CITTADINI
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E-book136 pagine1 ora

Guida PNRR digitale: LE NOVITA’ PER IMPRESE, PA E CITTADINI

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Info su questo ebook

Amministrazioni obsolete nell’approccio alla tecnologia, che troppo a lungo si sono adagiate contando sull’inerzia di cittadini pigri nell’adozione dei nuovi servizi. Imprese solerti nel creare una dotazione informatica di base, ma come paralizzate quando c’è da compiere il salto di qualità verso le applicazioni avanzate. Università e centri di ricerca scollegati con il sistema imprenditoriale a tutto detrimento del trasferimento dell’innovazione dalla teoria al mercato digitale. Se a questo quadro, più o meno stabile da qualche decennio, aggiungiamo la frenata degli investimenti privati innescata prima dalla pandemia e ora dal conflitto ucraino, la risalita dell’Italia negli indici europei della digitalizzazione appare una missione per cuori forti. Alla transizione digitale, con l’orizzonte del 2026, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr, riserva il 25,1% della dotazione, anche se nel calcolo figurano sia interventi ad alto impatto sia misure che hanno una percentuale di efficacia digitale ridotta.
LinguaItaliano
Data di uscita3 ago 2022
ISBN9791254840351
Guida PNRR digitale: LE NOVITA’ PER IMPRESE, PA E CITTADINI

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    Anteprima del libro

    Guida PNRR digitale - AA.VV.

    Fisco & Imprese

    GLI INCENTIVI ALLE IMPRESE

    Transizione 4.0, il riassetto parte dalla formazione

    Carmine Fotina

    Il programma Transizione 4.0, largamente finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, vive la sua fase di maturità e i tecnici del ministero dello Sviluppo economico e dell’Economia pensano a una rivisitazione per accrescerne l’efficacia.

    Il Pnrr ha destinato agli incentivi fiscali un superfinanziamento - pari a 18,5 miliardi se sommiamo i 13,5 dei fondi europei e i 5 del Fondo nazionale complementare - ma c’è la consapevolezza che determinate caratteristiche delle misure vadano calibrate alla luce dell’effettivo tiraggio e quindi dell’assorbimento da parte delle imprese. Per questo motivo il Pnrr ha anche previsto la costituzione di un Comitato per la valutazione del piano, al quale oltre ai due ministeri direttamente impegnati partecipano Banca d’Italia e Agenzia delle entrate.

    Nel decreto aiuti si è già intervenuti anticipando in parte l’operazione di restyling che più compiutamente dovrebbe essere effettuata con la prossima legge di bilancio. Per ora sono stati rivisti il credito di imposta per le spese in formazione 4.0 e quello per l’acquisto o il leasing dei beni immateriali, in pratica i software. Quest’ultimo in particolare è stato innalzato dal 20 al 50 per cento, intervento che si è reso necessario soprattutto alla luce del livello di adesione delle imprese, ancora troppo basso per rispettare gli obiettivi inseriti negli allegati al Pnrr, in cui il governo stima che entro la metà del 2024 saranno 27.300 le aziende beneficiare del bonus sofware.

    L’incentivo per l’attività di formazione legate alle tecnologie 4.0, invece, è stato rafforzato limitatamente alle micro-piccole e per le medie imprese, nel primo caso passando dal 50 al 70% (il tetto massimo annuale resta a 300mila euro), nel secondo caso dal 40 al 50% (sempre fino a 250mila euro). È rimasto immutato invece il beneficio per le grandi imprese, sempre al 30% con limite a 250mila euro. Tuttavia, se vogliono accedere al nuovo e più generoso incentivo, le piccole e medie imprese dovranno accettare criteri più selettivi.

    PNRR Digitale

    Un’altra novità introdotta con il decreto aiuti è infatti l’obbligo di ricorrere ad attività di formazione fornite da soggetti che saranno individuati con un decreto del ministero dello Sviluppo economico in corso di adozione. Inoltre, i risultati relativi all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle materie 4.0 dovranno essere certificati secondo le modalità dello stesso decreto attuativo.

    Per i progetti di formazione avviati dopo l’entrata in vigore del decreto legge che non soddisfano queste condizioni, il credito d’imposta sarà comunque usufruibile ma con un beneficio più basso: 40% per le piccole imprese e 35% per le medie.

    Questa prima operazione - che si è concentrata sui capitoli formazione e software - dovrebbe essere propedeutica a un ripensamento più ampio che toccherebbe i beni materiali 4.0 agevolabili. Se l’orientamento dei tecnici di governo sarà confermato, la prossima legge di bilancio aggiornerà profondamente la platea degli investimenti, virando verso le spese in ambito energetico e premiando quindi in modo più rilevante gli interventi in cui la trasformazione digitale si accompagna alla transizione ecologica ed energetica delle imprese. Contemporaneamente potrebbe essere attribuito un peso maggiore ai progetti che fanno perno sulla gestione dei dati attraverso la cosiddetta nuvola digitale, il cloud, e sui sistemi di intelligenza artificiale.

    Resta però aperto un tema, apparentemente irrisolvibile, di distribuzione territoriale degli incentivi. Lo sbilanciamento verso gli investimenti del Nord di questa misura di politica industriale, che va ricordato è automatica e non a bando, è evidente quanto in un certo senso inevitabile in considerazione della differente dinamica produttiva delle due aree del Paese.

    Lo ha messo bene in luce il Dipartimento per le politiche di coesione nella Prima relazione sul rispetto del vincolo di destinazione al Sud di almeno il 40% delle risorse del Pnrr allocabili territorialmente. Dalla stima, elaborata sugli ultimi 14 mesi di andamento dei crediti di imposta, emerge che solo il 19,4% delle risorse è assorbito da imprese del Mezzogiorno.

    Secondo il Dipartimento per le politiche di coesione, che ha curato il documento, emerge «chiaramente come le misure di credito d’imposta interessate siano caratterizzate da una distribuzione territoriale delle domande penalizzante per il Mezzogiorno e oggettivamente non compatibile con il soddisfacimento del requisito della clausola del 40%».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    SPINTA AGLI INVESTIMENTI

    Avvantaggiate le Pmi

    L’incentivo per l’attività di formazione legate alle tecnologie 4.0, invece, è stato rafforzato limitatamente alle micro-piccole e per le medie imprese, nel primo caso passando dal 50 al 70% (il tetto massimo annuale resta a 300mila euro), nel secondo caso dal 40 al 50% (sempre fino a 250mila euro). È rimasto immutato invece il beneficio per le grandi imprese, sempre al 30% con limite a 250mila euro. Tuttavia, se vogliono accedere al nuovo e più generoso incentivo, le piccole e medie imprese dovranno accettare criteri più

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